Musica
Silvio Berlusconi e Jimi Hendrix: ma che ci azzeccano?!?

Cosa c’entrano Silvio Berlusconi e Jimi Hendrix?!? Questa apparentemente sorprendente relazione lega i due personaggi per un dettaglio preciso, che conoscono in pochi. Un aspetto davvero singolare: si tratta del prezioso materiale con cui è stata costruita la bara che contiene il feretro con le spoglie di Silvio Berlusconi, i cui funerali di Stato si svolsero in Piazza Duomo a Milano il 14 giugno 2023. Tra poco si celebreranno quindi i 2 anni dalla sua dipartita.
Cosa c’entrano Silvio Berlusconi e Jimi Hendrix?!?
Il feretro che contiene i resti del Cavaliere è stato realizzato dai maestri artigiani dell’Art Funeral Italy di Caravaggio, in provincia di Bergamo. Una bara in legno di mogano con striature color rosso bruno proveniente dall’Honduras. Il medesimo legno con cui venivano costruite le leggendarie chitarre di Jimi Hendrix!
20 giorni di lavoro
La bara, come spiegato dal titolare dell’azienda Paolo Imeri, si chiama 23 Duomo. Per realizzarla ci sono voluti circa 20 giorni, 10 solo per la lucidatura. Il legno con cui è stata realizzata è stagionato e di elevatissima qualità. Il materiale utilizzato è stato ricavato sezionando tronchi interi, in modo da preservare le sue naturali venature, valorizzando in questo modo l’impronta digitale del legname.
Solo per la verniciatura ci sono voluti 10 giorni di lavoro
Altra caratteristica peculiare nella realizzazione del feretro è la doppia verniciatura: un processo che ha richiesto ben 10 giorni di tempo. Sulla bara infatti, grazie alla doppia verniciatura del legno è stato possibile creare un duplice effetto, visibile al meglio sotto la luce solare. Il cofano, infatti, risulta perfettamente lucido, in grado di mettere in risalto le venature del pregiato legno. Le parti parti laterali della bara e della cornice sono invece satinate.
Quanto costa?
Il proprietario dell’azienda costruttrice non parla di soldi, per motivi di riservatezza. Si tratta dello stesso tipo di bara in cui giace l’imprenditore Leonardo Del Vecchio, scomparso nel giugno del 2022. L’azienda non ha avuto contatti diretti con la famiglia Berlusconi, realizzando la bara su commissione per terzi.
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Musica
Pino, il docufilm che celebra l’uomo e l’artista simbolo della Napoli cantautorale
A dieci anni dalla sua scomparsa e nel settantesimo anniversario della sua nascita, il grande Pino Daniele torna a vivere sul grande schermo con Pino, il docufilm diretto da Francesco Lettieri. Questo progetto unico racconta l’artista e l’uomo attraverso immagini inedite, testimonianze di amici e colleghi, e una Napoli che continua a risuonare della sua musica.

Prodotto da Groenlandia, Lucky Red e Tartare Film, in collaborazione con TimVision e Netflix, il film sarà un evento nelle sale il 31 marzo, l’1 e il 2 aprile, per poi approdare in streaming in estate. Lettieri, già noto per Ultras e Lovely Boy, nonché per il successo di Il segreto di Liberato, ha voluto rendere omaggio a Pino Daniele con uno sguardo intimo e profondamente rispettoso.
Una voce senza tempo
Uno degli elementi più affascinanti del documentario è l’integrazione di quattro nuovi videoclip girati nella Napoli contemporanea, costruiti su altrettanti capolavori di Pino Daniele. Un’operazione che dimostra quanto le sue canzoni siano ancora oggi incredibilmente attuali, capaci di parlare a nuove generazioni con la stessa forza di un tempo. Come spiega il regista: «Ho cercato di seguire e mantenere quel sentimento di un me stesso ragazzino quando ho scoperto la sua musica». Un intento riuscito, che restituisce tutta la potenza emotiva di brani intramontabili.
Emozioni a sette note
Con Pino, Francesco Lettieri riesce a restituire tutta l’essenza di un artista straordinario, capace di fondere blues, jazz e sonorità mediterranee in un sound unico e inconfondibile. Il docufilm non è solo un tributo a Pino Daniele, ma un viaggio emozionante tra musica, storia e sentimento, capace di far rivivere la magia di un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana e internazionale.
