Cronaca
Guerra ai cani in Turchia, che fare?
Nonostante le modifiche, gli animalisti non sono soddisfatti e continuano a manifestare. La proposta di legge, che prevede la sterilizzazione e la chiusura in rifugi dei cani randagi, è ancora oggetto di dibattito e revisione parlamentare. Le proteste mirano a evitare quella che molti temono possa diventare una strage di animali.

Certo, direte, in questa torrida estate abbiamo altri problemi, guerre, siccità, alte temperature, emergenze climatiche. Ora ci si mette anche la Turchia a caricarci di ansie. Il disegno di legge proposto dal governo turco per gestire i cani randagi e rinselvatichiti è da valutare attentamente. Ha scatenato proteste e polemiche. La legge prevede la cattura di circa 4 milioni di cani, la chiusura in rifugi e trattamenti medici sotto la supervisione di veterinari per gli esemplari malati, aggressivi o affetti da malattie infettive come la rabbia. Le modifiche al testo hanno rimosso, ma solo per ora, l’eutanasia, ma la questione resta controversa e polarizzante.
Le proteste degli animalisti
Attivisti e animalisti continuano a protestare contro la legge, preoccupati per il destino dei cani. Decine di manifestanti hanno tentato di forzare l’ingresso del parlamento di Ankara, accampandosi poi fuori dall’aula. Nonostante le modifiche, le proteste sui social e nelle città principali del Paese non si sono placate. La legge, presentata dal partito AKP del presidente Recep Tayyip Erdogan, ha suscitato forti reazioni anche da parte dei partiti di opposizione.
Modifiche al disegno di legge, solo parole…
La Commissione per l’Agricoltura e le Foreste del parlamento ha apportato alcune modifiche. Per esempio il termine eutanasia è stato sostituito da “trattamenti medici scientifici sotto la supervisione di un veterinario” per i cani malati, aggressivi o infettivi. Il testo della legge specifica che i trattamenti riguarderanno solo i cani, escludendo i gatti randagi.
Ma perché la Turchia adotta le maniere forti, analisi di un problema
La Turchia è classificata dall’OMS come un Paese “ad alto rischio di contrazione della rabbia“. Dal 2022, 65 persone sono morte a causa di attacchi di cani randagi, e oltre 3.500 incidenti stradali causati da cani hanno provocato 55 vittime. La nuova legge mira a risolvere le falle della precedente normativa, che ha visto la sterilizzazione di oltre 270.000 cani ogni anno negli ultimi cinque anni, senza risolvere il problema.
Interviene anche Brigitte Bardot
L’ex attrice francese Brigitte Bardot ha scritto una lettera al presidente Erdogan, esprimendo preoccupazione per la sorte dei cani randagi e avvertendo che l’approvazione della legge potrebbe danneggiare l’immagine della Turchia. Bardot ha sottolineato che la cattura e l’uccisione degli animali sono misure crudeli e controproducenti.
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Storie vere
Storia di Janek, il clochard che ha vissuto trent’anni a Roma per strada e ha scritto un libro
L’esperienza di Janek non è solo un racconto di sopravvivenza urbana, ma una lezione su come affrontare le avversità del clima estremo e della vita stessa.

Janek Gorczyca, polacco di 62 anni, ha vissuto a Roma per trent’anni senza casa. La sua incredibile storia di sopravvivenza per le strade della capitale è narrata nel libro Storia di mia vita, pubblicato da Sellerio. Arrivato in Italia 32 anni fa, Janek ha superato sfide incredibili. Ha affrontato condizioni climatiche estreme come il caldo torrido e bombe d’acqua. Ma ce l’ha sempre fatta. Grazie alla sua esperienza. Nel libro Janek condivide preziosi consigli su come i senzatetto possono affrontare queste difficoltà e sopravvivere alle intemperie.
Sopravvivere tra arsura e bombe d’acqua
Janek racconta che nonostante l’afa di Roma è sempre riuscito ad adattarsi. Questo anche grazie alle sue esperienze passate, come il periodo trascorso in Siberia. L’importanza dell’idratazione, del trovare rifugi ombreggiati e del mantenere una mentalità forte sono alcuni dei segreti della sua resilienza. Non tutti, purtroppo, hanno la sua stessa fortuna. Molti suoi compagni di strada nel passato hanno subito insolazioni, ipotermie e, in alcuni casi, non sono sopravvissuti alle dure condizioni.
Una vita di resilienza
Eppure Janek non si è mai arreso, trovando sempre soluzioni creative per garantirsi un tetto, come quando occupò la Torre di Villa Farinacci. Qui, insieme ad altre persone, ha trasformato uno spazio abbandonato in un rifugio autogestito, dimostrando come la solidarietà e l’organizzazione possano aiutare a sopravvivere anche nelle condizioni più estreme.
Il successo editoriale e il futuro
La determinazione di Janek è stata riconosciuta quando lo scrittore Christian Raimo lo ha incoraggiato a raccontare la sua storia. Il suo libro, lontano dall’essere un semplice elenco di traumi, è un inno alla resilienza e alla forza d’animo. Oggi Janek vive a Guidonia, ma Roma rimarrà per sempre la sua casa, nonostante le difficoltà.
Italia
Pizza da 1.500 euro a Milano: lusso sfrenato al The Plein Hotel
“La pizza al Don Perignon” è una trovata per lanciare su media e social il nuovo hotel di Philipp Plein situato nel seicentesco Palazzo Melzi d’Eril nel cuore della Milano bene. Un lusso da 1.500 euro.

