Televisione
Mamma li Turchi: che succede se Pier Silvio Berlusconi chiede consigli a mamma sulla tv?
Pier Silvio Berlusconi rivela che dietro il successo delle fiction turche su Canale 5 c’è la passione sfrenata della madre per queste produzioni. Dall’apprezzamento personale alla strategia editoriale, una curiosa storia di influenze familiari che ha conquistato il pubblico italiano. Ma chi è la donna che zittisce il figlio per seguire le sue serie preferite? Ecco il racconto di un dietro le quinte inedito.

Sulle scelte editoriali di Pier Silvio Berlusconi non pesano solamente i componenti del suo staff ma… anche sua madre. La rivelazione è arrivata in occasione di un’intervista rilasciata dall’amministratore delegato di Mediaset a Italia Oggi, in cui ha raccontato un curioso aneddoto che riguarda la mamma Carla Elvira Lucia Dall’Oglio.
Cose turche
Come infatti avrete notato, Mediaset da qualche anno ha iniziato a puntare sulle serie tv turche. Proprio grazie all’approdo su Canale 5 di “Bitter Sweet – Ingredienti d’amore”, nel 2019 è diventato famoso in Italia Can Yaman, che poi è diventato un attore richiestissimo anche nelle produzioni tv nostrane, come “Che Dio ci aiuti 6”. Un trend particolarmente positivo, quello delle fiction turche, che piacciono moltissimo al pubblico nostrano.
Le fiction di mamma
Ma non solo al pubblico, appunto. Sembra proprio che a pesare su questa scelta di investimento sia anche la mamma di Pier Silvio, che ne sarebbe innamorata al punto di zittirlo ogni volta che lui la va a trovare e parla durante una puntata della sua fiction preferita. “Ho detto ai miei di comprare tutte le serie turche che ci sono in giro,” ha rivelato oggi Pier Silvio. “Quando vado a trovare mia mamma la trovo sempre che guarda serie turche. E mi dice: ‘Ciao Pier Silvio, ora o ti siedi con me e la vediamo insieme oppure torna un’altra volta.'”
La prima moglie
Chi è quindi la donna dietro le quinte di Mediaset, capace di influenzare le decisioni aziendali con i suoi gusti personali? Originaria di La Spezia, Carla Elvira Lucia Dall’Oglio è nata nel 1940. Il primo incontro con Silvio Berlusconi risale al 1964 e fu un colpo di fulmine. Un anno dopo convolarono a nozze e nei tre anni successivi nacquero i loro figli: Maria Elvira (detta Marina) nel 1966, e Pier Silvio, nel 1969. La rottura risale al 1980, anno in cui Berlusconi iniziò a frequentare Veronica Lario; poi, nel 1985, la separazione.
Riservata e discreta
Da sempre riservatissima, le notizie su di lei oggi sono pochissime e limitate alle indiscrezioni che raccontano del fortissimo legame con i figli e i nipoti, dei lunghi soggiorni in Gran Bretagna e di un rapporto civile con l’ex marito. La sua ultima apparizione pubblica risale al 2009 in occasione della cerimonia di consegna della Medaglia d’Oro del Comune di Milano a Marina Berlusconi.
The family
Il potere di Carla Elvira Lucia Dall’Oglio sui gusti televisivi di Pier Silvio Berlusconi sembra evidente quando si guarda al palinsesto di Mediaset. Tra le nuove serie turche di Canale 5 e Mediaset Infinity, “The Family” ha debuttato l’8 luglio alle 14:45 su Canale 5. La trama segue la storia d’amore tra il misterioso Aslan e la determinata Devin: lui è il figlio di una potente famiglia criminale di Istanbul mentre lei è una brillante psicologa.
Le loro strade si incrociano casualmente su un volo per Istanbul, dando inizio a una relazione profonda e complessa. Tra le altre novità ci sono “La rosa della vendetta” con protagonista Murat Ünalmıs, volto di Demir Yaman in “Terra Amara”, e “Segreti di famiglia”, una serie crime con Kaan Urgancıoğlu.
Sembra che il fascino delle serie turche non sia destinato a diminuire, e chissà, forse dietro ogni nuovo acquisto c’è ancora una volta il silenzioso, ma potente, giudizio di una madre che sa cosa vuole dal piccolo schermo.
