Televisione
Magalli, il guastafeste che ci voleva: affonda Cattelan e Canalis senza pietà

Giancarlo Magalli torna a far parlare di sé e lo fa nel modo che gli riesce meglio: sparando a zero su colleghi e personaggi del mondo dello spettacolo con la sua solita ironia velenosa. Durante la diretta su Twitch del programma “Gialappa’s dire Sanremo”, il conduttore ha regalato al pubblico una serie di bordate che hanno immediatamente acceso il dibattito.
Primo bersaglio della serata: Alessandro Cattelan. Magalli non si è limitato a una critica, ma ha direttamente diagnosticato un “accanimento terapeutico” nei confronti del conduttore di “Stasera c’è Cattelan”, sottolineando come la Rai continui ostinatamente a riproporlo in qualsiasi format, anche se il pubblico sembra averlo lasciato altrove. «Gli fanno presentare di tutto, ma è un caso di accanimento terapeutico», ha commentato con il solito sorriso beffardo, facendo intendere che, forse, sarebbe il caso di staccare la spina.
Ma il momento più perfido è arrivato con Elisabetta Canalis, altro nome che Magalli non ha proprio saputo risparmiare. Con una battuta al vetriolo ha demolito la showgirl sarda con la precisione di un cecchino: «Una donna famosissima per tutto, tranne che per quello che sa fare. Che fa? Che sa fare?». Un colpo basso? Probabile. Ma di certo, è quello che molti pensano da anni senza mai osare dirlo apertamente.
Magalli, in fondo, ha fatto quello che gli viene meglio: dire quello che tanti pensano ma nessuno dice ad alta voce. Sarà anche un veterano della tv, ma quando si tratta di scatenare polemiche e togliersi qualche sassolino dalla scarpa, la sua lingua rimane più affilata che mai.
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Televisione
Ormai la legge del porno detta le regole anche nelle serie tv
Le serie TV più recentihanno accolto senza pudore l’estetica del porno: corpi perfetti, scene esplicite e un linguaggio che strizza l’occhio ai siti per adulti. Da Game of Thrones a The Deuce, ecco come il sesso ha cambiato il piccolo schermo.

Una volta la pornografia cercava di imitare la realtà, oggi sembra il contrario. Le serie TV hanno sdoganato una nuova estetica e un modo di raccontare il sesso che deve molto all’industria dell’hard. Non si tratta solo di scene più esplicite, ma di veri e propri canoni estetici e narrativi mutuati dal mondo dei film per adulti.
Protagonista dappertutto
La pornografia ha sempre avuto una sua estetica, fatta di corpi scolpiti, inquadrature precise e un linguaggio codificato. Questi elementi sono entrati anche nelle produzioni di alto livello, rendendo il sesso un punto focale della narrazione. Da Spartacus a Suburra, passando per il Trono di Spade, il sesso è ormai protagonista.
Corpi perfetti e depilazione medievale
Avete mai pensato che in epoche storiche remote l’ultima preoccupazione fosse l’addome scolpito o la ceretta brasiliana? Eppure, guardando serie come The Tudors o Vikings, i protagonisti sembrano pronti per una sfilata di intimo. La ricerca del corpo perfetto, esaltata dal porno, ha contagiato anche il piccolo schermo. Addominali scolpiti e corpi perfetti sono diventati la norma, creando un’estetica surreale anche nei contesti storici.
Il fascino della parodia soft
Internet ha una regola d’oro: se esiste, esiste anche la sua versione porno. Si chiama rule 34, tratta da un elenco umoristico di regole non ufficiali, citate scherzosamente dagli utenti della rete. Lo stesso vale per le serie TV, che spesso flirtano con questa idea. Spartacus è forse l’esempio più evidente di soft-porn travestito da dramma storico, ma anche The Tudors e Rome della HBO non sono da meno. Le orge romane e i vichinghi in modalità “solo adulti” sono ormai una prassi.
Oggi rappresenta il fulcro della storia
Non servono più scuse per inserire il sesso in una trama: alcune serie TV lo pongono al centro della narrazione. The Deuce, Master of Sex, Hung e Diario di una squillo perbene sono esempi di show che parlano esplicitamente di sesso e lo mostrano con naturalezza. Il linguaggio si è evoluto di pari passo: oggi nessuno arrossisce più davanti a certe battute, mentre un tempo bastava dire “membro” per scatenare imbarazzo.
