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Cinema

Io ce l’ho, Tim Burton no! La collezione in mostra alla Mole Antonelliana

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    Dopo il successo della recente mostra dedicata al genio di Tim Burton, al museo nazionale della Mole Antonelliana di Torino arriva la galleria Theatrum Mundi di Arezzo.

    Veri e propri pezzi unici

    In esposizione centodieci oggetti di scena, costumi e memorabilia provenienti dai set cinematografici hollywoodiani. Dalla piuma di Forrest Gump alla bacchetta magica di Harry Potter, dal casco degli Stormtrooper di guerre stellari alla pallottola di Matrix: partiti da Arezzo alla volta di Torino dove, da domani, verranno mostrati al pubblico durante Movie Icons, all’interno del Museo Nazionale del Cinema.

    Tim Burton era invidioso

    La mostra viene inaugurata proprio negli spazi in cui, fino al mese scorso, era presente l’esposizione dedicata al visionario regista Tim Burton. Racconta l’organizzatore Luca Cableri: “In quell’occasione ho avuto il piacere di conoscerlo. Mi ha chiesto se nella mia collezione avessi oggetti di qualche suo film. Ma certo che sì, sono un appassionato, ne ho molti, gli ho risposto. Fra questi la tuta del primo Batman, quello del 1989, diretta proprio da lui”. Un’apparizione che ha sorpreso il regista, facendogli esclamare con una punta di invidia: “Accidenti, io non ce l’ho!”.

    Parla il curatore della mostra, cacciatore di cimeli

    Friulano di nascita, Cableri è approdato in quel di Arezzo – come spesso capita – per amore. Viene soprannominato il “gallerista dell’impossibile”. Da più di venti anni viaggia, infatti, in tutto il mondo a caccia dell’introvabile, non solo di carattere cinematografico.

    Uno spazio dove puoi trovare di tutto

    Il suo spazio Theatrum Mundi, pieno di cose fra le più disparate, ospita una eclettica selezione in cui straordinari esemplari paleontologici, come dinosauri, fossili e meteoriti, vengono presentati a fianco dei miti dell’era attuale. Tra cui costumi originali di produzioni cinematografiche hollywoodiane ma anche autentiche tute spaziali, testimonianza dell’era delle grandi conquiste del cosmo. Una combinazione più unica che rara di archeologia, arte classica e primitiva, design contemporaneo.

    Il suo culto per il cinema

    Dichiara Cableri: “Una collezione che nasce dalla passione per il cinema. Uno strumento magnifico che ha il potere di sollevarci dalla realtà, facendoci diventando quello che vogliamo. Avere questi oggetti, oltre alla loro bellezza, è terapeutico, mi riportano all’emozione suscitata dal film”.

    Il potere della celluloide

    Prosegue il curatore: “Le emozioni che i film sono in grado di trasmettere le ho riviste negli occhi di chi ha visitato la nostra galleria ad Arezzo. Davanti ad un oggetto di un film ho visto pianti, abbracci. Niente di simile difronte ad un dinosauro, ad un pezzo di luna o di meteorite esposti proprio vicini. Quelli cinematografici sono oggetti altamente iconici, che parlano al visitatore”.

    In lungo e in largo per la Penisola

    Una mostra che si prefigge di girare tutta l’Italia, per far conoscere oggetti che rappresentano vere e proprie iImmagini iconiche, paragonabili a opere d’arte di respiro universale. Ogni pezzo narra una ricerca artistica precisa.

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      Cinema

      Charlize Theron snobbata da Bezos e Lauren Sanchez: “Loro fanno schifo, noi siamo a posto”

      Charlize Theron ironizza sul mancato invito al matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez e poi affonda il colpo: “Penso che siamo le uniche a non aver ricevuto un invito. Ma loro fanno schifo”. E forse, tra jet privati e pacchianerie, non esserci è stato un colpo di fortuna.

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        A Venezia, il matrimonio da favola tra Jeff Bezos e Lauren Sanchez ha attirato mezza Hollywood. Star, miliardari, influencer, politici, e una discreta dose di pacchianeria si sono riversati in Laguna per quello che molti hanno definito l’evento del secolo. Tutti presenti, o quasi. Perché tra i grandi esclusi – e parecchio risentiti – c’era Charlize Theron. E l’attrice premio Oscar non ha perso l’occasione per farlo notare al mondo intero.

