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Cinema

Contagio pandemico sul red carpet veneziano del Lido: dilaga… l’influencer

Non hai fatto parte di nessun film in concorso a Venezia ma muori dalla voglia di sfilare sull’iconico tappeto rosso, calcato dalle vere star? No problem, se sei un ifluencer… puoi!

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    Se non fai 4 passi sul tappeto rosso a Venezia non sei nessuno: questa è la dura legge del mondo vip! Quindi, famosi (magari non certo per meriti di alto valore) e aspiranti tali (peggio mi sento…) tutti sul red carpet del Lido. L’importante non è quello che sai fare… ma esserci! Grazie a qualche sponsor della manifestazione che rilascia i preziosi inviti… ecco comparire il meglio del nulla cosmico!

    Ci sono tutti… quelli che c’entrano poco o nulla con la 7^ arte

    Giulia De lellis, Nilufar, Alessia Lanza, Cecilia Rodriguez e consorte (i Rodrizer), il saltatore Tamberi con la moglie Chiara Bontempi che sfoggia orgogliosa la fede di ricambio, dopo quella persa da lui nella Senna.

    La coppia Tamberi-Bontempi

    Lady Gaga non si presta più di tanto alle passerelle

    Ogni tanto qualche vip vero (almeno in tema cinematografico) si scorge, come Lady Gaga, arrivata in laguna con il  fidanzato Michael Polanksy. La coppia, dopo essersi sbaciucchiata in favore di obiettivo, è volata all’Hotel Cipriani, facendo perdere le loro tracce e “bigiando” la festa di una famosa rivista che aveva sperato fino all’ultimo nella loro presenza.

    Lady Gaga smagliante, il suo abito dark contrasta con il rosso della passerella

    Doppiatori che incontrano il loro alter-ego e influencer dallo stile minimale (nel senso che meno di così…)

    E se Richard Gere ha incontrato per la prima volta la sua voce italiana, l’attore Mario Cordova che lo doppia in tutti i film, l’influencer Paola Turani (chiiii?!?) dice di essere incinta e si fa vedere su una lancia diretta alla Mostra del Cinema con un ventilatore sul sedere (per non sudare) che poi è finito sotto l’abito: quando si dice lo stile…

    Presenziare per esistere

    Il presenzialismo regna sovrano… e l’influencer è d’obbligo. Addirittura sulla rete c’è un sito che offre personaggi per campagne di influencer marketing con influencer provenienti da… Venezia! Ognuno con uno stile unico e la capacità di catturare l’attenzione. Un po’ di buon senso (della misura) l’ha mostrato Giuseppe Garibaldi, volto dell’ultima edizione del Grande Fratello e “non fidanzato” di Beatrice Luzzi. Il ragazzo ha fatto sapere di essersi rifiutato di sfilare sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia – nonostante l’invito ricevuto – per evitare di sentirsi a disagio: “Ero stato chiamato ma chi sono per stare in mezzo ad attori e registi?”.

    C’è chi non si preoccupa

    Un disagio che non tutti avvertono nel medesimo modo, anzi… c’è addirittura chi fa carte false per accaparrarsi un invito, arrivando pure ad acquistarlo, garantendosi la possibilità di mettersi in mostra di fronte alle decine di flash dei fotografi per motivi di pubblicità. Cosa che difficilmente gli capiterebbe se facessero un altro lavoro (uno qualsiasi…) o se recitassero in un film

    Immagini tratte dalla rete

      Cinema

      Venezia 81: trionfa Pedro Almodóvar con “La stanza accanto”, un inno alla libertà di fine vita

      La Mostra d’arte cinematografica di Venezia si conclude con il Leone d’Oro al maestro spagnolo. La serata regala sorprese, premiando anche il cinema italiano e omaggiando l’interpretazione intensa di Vincent Lindon.

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        La ottantunesima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia si è chiusa con un riconoscimento che segna un momento storico per il cinema: Pedro Almodóvar ha conquistato il Leone d’Oro con il suo primo film in lingua inglese, La stanza accanto.

