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Cucina

Strudel di mele: storia, ricetta e segreti del dolce che scalda l’inverno

Dalle sue origini ottomane al successo sulle tavole alpine, lo strudel di mele conquista con il suo profumo di cannella e un cuore morbido e avvolgente. Una ricetta semplice, perfetta da personalizzare con varianti dolci o salate, per ogni occasione.

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    Lo strudel di mele, con il suo ripieno avvolgente e il profumo inconfondibile di cannella, è uno dei dolci più iconici dell’inverno. Simbolo delle tradizioni alpine, questo dessert racchiude una storia affascinante, una ricetta sorprendentemente semplice e un universo di varianti che lo rendono amato in tutto il mondo.

    Non tutti sanno che lo strudel, oggi associato soprattutto al Trentino-Alto Adige, ha origini austro-ungariche. Il termine “strudel” deriva dal tedesco e significa “vortice”, evocando l’aspetto arrotolato della pasta che avvolge il ripieno. Ma la vera radice del dolce è ancora più lontana: pare infatti che la sua ispirazione arrivi dalla baklava turca, portata in Europa durante l’epoca dell’Impero Ottomano.

    La ricetta classica dello strudel di mele

    Preparare lo strudel di mele è più semplice di quanto si pensi, ma richiede attenzione ai dettagli. Per la pasta, servono:

    • 250 g di farina
    • 1 uovo
    • 50 ml di acqua tiepida
    • 30 ml di olio di semi
    • Un pizzico di sale

    Per il ripieno:

    • 4 mele (preferibilmente Golden o Renette)
    • 80 g di zucchero
    • 50 g di uvetta
    • 30 g di pinoli
    • 1 cucchiaino di cannella
    • Succo di mezzo limone
    • 30 g di pangrattato
    • 50 g di burro

    Dopo aver impastato gli ingredienti della pasta fino a ottenere un composto elastico, lasciatelo riposare sotto un panno umido per almeno 30 minuti. Intanto, sbucciate e tagliate le mele a fettine sottili, mescolandole con zucchero, uvetta, pinoli, cannella e succo di limone. Stendete la pasta sottilissima su un canovaccio infarinato, spennellatela con il burro fuso e cospargetela di pangrattato tostato. Distribuite il ripieno, arrotolate aiutandovi con il canovaccio e sigillate i bordi. Cuocete in forno a 180°C per 35-40 minuti.

    Varianti golose dello strudel

    Lo strudel si presta a infinite personalizzazioni. Tra le versioni più popolari troviamo lo strudel ai frutti di bosco, dove le mele vengono sostituite da mirtilli, lamponi e ribes. In alternativa, la versione alla ricotta e cioccolato è perfetta per chi cerca un tocco più cremoso e indulgente. Per una variante salata, lo strudel può essere farcito con spinaci, ricotta e noci, diventando un antipasto originale e gustoso.

    Proprietà nutrizionali dello strudel

    Nonostante sia un dolce, lo strudel di mele è meno calorico rispetto a molti dessert. Una porzione (circa 100 g) contiene circa 250-300 kcal, a seconda degli ingredienti utilizzati. Le mele apportano vitamine e fibre, mentre l’uvetta e i pinoli offrono energia immediata grazie agli zuccheri naturali e ai grassi sani. La cannella, oltre a esaltare il sapore, è nota per le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Per una versione più leggera, è possibile sostituire parte dello zucchero con dolcificanti naturali come il miele e utilizzare una pasta sfoglia light.

    Lo strudel di mele non è solo un dolce, ma un vero e proprio viaggio tra storia, tradizioni e sapori. Perfetto per una merenda invernale o come dessert dopo cena, questo vortice di gusto è destinato a conquistare chiunque. Non resta che provarlo!

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      Cucina

      Santa Polenta! Tre ricette originali per condire il piatto della tradizione in modo sorprendente

      Dalla polenta croccante con crema di zucca e noci caramellate alla versione dolce con cacao e pere: ecco tre idee creative per trasformare il piatto più antico della cucina italiana in una sorpresa gourmet.

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        La polenta è uno di quei piatti che parlano di casa, di tradizione e di giornate fredde passate attorno a un tavolo imbandito. Pochi ingredienti – farina di mais, acqua e sale – ma un’anima che racconta secoli di storia, soprattutto nelle regioni settentrionali d’Italia. Cibo povero per eccellenza, nutriente e versatile, è stata per generazioni la base dell’alimentazione contadina, diventando poi una pietanza simbolo della cucina italiana. Accompagnata da formaggi, carni, sughi e verdure, la polenta è capace di trasformarsi da piatto semplice a protagonista assoluta della tavola.