Tutto in bella vista (e senza censura)
I tempi di Basic Instinct, quando un accavallamento di gambe faceva scalpore, sono finiti. Oggi, scene di sesso esplicite sono la normalità in molte serie. Nip/Tuck e Californication hanno trasformato i loro protagonisti in pornodivi sotto mentite spoglie, mentre True Blood ha reso il sesso tra vampiri e umani una componente imprescindibile. Ogni scena è studiata per essere esteticamente accattivante e perfettamente illuminata, proprio come nei video per adulti.
Strumento di potere
Per anni il porno ha avuto una narrazione maschile, ma le cose stanno cambiando. Oggi il sesso viene visto anche come mezzo di emancipazione e potere. Da 50 Sfumature di Grigio a Sense8, il messaggio è chiaro: la sessualità è fluida, e anche le donne (o chiunque altro) possono essere protagonisti del gioco. Serie come Game of Thrones e Vikings mostrano uomini e donne alla pari quando si tratta di desiderio e potere sessuale.
Se il porno producesse serie tv?
Siamo già a un punto in cui il porno ispira la TV, ma il passo successivo potrebbe essere ancora più audace. Non a caso, un noto sito per adulti si è offerto di produrre una nuova stagione di Sense8, una delle serie più inclusive mai realizzate. Insomma, se un tempo la TV prendeva in giro il porno, oggi sembra che i ruoli si siano completamente ribaltati.
Televisione
Benigni, lezione di Europa in prima serata Rai: «Il nazionalismo è guerra. L’Ue è il sogno più grande»
Lo showman toscano conquista la platea di Rai 1: «L’Europa ci ha regalato pace. I nazionalismi nutrono l’odio. Patrioti sì, ma senza paura dello straniero»

Roberto Benigni incanta, commuove e fa riflettere. “Il Sogno”, andato in onda su Rai 1, ha raccolto 4.396.000 spettatori e il 28.1% di share, portando sugli schermi di prima serata un viaggio potente e appassionato attraverso la storia e il significato più profondo dell’Europa. Un trionfo televisivo e culturale che ha rappresentato una boccata d’ossigeno per una stagione Rai che finora non aveva brillato.
Sul palco, un Benigni travolgente che, per due ore e mezza, ha costruito un monologo denso e vibrante, guidando il pubblico a riscoprire il senso autentico del sogno europeo.
Ed è proprio quando pronuncia «Ventotene» che il pubblico si libera in un applauso spontaneo. Proprio nel giorno in cui Giorgia Meloni ha lanciato una controversa rilettura del Manifesto di Ventotene, Benigni risponde con la grazia della poesia e la forza della storia: «Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni pensarono al nostro futuro con un progetto che era un documento politico». Poi ricorda il ruolo di Ursula Hirshmann e Ada Rossi: «Grazie a due donne, questo manifesto è stato custodito e trasmesso perché noi potessimo costruire un futuro migliore».
Benigni gioca con l’ironia ma colpisce nel segno: «Fortuna che vivo in un Paese che dà libertà di parola, altrimenti altro che Ventotene, già con questo spettacolo mi manderebbero a Sant’Elena».
Il comico toscano parla di pace: «Vi chiedete a che è servita l’Europa? Qual è il risultato? Ebbene, il risultato è stupefacente: il mio babbo ha conosciuto la guerra, mio nonno, il mio bisnonno l’avevano conosciuta. Io no. La mia generazione è la prima che in Europa non ha vissuto guerre».
Per Benigni l’Europa non è solo un’istituzione politica: «È la più grande costruzione istituzionale, politica, sociale, economica degli ultimi cinquemila anni realizzata dall’essere umano sul pianeta terra». E aggiunge: «È un progetto, un ideale, una speranza, una sfida, un sogno».
Poi l’affondo contro le pulsioni nazionaliste: «Il nazionalismo è guerra, ne è la causa, il carburante. L’Unione europea è nata per combatterlo, perché si tratta di una fede integralista, di un’ossessione che mette la Nazione al di sopra di tutto, perfino sopra Dio».
Il monito arriva chiaro: «Attenzione, il nazionalismo spesso si maschera da patriottismo. Ma è un inganno. Io amo l’Italia più della mia mamma – pausa e applausi – ma il patriottismo è un’altra cosa. Un patriota era Garibaldi, e anche lui sognava l’Europa».
Parole pesanti sull’odio e sulla paura: «I nazionalismi si nutrono di paura. Vogliono che abbiamo paura dello straniero, del diverso. E badate, la paura è all’origine di tutte le stupidaggini umane e soprattutto delle stupidaggini politiche. Walter Benjamin diceva che felicità è vivere senza timori».
Come aveva fatto con la Costituzione e la Bibbia, Benigni tesse un monologo politico e culturale profondo: «La più grande invenzione del Novecento sono le organizzazioni sovranazionali».
