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    «Ora è tutto da colorare». Poche parole, ma cariche di significato. È così che Angelina Mango ha scelto di celebrare il ritorno alla normalità, condividendo con i suoi follower la promessa più semplice e potente: tornare a vivere, e farlo a colori.

    Lo scorso ottobre aveva sorpreso tutti con una decisione forte: annullare tutti gli impegni musicali per prendersi una pausa. «Devo fermarmi perché voglio prendermi cura di me», aveva spiegato, allontanandosi anche dai social per un lungo periodo, complici problemi di salute legati alla voce ma, soprattutto, una necessità più profonda di rimettere ordine dentro sé stessa.

    Dopo mesi di silenzio, Angelina ha iniziato a riaffacciarsi sui social in punta di piedi, mostrando non la popstar, ma la ragazza. La vediamo mentre canta con la madre, passeggia con il cane, studia per gli esami all’università. Un diario quotidiano, senza filtri, che racconta la normalità ritrovata.

    «Mi sono accorta che esisto davvero anche nella realtà», ha raccontato, sottolineando come la vita offline – quella senza foto, like o stories – le stia insegnando a riscoprirsi. «Mi preparo, mi trucco ogni mattina anche se non farò foto o video. Ci sono lo stesso».

    Nel tempo dei riflettori accesi 24 ore su 24, Angelina ha scelto di spegnerli. Di restare al buio, finché non fosse tornata la luce dentro. E oggi, che spegne 24 candeline, sembra aver trovato un nuovo equilibrio. Un passo alla volta, con i piedi per terra e lo sguardo dritto in avanti.

    Il mondo della musica la aspetta. Ma per ora, la canzone più bella è quella che sta scrivendo con sé stessa. E, a giudicare dal sorriso che accompagna ogni nuovo post, sta andando nella giusta direzione.

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      Al Bano canta in terra russa, un gesto audace che a molti non è piaciuto

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        Al Bano in Russia, nel 2025. Un gesto audace, quasi da romanzo di spionaggio, se il romanzo fosse scritto da un fan dei talent show. In un momento storico in cui la diplomazia si gioca tra sanzioni, embargo e conferenze infuocate, lui prende l’aereo — e va a cantare Felicità a Mosca. Felicità, davvero.

        C’è chi ha gridato allo scandalo, chi ha invocato l’ergastolo culturale, chi ha cercato di boicottare le sue bottiglie di vino (che, poverine, non c’entrano nulla). Ma Al Bano non si scompone: dice che la musica unisce i popoli. Dimenticando che, a volte, i popoli non hanno la minima voglia di cantare… ma di capire da che parte stai. E così, mentre l’Europa discute di armi, gas e diritti umani, lui intona Nostalgia Canaglia davanti a una platea di oligarchi con le lacrime agli occhi. Sarà per la canzone, o per la vodka?!?

        Del resto, Al Bano è un veterano del paradosso geopolitico: è stato Cavaliere in Italia, Artista del Popolo in Russia e probabilmente verrà beatificato in Bielorussia. Ha la magica capacità di essere ovunque e con chiunque, purché ci sia un palco e una tastiera MIDI. Chissà… forse ha ragione lui. Forse la pace mondiale comincerà con un duetto con Putin. Magari sulle note di Ci sarà. O magari no. Ma intanto, un italiano canta in Russia, come se nulla fosse. Ed è proprio questo il problema.

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          Saranno anche dei superstiti degli anni ’80… però senti come suonano!

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            I Duran Duran hanno recentemente incendiato il Foro Italico con due live che hanno sorpreso anche i fan di lunga data. Non solo per l’energia, ma per la qualità sonora e l’eleganza della performance. Si tratta di una versione diversa della band quella che si è presentata sul palco: più matura, più concentrata, più consapevole. Non c’è più l’ossessione estetica degli anni ’80, quel glamour esasperato che li rese icone pop, ma spesso oscurava la loro abilità musicale.

            Simon Le Bon canta con voce più rotonda e sicura, John Taylor fa vibrare il basso con groove inossidabile e Nick Rhodes, dietro i synth, è il solido architetto sonoro di una scaletta che ha mescolato classici e gemme meno note. La sorpresa? Suonano forse meglio oggi di quanto facessero al culmine del loro successo.

            La band appare finalmente libera dalle pressioni dell’immagine, e si concede momenti di vera introspezione musicale. E il pubblico romano non ha potuto che rispondere con entusiasmo, in un clima di festa ma anche di rispetto. I Duran Duran del 2025 non cercano di rivivere il passato: lo celebrano con classe, ma con lo sguardo rivolto dritto verso il futuro: una rinascita artistica, più solida e intensa, che lascia sperare ancora in nuovi anni di buona musica.

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              Non è l’anti Vasco, è solo Liga al massimo volume! Campovolo 2025 da fan

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                C’era da aspettarselo, ma viverlo è tutta un’altra storia. Campovolo 2025 è stato molto più di un concerto: si è trattato di un rito collettivo, un abbraccio lungo una notte intera, una dichiarazione d’amore a quel rock sincero e diretto che solo Luciano Ligabue sa regalare. E no, non è l’anti Vasco. È Liga, e basta. Due mondi paralleli, due cuori rock, ma quello che abbiamo vissuto a Reggio Emilia non ha bisogno di confronti.

                Una scaletta piena di hit

                Dalle prime note di Balliamo sul mondo alle lacrime collettive su Certe notti, è stato un susseguirsi di emozioni che hanno attraversato trent’anni di musica, sogni e verità urlate sotto palco. Il Liga è salito sul palco con la grinta di sempre, gli occhi lucidi e la voce un po’ graffiata dall’anima. Nessun bisogno di effetti speciali, solo chitarre che parlano, parole che arrivano dritte al petto e quella sua voglia irriducibile di raccontarci noi stessi.

                Altro che fazioni: il rock è inclusivo

                Campovolo è il suo regno, e i suoi fan rappresentano i cittadini fedeli che rispondono all’appello, ogni volta. Lì, in mezzo a una folla che canta all’unisono, non esistono paragoni: esiste solo la magia di un rocker che ci conosce uno a uno, anche se non ci ha mai incontrati. Il rock non divide, unisce. E Liga ci è riuscito per l’ennesima volta. Altro che sfide: questa è solo passione vera.

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