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Viaggi

Un paradiso a pochi km da Napoli: è la spiaggia più bella d’Italia

Al 14° posto nella classifica mondiale, la spiaggia di Marina del Cantone è stata giudicata la più bella d’Italia. Conosciuta già ai tempi della Roma antica, le famiglie patrizie vi soggiornavano volentieri.

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    E’ stata di recente stilata una classifica che riguarda le spiagge con le acque più cristalline al mondo. Una classifica che è stata resa possibile con l’utilizzo di immagini satellitari che, hanno reso la valutazione inappellabile.

    Predominio greco

    E’ stata la spiaggia di Pasqyra in Albania, vicina al villaggio di Manastir, ad ottenere il primo posto, seguita da numerose località europee, tra cui 7 in Grecia. Paesi come Francia, Portogallo e Turchia hanno fatto la loro comparsa nella top 10. insieme ad alcune destinazioni extraeuropee come Matira Beach di Bora Bora e Playa El Doradillo in Argentina.

    L’acqua più cristallian d’Italia è nel golfo di Salerno

    Il nostro paese è rappresentato soltanto da Marina del Cantone, che si trova al 14° posto in graduatoria. Situata a Nerano, frazione di Massa Lubrense in provincia di Napoli, questa spiaggia mozzafiato si affaccia sul Golfo di Salerno. Anche se l’Italia appare in classifica solamente con questa spiaggia, la sua posizione al 14esimo posto sottolinea comunque la bellezza delle sue acque e dei suoi paesaggi costieri.

    Non solo spaghetti

    Ogni estimatore della buona cucina italiana, conoscerà certamente Nerano per i suoi famosissimi spaghetti, tanto amati da personaggi come Totò e Eduardo De Filippo. In pochi però sanno che questa frazione di Massa Lubrense, situata tra la Costiera Amalfitana e la penisola sorrentina, rappresenta una piccola perla. In grado di offrire ai viaggiatori un connubio perfetto tra storia, gastronomia, acque cristalline e meravigliosi scorci paesaggistici.

    Ambita anche per le immersioni

    Le sue spiagge, già frequentate in epoca romana dalle famiglie patrizie che vi trascorrevano lunghi periodi di villeggiatura a Marina del Cantone, sono rimaste un angolo di paradiso. Tanto che nel 1997, la Baia di Recommone fu inserita nell’area marina protetta di Punta Campanella, meta ambita dagli amanti delle immersioni.

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      Viaggi

      Dimentica il mare: la Calabria più bella è tra i boschi della Sila, tra villaggi dimenticati e laghi incantati

      Niente litorali affollati né lidi modaioli: chi sceglie la Sila d’estate trova foreste fresche, laghi da cartolina e borghi sospesi nel tempo. Un viaggio tra natura, sapori autentici e luoghi ancora da scoprire.

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        Quando si pensa alla Calabria, il pensiero corre subito al mare. Tropea, Capo Vaticano, Scilla. Tutti affascinanti, certo, ma affollati. E se invece ti dicessi che il vero paradiso, d’estate, è tra gli alberi secolari della Sila? Un altopiano che respira più fresco anche a luglio, dove il silenzio è rotto solo dal fruscio delle foglie e dai campanacci delle mucche al pascolo.

        La Sila è una montagna gentile, un luogo dove ci si rifugia più che viaggiare. Basta una passeggiata nei dintorni del Lago Ampollino, con le sue acque smeraldo e le canoe che scivolano lente, per capire che qui il tempo ha un altro ritmo. E se cerchi l’incanto, segna in agenda San Giovanni in Fiore, il borgo più grande della zona, fondato dall’abate Gioacchino da Fiore, mistico medievale che scrisse profezie e visioni in latino. Ancora oggi, nei vicoli in pietra e tra le botteghe di tessuti artigianali, si respira quell’atmosfera misteriosa.