Napoli e la voce di chi ha vissuto Pino Daniele
Il docufilm si avvale della guida d’eccezione di Federico Vacalebre, giornalista e critico musicale del Mattino, che accompagna lo spettatore per le strade di Napoli, raccontando la storia di Pino attraverso interviste a musicisti e amici storici. Tra i protagonisti troviamo James Senese, Rosario Jermano, Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo e Tony Esposito, artisti che hanno condiviso con Pino il palco e la vita. Ma non finisce qui: in sottofondo, solo in voce, si susseguono i ricordi di grandi nomi della musica italiana e internazionale, come Fiorello, Jovanotti, Vasco Rossi, Fiorella Mannoia, Loredana Bertè ed Eric Clapton. Un racconto corale che permette di scoprire il lato più umano e privato del cantautore napoletano.
Immagini inedite e testimonianze emozionanti
Uno degli aspetti più toccanti di Pino è la collaborazione del figlio Alessandro Daniele e della Fondazione Pino Daniele, che ha permesso l’accesso a materiali esclusivi. Tra le chicche del documentario troviamo fotografie dagli album di famiglia, documenti personali e aneddoti sorprendenti, come quello che vede l’Alitalia offrirgli un posto da steward lo stesso giorno in cui lui firma il contratto con la Emi. Momenti iconici vengono riportati alla luce, come l’incontro con Massimo Troisi nella sua casa, dove Pino gli fa ascoltare Quando, regalando un’immagine di amicizia e condivisione che commuove ancora oggi.
La sorpresa finale: un inedito
A rendere il film ancora più speciale è la scoperta di un brano inedito: Tiene a mano, una canzone scartata – non ne si capisce il motivo – dall’album Vai mo’. Un regalo prezioso per i fan, che potranno ascoltare una nuova sfumatura della genialità di Pino Daniele, a conferma del fatto che la sua musica è un patrimonio senza tempo.
Musica
Brunori Sas: “Napoli ha colonizzato la mia infanzia. Sogno di cantare ‘Malafemmena’”
Dopo il podio a Sanremo e milioni di streaming su Spotify, Brunori Sas torna in concerto con un tour “alla vecchia maniera”. “Napoli mi ha formato. Ho un legame viscerale con la sua musica, i suoi artisti, la sua gente. Sarà uno show unico, senza effetti speciali. Solo canzoni vere e un affetto grande”.

Dario Brunori, in arte Brunori Sas, è tra i musicisti più ascoltati del 2025. La sua hit sanremese L’albero delle noci, che dà anche il titolo al nuovo album, ha superato i 15 milioni di streaming su Spotify. Dopo il trionfo al 75° Festival di Sanremo, dove ha conquistato il podio e il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, arriva stasera al Palapartenope per una tappa molto attesa del suo tour.
“Sarà un concerto alla vecchia maniera” ha dichiarato. “Senza trovate sceniche fini a sé stesse. Tutto quello che si sente è live, con le sue ‘sporcature’ e le sue imperfezioni. Ogni concerto è diverso dall’altro, anche in funzione della città in cui mi esibisco. E siccome amo Napoli in maniera speciale, sarà un concerto unico”.
Il rapporto con Napoli, del resto, è profondo: “Il mio legame con la musica napoletana è letteralmente viscerale. Così come lo è l’influenza che Napoli ha esercitato su di me. Sono cresciuto con le canzoni partenopee, da Pino Daniele a Roberto Murolo, ma anche con figure di riferimento extra musicali come Massimo Troisi ed Eduardo De Filippo”.
“Ho vissuto in un paese di mare della costa nord calabrese, e in estate eravamo spesso ‘colonizzati’ dai napoletani. Ma non lo dico in senso negativo. C’erano magari prima le risse, poi sempre e solo abbracci. In fondo abbiamo in comune molte cose, a partire dall’aspetto comico e teatrale con cui tendo a gestire il mio modo di parlare”.