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Televisione
Pippo Baudo, l’ultimo applauso: Militello si ferma per il Maestro della tv
Il vescovo Peri e il padre spirituale Albanese hanno celebrato i funerali insieme ad altri quattordici parroci. Cori e letture scelte personalmente dal conduttore hanno reso unico il rito. Lorella Cuccarini, Al Bano e Gigi D’Alessio in prima fila tra le lacrime e gli applausi.

Il santuario della Madonna della Stella non era mai stato così gremito. Militello in Val di Catania ha dato l’ultimo addio a Pippo Baudo in una cerimonia che resterà nella memoria collettiva. Centinaia di persone non hanno trovato posto in chiesa e hanno seguito il rito dal maxi schermo allestito nella piazza antistante, inondata dal sole e dal silenzio interrotto soltanto dagli applausi all’ingresso del feretro.
La liturgia è stata presieduta dal vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, insieme al parroco, padre Giuseppe Luparello, a don Giulio Albanese – padre spirituale di Baudo arrivato da Roma – e ad altri quattordici sacerdoti dei paesi vicini. «Carissimo Pippo – ha detto il vescovo – ti auguriamo di splendere come stella non soltanto nel firmamento degli uomini, ma soprattutto in quello di Dio. Perché solo l’amore resta ed è per sempre».
L’omelia è stata affidata a don Albanese, che con voce rotta ha ricordato le confidenze dell’amico: «Poco prima di morire mi ha detto che il successo non basta a riempire il cuore. Pippo lo sapeva bene: ciò che conta davvero è l’amore che si dona, la giustizia che si cerca, la legalità che si difende. Questo è l’insegnamento che lascia a tutti noi».
I canti hanno aggiunto intensità al rito. Il coro polifonico Maris Stella ha eseguito i brani scelti con cura, usando il pianoforte che Baudo regalò nel 1998. «Eccomi» all’ingresso, «Se tu mi accogli» all’offertorio, «Panis Angelicus», «Ave Verum» e l’«Ave Maris Stella» di Nino Rota alla comunione. Infine «Maria Mamma Nostra», inno tradizionale della patrona del paese. «Sicuramente Pippo l’avrà cantata tante volte», ha raccontato Salvatore, uno dei coristi.
Le letture non sono state casuali. Dal Libro della Sapienza il passo che dice «Agli occhi degli stolti parve che morisse… ma essi sono nella pace»; dal Vangelo di Matteo le Beatitudini: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Parole che hanno risuonato tra le navate come un testamento spirituale.
In prima fila i figli Tiziana e Alessandro, visibilmente provati, e l’inseparabile assistente Dina Minna. Tra i volti dello spettacolo Lorella Cuccarini, inseguita dai cronisti, Al Bano, Michele Guardì, Gigi D’Alessio. «Finalmente si sono accorti della sua grandezza», ha detto Al Bano. «Pippo era alto in tutto quello che faceva. Ho una vita con lui, non un ricordo». E D’Alessio ha aggiunto: «La Rai ha perso la sua R. Pippo era della gente, era uno di noi. Una volta mi chiese un concerto per Militello: ora sono qui per una cosa più triste, ma so che da lassù continuerà a dirigere».
Non è mancata la rappresentanza istituzionale: il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro Adolfo Urso, il sottosegretario Gianmarco Mazzi, il governatore Renato Schifani e il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. «Siamo qui – ha spiegato il vescovo Peri – per salutare non solo un personaggio, ma un amico. Pippo ha portato la Sicilia nel cuore di tutti gli italiani».
Un malore per un carabiniere in alta uniforme, subito soccorso tra gli applausi, ha interrotto per pochi minuti il rito. Poi l’uscita della bara ha riportato l’attenzione su di lui: applausi lunghi, mani tese, lacrime. Un addio che ha avuto il calore di uno show corale, senza telecamere ma con lo stesso pathos di una diretta televisiva. Pippo Baudo ora riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Militello, tra la sua gente.
Televisione
Heather Parisi svela l’inedito con Pippo Baudo: ricordi, paure e quel sogno di rinascere come una farfalla
Trentacinque minuti registrati nel 2008 e pubblicati oggi da Heather Parisi per mantenere una promessa fatta a Pippo Baudo: un’intervista privata, tra risate e riflessioni profonde, in cui il presentatore si racconta senza filtri, tra paure, televisione e il desiderio di tornare un giorno come una farfalla.

Non un’intervista classica, ma il documento affettuoso di un rapporto che andava oltre la televisione. Heather Parisi ha pubblicato sui suoi canali social e su YouTube un video rimasto inedito per 17 anni: trentacinque minuti registrati nel 2008, nel salotto di casa, con protagonista Pippo Baudo. Un piccolo tesoro, conservato per onorare una promessa fatta al conduttore che più di tutti ha segnato la storia della tv italiana.
