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Ma se ti scappa la pipì e non hai i soldi per il caffè che fai?

Senza consumare di solito non si ha il diritto di utilizzare il bagno di un locale pubblico, salvo eccezioni stabilite da specifici regolamenti comunali.

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    E’ possibile fare la pipì nel bagno di un locale senza consumare? La risposta è no. Il bagno nei locali pubblici è riservato a chi consuma e quindi diventa un cliente. Ma la questione è oggetto di diversi dibattiti. A fare il punto su come fare è l’Unione nazionale consumatori che fornisce alcune sintetiche informazioni riguardanti l’uso dei bagni nei locali pubblici senza essere clienti.

    Uso riservato ai clienti

    Di norma, i bagni dei locali pubblici sono riservati ai clienti. Un locale pubblico non è un bagno pubblico e quindi non è obbligato a fornire l’uso del bagno gratuitamente a chi non consuma.

    La sentenza del Tar Toscana: un locale pubblico non è un bagno pubblico

    Una sentenza del Tar Toscana (n. 691 del 18/2/2010) ha chiarito che obbligare i locali pubblici a fornire l’uso gratuito del bagno a chiunque sarebbe un onere economico eccessivo, limitando la libertà di iniziativa economica.

    Obbligo di bagno funzionante

    I locali che somministrano cibo e bevande devono avere un bagno a norma e funzionante, ma questo non implica che il bagno debba essere disponibile per chiunque. L’obbligo è di metterlo a disposizione dei clienti paganti. Per avere diritto all’uso del bagno, basta acquistare il prodotto più economico, diventando così clienti paganti.

    Cosa dicono i regolamenti comunali

    Alcuni comuni possono avere regolamenti specifici che obbligano i locali a permettere l’uso gratuito del bagno al pubblico. Ad esempio, il Comune di Parma richiede che i bagni dei locali siano accessibili gratuitamente al pubblico e che ciò sia comunicato chiaramente all’interno del locale.

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      Tech

      Cina, in arrivo il robot che “partorisce”: tra speranze e timori etici

      L’idea promette di aiutare le coppie sterili e superare la maternità surrogata, ma gli esperti mettono in guardia: replicare la complessità di una gestazione umana potrebbe rivelarsi impossibile.

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      robot incinto

        Potrebbe sembrare il copione di un film di fantascienza, e invece è realtà. In Cina, la startup Kaiwa Technology, fondata dal ricercatore Zhang Qifeng – dottore di ricerca alla Nanyang Technological University di Singapore. Ha annunciato di lavorare a un robot umanoide dotato di utero artificiale. L’obiettivo è ambizioso: permettere a un feto di crescere per nove mesi in un ambiente completamente artificiale e nascere in salute, senza bisogno del corpo materno.

        Il funzionamento, secondo i primi dettagli diffusi, prevede un “grembo” riempito di liquido amniotico sintetico. Nel quale il feto riceverebbe nutrienti attraverso un tubo collegato al cordone ombelicale. Il robot monitorerebbe costantemente i parametri vitali, fino al “parto”. Il primo prototipo, assicurano i promotori, potrebbe essere pronto già nel 2026, con un costo stimato di circa 100.000 yuan (12.000 euro).

        Il precedente scientifico non manca. Nel 2017, un team del Children’s Hospital di Philadelphia aveva fatto scalpore con la cosiddetta biobag, una sacca artificiale che permise a un agnello prematuro di sopravvivere e svilupparsi per alcune settimane. Quella tecnologia, però, si comportava come un’incubatrice avanzata: non era in grado di sostenere una gravidanza dall’inizio alla fine. Il progetto cinese punta invece a colmare proprio questa lacuna.

        La notizia ha scatenato un acceso dibattito sui social cinesi. Su Weibo l’hashtag dedicato al “primo robot che partorisce” è balzato in cima ai trend, tra entusiasmi e critiche. Alcuni commentatori hanno parlato di “svolta storica” per le coppie infertili e di una possibile emancipazione femminile, liberata dai rischi della gravidanza. Altri, invece, hanno definito l’idea “disumana” e contraria alla natura, sottolineando l’assenza del legame madre-figlio.

        Il contesto in cui nasce l’innovazione è significativo: in Cina l’infertilità è in aumento. Uno studio pubblicato su The Lancet nel 2022 ha rilevato che la percentuale di coppie senza figli è salita dall’11,9% nel 2007 al 18% nel 2020. Per molte famiglie, i costi elevati e i fallimenti frequenti della fecondazione assistita restano un ostacolo. In questo scenario, l’utero artificiale viene presentato come una possibile alternativa alla discussa maternità surrogata, vietata o limitata in molti Paesi, Italia compresa.

        Eppure, gli esperti invitano alla cautela. Replicare la gestazione umana non significa soltanto fornire nutrienti: ormoni, interazioni biologiche e legame psicologico tra madre e feto sono elementi impossibili da riprodurre in laboratorio. Il quotidiano britannico Telegraph ha raccolto l’opinione di medici che vedono nel progetto il rischio di “medicalizzare” un processo naturale, trasformandolo in un evento tecnologico e commerciale.