E confessa: “Mi piacerebbe tantissimo cantare una canzone tradizionale napoletana. ‘Malafemmena’ in particolare. Credo che in questo periodo storico sia particolarmente giusto cantarla”. Ma non è l’unico brano che ama: “Tra quelli più antichi aggiungerei ‘Reginella’. Poi c’è ‘Cammina cammina’ di Pino Daniele. La trovo superlativa. Racconta il punto di vista di un vecchio con una tenerezza incredibile. Mi commuove ogni volta che la riascolto. È contenuta in un disco miliare come ‘Terra mia’, scritto ai tempi in una valle di lacrime”.
Durante il tour, il cantautore ha deciso di proiettare sui maxischermi scene di vecchi matrimoni: “Sulle note di ‘Per non perdere’ proiettiamo anche alcune immagini del matrimonio di mio padre e mia madre, rigorosamente in Super8. Mi fa piacere che le persone abbiano spunti su cui soffermarsi, così da non distrarsi con gli schermi del cellulare”.
E conclude con un sorriso: “C’è molto affetto ai miei live. Il mio pubblico mi chiama ‘Darione’, che per il mio sex appeal è un po’ una caduta tragica. Ma è un nomignolo che racconta un legame profondo. E io ci tengo a tenerlo vivo, canzone dopo canzone”.
Musica
Ho (quasi) vinto Sanremo ma anche all’Eurovisiono sarò solo Lucio…
Il secondo classificato di Sanremo 2025, Lucio Corsi, torna sulla scena musicale con “Volevo essere un duro”, un album che mescola nostalgia, realtà e fantasia senza perdersi in inutili orpelli. Il quarto disco in studio dell’artista toscano è disponibile da oggi in digitale, mentre la versione fisica arriverà l’11 aprile. Un viaggio musicale che, tra sonorità ricercate e testi evocativi, continua a esplorare il suo mondo unico. Per il prossimo impegno all’Eurovision non aspettatevi nessun “fuoco d’artificio”… ma solo tanta sincerità.

Il suo nuovo disco è il risultato di un intenso lavoro a sei mani con Tommaso Ottomano, che ha collaborato alla scrittura, composizione e produzione, e Antonio “Cuper” Cupertino. Nove tracce che raccontano storie di personaggi sospesi tra il passato e l’immaginazione: tra questi Francis Delacroix, un fotografo di vecchia data, e Rocco, il compagno di scuola delle medie. Con questo nuovo progetto, si conferma un narratore capace di trasformare le esperienze personali in musica senza tempo. Riportando in auge la figura del cantautore, del quale l’Italia può vantare una grande tradizione, capace di fotografare la realtà ma col tocco poetico della fantasia.
Tra tour sold out e nuove date
Con l’uscita dell’album arriva anche il “Club Tour”, che partirà il 10 aprile e ha già registrato il tutto esaurito. Ma niente paura: per chi non è riuscito a trovare i biglietti, ci saranno altre 25 date estive in tutta Italia. Un’occasione imperdibile per vedere dal vivo un artista che riesce a portare sul palco la stessa autenticità che caratterizza la sua musica. “Scrivere è un viaggio, un modo per esplorare me stesso e il mondo che mi circonda”, racconta Corsi. “Mi piace mescolare la mia infanzia con quella degli altri e fare scelte diverse per il futuro”.
Arte visiva e ispirazioni pittoriche
Lucio Corsi non è solo un cantautore, ma un artista a tutto tondo. La madre ha curato tutte le copertine dei suoi album, compresa quella di Volevo essere un duro, che ritrae una ballerina dai capelli rossi, scelta per il forte legame con i temi dell’album. Non mancano riferimenti pittorici importanti: Corsi si ispira a Ligabue, pittore amato fin da bambino per la sua capacità di raccontare storie attraverso le immagini. Un connubio tra musica e arte che arricchisce ulteriormente la sua poetica.
Eurovision 2025: sobrietà e autenticità
Dopo il secondo posto a Sanremo, Lucio Corsi si prepara all’Eurovision Song Contest. Ma niente effetti speciali: “Non sono un tipo da fuochi d’artificio”, dichiara. “La canzone rimarrà la stessa, senza troppa scenografia. Vogliamo che la nostra musica parli da sola, come ai concerti”. Un approccio coerente con il suo stile, lontano dagli eccessi, ma sempre autentico. E chissà, magari questa volta, senza fronzoli e senza compromessi, riuscirà davvero a essere il più duro di tutti.
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