        Ma perché fermarsi alle ricette tradizionali? Se pensi che la polenta debba essere condita solo con spezzatino o gorgonzola, ti sbagli di grosso. Ecco tre idee originali, inedite e decisamente creative per portare in tavola una polenta sorprendente, in grado di stupire amici e famiglia.


        1. Polenta croccante con crema di zucca, taleggio e noci caramellate

        Una versione sofisticata che unisce la dolcezza della zucca, il sapore intenso del taleggio e la croccantezza delle noci caramellate.

        Ingredienti per 4 persone:

        • 300 g di farina di mais per polenta
        • 500 g di zucca (già pulita)
        • 150 g di taleggio
        • 1 cucchiaio di miele
        • 50 g di noci sgusciate
        • 30 g di burro
        • Sale, pepe, olio extravergine d’oliva q.b.

        Preparazione:

        1. Prepara la polenta seguendo le indicazioni sulla confezione, poi stendila su una teglia oliata in uno strato spesso circa 1 cm. Lasciala raffreddare e rassodare, quindi tagliala a quadrotti e passala in padella con un filo d’olio fino a renderla croccante.
        2. Nel frattempo, cuoci la zucca a cubetti in una padella con un filo d’olio, sale e pepe. Una volta morbida, frullala fino a ottenere una crema vellutata.
        3. In un pentolino, scalda il taleggio a cubetti con un po’ di burro fino a farlo sciogliere.
        4. In un’altra padella, fai caramellare le noci con un cucchiaio di miele e un pizzico di sale.
        5. Componi il piatto: disponi i quadrotti di polenta croccante su un piatto, aggiungi la crema di zucca, il taleggio fuso e completa con le noci caramellate. Una spolverata di pepe nero e la tua polenta gourmet è servita!

        2. Polenta con calamari alla griglia, pesto di rucola e limone

        Un mix inaspettato di mare e terra che porta freschezza e leggerezza alla classica polenta, rendendola perfetta anche per una cena elegante.

        Ingredienti per 4 persone:

        • 300 g di farina di mais per polenta
        • 400 g di calamari freschi puliti
        • 50 g di rucola
        • 30 g di mandorle pelate
        • 1 limone (succo e scorza)
        • 50 ml di olio extravergine d’oliva
        • Sale e pepe q.b.

        Preparazione:

        1. Prepara la polenta e versala nei piatti, lasciandola morbida e cremosa.
        2. Prepara il pesto di rucola frullando la rucola con le mandorle, l’olio, il succo di mezzo limone e un pizzico di sale fino a ottenere una crema densa e profumata.
        3. Scalda bene una griglia, spennella i calamari con olio, sale e pepe, e grigliali per 2-3 minuti per lato, finché saranno dorati ma ancora morbidi. Spremi un po’ di succo di limone sopra.
        4. Disponi i calamari sulla polenta, aggiungi qualche cucchiaino di pesto di rucola e completa con la scorza grattugiata del limone. Una polenta fresca, aromatica e fuori dagli schemi.

        3. Polenta al cacao con fonduta di cioccolato e pere caramellate

        Chi ha detto che la polenta può essere solo salata? Questa versione dolce, morbida e golosissima, unisce il cacao amaro alle note delicate delle pere caramellate e al cioccolato fondente.

        Ingredienti per 4 persone:

        • 200 g di farina di mais fine (per polenta dolce)
        • 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere
        • 80 g di zucchero
        • 2 pere mature
        • 100 g di cioccolato fondente
        • 20 g di burro
        • 1 cucchiaio di zucchero di canna
        • Cannella in polvere q.b.

        Preparazione:

        1. Prepara la polenta dolce: porta a ebollizione 1 litro d’acqua con un pizzico di sale, poi versa a pioggia la farina di mais mescolata con il cacao e lo zucchero. Cuoci per 20 minuti mescolando spesso fino a ottenere una consistenza cremosa.
        2. Taglia le pere a spicchi e falle caramellare in padella con il burro, lo zucchero di canna e una spolverata di cannella fino a quando saranno morbide e dorate.
        3. Sciogli il cioccolato fondente a bagnomaria con un po’ di burro per ottenere una fonduta lucida e vellutata.
        4. Versa la polenta al cacao in coppette, aggiungi le pere caramellate e completa con la fonduta di cioccolato. Un dolce semplice ma di grande effetto.

        Con queste tre ricette, la polenta si trasforma in un piatto versatile e sorprendente, capace di adattarsi a ogni occasione: dal comfort food invernale all’eleganza di un piatto gourmet. Provala e vedrai che anche la tradizione più antica può riservare gustose sorprese!

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          Cucina

          Caterina Balivo contro la sardenaira: la Liguria insorge per difendere il suo piatto tipico

          Un commento della conduttrice su un piatto tipico di Sanremo scatena la reazione della Regione Liguria e del senatore Berrino: “La sardenaira è un patrimonio culturale da rispettare”. Tra inviti ufficiali e polemiche social, il piatto diventa un caso nazionale.