Il video si apre con una scena quasi surreale, che restituisce l’atmosfera giocosa del momento. Baudo si sfila le scarpe, Heather si diverte e gli bacia i piedi. Da lì parte una conversazione che ha il tono intimo di due amici che chiacchierano sul divano, lontani dalle luci dello spettacolo. “Diciassette anni fa, nella quiete di casa, mi hai regalato un’intervista che custodisco nel cuore”, ha scritto Parisi. “Vorrei mi facessi un regalo”, le disse Baudo, con il suo sorriso inconfondibile. “Quale?”, chiese lei. E lui, serio ma dolce: “Tienila per un giorno lontano lontano”.
Quel giorno è arrivato, e Heather ha scelto di mantenere la parola data, condividendo il filmato con i suoi follower. “Io sento solo un arrivederci”, ha commentato, ricordando quanto il conduttore fosse per lei non solo un maestro ma anche un punto di riferimento umano.
Nell’intervista Baudo parla di televisione e del suo Sanremo, di un mondo che corre e litiga troppo, di un Paese che avrebbe bisogno di più rispetto reciproco. Ma soprattutto confida le sue paure più intime: “Sarò molto egoista, ma mi preoccupa l’idea di non esserci più, di sparire, di non lasciare un segno, di non diventare un fiore, una palma”. Alla domanda di Heather “Se tornassi, cosa ti piacerebbe essere?”, Pippo risponde con una semplicità che commuove: “Una farfalla, quelle belle colorate”.
Un’immagine leggera e potente allo stesso tempo, che oggi assume un valore speciale. Non l’ennesimo ricordo agiografico, ma il ritratto vivo di un uomo capace di mescolare ironia e fragilità, consapevolezza e poesia. Perché, a modo suo, Pippo Baudo una farfalla lo è sempre stato: capace di volare oltre i decenni, restando impresso nei cuori di chi lo ha ascoltato e amato.
Televisione
Amanda Knox su Disney+: corvi, orge e un procuratore indemoniato, la fiction che ridicolizza l’Italia
Prodotta da Knox con Monica Lewinsky, la serie su Disney+ non racconta il caso Kercher: lo traveste da melodramma grottesco, dipingendo l’Italia come un Paese di bigotti superstiziosi e Mignini come un prete invasato.

Non un legal drama, non una riflessione sul circo mediatico, ma una giostra kitsch. The Twisted Tale of Amanda Knox, otto episodi in arrivo il 20 agosto su Disney+, trasforma il delitto di Perugia in un fumettone pieno di simboli grossolani. La promessa era un’analisi spietata sugli errori giudiziari: il risultato è un carnevale macabro in cui corvi sbattono alle finestre della Procura e libri prendono fuoco da soli.
Amanda Knox e il marito Christopher Robinson hanno prodotto la serie insieme a Monica Lewinsky, ma il taglio è tutto meno che serio. La protagonista diventa un’eroina perseguitata, il processo un melodramma con moventi sessuali da rotocalco e un procuratore trasformato in stregone visionario. Giuliano Mignini appare come un inquisitore che parla con Gesù e invoca i santi, un ritratto che scivola nel ridicolo e che offende la memoria di chi quella tragedia l’ha vissuta davvero.
La verità giudiziaria – l’assoluzione definitiva della Cassazione – passa in secondo piano. Meglio la favola nera: Amanda vittima sacrificale, Sollecito fantoccio e Meredith ridotta a comparsa. Il racconto cancella la complessità, rilanciando le stesse accuse che i tribunali hanno demolito.
I media, vero bersaglio dichiarato, sono dipinti come avvoltoi che trasformarono “Foxy Knoxy” in un mostro erotico. Ma la serie non è diversa: si nutre degli stessi cliché che finge di criticare. Invece di spiegare, spettacolarizza; invece di analizzare, gonfia. Così l’Italia diventa la caricatura di se stessa: processi da Medioevo, religione come superstizione, giornalisti in caccia di sangue.
Il problema non è solo l’approssimazione, ma la spocchia. Knox non cerca un dibattito: pretende un risarcimento simbolico, una rivincita personale. Disney+ le offre il palcoscenico globale, ma a pagare è la verità. E soprattutto l’immagine di un Paese ridotto a teatrino gotico, tra orge inventate e corvi digitali.
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