        Ma la vera sorpresa sono i villaggi fantasma, come Macchialonga o Villaggio Mancuso, un tempo colonie estive per le famiglie del Sud, oggi piccoli gioielli architettonici incastonati tra i pini. Alcuni sono stati recuperati, altri sono ancora in bilico tra memoria e abbandono. Perfetti per chi ama fotografare storie che non hanno più voce.

        A tavola, poi, è un viaggio nel viaggio: patate silane, funghi porcini, caciocavallo appeso nei rifugi in legno. E il pane di segale, cotto nei forni a legna secondo tradizioni contadine, accompagna piatti semplici ma intensi. Niente fronzoli, solo gusto vero.

        La Sila è anche un paradiso per chi cammina. I sentieri del Parco Nazionale portano a belvederi segreti, dove avvistare daini o, con un po’ di fortuna, il lupo. E se cerchi un’esperienza davvero insolita, prenota una notte in una delle casette sull’albero del Villaggio Palumbo: svegliarsi tra i rami, al suono dei grilli e dei corvi imperiali, non ha prezzo.

        Insomma, se quest’estate cerchi una Calabria diversa, più fresca, più lenta, più autentica, la Sila è il posto giusto. Qui non c’è il mare, ma troverai spazio per respirare, pensare e – forse – tornare a te stesso.

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          Viaggi

          Spiagge da sogno con pochi euro: i mari più belli (e meno costosi) d’Europa

          Dall’Albania al Montenegro, passando per le isole greche meno battute: guida ai paradisi balneari con mare cristallino, cucina da sogno e prezzi accessibili

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            Estate non fa rima con conto in rosso. O almeno non più. Perché viaggiare senza spendere una fortuna è ancora possibile, basta saper scegliere il luogo giusto e avere voglia di lasciarsi stupire da mete meno inflazionate ma altrettanto incantevoli. I prezzi esorbitanti di alcune località del Mediterraneo – con lettini a 100 euro al giorno e cene da capogiro – hanno spinto molti turisti a cercare alternative. E le alternative, per fortuna, non mancano. Anzi, in alcuni casi il mare è più pulito, la cucina più autentica, l’ospitalità più calorosa.

            È il caso dell’Albania, per esempio. Un tempo ignorata dal turismo internazionale, oggi è una delle sorprese più belle d’Europa. La Riviera albanese offre spiagge da cartolina, acque trasparenti e una cucina che sa di Grecia e Balcani insieme. A Ksamil, a pochi chilometri da Saranda, il mare è di un turchese quasi caraibico e i prezzi restano bassi: con 15 euro si può affittare un ombrellone con due sdraio e con altrettanti si cena in riva al mare. Gli alloggi? Semplici ma puliti, spesso a conduzione familiare, con camere vista mare a 30-40 euro a notte.

            Un’altra perla low cost è il Montenegro. In particolare, la zona tra Budva e Petrovac, ma anche la Baia di Kotor, patrimonio Unesco, dove il mare incontra la montagna in uno scenario che ricorda vagamente i fiordi norvegesi. Qui il turismo è in crescita, ma i prezzi restano contenuti. Le spiagge sono libere o semiattrezzate, i ristoranti servono pesce freschissimo e birra locale a meno di 2 euro. E la sera, tra musica dal vivo e tramonti rosa, il fascino balcanico fa il resto.

            Anche la Grecia ha ancora angoli segreti, lontani dalla confusione di Mykonos o Santorini. Isole come Ikaria, Tinos, Amorgos o Alonissos offrono paesaggi spettacolari, spiagge silenziose, villaggi bianchi e cupole blu senza l’invasione dei grandi flussi turistici. Qui la vita scorre lenta, i ritmi sono autentici, le pensioncine sul mare chiedono 40-50 euro a notte per due persone e con pochi spiccioli si fa colazione con yogurt e miele, si pranza con pita calda e si cena con souvlaki e ouzo. La Grecia vera esiste ancora, basta uscire dalle rotte più battute.