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            Quando si parla di cibo in Italia, le parole possono diventare più taglienti di una lama affilata, soprattutto se si toccano le tradizioni gastronomiche regionali. È esattamente ciò che è accaduto durante una recente puntata de La volta buona, il programma condotto da Caterina Balivo, dove qualche battuta di troppo sulla sardenaira ha scatenato un vero e proprio “caso di Stato” regionale.

            La sardenaira, focaccia tipica di Sanremo e del Ponente ligure, è un orgoglio della Liguria. Condita con pomodoro, acciughe, olive taggiasche, capperi, aglio e a volte cipolla, rappresenta un pezzo di storia culinaria di questa terra. Non è solo cibo: è cultura, identità, tradizione. Ma basta una battuta azzardata per trasformare una tranquilla serata televisiva in una tempesta mediatica.

            Cosa è successo a “La volta buona”?

            Tutto è iniziato quando Aldo Vitali, direttore di TV Sorrisi e Canzoni, in collegamento da Sanremo, ha descritto la sardenaira come “una pizza tipica con un macello di aglio”. Non proprio il complimento che la Liguria si aspettava. A peggiorare la situazione, la reazione di Caterina Balivo: facce poco convinte, espressioni di disgusto e una frase che non è passata inosservata: “Ci credo che Fedez non si è presentato! Bravo Federico Lucia, che non sei andato. Pensa che puzza!”

            Un commento che, per i liguri, è stato peggio di un affronto personale. Se c’è una cosa che accomuna gli italiani, è l’amore per le proprie ricette tipiche, spesso difese con la stessa passione che si riserva a una finale di Champions League.

            La risposta della Liguria

            Non si è fatta attendere la difesa ufficiale della Regione Liguria, che ha pubblicato un comunicato intitolato, senza mezzi termini, “Caso sardenaira”. L’assessore al turismo Luca Lombardi ha colto l’occasione per invitare pubblicamente Caterina Balivo a Sanremo:

            “Il servizio pubblico televisivo dovrebbe contribuire a valorizzare le tipicità locali, che sono parte integrante del patrimonio culturale e turistico del nostro Paese. Invito Caterina Balivo ad assaggiare la sardenaira: sono certo che apprezzerà la sua bontà e delicatezza.”

            Ma non è finita qui. Anche il senatore Gianni Berrino ha deciso di difendere la focaccia sanremese con un post su Instagram:

            “La Sardenaira non è piena d’aglio, sulla Sardenaira c’è anche l’aglio. Spiego per un amico.”

            E sebbene la grammatica del messaggio possa lasciare qualche dubbio, il sentimento dietro queste parole è chiaro: la sardenaira è un tesoro da proteggere.

            Un invito a scoprire la sardenaira

            Al di là delle polemiche, è importante ricordare che la sardenaira è molto più di una focaccia: è il risultato di una tradizione secolare. Originaria del Ponente ligure, deve il suo nome all’ingrediente che originariamente la caratterizzava, le sardine, poi sostituite dalle acciughe.

            E se avete voglia di mettervi alla prova e provare questa delizia, ecco ingredienti e ricetta per preparare una vera sardenaira a casa.


            Ricetta della sardenaira

            Ingredienti per l’impasto:

            • 500 g di farina 00
            • 25 g di lievito di birra fresco (o 7 g di quello secco)
            • 250 ml di acqua tiepida
            • 50 ml di olio extravergine di oliva
            • 10 g di sale

            Ingredienti per il condimento:

            • 300 g di pomodori pelati
            • 10 filetti di acciughe sotto sale (o sott’olio)
            • 10 olive taggiasche
            • 1 cucchiaio di capperi dissalati
            • 2 spicchi d’aglio
            • Olio extravergine di oliva q.b.
            • Origano e sale q.b.

            Preparazione:

            1. Sciogliete il lievito di birra in poca acqua tiepida. Disponete la farina a fontana, unite l’acqua con il lievito, l’olio e il sale. Impastate fino a ottenere un composto liscio ed elastico. Lasciate lievitare per almeno 2 ore, coperto da un panno.
            2. Nel frattempo, preparate il condimento: schiacciate i pomodori pelati, unite un filo d’olio, un pizzico di sale e origano.
            3. Stendete l’impasto in una teglia unta d’olio, lasciatelo lievitare per altri 30 minuti. Distribuite il pomodoro sull’impasto e aggiungete acciughe, capperi, olive e fettine di aglio.
            4. Cuocete in forno statico preriscaldato a 220°C per circa 20-25 minuti, fino a quando la sardenaira non sarà ben dorata.

