Salute
La congestione e il bagno dopo i pasti tra miti e realtà
Nonostante le preoccupazioni diffuse, non esistono prove scientifiche concrete che il bagno subito dopo aver mangiato porti sicuramente a congestione e annegamento.
Prima di tuffarsi, è bene aspettare che la digestione sia terminata: da una a tre ore a seconda della digeribilità di ciò che abbiamo mangiato e, soprattutto, in base a quanto è fredda l’acqua. Anche se non ci sono rilevazioni scientifiche definitive che colleghino il bagno a stomaco pieno all’annegamento, molti esperti suggeriscono prudenza e uso del buon senso, poiché il rischio di congestione esiste e le conseguenze potrebbero essere serie.
Che cos’è la congestione
La congestione è un blocco dei processi digestivi che si verifica quando il corpo viene esposto a un improvviso abbassamento della temperatura. Dopo aver mangiato, l’apparato gastrointestinale opera per assorbire le sostanze nutritive provenienti dai cibi ingeriti, richiamando sangue da altre parti del corpo, il che significa che in altre regioni potrebbe arrivarne meno. Un brusco salto di temperatura, come si verifica tuffandosi in acqua fredda o bevendo una bevanda ghiacciata, può interferire con questo processo e alterare la circolazione del sangue.
Ma come avviene la congestione?
Quando si verifica un abbassamento improvviso della temperatura, il corpo cerca di mantenere la temperatura corporea costante richiamando sangue al cervello. Questo può interrompere il processo digestivo e provocare disturbi circolatori, crampi addominali, nausea, vomito e, nei casi più gravi, perdita di coscienza, con il rischio di annegamento conseguente.
La mancanza di evidenze scientifiche non neutralizzano gli azzardi
Nonostante le preoccupazioni diffuse, non esistono prove scientifiche concrete che il bagno subito dopo aver mangiato porti sicuramente a congestione e annegamento. L’ International Life Saving Federation ha dichiarato infondata la raccomandazione di evitare il bagno dopo i pasti. Tuttavia, è sempre bene essere prudenti.
Il consiglio dei consigli è il buon senso
L’indicazione di base è l’attesa della fine della digestione, da una a tre ore. Tuttavia, usare il buon senso è essenziale. Se soffriamo tanto il caldo e abbiamo spesso voglia di bagnarci quando siamo al mare o in piscina, meglio evitare piatti troppo ricchi e conditi, preferendo invece piccole porzioni di piatti leggeri che danno energia senza impegnare troppo l’apparato digerente. In questo modo, si può ridurre il rischio di congestione e godersi il bagno in sicurezza.
Alcune regole basilari da seguire
Controllare la temperatura dell’acqua.
Prima di tuffarsi, verificare quanto è fredda l’acqua. Un graduale acclimatamento aiuta a evitare sbalzi termici bruschi.
Alimentazione leggera.
Preferire cibi facilmente digeribili e in porzioni moderate, soprattutto se si prevede di fare il bagno a breve.
Attesa consigliata.
Se possibile, attendere almeno un’ora dopo un pasto leggero e fino a tre ore dopo un pasto abbondante prima di fare il bagno.
Ascoltare sempre il proprio corpo
Prestare attenzione ai segnali del corpo. Se si avvertono segni di disagio, come crampi addominali o nausea, evitare di entrare in acqua.
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Salute
Natale goloso, non per forza ingrassato: i trucchi che funzionano davvero
Dalle porzioni intelligenti all’attività fisica “di compensazione”, fino alle scelte consapevoli nei giorni clou: ecco i consigli dei nutrizionisti per vivere le feste con gusto, senza rinunce drastiche né rigidità inutili.
Il periodo più goloso dell’anno… e il più rischioso
Il mese di dicembre concentra appuntamenti conviviali, dolci tradizionali e piatti calorici che, in pochi giorni, possono far aumentare l’introito calorico fino al 30% rispetto alla norma. Secondo varie osservazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e di associazioni scientifiche in ambito nutrizionale, l’aumento medio di peso durante le feste oscilla tra 0,5 e 2 kg. Nulla di irreversibile, ma sufficiente a creare frustrazione a gennaio.
La buona notizia? Non serve saltare cenoni o evitare ogni panettone: la chiave è la moderazione.
Porzioni strategiche e piatti “furbi”
I nutrizionisti concordano: gestire le quantità è più efficace che eliminare alimenti. Un piatto piccolo può aiutare a controllare la porzione senza sentirsi privati di nulla.