            Per chi preferisce rimanere in Italia ma evitare le cifre folli della Sardegna o della Costiera amalfitana, una soluzione è la Calabria ionica. A Soverato, a Roccella o a Capo Rizzuto il mare è limpido, le spiagge sono ampie e sabbiose, e i borghi alle spalle conservano un’anima antica. I prezzi, complice la minore richiesta rispetto ad altre zone del sud, sono rimasti umani: si dorme con 40 euro, si pranza con 10, si parcheggia gratis e si viene accolti con sorrisi veri. È l’Italia più sincera, meno patinata, ma più generosa.

            Infine, una meta che pochi considerano ma che ha molto da offrire è la Bulgaria, in particolare la zona di Varna e delle spiagge d’oro, sul Mar Nero. Sì, il nome fa sorridere, ma il mare è pulito, le strutture moderne, i prezzi ridicoli. Una cena completa con vino locale costa meno di 20 euro, e in spiaggia il lettino si paga 5 euro. Non è (ancora) una destinazione di tendenza, ma proprio per questo può sorprendere.

            Certo, non tutti i comfort delle mete di lusso saranno garantiti. Forse non troverai il beach club con DJ set al tramonto o il prosecco ghiacciato servito con le ostriche. Ma troverai il tempo. La libertà e il silenzio. E quel tipo di vacanza che ti fa risparmiare soldi, ma anche ansia. Una vacanza senza dress code, senza prenotazioni obbligatorie, senza troppe stories da postare. Solo mare, vento, e la sensazione – rara – di essere davvero lontano da tutto.

            E non serve prendere un volo intercontinentale. Basta cambiare punto di vista. Il paradiso può essere a un’ora di volo. E, con un po’ di fortuna, anche a portata di portafoglio.

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              Viaggi

              La prima parolaccia in Italia è nascosta in una basilica di Roma: ecco cosa c’è scritto

              La Basilica di San Clemente in Laterano non è solo un luogo di culto, ma anche un archivio vivente della storia e della lingua. Questo affresco, con la sua combinazione di arte, linguaggio e miracolo, continua a affascinare storici, linguisti e visitatori, offrendo una rara e preziosa testimonianza della vita e delle espressioni popolari del XI secolo.

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                Nella basilica di San Clemente in Laterano a Roma si trova un tesoro linguistico e storico di straordinaria rilevanza: l’unica testimonianza scritta della lingua parlata dal popolo nel XI secolo, contenente anche la prima parolaccia documentata. Questa scoperta affascinante è stata usata in un contesto artistico, quasi come un fumetto ante litteram, datato alla fine del XI secolo.

                Un’opera curiosa e significativa

                L’affresco rappresenta una scena curiosa e significativa: Sisinnio, un nobile dell’epoca di Nerva, è ritratto mentre esclama “Fili de le pute, traite!” durante un tentativo frustrato di catturare san Clemente I, noto per le sue conversioni miracolose di pagani al cristianesimo. La storia dietro questa esclamazione è tanto affascinante quanto il linguaggio usato. Sisinnio sospettava che il papa avesse stregato sua moglie, che recentemente aveva deciso di convertirsi al cristianesimo.

                Un miracolo raffigurato

                L’affresco non si limita a catturare un momento di tensione religiosa e personale tra il nobile e il santo, ma illustra anche un miracolo. Nella scena, il patrizio Sisinnio ordina ai suoi servi (Gosmario, Albertello e Carboncello) di legare e trascinare san Clemente. Tuttavia, invece di catturare il santo, Sisinnio e i suoi uomini finiscono per trascinare una pesantissima colonna di marmo, simbolo della loro impotenza e della potenza divina del santo.

                Un tesoro linguistico e storico

                Questa rappresentazione non solo offre uno spaccato della vita e delle tensioni del tempo, ma è anche una preziosa testimonianza della lingua volgare usata dal popolo nel XI secolo. La frase “Fili de le pute, traite!” non è solo una curiosità linguistica, ma una finestra sulla comunicazione quotidiana e le espressioni di frustrazione dell’epoca.

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