        Nonostante i dubbi, Zhang Qifeng e il suo team restano convinti: “Non vogliamo sostituire la maternità, ma offrire un’opzione a chi non può avere figli”. Se davvero l’utero artificiale integrato in un robot vedrà la luce, il confine tra progresso e inquietudine si farà sempre più sottile, aprendo scenari che finora appartenevano solo alla fantascienza.

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          TikTok Star

          Tutto il potere al cetriolo. TikTok impazzisce per l’ortaggio dell’estate

          “A volte è necessario mangiare un cetriolo intero”. I tutorial di Logan Moffitt iniziano sempre con questa frase. Poi, in un minuto, spiega passo passo le sue ricette semplici con protagonista l’ortaggio.

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            Siamo proprio alla frutta. Anzi no all’ortaggio. Logan Moffitt, 23enne canadese con una laurea in comunicazione e una passione per la cucina coreana, è diventato una vera star su TikTok con tutorial culinari sul cetriolo. Da luglio, i suoi video hanno accumulato oltre 100 milioni di visualizzazioni, attirando l’attenzione della stampa internazionale. Attualmente ha 5,8 milioni di follower.

            Ha esordito con un video sul kimchi

            Ma cosa rende il “ragazzo cetriolo” così speciale? Moffitt è riuscito a trasformare un ortaggio spesso relegato a semplice contorno in un vero protagonista della cucina. Con le sue ricette semplici ma innovative, Logan dimostra che il cetriolo – lui usa quello asiatico più lungo e con una buccia più sottile rispetto a quelli del Mediterraneo – può diventare la star di piatti sorprendenti. Preparazioni che spaziano dagli snack veloci a contorni gourmet. Lui da bambino lo mangiava come le caramelle. Le sue idee rompono con le tradizioni culinarie limitate legate a questo ortaggio, rivelandone il potenziale nascosto.

            Un cetriolo come tanti

            Il suo successo è uno dei tanti esempi perfetti di come anche gli ingredienti più comuni possano ispirare la creatività in cucina. Lui vince e ha seguito per la semplicità delle sue spiegazioni. La sua capacità di reinterpretare un alimento semplice come il cetriolo dimostra che con un pizzico di fantasia, creatività e tanta voglia di ‘bucare lo schermo‘ qualsiasi ingrediente può diventare straordinario. E creare business.

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              Cucina

              Filetto di orata al limone e timo: la ricetta leggera e profumata che chiude l’estate con gusto e semplicità

              Il filetto di orata al limone e timo è ideale per chiudere l’estate con un secondo piatto elegante ma semplice da preparare. Ricco di proprietà nutrizionali, si presta a varianti creative e resta sempre leggero e profumato.

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                Tra le ricette più amate di fine estate, il filetto di orata al limone e timo conquista per la sua freschezza e la semplicità di esecuzione. È il piatto perfetto per salutare agosto con un secondo raffinato ma alla portata di tutti, che racchiude i profumi del Mediterraneo e la leggerezza tipica della cucina di mare.

                Prepararlo è facile: bastano filetti di orata freschissima, un filo d’olio extravergine d’oliva, qualche fettina di limone e rametti di timo fresco. Il segreto è la cottura rapida, al forno o in padella, che mantiene la carne morbida e succosa. Dopo aver disposto i filetti su una teglia con carta forno, si insaporiscono con sale, pepe e limone a rondelle, aggiungendo il timo. Dieci minuti di cottura a 180 gradi sono sufficienti per ottenere un piatto leggero e aromatico, pronto da portare in tavola con un contorno di verdure grigliate o un’insalata di stagione.

                Dal punto di vista nutrizionale, l’orata è un alleato prezioso per la salute: ricca di proteine nobili, è povera di grassi e altamente digeribile. Apporta acidi grassi Omega 3, utili al cuore e alla circolazione, e contiene sali minerali come fosforo, potassio e selenio. È quindi un secondo ideale per chi cerca un piatto gustoso ma equilibrato, perfetto anche in un regime ipocalorico.

                La ricetta si presta a numerose variazioni. Chi ama i sapori più intensi può sostituire il limone con il lime o aggiungere un tocco di zenzero grattugiato. Per un gusto più mediterraneo si può unire qualche oliva nera e un pomodorino tagliato a metà, mentre per chi preferisce una versione ancora più light è sufficiente cuocere i filetti al vapore e condirli a crudo con limone e timo. Un’idea alternativa è usare la stessa ricetta con spigola o branzino, pesci ugualmente delicati e profumati.

                Il filetto di orata al limone e timo resta però imbattibile nella sua essenzialità: pochi ingredienti, cottura veloce, risultato garantito. Un modo elegante e fresco per chiudere la stagione estiva con un piatto che profuma di mare e di sole.

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