            Che Caterina Balivo accetti o meno l’invito a Sanremo, una cosa è certa: la sardenaira continuerà a essere un simbolo della cucina ligure, amata e difesa dai suoi fedelissimi. Perché in Italia, le ricette tradizionali non sono solo cibo: sono parte dell’anima del territorio.

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              Cucina

              Polenta concia: il piatto povero che sa di montagna e abbondanza

              Burro fuso, formaggio filante e polenta fumante: un trio perfetto per un piatto che affonda le radici nella cucina contadina delle Alpi. Un tempo cibo per chi lavorava nei campi, oggi è una specialità da riscoprire. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla polenta concia, dalla sua origine alle varianti più golose.

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                La polenta concia è un piatto che parla di fatica e di resistenza. Nasce tra le montagne del Nord Italia, in particolare in Piemonte e Valle d’Aosta, dove i pastori e i contadini dovevano affrontare inverni rigidi con ingredienti semplici, ma altamente energetici. “Conciare” significa arricchire, rendere più sostanziosa la classica polenta con ciò che la montagna offriva: burro e formaggio.

                Non era un piatto da tutti i giorni, perché il burro e i formaggi grassi erano beni preziosi, ma veniva preparato nelle occasioni speciali, nelle feste o quando serviva un pasto calorico per affrontare il gelo. Oggi, con il boom della cucina tradizionale, la polenta concia ha conquistato anche i ristoranti, diventando una vera specialità del comfort food italiano.


                Gli ingredienti: semplicità e abbondanza

                La polenta concia ha pochissimi ingredienti, ma tutti fondamentali:

                • Farina di mais (preferibilmente macinata a pietra)
                • Burro di montagna (più saporito e profumato)
                • Formaggi locali (Toma, Fontina, Bettelmatt, secondo la regione)
                • Sale e acqua (per la cottura della polenta)

                La vera magia avviene quando il formaggio si scioglie e si fonde con la polenta e il burro fuso, creando una consistenza cremosa e un sapore ricco e avvolgente.


                Varianti regionali: ogni valle ha la sua concia

                Se chiedete a un valdostano e a un piemontese di preparare la polenta concia, otterrete due piatti diversi. La ricetta cambia a seconda delle zone:

                • Valle d’Aosta: qui si usa la Fontina DOP, il formaggio simbolo della regione, che rende la polenta incredibilmente filante e cremosa.
                • Piemonte (Biellese e Valsesia): spesso viene usata la Toma Piemontese e il burro d’alpeggio, che le conferiscono un gusto più deciso.
                • Lombardia: in Valtellina si trova una variante più rustica, con Bitto o Casera, spesso servita con salsiccia o funghi.
                • Friuli e Trentino: in alcune zone alpine si aggiungono speck o pancetta croccante, per un sapore ancora più intenso.

                Non esiste una versione “ufficiale”: ogni famiglia ha la propria ricetta, tramandata di generazione in generazione.


                La preparazione: il segreto è nella pazienza

                Fare una buona polenta concia non è difficile, ma richiede il rispetto dei tempi di cottura tradizionali.

                1. Si porta l’acqua a ebollizione, aggiungendo il sale.
                2. Si versa a pioggia la farina di mais, mescolando con un mestolo di legno per evitare grumi.
                3. Si cuoce a fuoco lento, mescolando continuamente per almeno 40-50 minuti (chi vuole fare prima usa la polenta istantanea, ma non è la stessa cosa).
                4. Si aggiungono burro e formaggio a pezzi, mescolando fino a ottenere una consistenza cremosa e filante.
                5. Si serve bollente, con una colata di burro fuso sopra.

                Chi ama i sapori più decisi può aggiungere una spolverata di pepe nero o accompagnarla con funghi trifolati.


                Valori nutrizionali: una bomba calorica (ma ne vale la pena)

                Diciamolo subito: la polenta concia non è un piatto light. È un concentrato di carboidrati, grassi e proteine, perfetto per chi deve affrontare il freddo o una giornata di sci, meno adatto a chi sta a dieta.

                • Calorie per porzione: circa 500-600 kcal
                • Carboidrati: 60-70g (dalla polenta)
                • Proteine: 15-20g (dal formaggio)
                • Grassi: 30-40g (burro e formaggi grassi)

                Non è un piatto da mangiare ogni giorno, ma è perfetto per una coccola invernale o dopo un’escursione in montagna. E, soprattutto, è un’esperienza di gusto che va provata almeno una volta nella vita.


                Conclusione? La polenta concia è più di un piatto: è un pezzo di storia

                Non è solo cibo, è una tradizione che profuma di camini accesi, di rifugi di montagna, di tavole imbandite dopo una giornata sulla neve. È la dimostrazione che la cucina più povera può diventare la più ricca, che pochi ingredienti possono dare vita a qualcosa di straordinario.

                E poi, diciamocelo: come si fa a resistere a quella colata di formaggio filante?

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