Televisione
Se non siete in vacanza c’è sempre la tv: ecco le più belle (semi)fiction
Qualche suggerimento per recuperare sulle piattaforme tv qualche serie che attinge a piene mani dalla realtà, in grado di appassionare e fare discutere.
 
																								
												
												
											Di televisione tutti quant (o quasi…) ne facciamo un’indigestione già nei mesi invernali e almeno d’estate avremmo voglia di mari cristallini, di montagne maestose, di laghi rilassanti, di spaghettate con gli amici e di un po’ di disintossicazione dallo schemo. Ma se siete fra i meno fortunati, appartenenti al club di quelli che “rimangono forzatamente a casa” anche d’agosto, eccovi alcune proposte sulle serie più controverse ispirate a fatti realmente accaduti, i migliori titoli che raccontano (quasi) tutta la verità, nient’altro che la verità”. Da recuperare sulle piattaforme se non le avete ancora viste, in grado di appassionare e di fare discutere.
The Crown / 2016-2023
La prova televisiva che la corona e il mondo della nobiltà, pervaso da miserie umane sottotraccia esercita sull’immaginario collettivo un potere straordinario. Amori sinceri, legami di comodo e il peso delle casate in un grande storytelling e un casting che funziona alla perfezione, con spazio pure a qualche lacrimuccia. Si è conclusa lo scorso anno e ci manca. Non sicuramente ai veri personaggi narrati nella fiction, che si sono sentiti spiati e letteralmente sezionati dalle varie stagioni della serie…
Dahmer / 2022
Le gesta del cannibale di Milwaukee: la prima stagione nella serie antologica di Ryan Murphy e Ian Brennan è uscita a fine 2022, generando recensioni positive, commenti negativi e, su tutto,   l’accusa di aver romanticizzato un criminale efferato, colpevole di omicidio e cannibalizzazione di altri esseri umani. Ctitiche a parte, Dahmer è riuscita a cavalcare l’onda dei serial killer e del true crime – generi di grande interesse collettivo – sottolineando soprattutto i limiti delle procedure investigative che hanno permesso al “mostro” di farla franca per un bel pezzo.  
Supersex / 2024
La miniserie che racconta la vita del pornodivo Rocco Siffredi, con un eccellente Alessandro Borghi che racconta la mascolinità e i ruoli sociali in cui ci siamo rinchiusi. Naturalmente non sono mancate le polemiche ma la relazione – vecchia come il mondo – tra sesso e potere è la lezione più vecchia del mondo, ma anche quella di cui, collettivamente, cerchiamo di dimenticarci più spesso.
Investing Anna / 2022
Questa prodotto, con Julia Garner nel ruolo principale, rappresenta l’esempio perfetto di tutti i pregi e tutti i difetti del genere televisivo che sbatte in prima pagina i fatti di cronaca, aggiungendo alcuni dettagli di finzione. La storia della truffatrice incallita che, facendosi passare per una ricca ereditiera tedesca, è riuscita a infiltrarsi nel bel mondo della Grande Mela, pecca un po’ sulla caratterizzazione di alcuni personaggi. Ma nell’insieme, chissà perchè rimaniamo incollati allo schermo…
Maid / 2021
Margaret Qualley è bravissima nei panni di Alex, giovane donna che, potendo contare solo su se stessa, decide di scappare dalla relazione tossica con il compagno. Trovandosi tutta sola contro il mondo, senza soldi e con una figlia a cui badare. Una serie di successo, delicata ma al contempo incisiva, giocata sul contrasto tra i cavilli burocratici che regolano l’esistenza in società e il sentimento di una vita che sta ricominciando.
When They See Us / 2019
L’azione si svolge nel 1989, dove cinque adolescenti di Harlem vengono ingiustamente accusati di aver violentato e ridotto in fin di vita una ragazza bianca intenta a fare jogging nel parco più famoso di New York. Passeranno alla storia come i “Cinque di Central Park”, in questa miniserie diretta dalla talentuosa registar Ava DuVernay.
Succession / 2018-2023
Fra tutte le serie citate, questa è finzione al 99,9%, anche se l’elemento ispirativo è vero. ma Tratta di imperi, politica e lotte per il potere, attraverso il declino di Logan Roy aka Rupert Murdoch, magnate dei media australiano, legato alle posizioni socio-politiche conservatrici e al Partito Repubblicano. Quando si appresta a lasciare questa valle di lacrime, i figli cominciano a sgomitare: sarà guerra senza quartiere. Come è successo nella realt, guarda caso, a Mister Murdoch…
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Televisione
Marcella Bella contro i giudici di Ballando con le stelle: lo sfogo rovente della cantante scatena polemiche
Dalla televisione al botta e risposta pubblico: lo sfogo di Marcella Bella contro i giudici di Ballando con le stelle — con accuse di mortificazione e frasi forti — riporta al centro il dibattito sul tono del confronto televisivo e sui limiti tra critica professionale e attacco personale.
 
