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Trump nega la lettera a luci rosse a Epstein: «Non disegno». Ma i suoi schizzi sono stati venduti all’asta per migliaia di dollari
Donald Trump nega di aver disegnato una donna nuda per Epstein in un biglietto d’auguri del 2003, ma schizzi firmati con il suo nome sono stati battuti da Sotheby’s e mostrano un passato da artista improvvisato. Compresi grattacieli, ponti e persino un “albero dei soldi”.
«Non disegno». Secco, netto, Donald Trump ha respinto così le accuse del Wall Street Journal, che lo accusa di aver inviato nel 2003 un biglietto osceno a Jeffrey Epstein, contenente un disegno stilizzato di una donna nuda con la firma “Donald” lì dove non batte il sole. Un “augurio” per i 50 anni del finanziere pedofilo, accompagnato da una frase allusiva: «Buon compleanno – e che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto.»
Trump ha reagito come sa fare: una causa per diffamazione da 10 miliardi di dollari e la solita raffica di post indignati. Ma il suo alibi – “non disegno” – crolla sotto il peso delle sue stesse parole.
In un libro del 2008, Trump Never Give Up, il tycoon raccontava infatti di disegnare bozzetti “di edifici o skyline” con un pennarello nero per raccogliere fondi per i senzatetto di New York. Altro che mani pulite.
I suoi schizzi esistono eccome. Sono stati venduti all’asta, firmati in modo inconfondibile. Uno, datato proprio 2003, rappresenta il progetto Riverside South a Manhattan: fu donato a un’organizzazione caritatevole e poi battuto da Sotheby’s. Nel 2017, un disegno dell’Empire State Building firmato Trump è stato venduto per 16.000 dollari. E tra grattacieli e ponti, c’è anche un’opera battezzata Money Tree, l’albero dei soldi, battuta per 8.500 dollari.
Trump, dunque, disegna. Lo dice lui. Lo dimostrano le aste. E la firma in pennarello nero è sempre lì, evidente, in ogni bozzetto. Che sia davvero sua quella lettera a Epstein, non lo sappiamo. Ma una cosa è certa: dire “non disegno” è la più goffa delle smentite. Anche per un ex presidente che si è fatto eleggere a colpi di slogan, e adesso prova a difendersi cancellando la firma. Quella che, però, sta scritta dappertutto.