Viaggi
Corea del Nord: come ti catturo il turista russo con uno spot surreale. Funzionerà?
Sulla pattaforma Reddit è comparso uno spot promozionale realizzato dalla Corea del Nord, espressamente rezlizzato per attirare i turisti russi, che potrebbero contribuire a risanare un Pil in stato di difficoltà.

Un uomo cicciottello che cammina con un’orca gonfiabile sottobraccio sulla spiaggia di Sijung Ho, in Corea del Nord, prima della chiusura delle frontiere. E’ l’incipit di uno spot turistico nordcoreano con spiagge semi deserte e cielo nuvoloso, che naturalmente ha catalizzato l’attenzione di Internet, per le sue caratteristiche non certo… ammaliatrici.
Il Pil in calo progressivo: il turismo potrebbe essere d’aiuto
La Corea del Nord ha visto il suo Pil calare di anno in anno e potrebbe avere bisogno di un’iniezione di finanze, anche dall’indotto turistico. A questo proposito si vocifera che, nel prossimo futuro, abbia in mente di aprire il turismo al suo più grande mercato economico, la Cina.
Incoming dalla madrepatria moscovita
Girato sulle spiagge in provincia di South Hamgyong, nella parte orientale del Paese, il video in questione mostra alcuni giovani russi che giocano una partita di pallavolo e nuotano in mare. Altri si divertono a cavalcare una moto d’acqua tra le onde e, per qualche motivo, una donna si dedica a un po’ di shadowboxing: forse è l’indole naturale dell’essere umano russo quella di combattere?!?. Un contenuto chiaramente rivolto a potenziali turisti di Mosca e dintorni. Anche se non è chiaro se riuscirà ad attirare o meno dei visitatori…
Russi, siete in benvenuti
L’isolata nazione asiatica, al momento al di fuori dell’elenco di mete preferite della maggioranza dei turisti, ha aperto ai russi all’inizio di quest’anno. A febbraio, circa cento turisti russi sono entrati in Corea del Nord per un’escursione sciistica di 4 giorni al Masikryong Ski Resort. Si è trattata della prima volta, dopo la pandemia, che il confine del Paese è stato aperto agli stranieri.
Putin e Jong-un in reciproco aiuto
Vladimir Putin, stretto alleato del leader nordcoreano Kim Jong-un, si è recato in visita a giugno per la sigla bilaterale di un accordo di aiuto reciproco, nel caso in cui una delle due nazioni venga aggredita. Segnale preciso che la Russia e la Corea del Nord stanno proseguendo nell’opera di rafforzamento della loro alleanza, diventata più stretta negli ultimi anni.
Visibile anche su Reddit
Lo spot della Corea del Nord è stato lanciato dalla compagnia di stato Korea International Travel Company e, con grande sorpresa generale, è approdato anche sul social network Reddit. La qualità dell’audio è molto bassa, con la maggior parte dei suoni annegati da una combinazione di elettricità statica, onde che si infrangono e gabbiani piuttosto rumorosi.
L’audio si capisce poco
A un certo punto del video, un uomo e una donna parlano alla telecamera ma, a causa della mancanza di microfoni o sottotitoli, è quasi impossibile comprendere cosa stiano dicendo. Un giornalista di Euronews che parlava russo è riuscito a capire qualcosa: “Mare molto bello, tanti…” e “Spiaggia molto pulita, mare bellissimo”. E, anche se può sembrare surreale, questa non è neanche la cosa più strana dello spot. In tutta la pubblicità sono raffigurate donne in bikini, nonostante è risaputo che, da tempo, i costumi da bagno succinti siano vietati nel Paese totalitario.
Il bikini sì per i turisti, no per i locali
Gli esperti, tuttavia, suggeriscono che la Corea del Nord potrebbe anche chiudere gli occhi di fronte agli stranieri che indossano il bikini, ritenendoli di livello nettamente inferiore rispetto ai propri cittadini. Che, come sappiamo, dalle cronache, vivono un’esistenza repressa e piena di difficoltà. La domanda è: riuscirà una simile pubblicità a sedurre i russi?
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Viaggi
Dimentica il mare: la Calabria più bella è tra i boschi della Sila, tra villaggi dimenticati e laghi incantati
Niente litorali affollati né lidi modaioli: chi sceglie la Sila d’estate trova foreste fresche, laghi da cartolina e borghi sospesi nel tempo. Un viaggio tra natura, sapori autentici e luoghi ancora da scoprire.

