Personaggi e interviste
I ricordi di Mirca Viola, una Miss che ha fatto la storia
Mirca Viola è molto più di un’ex Miss: la sua storia di coraggio, bellezza e talento è diventata simbolo di riscatto e determinazione. Scopri come una ragazza di Forlì è passata da un’ingiusta squalifica a un’affermata carriera nel mondo del cinema.

Nel 1987, Mirca Viola, giovane e splendida diciannovenne originaria di Forlì, conquista il titolo di Miss Italia grazie al suo fascino naturale e al portamento impeccabile. Tuttavia, la sua vittoria dura poco: viene squalificata perché sposata e madre di un bambino, condizioni allora vietate dal regolamento del concorso. La corona passa alla seconda classificata, Michela Rocco di Torrepadula, ma nell’immaginario collettivo Mirca resta la vera reginetta. Il suo caso suscita grande clamore mediatico e diventa simbolo di un sistema che, negli anni, sarà costretto a cambiare. Nel 1994, il conduttore Fabrizio Frizzi le assegna simbolicamente il titolo di Miss Italia ad honorem, riconoscendo la sua importanza storica.
Una carriera oltre la passerella
Nonostante la squalifica, Mirca Viola non si lascia abbattere. Anzi, trasforma quella battuta d’arresto in un trampolino di lancio per una brillante carriera nel mondo dello spettacolo. Dopo gli esordi come modella, approda al cinema e alla televisione, distinguendosi per versatilità e carisma.
Nel 2011 debutta alla regia con il film L’amore fa male, dirigendo attori del calibro di Stefania Rocca, Nicole Grimaudo e Stefano Dionisi. Tre anni dopo firma il suo secondo lungometraggio, Cam Girl, confermando la sua maturità artistica e uno stile registico personale.
Scelta nata per caso
Raccontando la sua esperienza, Mirca Viola svela che la partecipazione a Miss Italia fu del tutto casuale. A quei tempi lavorava già come modella a Milano, dopo essersi classificata terza al concorso “Look of the Year”. Tornata temporaneamente in Romagna per motivi familiari, viene notata in spiaggia a Riccione dagli organizzatori delle selezioni regionali, che la invitano a partecipare. Scettica ma incuriosita, accetta quasi per gioco. Dopo aver vinto il titolo di Miss Romagna, arriva in finale nazionale, dove viene incoronata Miss Italia. Solo in seguito scoprirà la clausola che esclude le donne sposate, norma che proprio il suo caso contribuirà ad abolire negli anni successivi.
L’eredità di una donna libera
Oggi Mirca Viola è considerata un esempio di emancipazione e determinazione. La sua storia rappresenta un punto di svolta nella cultura italiana: non solo per le regole del concorso, ma per il messaggio che ha trasmesso. Essere madre, moglie e artista non deve essere un limite, ma una forza. Il suo percorso testimonia come anche da un’ingiustizia possa nascere una rivoluzione silenziosa. E Mirca, con la sua eleganza e il suo talento, è diventata l’icona di una nuova femminilità: indipendente, caparbia e creativa.
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Personaggi e interviste
Riccardo Rossi, il re del “tampinamento seriale”: una vita tra cinema, tv e star
L’attore romano, sempre pronto a una battuta, ci racconta la sua carriera costellata di incontri con le celebrità e la sua scelta di vita da scapolo convinto.

Riccardo Rossi, volto noto del cinema e della televisione italiana, è un personaggio eclettico e dalla verve inconfondibile. Con la sua simpatia e la sua ironia ha conquistato il pubblico, diventando uno degli attori più amati del nostro paese. Ma chi è davvero Riccardo Rossi dietro la maschera del comico?
Un inizio tra cinema e tv
Nato a Roma nel 1962, Rossi ha debuttato al cinema a soli 22 anni, nel film “College“. Da lì in poi, la sua carriera è stata costellata di ruoli in film e serie tv di successo, come “I ragazzi della 3ª C” e “Dio c’è”. Negli anni ’90 ha conquistato il pubblico televisivo con la sua partecipazione a programmi come “Non è la Rai” e “Forum”.
Riccardo Rossi o meglio il “tampinatore seriale”
Ma è forse per la sua passione per le celebrità che Rossi è diventato famoso. Autodefinitosi un “tampinatore seriale”, ha raccontato in numerose interviste i suoi incontri con star del cinema e dello spettacolo. Da Sean Connery a Fanny Ardant, da Alberto Sordi a Raffaella Carrà, Rossi ha collezionato una serie di aneddoti divertenti e curiosi. E nonostante il successo e le numerose conquiste, Rossi ha scelto di rimanere single. “Ho pensato tanto all’amore eterno, all’anima gemella, ma poi ho capito che non fa per me“, ha confessato in un’intervista. L’attore ha spiegato che preferisce la libertà e l’indipendenza, e che non crede nel matrimonio come istituzione.
Un’esistenza tra cinema, tv e… cucina
Oltre alla carriera di attore, Rossi è un appassionato di cucina. Ha partecipato a numerosi programmi televisivi dedicati al cibo e ha scritto diversi libri di ricette. La sua passione per il buon cibo lo ha portato a viaggiare in lungo e in largo, alla scoperta di nuovi sapori e tradizioni culinarie. In tavola la sua solita simpatia, la sua ironia e la sua voglia di vivere. Tre qualità con le quali è riuscito a conquistare il pubblico e a ritagliarsi un posto speciale nel cuore degli italiani.
Personaggi e interviste
Tuona Alessandro Gassmann: No a raduni fascisti nel teatro dedicato a mio padre!
Alessandro Gassmann chiede la rimozione del nome del padre, Vittorio, dal Teatro Condominio di Gallarate, dopo che la struttura ha ospitato un evento dell’estrema destra. La vicenda solleva interrogativi sull’uso degli spazi culturali pubblici e sull’eredità dei grandi artisti italiani.