        Un film sul fine vita

        Un’opera densa di significato, in cui Julianne Moore e Tilda Swinton interpretano due donne che affrontano la delicata tematica della libertà di fine vita e dell’eutanasia. Almodóvar, da sempre maestro nel raccontare le sfumature più intime dell’animo umano, firma così un film manifesto, destinato a far discutere e a lasciare il segno.

        Nicole Kidman via per la morte della madre

        La serata di premiazione, come di consueto, non è stata priva di colpi di scena. Tra questi, l’assenza di Nicole Kidman, costretta a volare in Australia a causa della recente scomparsa della madre, che ha lasciato un vuoto durante la cerimonia. Ma l’emozione ha continuato a scorrere sul palco del Lido, dove sono stati assegnati altri prestigiosi riconoscimenti.

        Leone d’Argento

        Il Leone d’Argento ha illuminato il cinema italiano con il film Vermiglio della regista Maura Delpero, una storia che ha saputo toccare il cuore del pubblico e della critica. Delpero, già acclamata per i suoi lavori precedenti, conferma il suo talento con un’opera che esplora tematiche profonde e attuali.

        La Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile è andata a Vincent Lindon, che ha commosso con la sua intensa performance nel ruolo di un padre alle prese con il dramma di un figlio che si avvicina pericolosamente al mondo dei neonazisti. La sua interpretazione, carica di dolore e determinazione, ha toccato le corde più profonde del pubblico, meritandogli questo prestigioso riconoscimento.

        Nella sezione Orizzonti, il giovane attore italiano Francesco Gheghi è stato premiato per il suo ruolo in Familia, un film che affronta un tema simile a quello del film di Lindon, ma da un punto di vista completamente diverso. Gheghi, con la sua interpretazione, ha saputo dare voce a una generazione in cerca di risposte in un mondo sempre più complesso.

        Altri premi importanti sono stati assegnati a The Brutalist di Brady Corbet, una pellicola che ha saputo sorprendere per la sua audacia stilistica, e a I’m Still Here di Walter Salles, premiato per la migliore sceneggiatura, che ha dimostrato ancora una volta l’abilità narrativa del regista brasiliano.

        Questa edizione della Mostra di Venezia si chiude dunque all’insegna della qualità, con film che hanno saputo esplorare tematiche complesse e attuali, regalando al pubblico emozioni forti e spunti di riflessione. Un segno tangibile che il cinema, nonostante le difficoltà del periodo, continua a essere un potente mezzo di espressione e di esplorazione del mondo e dell’animo umano.

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          Cinema

          Jenna Ortega: sì a Mercoledì Addams, no ad una James Bond in gonnella!

          In costante ascesa, prima col successo della serie Mercoledì (della quale si aspetta la nuova serie) e poi con il nuovo film di Tim Burton “Beetlejuice Beetlejuice”, che ha inaugurato l’attuale Mostra del Cinema di venezia. E con una convinzione: non sarà mai James Bond al femminile!

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            Ieri è uscito nelle sale italiane Beetlejuice Beetlejuice, il nuovo film di Tim Burton presentato a Venezia, che la vede fra le interpreti femminili. Jenna Ortega, diventata celebre per la serie Mercoledì su Netflix è una delle persona che devono molto a Tim Burton. Dopo il successo della serie che ha ridisegnato i pesi della famiglia Addams, ha avuto la possibilità di unirsi al cast di Beetlejuice Beetlejuice. Pellicola molto attesa ed acclamato fuori concorso durante la kermesse veneziana che si conclude domani sera.

            Le donne non dovrebbero mai calarsi in personaggi maschili

            Intervistata da MTV, ha toccato il tema dei ruoli da protagonista per le donne a Hollywood, compresi quelli più d’azione che di solito venivano riservati agli uomini. Ovviamente a favore, ma specificando che le donne non dovrebbero mai “ereditare” personaggi e marchi maschili, modificandoli… perchè non si va da nessuna parte e si rischia di tradire il pubblico.