Quando si pensa alla Calabria, il pensiero corre subito al mare. Tropea, Capo Vaticano, Scilla. Tutti affascinanti, certo, ma affollati. E se invece ti dicessi che il vero paradiso, d’estate, è tra gli alberi secolari della Sila? Un altopiano che respira più fresco anche a luglio, dove il silenzio è rotto solo dal fruscio delle foglie e dai campanacci delle mucche al pascolo.
La Sila è una montagna gentile, un luogo dove ci si rifugia più che viaggiare. Basta una passeggiata nei dintorni del Lago Ampollino, con le sue acque smeraldo e le canoe che scivolano lente, per capire che qui il tempo ha un altro ritmo. E se cerchi l’incanto, segna in agenda San Giovanni in Fiore, il borgo più grande della zona, fondato dall’abate Gioacchino da Fiore, mistico medievale che scrisse profezie e visioni in latino. Ancora oggi, nei vicoli in pietra e tra le botteghe di tessuti artigianali, si respira quell’atmosfera misteriosa.
Ma la vera sorpresa sono i villaggi fantasma, come Macchialonga o Villaggio Mancuso, un tempo colonie estive per le famiglie del Sud, oggi piccoli gioielli architettonici incastonati tra i pini. Alcuni sono stati recuperati, altri sono ancora in bilico tra memoria e abbandono. Perfetti per chi ama fotografare storie che non hanno più voce.
A tavola, poi, è un viaggio nel viaggio: patate silane, funghi porcini, caciocavallo appeso nei rifugi in legno. E il pane di segale, cotto nei forni a legna secondo tradizioni contadine, accompagna piatti semplici ma intensi. Niente fronzoli, solo gusto vero.
La Sila è anche un paradiso per chi cammina. I sentieri del Parco Nazionale portano a belvederi segreti, dove avvistare daini o, con un po’ di fortuna, il lupo. E se cerchi un’esperienza davvero insolita, prenota una notte in una delle casette sull’albero del Villaggio Palumbo: svegliarsi tra i rami, al suono dei grilli e dei corvi imperiali, non ha prezzo.
Insomma, se quest’estate cerchi una Calabria diversa, più fresca, più lenta, più autentica, la Sila è il posto giusto. Qui non c’è il mare, ma troverai spazio per respirare, pensare e – forse – tornare a te stesso.
Viaggi
Spiagge da sogno con pochi euro: i mari più belli (e meno costosi) d’Europa
Dall’Albania al Montenegro, passando per le isole greche meno battute: guida ai paradisi balneari con mare cristallino, cucina da sogno e prezzi accessibili

Estate non fa rima con conto in rosso. O almeno non più. Perché viaggiare senza spendere una fortuna è ancora possibile, basta saper scegliere il luogo giusto e avere voglia di lasciarsi stupire da mete meno inflazionate ma altrettanto incantevoli. I prezzi esorbitanti di alcune località del Mediterraneo – con lettini a 100 euro al giorno e cene da capogiro – hanno spinto molti turisti a cercare alternative. E le alternative, per fortuna, non mancano. Anzi, in alcuni casi il mare è più pulito, la cucina più autentica, l’ospitalità più calorosa.
È il caso dell’Albania, per esempio. Un tempo ignorata dal turismo internazionale, oggi è una delle sorprese più belle d’Europa. La Riviera albanese offre spiagge da cartolina, acque trasparenti e una cucina che sa di Grecia e Balcani insieme. A Ksamil, a pochi chilometri da Saranda, il mare è di un turchese quasi caraibico e i prezzi restano bassi: con 15 euro si può affittare un ombrellone con due sdraio e con altrettanti si cena in riva al mare. Gli alloggi? Semplici ma puliti, spesso a conduzione familiare, con camere vista mare a 30-40 euro a notte.
Un’altra perla low cost è il Montenegro. In particolare, la zona tra Budva e Petrovac, ma anche la Baia di Kotor, patrimonio Unesco, dove il mare incontra la montagna in uno scenario che ricorda vagamente i fiordi norvegesi. Qui il turismo è in crescita, ma i prezzi restano contenuti. Le spiagge sono libere o semiattrezzate, i ristoranti servono pesce freschissimo e birra locale a meno di 2 euro. E la sera, tra musica dal vivo e tramonti rosa, il fascino balcanico fa il resto.