Alcuni trucchi utili:
- iniziare i pasti con verdure crude o cotte per favorire sazietà;
- scegliere una sola portata ricca invece di antipasti + primi + secondi;
- assaggiare i dolci tipici ma senza fare il bis;
- alternare acqua ai brindisi per ridurre l’alcol, tra le principali fonti “nascoste” di calorie.
Nei giorni tra una festa e l’altra, torna leggero
Il vero “segreto” per non ingrassare non è rinunciare ai pasti importanti, ma bilanciare gli altri giorni. I dietologi suggeriscono di compensare con pasti più semplici e ricchi di fibre, come zuppe, legumi e verdure, evitando alcol e dolci quando non ci sono ricorrenze.
Un principio confermato da molte linee guida internazionali: ciò che conta non è un singolo cenone, ma la media settimanale.
Muoversi di più, anche senza palestra
L’attività fisica resta l’alleata numero uno. Non serve correre una maratona: passeggiate dopo i pasti, qualche esercizio domestico o un pomeriggio all’aria aperta bastano per aumentare il dispendio energetico.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 150 minuti settimanali di attività moderata sono sufficienti per mantenere il peso stabile. Inserirli strategicamente nelle vacanze può fare la differenza.
Non arrivare affamati alle cene
Una delle abitudini più controproducenti è saltare pasti “per compensare”: questo porta ad abbuffate. Meglio mangiare uno spuntino sano prima di uscire, come frutta fresca, yogurt o una manciata di frutta secca.
Arrivare al tavolo con la giusta fame — non con una voragine — aiuta a controllare le porzioni senza sforzo.
Gestire il dolce più amato: panettone o pandoro?
Dal punto di vista calorico, panettone e pandoro sono simili: circa 350-400 kcal per 100 g. La differenza la fanno le aggiunte (creme, glasse, farciture). Una fetta è compatibile con un’alimentazione equilibrata, purché consumata con consapevolezza.
Molti nutrizionisti suggeriscono di godersela a colazione o come merenda, preferibilmente non subito dopo un pasto già ricco.
La psicologia del buon senso
Le feste non sono solo cibo: sono riti, tradizioni e relazioni sociali. La rigidità può generare stress e senso di colpa, controproducenti anche sul piano alimentare.
Gli esperti di comportamento alimentare consigliano un approccio flessibile: prevedere qualche “strappo” piacevole e accettarlo senza rimorsi, mantenendo equilibrio negli altri momenti.
In sintesi
Godersi le festività senza ingrassare è possibile seguendo tre principi: moderazione, equilibrio e movimento. Nessun divieto assoluto, ma scelte ragionate che permettono di vivere il Natale con serenità — e con la stessa taglia a gennaio.
Salute
Cosa succede davvero quando si smette di fumare: il corpo cambia prima di quanto pensi
Dai primi minuti senza sigaretta ai benefici che si consolidano negli anni: smettere di fumare avvia una vera e propria rinascita fisica e mentale, anche dopo decenni di dipendenza.
Spegnere l’ultima sigaretta non è solo una decisione simbolica, ma l’inizio di una trasformazione profonda per l’organismo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, smettere di fumare in qualsiasi momento della vita riduce significativamente il rischio di malattie cardiovascolari, respiratorie e oncologiche. E i benefici iniziano molto prima di quanto si immagini.
Le prime ore: il corpo reagisce subito
Già dopo 20 minuti dall’ultima sigaretta, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa iniziano a normalizzarsi. Entro 8 ore, i livelli di monossido di carbonio nel sangue diminuiscono, permettendo all’ossigeno di tornare a circolare in modo più efficiente. Dopo 24 ore, il rischio di infarto comincia a ridursi.
I primi giorni: arrivano le difficoltà, ma anche i primi miglioramenti
Tra le 48 e le 72 ore può comparire l’astinenza: irritabilità, mal di testa, insonnia e desiderio intenso di nicotina. È una fase delicata, ma temporanea. In parallelo, i polmoni iniziano a liberarsi dal muco e le terminazioni nervose recuperano gradualmente olfatto e gusto, rendendo i sapori più intensi.
Dalle settimane ai mesi: respirare diventa più facile
Dopo 2-12 settimane migliora la circolazione sanguigna e aumenta la capacità polmonare. Salire le scale o camminare a passo sostenuto richiede meno sforzo. Tosse e fiato corto diminuiscono, mentre il sistema immunitario diventa più efficiente nel contrastare infezioni respiratorie.
I benefici a lungo termine
Dopo un anno senza fumo, il rischio di malattia coronarica si riduce di circa il 50%. Dopo 5 anni diminuisce sensibilmente il rischio di ictus e alcuni tumori. A 10 anni, la probabilità di sviluppare un cancro ai polmoni si dimezza rispetto a chi continua a fumare. Anche pelle, denti e capelli mostrano miglioramenti evidenti, grazie a una migliore ossigenazione dei tessuti.
