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Cinema

Luisa Ranieri e le scene d’amore? “Nudo no problem, ma che imbarazzo con certi colleghi”

L’attrice riflette su come lei e Luca Zingaretti mantengano viva la loro relazione, parla delle differenze di retribuzione tra attori uomini e donne e si confida su alcune scelte artistiche che l’hanno segnata, rivelando quanto sia cambiata la sua visione della carriera e dei ruoli femminili.

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    Quando si parla di coppie celebri, quella formata da Luisa Ranieri e Luca Zingaretti è sicuramente tra le più ammirate del panorama italiano. Ma come fanno a mantenere viva la loro relazione nonostante i ritmi frenetici della loro carriera? Luisa Ranieri ha svelato alcuni segreti in un’intervista recente, rivelando che la chiave del loro rapporto è il tempo di qualità che riescono a passare insieme. “Siamo entrambi attori, lavoriamo tanto, passiamo del tempo di qualità insieme, ma non viviamo la quotidianità che può ammazzare i rapporti. È la nostra fortuna”, spiega l’attrice, aggiungendo che l’equilibrio tra vita privata e professionale è fondamentale per loro.

    Ma la storia d’amore tra Ranieri e Zingaretti non è stata priva di sfide. “Luca stava affrontando, serenamente, la separazione dall’ex compagna. Non ci piaceva l’idea che sembrasse che la giovane avesse scalzato dal suo posto la moglie. Per rispetto di tutti, abbiamo aspettato per ufficializzare”. Queste parole sottolineano quanto sia stata importante la discrezione e il rispetto nei confronti delle persone coinvolte, dimostrando una maturità e una consapevolezza non comuni.

    Ranieri, tuttavia, non nasconde la frustrazione per le disuguaglianze salariali nel mondo del cinema. Nonostante il suo talento e la sua esperienza, l’attrice ammette che suo marito guadagna più di lei, semplicemente perché è un uomo. “Lui. Che rabbia: a parità di peso, una donna viene pagata meno. Io prendo ancora lo stipendio di quattro anni fa, mentre un uomo ogni anno ha un upgrade. Perché?” Una domanda che lascia spazio a riflessioni importanti su quanto ancora ci sia da fare per raggiungere una vera parità di genere, anche in un settore apparentemente emancipato come quello cinematografico.

    La carriera di Luisa Ranieri è stata costellata di ruoli diversi, ma non sempre è stata soddisfatta delle sue scelte. L’attrice ha confessato di essersi pentita di aver accettato una parte in “Eros”, un film di Michelangelo Antonioni, perché non si sentiva pronta per un’esperienza così intensa. “Quando ho girato Eros: ho capito che non ero pronta per quell’esperienza, ero l’attrice sbagliata per quel ruolo, non sapevo giocare con la mia sensualità, ne ero impaurita. Ma ad Antonioni come si faceva a dire di no?”. Questa esperienza le ha insegnato a essere più selettiva nei ruoli che accetta, privilegiando quelli che rispecchiano meglio la sua maturità e consapevolezza attuali.

    Il rapporto con la nudità sul set è un altro aspetto delicato per l’attrice, che ha spiegato come non abbia problemi a mostrarsi nuda, ma preferisce evitare le scene di amore troppo esplicite. “Non ho un problema col nudo, ce l’ho con le scene d’amore, è diverso. Il sesso è tutto uno scambiarsi di cose, ha a che vedere col fatto che l’altro ti piaccia o no. Alle volte lo fai con colleghi che nun te piaceno pe’ nient.”

    Oggi, Luisa Ranieri è una donna che ha finalmente trovato se stessa e che sceglie i suoi ruoli con una nuova consapevolezza. “Scelgo un ruolo solo se mi piace, altrimenti lascio perdere. Forse ora ho meno voglia di fare certe commedie: la società è cambiata, le donne sono cambiate. Certe figure femminili fanno parte di un retaggio del passato”. Un’affermazione che dimostra come l’attrice sia in continua evoluzione, pronta a mettersi in gioco ma sempre fedele a se stessa.

    In un mondo in cui le disuguaglianze sono ancora molto presenti, Luisa Ranieri rappresenta un esempio di forza e consapevolezza, sia nella vita privata che nella carriera. Un’attrice che non ha paura di affrontare le sfide e che, nonostante le difficoltà, continua a brillare con la sua luce unica.

    foto tratta dalla rete

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      Cinema

      Kevin Spacey riparte dal cinema europeo: «Perdono chi mi ha giudicato, ma non tornerò a lavorare con loro»

      Kevin Spacey torna a parlare pubblicamente in Italia e lo fa con tono pacato ma deciso: «Ho perdonato chi mi ha condannato senza processo, ma non lavorerò più con loro». Dopo l’assoluzione, l’attore è pronto a rimettersi in gioco con tanti nuovi progetti.

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        Kevin Spacey sta tornando. Dopo sei anni di silenzio forzato e di allontanamento dallo show business, l’attore due volte premio Oscar è apparso sul palco dell’Italian Global Series Festival a Rimini, dove ha ricevuto il Maximo Excellence Award e parlato apertamente del suo percorso umano e professionale, segnato dalle accuse di molestie per le quali è stato completamente assolto.

        «Sono entusiasta di tornare a lavorare», ha detto Spacey davanti a una platea calorosa. «Ho tantissime storie da raccontare». Ma l’attore non si è limitato a guardare avanti: ha ripercorso anche il periodo buio della sua vita, sottolineando il valore della gratitudine verso chi gli è rimasto accanto e il distacco definitivo da chi lo ha abbandonato. «Sono pieno di riconoscenza verso coloro che hanno atteso l’esito del processo prima di giudicarmi. Quelle persone hanno la mia fiducia e farò di tutto per mantenerla. Quanto a chi mi ha condannato senza conoscere la verità: li perdono, ma non cercherò mai più una collaborazione con loro».