														Parole che squarciano la calma: Marcella Bella si scaglia con veemenza contro i giudici di Ballando con le stelle, definendo quello che riceve «accanimento» e ribadendo un senso di umiliazione personale. «Questo accanimento nei miei confronti comincia ad essere grave. Io mi sento mortificata…Mi tagliano la testa? Mi sputano addosso? Mi lanceranno le monetine appresso? Mi hanno detto che ho gli occhi tristi, ma quali occhi tristi? Io sono incazzata nera. Gli metterei le dita negli occhi a questi qui, a tutti e cinque». Sono parole forti, che non lasciano spazio a mediazioni emotive: la cantante mostra frustrazione e rabbia, e il caso è già alimento per pagine social e tavoli televisivi dove il teatrino del giudizio incontra la sensibilità dell’artista.
Il contesto: performance, critiche e reazioni
In un talent-show il confronto è parte del format: i giudici valutano, commentano, anche in termini ruvidi; i concorrenti si espongono e accettano la platea. È però inevitabile che certe precisazioni generino attrito. Quando a esprimersi è una figura conosciuta come Marcella Bella, le parole diventano notizia: non soltanto per il contenuto dello sfogo, ma per la questione più ampia che pone — dove tracciare il confine tra critica professionale e offesa personale? E come devono comportarsi talent e giurie in uno spazio pubblico che amplifica ogni frecciatina?
Polemiche e responsabilità del piccolo schermo
Il linguaggio dello spettacolo è spesso teatrale, volutamente esasperato per produrre share e commenti. Resta però la domanda: quanto spazio va lasciato all’aggressività verbale, e quanto alle scuse o alle chiarificazioni? Le reazioni a caldo, come quella di Marcella Bella, mettono in luce una dinamica fragile: da un lato l’attrazione per il conflitto mediatico, dall’altro il rischio di superare il limite della dignità personale. In questo senso, la vicenda non si esaurisce in un battibecco tra platee televisive: solleva riflessioni su come si costruisca il racconto dello spettacolo e su chi debba farsi carico dei toni — il conduttore, la produzione, la giuria o gli stessi protagonisti.
Per ora la dichiarazione di Marcella Bella resta un segnale chiaro: la tensione è alta e il confronto, televisivo e sociale, è destinato a proseguire. Il resto lo dirà la prossima puntata e, probabilmente, le eventuali repliche pubbliche dei diretti interessati.
Televisione
Gerry Scotti incorona Samira Lui: «Non è una valletta, è una co-presentatrice». E La Ruota della Fortuna trova la sua nuova regina
Gerry Scotti spende parole di grande stima per Samira Lui, protagonista con lui a La Ruota della Fortuna. «Non è una valletta», dice, ribaltando i cliché e sottolineando come l’ex Miss stia diventando un volto amato soprattutto dalle donne.
 
