Cinema
Gene Hackman, eredità da 80 milioni in bilico: esclusi i figli dal testamento, ma potrebbero ereditare tutto
Hackman ha escluso i tre figli nati dal primo matrimonio, ma le leggi americane sulla successione potrebbero garantire loro comunque il patrimonio da 80 milioni. Il mistero dietro la tragica fine della coppia nella villa di Santa Fe

Gene Hackman non ha lasciato nulla ai suoi figli. Almeno secondo le ultime volontà firmate dall’attore nel 2005 e filtrate ai media dopo la sua morte. Due premi Oscar, icona del cinema e volto amatissimo, Hackman aveva deciso di destinare tutto il suo patrimonio, stimato in circa 80 milioni di dollari, esclusivamente a Betsy Arakawa, sua seconda moglie sposata nel 1991. Eppure, proprio l’ordine cronologico della loro morte potrebbe cambiare il destino di quell’eredità.
La moglie morta una settimana prima
Arakawa, 65 anni, è deceduta sette giorni prima di Hackman, l’11 febbraio, a causa di una rara e letale sindrome polmonare da hantavirus, trasmessa da roditori. Hackman, invece, è morto il 18 febbraio per complicazioni cardiovascolari aggravate dall’Alzheimer. Una tragedia avvenuta nella loro villa isolata di Santa Fe, in New Mexico, dal valore di 3,8 milioni di dollari, dove i corpi dei due coniugi sono stati rinvenuti il 26 febbraio, insieme a quello del loro cane, morto per mancanza di acqua e cibo.
Il testamento esclude i figli
Nonostante il testamento escluda formalmente i tre figli avuti dal precedente matrimonio con Faye Maltese – Christopher, 65 anni, Elizabeth, 62, e Leslie, 58 – la legge americana prevede che, in mancanza di altri beneficiari diretti dopo la scomparsa della moglie, l’eredità potrebbe comunque ricadere su di loro come eredi legittimi. In altre parole, l’esclusione scritta non sarebbe sufficiente a bloccare l’assegnazione agli Hackman jr.
L’indiscrezione arriva da fonti legali citate dalla BBC e da diversi media statunitensi che sottolineano come la tempistica dei decessi sia fondamentale: essendo morta per prima Betsy Arakawa, tutto il patrimonio sarebbe rimasto formalmente a Hackman per ulteriori sette giorni, fino alla sua scomparsa. A quel punto, gli unici eredi legittimi sarebbero i figli nati dal primo matrimonio.
Il caso ha immediatamente alimentato il dibattito e l’attenzione pubblica, non solo per l’aspetto legale, ma anche per la dinamica della morte della coppia. I due coniugi sono stati trovati in stanze separate della casa: Arakawa nel bagno, con alcune pillole sparse accanto, Hackman nel retro della villa, indossando una tuta da ginnastica, con il bastone e gli occhiali da sole poggiati a terra. Dettagli che hanno lasciato emergere interrogativi ancora senza risposta.
Al momento i tre figli non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali, né sulla spartizione dell’eredità né sulle circostanze della morte dei genitori. Tuttavia, la vicenda potrebbe presto approdare in tribunale, aprendo un nuovo fronte legale che rischia di macchiare l’immagine pubblica di uno degli attori più rispettati della storia di Hollywood.
Intanto, tra gli avvocati americani si discute su quanto i vecchi dissapori familiari abbiano potuto influenzare la decisione di Hackman di escludere i figli dalla sua ultima volontà. Ma ora che il testamento rischia di essere superato dalle norme sulla successione, l’eredità potrebbe comunque tornare proprio a loro.
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Cinema
“Profondo rosso”, mezzo secolo di terrore: il capolavoro di Dario Argento torna al cinema
Mezzo secolo dopo, Profondo rosso mantiene intatta la sua forza visiva e il suo potere ipnotico. Un film che ha influenzato generazioni di registi e che ancora oggi rappresenta un’esperienza cinematografica irripetibile. Il ritorno in sala segna anche l’inizio di un ciclo dedicato ai maestri del cinema di genere.

Cinquant’anni e non sentirli. Profondo rosso, il thriller che ha cambiato per sempre il cinema dell’orrore, torna nelle sale con una programmazione speciale che proseguirà per tutto il 2025. Un’operazione che riporta sul grande schermo uno dei film più iconici di Dario Argento, un’opera che ha riscritto le regole del giallo, mescolando musica ipnotica, tensione costante e un’estetica barocca di sangue e paura.
Un film che non si limita a spaventare, ma che gioca con la percezione dello spettatore, trascinandolo in un incubo sospeso tra onirico e macabro, tra efferatezza e melodia. La colonna sonora firmata dai Goblin di Claudio Simonetti e da Giorgio Gaslini è ancora oggi una delle più riconoscibili del cinema horror. Il cast, con Daria Nicolodi, David Hemmings e Gabriele Lavia, ha dato vita a personaggi indimenticabili, rendendo ogni sequenza un tassello perfetto di un puzzle del terrore.
Ma Profondo rosso è anche un film di rottura, un’opera in cui Argento sabotava le regole del genere che lui stesso aveva perfezionato. Un thriller che sfugge alla logica per abbracciare la pura suggestione, con scene che si susseguono come frammenti di un incubo impossibile da razionalizzare, lasciando lo spettatore intrappolato in una tensione continua.
Quando uscì, nel 1975, divenne subito uno dei dieci maggiori incassi della stagione, trasformandosi in un cult assoluto. La sua influenza si estese ben oltre i confini italiani, ispirando registi del calibro di John Carpenter (Halloween), Eli Roth (Hostel) e James Wan (Saw, Insidious).
Il ritorno di Profondo rosso nelle sale è il risultato di una collaborazione tra RTI-Mediaset e Cat People, che non si fermerà qui. Dopo questa celebrazione, infatti, il ciclo cinematografico proseguirà con un omaggio al visionario giapponese Shinya Tsukamoto, regista di culto noto per il body horror estremo.
Un’occasione imperdibile per riscoprire un capolavoro che ha fatto la storia e che, mezzo secolo dopo, continua a terrorizzare, ipnotizzare e lasciare il segno.
Cinema
Matthew McConaughey e la pausa dalla recitazione: il motivo dietro i sei anni lontano dal set
Dal memoir ai film d’animazione, fino alla riscoperta dell’amore per la recitazione: McConaughey spiega cosa lo ha spinto a prendersi una lunga pausa e cosa lo ha riportato sul set.