        Sabato scorso, durante l’annuale Block Party organizzato dalla sua fondazione benefica “Africa Outreach Project”, Charlize ha fatto una battuta che sapeva di rosicata, ma anche di velenosa ironia. «Penso che siamo le uniche persone a non aver ricevuto un invito», ha detto con un mezzo sorriso, ma il tono era tutt’altro che neutro.

        Difficile non cogliere il disappunto sotto l’ironia. Perché essere esclusi dal party del miliardario più chiacchierato del globo e dalla sua ex giornalista diventata regina del jet set, fa notizia. Ma Charlize ha rincarato la dose, andando ben oltre la stoccata: «Ma va bene, perché loro fanno schifo e noi siamo a posto». Un colpo basso, certo, ma che strappa applausi in un’epoca in cui dire quello che si pensa – soprattutto se scomodo – è diventato rivoluzionario.

        Il contesto, poi, era quanto mai significativo: non una première o un red carpet, ma un evento benefico dedicato alla salute e alla sicurezza dei giovani sudafricani. Una serata sobria e impegnata, lontana anni luce dai festeggiamenti barocchi messi in piedi dalla coppia Bezos-Sanchez.

        E dire che gli invitati al matrimonio non mancavano di peso: Leonardo DiCaprio con Vittoria Ceretti, Tom Brady, Oprah Winfrey, Ivanka Trump e Jared Kushner, senza dimenticare il clan Kardashian al completo. Sembrava la versione terrestre del Met Gala con budget illimitato e gusto opinabile.

        Nel tripudio di sfarzo, champagne e gondole, forse Charlize Theron ha avuto davvero poco da rimpiangere. Tra i gossip di laguna e l’aria da girarrosto veneziano, la sua assenza potrebbe essere stata una benedizione. E lei lo sa bene. Tanto che, tra una stilettata e un applauso solidale, ha ringraziato il pubblico presente: «Grazie per aver dedicato del tempo a partecipare, soprattutto quando il mondo sembra bruciare».

        Charlize 1 – Feste pacchiane 0.

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          Cinema

          Luca Zingaretti tra cinema, scuola e memoria: «La preside di Caivano? Una lezione di resistenza»

          Luca Zingaretti sbarca a Ischia con la moglie Luisa Ranieri e presenta La casa degli sguardi. Parla del suo debutto da regista, della fiction su Eugenia Carfora, della memoria di Camilleri e di un sogno rimasto nel cassetto: un film su Garibaldi, il rivoluzionario “pop”.

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            Sbarca a Ischia a bordo della sua barca, in compagnia della moglie Luisa Ranieri, Luca Zingaretti. Ad attenderlo c’è il pubblico del 23esimo Ischia Film Festival, diretto da Michelangelo Messina, che accoglie l’attore – e ora anche regista – per la proiezione de La casa degli sguardi, film tratto dal romanzo di Daniele Mencarelli che segna il suo debutto dietro la macchina da presa.

            «Desideravo mettermi alla prova dall’altro lato della telecamera da dieci anni, col tempo il desiderio è diventato una vera e propria urgenza», racconta. «Sono rimasto fulminato dal libro di Mencarelli, dalla storia di questo ragazzo devastato da un mal di vivere talmente profondo da aver bisogno di anestetizzarsi per andare avanti. Occuparmi della regia è stato un viaggio faticoso e sorprendente, che voglio ripetere. Attualmente sto lavorando a tre storie, ma devo ancora scegliere quale sviluppare».

            Con Luisa Ranieri, Zingaretti è anche produttore della casa Zocotoco, impegnata in questi mesi con La preside, fiction per Raiuno ispirata alla figura di Eugenia Carfora, preside dell’istituto Francesco Morano a Caivano. Un progetto che, a sentire lui, nasce da una folgorazione.

            «Abbiamo scoperto questa storia guardando Che ci faccio qui di Domenico Iannacone. Il giorno dopo ho chiamato la scuola e chiesto della preside. Quando mi ha risposto, le ho detto: “Buongiorno, sono Luca Zingaretti” e lei mi ha risposto: “E io sono Napoleone”, poi ha riattaccato. Ma alla fine siamo riusciti a parlarci».

            Il tono si fa più serio. «In Italia la scuola viene sempre messa ai margini, e invece forma il nostro futuro. Chi ci lavora si spende, guadagna poco, affronta situazioni delicate. Dovrebbero avere molta più considerazione. Eugenia ha creduto nei suoi ragazzi, si è battuta per garantire loro gli stessi diritti dei coetanei più fortunati. Ha compiuto un miracolo, e la sua storia merita di essere raccontata».