            Per lei era stata ipotizzata una eredità bondiana

            Per qualche tempo era stata indicata come una delle candidate al ruolo di James Bond in gonnella. Un rischio che attualmente è stato totalmente chiarito dalla produttrice della saga spy Barbara Broccoli: anche se le riserve su chi interpreterà in futuro 007 non sono ancora state sciolte, di sicuro si sa che non sarà una donna! L’esperimento di Lashana Lynch in No Time to Die non si ripeterà.

            Donne diversamente… “cazzute”

            La Ortega ha le idee chiare su cosa dovrebbero fare le attrici a Hollywood per ruoli dinamici: evitare di ereditare quelli degli uomini, ma crearne di nuovi. Dichiarando esplicitamente: “Mi piace che oggigiorno ci siano più ruoli da protagonista per le donne. Credo che sia una cosa molto speciale, dovremmo avere i nostri. Non mi piacciono gli spin-off, non voglio vedere “Jamie Bond”, mi spiego? Voglio vedere cazzute diverse”.

            Un sequel richiesto a gran voce

            Quello “spiritello porcello” di Beetlejuice Beetlejuice arriva a 36 anni di distanza dal cult iniziale, che ha un posto particolare nella variegata e fantasmagorica filmografia di Tim Burton, con i redivivi Michael Keaton e Winona Ryder. Una pellicola che si distingue per la distanza che lo separa dal primo capitolo.

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              Cinema

              Demi Moore: «Ero alcolizzata. Pagavano un supervisore 24 ore su 24 perché rimanessi sobria»

              Demi Moore rivela le sue battaglie contro dipendenze, disturbi alimentari e la perdita di una figlia nel documentario BRATS. Nonostante le difficoltà, l’attrice offre ora il suo supporto alle donne in cerca di aiuto, dimostrando che è possibile superare le avversità.

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                Demi Moore non dimentica i vecchi demoni e le ombre della sua vita. Dagli anni turbolenti con il fratellino Morgan a una madre bipolare e un padre alcolizzato, la sua infanzia è stata segnata da difficoltà. In passato, Demi Moore ha dovuto affrontare la dipendenza da alcol e droghe. Già negli anni ’80, l’attrice era stata in un centro di riabilitazione per superare sia la tossicodipendenza che la dipendenza da alcol. Nel 2012, un altro ricovero d’urgenza per dipendenza da droga e gravi disturbi alimentari. Dopo aver attraversato l’inferno, oggi Moore offre il suo supporto alle donne in cerca di aiuto.

                Nel documentario BRATS di Andrew McCarthy, Demi Moore ha parlato dei suoi tentativi di rimanere sobria durante le riprese di St. Elmo’s Fire. Ha raccontato a cuore aperto come ha vissuto quel delicato periodo della sua carriera. «Ero terrorizzata dal fallire e di non essere all’altezza – ha detto Demi Moore -. Potevano trovare facilmente qualcun altro. Pagarono un supervisore che stava con me 24 ore su 24 per assicurarsi che rimanessi sobria».

                Durante il documentario, Moore ha ricordato quando le chiesero di scegliere tra continuare il suo percorso in una clinica riabilitativa o proseguire con le riprese del film. «Scelsi il film. A quel tempo non avevo stima di me stessa».

                L’aborto spontaneo e la relazione con Ashton Kutcher

                Nel 2003, Demi Moore ha conosciuto Ashton Kutcher, più giovane di lei di 15 anni. «Avevamo appena iniziato a uscire insieme, io avevo 42 anni – ha raccontato -. Sono rimasta incinta di una bambina a cui avremmo voluto dare il nome Chaplin Ray, ma al sesto mese di gravidanza ho avuto un aborto spontaneo». Questa tragica vicenda l’ha portata a ricominciare a bere e a usare droghe per superare il dolore.

                Demi Moore continua a essere una figura di ispirazione, dimostrando che è possibile superare le difficoltà e offrendo sostegno a chi ne ha bisogno.

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