Anche la Grecia ha ancora angoli segreti, lontani dalla confusione di Mykonos o Santorini. Isole come Ikaria, Tinos, Amorgos o Alonissos offrono paesaggi spettacolari, spiagge silenziose, villaggi bianchi e cupole blu senza l’invasione dei grandi flussi turistici. Qui la vita scorre lenta, i ritmi sono autentici, le pensioncine sul mare chiedono 40-50 euro a notte per due persone e con pochi spiccioli si fa colazione con yogurt e miele, si pranza con pita calda e si cena con souvlaki e ouzo. La Grecia vera esiste ancora, basta uscire dalle rotte più battute.
Per chi preferisce rimanere in Italia ma evitare le cifre folli della Sardegna o della Costiera amalfitana, una soluzione è la Calabria ionica. A Soverato, a Roccella o a Capo Rizzuto il mare è limpido, le spiagge sono ampie e sabbiose, e i borghi alle spalle conservano un’anima antica. I prezzi, complice la minore richiesta rispetto ad altre zone del sud, sono rimasti umani: si dorme con 40 euro, si pranza con 10, si parcheggia gratis e si viene accolti con sorrisi veri. È l’Italia più sincera, meno patinata, ma più generosa.
Infine, una meta che pochi considerano ma che ha molto da offrire è la Bulgaria, in particolare la zona di Varna e delle spiagge d’oro, sul Mar Nero. Sì, il nome fa sorridere, ma il mare è pulito, le strutture moderne, i prezzi ridicoli. Una cena completa con vino locale costa meno di 20 euro, e in spiaggia il lettino si paga 5 euro. Non è (ancora) una destinazione di tendenza, ma proprio per questo può sorprendere.
Certo, non tutti i comfort delle mete di lusso saranno garantiti. Forse non troverai il beach club con DJ set al tramonto o il prosecco ghiacciato servito con le ostriche. Ma troverai il tempo. La libertà e il silenzio. E quel tipo di vacanza che ti fa risparmiare soldi, ma anche ansia. Una vacanza senza dress code, senza prenotazioni obbligatorie, senza troppe stories da postare. Solo mare, vento, e la sensazione – rara – di essere davvero lontano da tutto.
E non serve prendere un volo intercontinentale. Basta cambiare punto di vista. Il paradiso può essere a un’ora di volo. E, con un po’ di fortuna, anche a portata di portafoglio.
Viaggi
La prima parolaccia in Italia è nascosta in una basilica di Roma: ecco cosa c’è scritto
La Basilica di San Clemente in Laterano non è solo un luogo di culto, ma anche un archivio vivente della storia e della lingua. Questo affresco, con la sua combinazione di arte, linguaggio e miracolo, continua a affascinare storici, linguisti e visitatori, offrendo una rara e preziosa testimonianza della vita e delle espressioni popolari del XI secolo.

Nella basilica di San Clemente in Laterano a Roma si trova un tesoro linguistico e storico di straordinaria rilevanza: l’unica testimonianza scritta della lingua parlata dal popolo nel XI secolo, contenente anche la prima parolaccia documentata. Questa scoperta affascinante è stata usata in un contesto artistico, quasi come un fumetto ante litteram, datato alla fine del XI secolo.
Un’opera curiosa e significativa
L’affresco rappresenta una scena curiosa e significativa: Sisinnio, un nobile dell’epoca di Nerva, è ritratto mentre esclama “Fili de le pute, traite!” durante un tentativo frustrato di catturare san Clemente I, noto per le sue conversioni miracolose di pagani al cristianesimo. La storia dietro questa esclamazione è tanto affascinante quanto il linguaggio usato. Sisinnio sospettava che il papa avesse stregato sua moglie, che recentemente aveva deciso di convertirsi al cristianesimo.
Un miracolo raffigurato
L’affresco non si limita a catturare un momento di tensione religiosa e personale tra il nobile e il santo, ma illustra anche un miracolo. Nella scena, il patrizio Sisinnio ordina ai suoi servi (Gosmario, Albertello e Carboncello) di legare e trascinare san Clemente. Tuttavia, invece di catturare il santo, Sisinnio e i suoi uomini finiscono per trascinare una pesantissima colonna di marmo, simbolo della loro impotenza e della potenza divina del santo.
Un tesoro linguistico e storico
Questa rappresentazione non solo offre uno spaccato della vita e delle tensioni del tempo, ma è anche una preziosa testimonianza della lingua volgare usata dal popolo nel XI secolo. La frase “Fili de le pute, traite!” non è solo una curiosità linguistica, ma una finestra sulla comunicazione quotidiana e le espressioni di frustrazione dell’epoca.
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