Dopo sei anni di assenza, Matthew McConaughey è pronto a tornare sul grande schermo con The Rivals of Amziah King, un crime thriller diretto da Andrew Patterson e ambientato nel mondo dell’apicoltura. L’attore ha confessato a Variety di aver provato un certo nervosismo il primo giorno di riprese, dopo un lungo periodo lontano dai set cinematografici. Ma cosa ha fatto in tutto questo tempo?
Lontano dai riflettori di Hollywood, McConaughey ha dedicato gli ultimi anni a scrivere il suo memoir Greenlights, a doppiare personaggi nei film d’animazione come Sing 2 e, soprattutto, a trascorrere più tempo con la sua famiglia. “Avevo bisogno di scrivere la mia storia, di dirigere la mia storia sulla pagina”, ha spiegato, sottolineando il bisogno di prendersi una pausa per ritrovare un senso di autenticità.
Ma poi è arrivata la sceneggiatura di The Rivals of Amziah King, e qualcosa è cambiato. Il film racconta la storia di un carismatico proprietario di un’azienda di miele in Oklahoma e del suo rapporto con il figlio adottivo. “Non è il posto in cui sono cresciuto, ma conosco questi luoghi e questi personaggi”, ha spiegato l’attore. “Questa comunità del sud-est dell’Oklahoma conosce la Costituzione, conosce le proprie regole e non cerca l’approvazione del mondo. Li capisco”.
La decisione di tornare al cinema è stata naturale, ma al tempo stesso illuminante. “Mi sono ricordato un paio di cose”, ha rivelato McConaughey. “La prima è che amo davvero recitare. La seconda è che, ehi, McConaughey, sei dannatamente bravo in questo. E la terza è che recitare è per me una vacanza”. Con “vacanza”, l’attore intende un momento in cui può concentrarsi solo sul suo lavoro, senza dover dividere le energie tra mille impegni. “Quando esco di casa la mattina, mia moglie mi dice: ‘Vai a fare del tuo meglio. Ho i bambini, stiamo bene’. Questa è una vacanza, perché mi permette di focalizzarmi completamente sul mio personaggio”.
McConaughey è convinto che l’esperienza della scrittura lo abbia reso un attore migliore. “Il libro era estremamente onesto e mi ha costretto a essere onesto con me stesso. Mi ha aiutato a chiarire pensieri su cui riflettevo da 35 anni, e questo mi ha dato più sicurezza. Ora ho meno da nascondere e questo mi rende più autentico anche come attore”.
Il ritorno alla recitazione, quindi, non è solo un ritorno alla sua carriera, ma un ritorno a sé stesso. Con The Rivals of Amziah King, McConaughey si riafferma come uno degli attori più carismatici di Hollywood, pronto a riconquistare il pubblico con un’interpretazione intensa e autentica.
Cinema
Ma come se la tira Scamarcio: già a 18 anni parlava solo di se stesso
L’attore ha sempre avuto una forte personalità… e a 18 anni lo dimostrava già in modo evidente. Ospite a Da noi… a ruota libera su Rai1, l’attore ha raccontato un aneddoto esilarante: «Scrissi un monologo parlando solo di me. Ero già egocentrico». Un momento di autoironia che ha strappato un sorriso al pubblico, ma che mostra anche la determinazione e la sicurezza di un giovane che sognava il cinema.

Scamarcio su Rai1 ha svelato un episodio curioso legato al film John Wick. Quando seppe dell’opportunità di entrare nel cast, girò un self-tape in un contesto decisamente insolito: «Ero impegnato a produrre olio d’oliva e ho registrato il video tra un passaggio e l’altro, scherzando sulla possibilità di inviare una bottiglia se mi avessero preso». Un’audizione sui generis che ha funzionato: alla fine è entrato nel cast!
Al pacino e la sfida del ciak senza pausa
Ma non solo momenti divertenti. Scamarcio ha ricordato anche esperienze intense, come la collaborazione con Al Pacino: «Abbiamo girato una scena di 21 minuti senza pause, come in teatro. Una sfida enorme, ma anche un’esperienza formativa incredibile». Un racconto che sottolinea la sua crescita artistica e il confronto con leggende del cinema mondiale.
Johnny Depp: talento e umiltà
Non poteva mancare un pensiero per Johnny Depp, con cui ha avuto recentemnete il piacere di lavorare. «È semplice, appassionato e sempre attento agli altri», ha detto, elogiando l’approccio umano e professionale della star di Hollywood. Un contrasto evidente con il suo stesso racconto da giovane artista egocentrico, segno di un percorso di maturazione.
Da giovane egocentrico a star internazionale
Oggi Riccardo Scamarcio è uno degli attori italiani più apprezzati, capace di spaziare tra cinema italiano e produzioni hollywoodiane. Il ragazzo che scriveva monologhi su se stesso ha trovato la sua strada, imparando anche il valore dell’ascolto e del confronto con gli altri grandi del cinema. E, a quanto pare, con un pizzico di olio d’oliva come portafortuna!
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