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Quando Chiara Ferragni odiava il Natale: i vecchi post da “Diavoletta87” tornano virali dopo il Pandoro-gate

Internet non dimentica e ripropone le parole della giovane Chiara, allora conosciuta online come “Diavoletta87”, che attaccava il Natale, l’ipocrisia dei parenti e le feste forzate. Il tutto mentre l’eco del caso pandoro continua a inseguirla, alimentando nuove discussioni e ironie social.

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    La rete ha memoria lunga, lunghissima. E quando decide di tornare indietro nel tempo lo fa senza pietà. Questa volta al centro del ciclone è di nuovo Chiara Ferragni, ma non per nuove vicende o dichiarazioni ufficiali. A circolare, con forza crescente, sono invece i suoi vecchi post adolescenziali, quelli firmati con il nickname “Diavoletta87”, quando era una ragazza come tante, lontanissima dall’impero digitale che oggi porta il suo nome.

    Internet non dimentica
    Quei testi risalgono ai primi anni Duemila e mostrano una Chiara che non solo non amava il Natale, ma lo detestava apertamente. Niente atmosfere zuccherose, nessuna voglia di calore familiare. Anzi, parole durissime contro la festa, definita “una delle feste che odio di più”, lontana anni luce dall’immagine curata, patinata, commerciale e sorridente che negli anni ha costruito. E oggi, dopo il clamore del Pandoro-gate, i social fanno quello che sanno fare meglio: accostano, confrontano, giudicano.

    Le parole di una ragazza arrabbiata
    In quei messaggi c’è una giovane Chiara che parla di “ipocrisia dei parenti”, di riunioni familiari forzate, di regali considerati solo una formalità. C’è amarezza, c’è ribellione, c’è quel tono da diario privato che però su internet privato non lo è mai davvero. E mentre le frasi rimbalzano ovunque, meme e commenti ironici si moltiplicano: per qualcuno è solo una fotografia di un’adolescenza come tante, per altri invece è un tassello in più nella narrazione di una persona da sempre divisa tra immagine pubblica e fragilità private.

    Dal presente al passato, e ritorno
    Colpisce soprattutto il tempismo. Perché queste parole riemergono proprio in un momento in cui Ferragni è al centro di una delle fasi più complicate della sua carriera. Il caso pandoro ha incrinato credibilità, fiducia, narrazione. E così ogni frammento del passato diventa materiale di discussione, benzina per nuove polemiche, strumento di lettura – o reinterpretazione – del personaggio Ferragni.

    Il risultato è un grande gioco di specchi: da una parte la ragazza che sfogava la sua insofferenza verso il Natale, dall’altra l’imprenditrice che negli anni ha trasformato feste, emozioni e simbologie in brand, contenuti, campagne. In mezzo, come sempre, il giudizio del pubblico. Che guarda, commenta, archivia. E poi, quando serve, riapre i cassetti.

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