Il Teatro Condominio di Gallarate, fondato nel 1862 come Teatro Sociale, è stato per decenni un punto di riferimento culturale nella provincia di Varese. Dopo anni di chiusura, nel 2006 è stato riaperto e intitolato a Vittorio Gassman, uno dei più grandi attori italiani del 900. La scelta di dedicare a lui il teatro è stata un omaggio alla sua straordinaria carriera e al suo contributo al teatro italiano.
La polemica: un evento controverso accende gli animi
Recentemente, il Teatro Condominio ha ospitato il Remigration Summit, un convegno organizzato da gruppi di estrema destra. La scelta di utilizzare una struttura pubblica intitolata a un artista noto per i suoi valori antifascisti ha suscitato indignazione. In particolare, Alessandro Gassmann, figlio di Vittorio, ha espresso il suo disappunto, chiedendo la rimozione del nome del padre dal teatro.
La reazione di Alessandro Gassmann: una questione di coerenza
Alessandro Gassmann ha dichiarato: “L’estrema destra si incontri dove vuole, ma non nella sala intitolata a Vittorio. I nostri parenti uccisi dai nazifascisti”. Le sue parole riflettono una profonda preoccupazione per l’uso degli spazi pubblici e per la memoria storica. Per Gassmann, associare il nome del padre a un evento di estrema destra è inaccettabile e contraddice i valori che Vittorio ha sempre rappresentato.
Il dibattito pubblico, tra libertà di espressione e rispetto della memoria
La vicenda ha acceso un acceso dibattito sull’uso degli spazi culturali pubblici. Da un lato, c’è chi sostiene la libertà di espressione e l’uso delle strutture pubbliche da parte di tutti i gruppi, indipendentemente dalle loro ideologie. Dall’altro, c’è chi ritiene che ospitare eventi di estrema destra in luoghi intitolati a figure simbolo dell’antifascismo sia una mancanza di rispetto per la memoria storica e per i valori democratici.
Una riflessione sull’eredità culturale
La richiesta di Alessandro solleva interrogativi importanti sull’eredità culturale e sulla gestione degli spazi pubblici. È fondamentale che le istituzioni riflettano sull’uso delle strutture culturali, garantendo che siano coerenti con i valori che rappresentano. In un’epoca in cui la memoria storica è spesso messa in discussione, preservare l’integrità dei luoghi simbolo della cultura italiana è più importante che mai.
Personaggi e interviste
Fiorello demolisce la Rai: “Palinsesti da 27 anni fa. Chi li fa meriterebbe una pallottola nel cuore”
Don Matteo 13, Imma Tataranni 3, Makari 3: per Fiorello la programmazione Rai è “la stessa di 27 anni fa”. E rilancia: “Questo non è un palinsesto, è un miracolo che cammina”. Frecciate anche al mondo del cinema e ai furbi del tax credit: “Facciamo le sovvenzioni, ma pure autocritica”.

Nel debutto ufficiale del suo nuovo programma su Rai Radio2, La pennicanza, lo showman siciliano ha fatto quello che gli riesce meglio: mescolare ironia, paradosso e verità che bruciano. E la prima vittima è stata proprio la Rai, colpevole — secondo lui — di aver messo il palinsesto in naftalina nel 1997 e di non averlo mai più tirato fuori.
“I palinsesti Rai sono quelli di 27 anni fa”, dice ridendo (ma neanche troppo), “chi li fa meriterebbe una pallottola nel cuore”. E poi affonda il colpo: “Questo non è un palinsesto, è accanimento terapeutico. Ora inizia la stagione delle repliche: Don Matteo 13 (don Matteo ormai ha 109 anni), Lolita Lobosco 2, Imma Tataranni 3, Makari 3, Bianca 2, L’allieva e Cuori. Praticamente RaiUno è il museo delle cere”.
La battuta è feroce, ma l’applauso è servito. Perché sotto la risata c’è una stoccata a una tv che sembra aver perso il coraggio dell’innovazione. E non è finita.
Fiorello, in una finta telefonata con Gabriele Muccino, si toglie qualche sassolino anche dalle scarpe del cinema italiano: “Ci sono stati dei furbetti che si sono approfittati dei finanziamenti. Il cinema dovrebbe dirlo: sì alle sovvenzioni, ma anche un po’ di autocritica. In questo governo e in quelli precedenti c’è sempre stato chi ha fatto il furbo”.
La puntata poi scorre tra telefonate vere (come quella a Silvia Toffanin, beccata mentre “lavava i piatti”), revival di Ramazzotti e un botta e risposta live con il direttore di Repubblica, Mario Orfeo, che gli scrive per ricordargli che Veltroni, da lui citato, “scrive per il Corriere”. La risposta? “Ma Veltroni è comunista!”. Finezza e nonsense firmati Fiore.
Lo show è appena iniziato, ma la linea è chiara: La pennicanza sarà anche una siesta pomeridiana, ma non per chi siede ai piani alti della tv pubblica. Per loro, il risveglio è già stato piuttosto traumatico.
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