														Gerry Scotti ha deciso: Samira Lui non è più soltanto la “bella accanto al conduttore”. È una co-presentatrice. Punto. Il re del preserale lo dice senza giri di parole, cogliendo l’occasione per ribaltare un’etichetta antica quanto la tv generalista: «Lei è il prototipo della nuova protagonista femminile in televisione. Fa finta di cavalcare il ruolo della valletta, ma non lo è. È una co-presentatrice e con grande umiltà, fidandosi di me, passo passo sta conquistando il favore delle persone».
Scotti, che negli anni ha affiancato nomi e volti poi diventati iconici, sembra vedere in Samira un’evoluzione naturale della figura femminile nel game show: meno decorativa, più complice. Una presenza che accompagna, commenta, interagisce e porta ritmo.
Oltre il luogo comune “bella e basta”
Non è un mistero: Samira Lui, ex Miss Italia, ha sempre lottato contro la percezione di “bellezza e poco altro”. Ma sul set de La Ruota della Fortuna sta costruendo un ruolo diverso, tra sorriso gentile e sicurezza. E Gerry la difende e la valorizza: «Quando una è bella è facile che piaccia agli uomini e meno alle donne. Al contrario, ho l’impressione che Samira piaccia molto alle signore».
Una frase che racconta bene l’obiettivo: conquistare il pubblico femminile — da sempre il più esigente e fedele nel daytime tv. Samira, insomma, non cerca la scorciatoia della simpatia forzata né il ruolo-maschera della “ragazza da copertina”. Preferisce ascoltare, osservare, imparare e restare elegante. Una scelta che paga.
La Ruota riparte dalle persone
Nel rilancio di un format storico, la scommessa è tutta sulla relazione con chi guarda. E qui la coppia funziona: Scotti, marchio di garanzia di casa Mediaset, e Samira, volto giovane ma già riconoscibile, costruiscono una dinamica nuova senza rompere le liturgie del gioco. È tv tradizionale, ma con un codice leggermente aggiornato: il conduttore guida, la co-conduttrice accompagna, la platea applaude.
In un’epoca in cui i talent e i grandi show spesso fagocitano le personalità, La Ruota della Fortuna rimane un’oasi di semplicità luminosa. E dentro quell’equilibrio, Samira Lui sta trovando un posto tutto suo. Con più sostanza che slogan, più sorrisi che urla, più grazia che teatralità.
La benedizione di Gerry è arrivata. Il resto, come sempre, lo deciderà il pubblico. E per ora, la ruota sembra girare dalla sua parte.
Televisione
Netflix, domina Il Mostro di Firenze: la serie shock sul killer delle coppiette è la più vista in Italia
La nuova serie dedicata al Mostro di Firenze vola in cima alle visualizzazioni e guida una settimana dominata da storie forti, tra delitti irrisolti, podcast, rabbini single e amori complicati. Con lei, al debutto, anche Nobody Wants This, la rom-com con Kristen Bell e Adam Brody che mescola ironia e differenze culturali.
 
														True crime in vetta: l’Italia guarda l’orrore che fa parte della sua storia
Nell’ultima settimana — dal 20 al 26 ottobre — Netflix fotografa un’Italia che sceglie l’oscurità. Il Mostro di Firenze è la serie più vista nel Paese, superando ogni altro titolo e conquistando la prima posizione. Un debutto che conferma quanto la cronaca nera italiana continui a esercitare una fascinazione magnetica. La serie ricostruisce le indagini sul caso che ha terrorizzato la Toscana e l’intero Paese tra anni Sessanta e Ottanta, uno dei capitoli più bui della storia giudiziaria italiana. Un racconto che tocca ferite ancora aperte, ma che il pubblico continua a voler esplorare. Non solo per curiosità, ma per quel bisogno collettivo di capire, di guardare in faccia il male e fare i conti con il proprio passato.
Il romanticismo sorprende: Kristen Bell e Adam Brody conquistano
Accanto all’oscurità trova spazio la leggerezza. L’altra grande novità della settimana è Nobody Wants This, serie romantica con Kristen Bell e Adam Brody che debutta direttamente ai vertici della Top 10. La trama mette al centro una podcaster agnostica che parla di sesso e un rabbino single. Due mondi lontani che si incontrano tra differenze culturali, famiglie ingombranti e una complicità inattesa. È una storia contemporanea, ironica e tenera, che Netflix propone mentre l’autunno invita a coprirsi di plaid e a cercare sorrisi nei racconti sentimentali.
Una Top 10 tra contrasti e identità italiane
La settimana racconta una tendenza chiara: l’Italia si divide tra chi ama la tensione del reale e chi preferisce la leggerezza dell’immaginazione. Il Mostro di Firenze e Nobody Wants This sono due estremi della stessa necessità: affrontare le ombre o dissolverle per qualche ora. Due mondi diversi, due pubblici che si incrociano, e forse il ritratto di un Paese che davanti allo schermo cerca la stessa cosa che nella vita: emozione e rifugio.
In cima alle classifiche Netflix, questa settimana, convivono paura e speranza. Un contrasto che dice molto non solo su cosa guardiamo, ma su chi siamo.
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