Italia
Salmoni e polemiche: il caso Michela Brambilla e il commercio ittico che fa discutere
La deputata animalista è al centro di un’inchiesta di Report sui suoi legami con un’azienda di commercio di salmoni e gamberetti, Food From the World. Tra sanzioni per mancata tracciabilità e un packaging che porta il marchio della sua azienda vegana, la polemica è servita.
Una deputata nota per le sue battaglie in difesa degli animali, un’azienda che commercia salmoni e gamberetti, una telecamera che svela retroscena inquietanti. La storia che emerge dall’ultima inchiesta di Report su Michela Brambilla ha tutto il sapore di una contraddizione difficile da digerire. L’inchiesta, dal titolo “Salmoni Io-Veg” mostra immagini impressionanti degli allevamenti di salmoni in Scozia. Pesci divorati dai pidocchi, con code mutilate e occhi esplosi, scene che raccontano l’orrore di una filiera spesso nascosta agli occhi del consumatore.
Io veg, e tu? Brambilla!
Ma il vero colpo di scena arriva quando l’inchiesta si sofferma su Food From the World, un’azienda di commercio ittico che, stando alle ricostruzioni di Report, farebbe capo alla Brambilla. Il suo nome non compare direttamente nei documenti, ma l’azienda ha sede nel capannone di Brivio, in provincia di Lecco, dove risiede anche Io-Veg, la società di prodotti vegani della deputata. Dopo una prima indagine di Report, la Ats Brianza ha sanzionato Food From the World per la mancata tracciabilità del prodotto: sulle confezioni di salmone non era presente il bollino che certifica la sede di imballaggio. E così, mentre l’azienda cercava di rimediare, sulle confezioni è apparso un nuovo codice: quello di Io-Veg, l’azienda vegana di Brambilla.
Un salmone venduto con il marchio di un’azienda vegana?
La domanda sorge spontanea: come può un salmone essere venduto sotto il marchio di un’azienda vegana? La confusione si alimenta, e la polemica è inevitabile. Brambilla ha costruito la sua immagine pubblica sulla lotta per i diritti degli animali e sulla promozione di uno stile di vita cruelty-free. Il collegamento con un’attività che tratta prodotti ittici solleva interrogativi sulla coerenza della sua missione. Alcuni difendono la deputata, ipotizzando che si tratti solo di un contratto commerciale tra due aziende. Altri, invece, criticano aspramente la situazione, definendola un’operazione che rischia di minare la credibilità del movimento animalista.
Intanto in Scozia…
Intanto, in Scozia, il Parlamento sta discutendo su come affrontare la crisi negli allevamenti di salmoni, un settore che sta diventando sempre più problematico a causa delle malattie, dei cambiamenti climatici e delle infestazioni parassitarie. Mentre il dibattito sulla sostenibilità della pesca industriale si accende, la storia della Brambilla aggiunge un elemento di ambiguità che lascia spazio a dubbi e riflessioni. Possiamo sempre fidarci di chi si proclama paladino degli animali?