E ancora: «L’Unione europea è un colpo di scena della storia, una rivoluzione silenziosa che può trasformare il mondo se prima 6, poi 12 e infine quasi 30 Paesi si uniscono e condividono regole democratiche».
Non mancano le stoccate ironiche: «Von der Leyen nel bunker del riarmo» e «Meloni che giura sulla sua Tesla di non stare con Elon Musk», ma il cuore resta la chiamata agli “Stati Uniti d’Europa”: «Ma se ci uniamo poi scompariamo, sento dire. È l’opposto! Con la federazione si uniscono i popoli senza violenze, in modo pacifico, democratico».
Infine, il colpo da maestro: «A Ventotene Ernesto Rossi riceve da Einaudi questi libri sul federalismo. Intanto in Europa è scoppiata la guerra, il mondo sembra impazzito, ma leggendo, meditando, Spinelli e Colorni scoprono che c’è una speranza per l’Europa; federarsi». E chiude con una nota poetica: «Sapete come si è sparso in tutt’Europa quel manifesto? Dentro un pollo arrosto. Alla faccia dei social».
Roberto Benigni ha firmato un racconto necessario, controcorrente e potente. Applausi a scena aperta e, per una volta, la Rai può davvero dirsi orgogliosa.
Televisione
Luciana Littizzetto al Papa: “Papix, ci hai fatto tremare! Non ti vogliamo emerito, il mondo ha ancora bisogno di te”
Littizzetto scrive al Pontefice colpito da problemi di salute: “Sei il nostro Batman, il nostro Ulisse. Senza di te ci manca il fiato, ma niente pensionamento anticipato!”. E lancia consigli e stoccate in perfetto stile torinese.

Quando Luciana Littizzetto prende carta e penna, il risultato è sempre un cocktail micidiale di ironia, affetto e cruda realtà. E la lettera indirizzata ieri sera a Papa Francesco, durante l’ultima puntata di Che Tempo Che Fa, non ha fatto eccezione. L’amatissima comica torinese ha confezionato un messaggio che è già diventato virale: un mix irresistibile di tenerezza, battute affilate e quella umanità che tanto contraddistingue sia lei che il destinatario della lettera, il Papa.
“Papix, ci hai fatto molto spaventare”, scrive Littizzetto allargando la familiarità fino a chiamare Francesco come fosse un nonno birichino. “Più aggiornamenti sulla tua salute che sulle Autostrade”, ironizza Luciana, scherzando sulla pioggia di bollettini medici che hanno tenuto con il fiato sospeso fedeli e non solo.
Ma non è solo una missiva di puro umorismo. Littizzetto ci infila dentro, come sa fare lei, una riflessione profonda sulla fragilità di un mondo allo sbando: Gaza distrutta, l’Ucraina senza pace, i potenti sempre più smarriti, e proprio adesso il Papa si ammala? “Ci siamo sentiti perduti, Papix”, lo rimprovera con dolcezza. Poi l’avvertimento in stile mamma torinese: “Non ti vogliamo emerito!”. Perché se c’è una cosa che Luciana non vuole proprio vedere è un Francesco in pensione.
E allora ecco la raffica di metafore geniali: Francesco come un Batman che ha lasciato Gotham al caos, o come un Ulisse che rinuncia al suo viaggio verso Itaca. Senza il Papa a illuminare il cammino, chi ci ricorderebbe che “la corruzione spuzza”? Chi ci aiuterebbe a non soccombere sotto la valanga di menzogne e superficialità che il mondo ci serve ogni giorno?
Luciana non si limita a fare l’elenco delle cose belle che il Pontefice rappresenta. Gli lascia anche qualche consiglio da vera “zia d’Italia”: meno sbattimenti sulla Papa-mobile, protezione dagli spifferi con un bel plaid, magari lavorato all’uncinetto da qualche cugina di Buenos Aires, e autotune obbligatorio per non affaticare la voce durante i discorsi ufficiali.
La chiusura è tutta un abbraccio, di quelli che solo lei riesce a rendere leggeri e intensi allo stesso tempo: “Stattene lì tranquillo e guarisci con calma. Ma non sparire!”. Perché in un mondo che sembra impazzito, il Papa di Lucianina – e di molti altri – non è solo una guida spirituale, ma una roccia, il “quinto punto cardinale” che ci aiuta a non perdere la bussola.
Con l’inconfondibile sarcasmo torinese e l’amore profondo di chi sa ridere anche quando c’è da piangere, Littizzetto ha trasformato una letterina al Papa in un messaggio che arriva dritto al cuore. E ci ricorda che, anche tra i dolori del mondo, un sorriso può fare miracoli.
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