Il mondo della ristorazione milanese si arricchisce di una nuova, ennesima, proposta, tanto esclusiva quanto controversa. Servire una pizza dal costo di 1.500 euro. Sì, sì avete letto bene. E pensare che a Milano si sono inscenati tumulti e barricate contro la pizza a 22 euro servita da Cracco in Galleria Vittorio Emanuele. Figuratevi cosa potrà accadere ora. Nulla, non accadrà proprio un bel niente…Scommettiamo? Questa prelibatezza fa parte del menù del nuovo The Plein Hotel, l’ultima creazione del celebre stilista Philipp Plein, situato nel prestigioso seicentesco Palazzo Melzi d’Eril, che fino allo scorso anno accoglieva il quartiere generale della stilista Krizia.
Una pizza senza precedenti
All’interno di questo palazzo storico, immerso nel cuore di Milano, il Plein Hotel si presenta come un’oasi di lusso e raffinatezza. E che lusso. Non solo a tavola. Tra le varie proposte, spicca la pizza al Dom Perignon, un piatto che ha già scatenato numerose discussioni. Il costo di 1.500 euro è giustificato dall’utilizzo di ingredienti pregiati e da un’elaborata preparazione.
Polemiche e curiosità
La notizia di una pizza così costosa ha rapidamente fatto il giro del web, suscitando reazioni contrastanti. C’è chi considera questa proposta un’esagerazione, un tentativo di ostentare ricchezza, mentre altri la vedono come un’esperienza unica, riservata a pochi eletti.
Philipp Plein: un’ambizione senza limiti
Lo stilista tedesco, noto per il suo stile eccentrico e provocatorio, ha voluto creare un luogo dove il lusso è portato all’estremo. Il Plein Hotel è destinato a diventare un punto di riferimento per coloro che cercano esperienze esclusive e indimenticabili. Provare per credere.
Storie vere
Dall’Argentina al Trentino: il coraggio di ricominciare di una giovane coppia
Dopo aver venduto tutto ciò che avevano in Argentina, si sono diretti verso il Trentino, dove hanno trovato lavoro e una nuova stabilità economica.

Siamo sempre attirati dalle coppie italiane – da quelle giovani ai pensionati – che di punto in bianco lasciano il nostro Paese per trasferirsi all’estero. Questa volta ci troviamo di fronte una coppia di giovani argentini che ha deciso di venire a vivere in Trentino. I protagonisi di questa storia si chiamano Franco e Johanna, di 29 e 28 anni, che hanno deciso di lasciare tutto per trasferirsi in Italia, trovando stabilità e nuove opportunità nella provincia di Trento, precisamente a Pelugo località medievale della Val Rendena. La loro storia è un esempio di determinazione e amore per l’Italia, nonostante qualche difficoltà che hanno dovuto affrontare legata alla burocrazia.
Ma perché la scelta di trasferirsi proprio in Italia?
Fin da piccolo Franco aveva il desiderio di vivere in Italia, ma solo a 25 anni ha deciso di concretizzarlo. Dopo aver venduto tutto in Argentina, lui e sua moglie hanno iniziato il loro viaggio in Europa, passando per Amalfi e la Sardegna prima di stabilirsi definitivamente in Trentino. La scelta di questa regione non è stata casuale. «Qui abbiamo trovato stabilità economica e lavoro», racconta Franco. Lavorano entrambi in un hotel, dove Franco è manutentore, un mestiere che svolge da sempre, mentre Johanna si occupa anche della gestione dei loro social media.
L’inserimento in Trentino e l’apprendimento della lingua
Nonostante non avessero studiato italiano, le similitudini con lo spagnolo hanno aiutato la coppia ad apprendere la lingua sul campo. «All’inizio è stato difficile, soprattutto ad Amalfi dove si parlava solo napoletano. In Sardegna è andata meglio, lì abbiamo imparato di più». Franco ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie a sua nonna italiana attraverso lo “iure sanguinis”. Tuttavia, la burocrazia ha rappresentato un ostacolo importante per la regolarizzazione della posizione di Johanna. «Abbiamo richiesto il permesso di soggiorno nove mesi fa e il processo è stato molto lungo».
Si troveranno bene? Pro e contro della vita in Italia
Tra gli aspetti positivi, Franco sottolinea l’accoglienza calorosa degli italiani in Trentino, simili agli argentini, e l’amore per il buon cibo. «La qualità della vita qui è decisamente migliore rispetto all’Argentina, dove tutto è più difficile». L’unico grande ostacolo rimane la burocrazia. «Credo che manchi una struttura organizzata nei processi amministrativi. In Argentina ho lavorato come analista di procedura e sento che qui potrebbe essere tutto più semplice».
Ma a questo punto lo consigliereste ai vostri amici di venire a vivere in Italia?
Per ora rispondono di sì. La coppia non si è lasciata scoraggiare dalle difficoltà burocratiche. Sono decisi ad acquistare un camper per esplorare ogni angolo dell’Italia, un progetto che già documentano sul loro profilo social @conpasaporte_. Per chi volesse intraprendere una simile scelta, Franco e Johanna danno alcuni consigli. «Prima cosa bisogna essere molto pazienti con le procedure burocratiche, mantenere una mentalità aperta per apprendere la cultura del Paese e, soprattutto, lavorare. Quando ci si trasferisce, è importante dare una mano al Paese che ti ospita». E soprattutto mantenersi…
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