Mente e qualità della vita
Contrariamente a un luogo comune diffuso, smettere di fumare non peggiora l’umore nel lungo periodo. Studi clinici dimostrano che ansia e stress tendono a ridursi dopo i primi mesi, con un miglioramento generale del benessere psicologico e dell’autostima.
Non è mai troppo tardi
Che si smetta a 30 o a 60 anni, il corpo risponde positivamente. Ogni sigaretta evitata è un passo verso una vita più lunga e più sana. Con il supporto di medici, centri antifumo e terapie mirate, dire addio al fumo non è solo possibile: è un investimento concreto sul proprio futuro.
Salute
Quando ti ammali proprio in vacanza: il paradosso della “malattia da tempo libero”
Descritta dagli psicologi olandesi all’inizio degli anni Duemila, la cosiddetta leisure sickness colpisce soprattutto chi vive sotto pressione costante. Capire perché accade aiuta anche a prevenirla.
Ti aspetti il relax, programmi un viaggio o finalmente arriva il weekend. E proprio allora il corpo si ribella: naso chiuso, emicrania, stanchezza improvvisa. Succede a più persone di quanto si pensi ed è un fenomeno che la psicologia ha iniziato a osservare con attenzione da oltre vent’anni. Si chiama “malattia da tempo libero” e descrive una serie di disturbi che emergono paradossalmente nei momenti in cui dovremmo riposare.
Il termine è stato introdotto nel 2001 dagli psicologi olandesi Ad Vingerhoets e Maaike Van Huijgevoort, che notarono come alcuni individui si ammalassero sistematicamente durante le ferie o nei fine settimana. Non si tratta di una diagnosi medica ufficiale, ma di una condizione riconosciuta in ambito scientifico come risposta psicosomatica allo stress cronico.
Che cos’è davvero la malattia da tempo libero
La leisure sickness si manifesta quando il corpo passa bruscamente da uno stato di iperattivazione a una fase di riposo. Durante periodi di lavoro intenso, l’organismo produce ormoni come adrenalina e cortisolo, che mantengono alta l’attenzione e, allo stesso tempo, modulano la risposta infiammatoria. Quando la pressione cala all’improvviso, questo equilibrio si spezza: il sistema immunitario, “tenuto a bada” per settimane, diventa temporaneamente più vulnerabile.
Il risultato è l’emergere di sintomi che erano rimasti latenti o che si sviluppano proprio in questa fase di transizione. Non è raro che il malessere scompaia non appena si rientra nella routine quotidiana, alimentando il circolo vizioso.
Chi è più esposto
A soffrirne maggiormente sono le persone con ritmi di vita molto serrati, difficoltà a delegare o tratti perfezionisti. Chi fatica a staccare mentalmente dal lavoro o vive costantemente “in allerta” sembra più incline a somatizzare il rilassamento. Alcuni studi osservano una lieve prevalenza negli uomini, ma la sindrome può colpire chiunque, soprattutto in presenza di cambiamenti importanti come un nuovo impiego, un trasloco o la nascita di un figlio.
I sintomi più comuni
I disturbi variano da persona a persona. I più frequenti sono mal di testa ed emicranie, sintomi simil-influenzali, raffreddori improvvisi, dolori muscolari e articolari. Possono comparire anche insonnia, irritabilità, ansia o una sensazione di malinconia immotivata. Nella maggior parte dei casi si tratta di disturbi transitori, ma sufficienti a rovinare giorni attesi da tempo.
Come prevenire il malessere da relax
Gli esperti concordano su un punto: non bisogna aspettare le vacanze per prendersi cura di sé. Inserire pause regolari nella quotidianità, dormire a orari costanti e mantenere un’alimentazione equilibrata aiuta il corpo a non accumulare tensione. Anche l’attività fisica moderata e costante favorisce una transizione più graduale verso il riposo.
Un altro consiglio chiave è prepararsi lentamente alle ferie, riducendo il carico di lavoro nei giorni precedenti e mantenendo, anche in vacanza, una routine minima di sonno e movimento. Accettare i segnali del corpo, senza ignorarli o forzarli, è spesso il primo passo per evitare che il relax si trasformi in un piccolo incubo.
In fondo, la malattia da tempo libero è un messaggio chiaro: il benessere non si può concentrare solo nei giorni liberi. Va coltivato ogni giorno, perché anche il riposo, per fare bene, ha bisogno di allenamento.
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