            Impossibile non parlare di Andrea Camilleri, nell’anno del centenario della nascita. Oltre che la penna che ha dato vita a Montalbano, è stato anche il suo insegnante.

            «Quando ero suo studente, l’Accademia non poteva permettersi neanche una telecamera. Camilleri ci insegnava il mestiere con la sua arte di oratore. Aveva uno sguardo inimitabile, riusciva a vedere cose che io neanche notavo. Incontrandolo poi, già scrittore di fama mondiale, era rimasto uguale. La sicurezza di sé non era frutto del successo, ma di una profonda coerenza interiore. Il successo ha poco a che fare con quello che sei, e lui ci credeva. Anche io. Per omaggiarlo interpreterò il suo testo teatrale Lettura di autodifesa di Caino in sole quattro date».

            C’è un personaggio che avrebbe voluto interpretare?

            «Mi sarebbe piaciuto dirigere una storia sulla vita di Garibaldi. Ma per farlo servirebbe un budget importante, e non è il momento storico giusto per il nostro cinema. La sua è una vita pazzesca: era un rivoluzionario vero, un pazzo scatenato che ha portato scompiglio ovunque sia andato. Un personaggio estremamente pop. Chissà, magari un giorno…».

            E Napoli? Per lui è molto più di una città.

            «È una terra in cui il richiamo dell’arte si sente nei vicoli, nel vento, nelle mura. Napoli è cultura. Non è un caso se le opere più importanti degli ultimi trent’anni sono nate qui: cinema, narrativa, teatro, musica. E poi il cibo. Può sembrare una sciocchezza, ma il buon cibo educa ai sensi, allo sguardo. E nessun posto sa farlo meglio di Napoli».

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              Cinema

              Brad Pitt sorprende tutti: “Mai avuto esperienze gay. Me ne pento un po’”

              “Non ho mai avuto un’esperienza omosessuale, ho perso quell’occasione”, rivela Brad Pitt, parlando anche della sua rinascita dopo il divorzio e dell’amore ritrovato con Ines de Ramon. Ma i nodi con i figli restano.

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                Brad Pitt si racconta senza maschere. Ospite del podcast “Armchair Expert” condotto da Dax Shepard, l’attore 60enne ha regalato al pubblico una chiacchierata intima, disarmante e piena di ironia. E proprio con una battuta ha ammesso quello che nessuno si aspettava: “Non ho mai avuto un’esperienza omosessuale. Ho perso quell’occasione”, ha detto con il suo sorriso sornione, aggiungendo: “E se mai dovessi averla, non saresti tu”, rivolgendosi al conduttore.

                Una frase leggera, ma che racconta anche una certa libertà interiore, lontana da rigidità o mascolinità tossiche. Brad Pitt si è mostrato per quello che è: un uomo consapevole dei propri limiti, ma anche capace di riderci su.

                Durante l’intervista, l’attore ha poi affrontato temi ben più seri, come il periodo buio seguito alla separazione da Angelina Jolie nel 2016. “Ero in ginocchio”, ha confessato. Un dolore che lo ha spinto a cercare aiuto: “Ho iniziato a frequentare gli Alcolisti Anonimi. Stavo provando qualsiasi cosa. Avevo bisogno di un reset totale”.

                Il percorso, avviato in sordina e senza proclami, lo ha portato a una nuova consapevolezza. “In quei gruppi ti senti autorizzato a dire: ‘Ok, vado oltre il mio limite e vedo che succede’. E poi ho iniziato ad amarli”, ha spiegato, parlando con rispetto di quel periodo delicato.

                Oggi, accanto a lui c’è Ines de Ramon, con cui ha una relazione dal 2022. La serenità sembra essere tornata, almeno sul piano sentimentale. Ma resta tesa la situazione con alcuni dei sei figli avuti con Jolie: secondo indiscrezioni, alcuni di loro avrebbero deciso di abbandonare il suo cognome, segnando una distanza ancora profonda.

                Brad Pitt, però, non si nasconde. Parla di sé con leggerezza quando può, con dolore quando serve. E in entrambi i casi, lascia il segno. Meno icona da copertina e più uomo reale, fatto di ferite, cambiamenti e, perché no, anche di qualche rimpianto ironico.

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