        Spacey ha citato Franco Nero, che nel 2023 lo ha voluto nel film L’uomo che disegnò Dio, come primo a tendere una mano dopo l’esilio hollywoodiano. «Franco ha alzato la testa e ha detto: ‘Kevin, ti voglio nel mio film’. È stato il primo, e ha fatto partire una tendenza. Da allora ho ripreso a lavorare, e non mi sono più fermato».

        L’attore ha anche ricordato il recente intervento a Cannes, dove ha ricevuto un riconoscimento alla carriera dal Better World Fund Gala. In quell’occasione aveva dichiarato con sarcasmo: «Chi avrebbe mai detto che omaggiare uno scagionato in tutti i tribunali sarebbe stato considerato un atto di coraggio?». Ora però il tono è diverso, più misurato, quasi zen. «Questa pausa forzata mi ha concesso di riflettere, di rivalutare, di ascoltare. E di capire con chi valga davvero la pena lavorare».

        Dopo Johnny Depp, anche Kevin Spacey sceglie l’Europa per il suo ritorno: meno Hollywood, più storie d’autore. Ma con la voglia di ricominciare davvero.

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          Cinema

          Katy Perry e Orlando Bloom si sono lasciati: “Niente più amore, ma ci unisce nostra figlia Daisy”

          Dopo settimane di speculazioni, è arrivato il comunicato ufficiale: Katy Perry e Orlando Bloom non stanno più insieme. Una rottura consensuale, dicono, con l’unico obiettivo condiviso di crescere con amore la figlia Daisy Dove, che compirà cinque anni ad agosto

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            È finita. Dopo otto anni di relazione, un fidanzamento da favola e una bambina nata nel 2020, Katy Perry e Orlando Bloom hanno messo la parola fine alla loro storia. La conferma è arrivata attraverso un comunicato congiunto diffuso dai portavoce di entrambi alla rivista People. “La coppia non è più sentimentalmente coinvolta ed è ora concentrata sulla co-genitorialità”, si legge.

            I segnali c’erano tutti. Lei in lacrime sul palco durante l’ultima tappa del suo Lifetimes World Tour in Australia, lui fotografato da solo — e troppo vicino a un’altra donna — durante il matrimonio di Jeff Bezos a Venezia. Poi, il silenzio. Fino a oggi.

            Niente nozze, ma una figlia da proteggere

            Insieme dal 2017, Katy e Orlando si erano conosciuti a un afterparty dei Golden Globe e si erano fidanzati nel 2019, il giorno di San Valentino. Il matrimonio, però, non è mai arrivato. Al contrario, è nata Daisy Dove, al centro adesso di un delicato equilibrio di famiglia allargata. “Continueranno a farsi vedere insieme come famiglia – continua la nota – poiché la loro priorità comune è, e sarà sempre, quella di crescere la figlia con amore, stabilità e rispetto reciproco”.

            Entrambi hanno già alle spalle relazioni importanti: lei è stata sposata con il comico Russell Brand, lui ha avuto un figlio, Flynn (oggi 14 anni), dalla top model Miranda Kerr. Ora si trovano a ripartire da zero, di nuovo.

            Un anno difficile per Katy Perry

            La separazione arriva in un momento complicato per la cantante, che sta attraversando un periodo in chiaroscuro anche sul piano professionale. Il suo ultimo album 143 non ha convinto il pubblico e nemmeno il tour mondiale ha ottenuto i risultati sperati, con molte date segnate da vendite fiacche.

            Nonostante tutto, Katy ha continuato a mostrarsi sul palco con il sorriso. Ma quel crollo emotivo ad Adelaide, le lacrime e il silenzio sui social non erano casuali. Era il preludio di ciò che oggi si è ufficialmente confermato.

            Fine di un amore sotto i riflettori

            Come spesso accade alle coppie famose, a logorarli non è stato solo il tempo, ma anche la pressione mediatica. Una storia d’amore vissuta tra i red carpet e gli stadi, con flash, rumors e aspettative. Eppure, almeno stando al comunicato, la chiusura è avvenuta nel rispetto reciproco. E questo, nel circo di Hollywood, è già una piccola notizia.

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              Cinema

              Michael Madsen, volto duro e cuore fragile del cinema americano, se ne va a 67 anni l’attore amato da Tarantino

              Addio a Michael Madsen, morto a 67 anni: lo sguardo da duro, la voce bassa, l’anima poetica. Indimenticabile Mr. Blonde di Le iene, simbolo del male che affascina, della violenza che balla. Con lui se ne va l’ultimo cowboy metropolitano del cinema di Tarantino.

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                Aveva lo sguardo di chi non chiede scusa, la voce di chi non ha bisogno di urlare, il fisico da cattivo e l’anima da poeta. Michael Madsen è morto a 67 anni, e con lui se ne va uno degli ultimi duri del grande schermo, quello che anche quando non parlava rubava la scena

                Indimenticabile Mr. Blonde in “Le iene”, vendicativo Budd in “Kill Bill”, fratello dimenticato di Beatrix Kiddo e alter ego sporco e malinconico di un’America che sapeva farsi amare mentre ti prendeva a calci. Era il volto che Quentin Tarantino ha scelto per raccontare la bellezza imperfetta del male, la sua parte più cool e disperata, quella che sa farti ballare un motivetto anni ’70 mentre taglia un orecchio con calma metodica.

                Eppure, dietro quella maschera da duro, c’era anche il volto rassicurante del patrigno tenero che in “Free Willy” aiutava un ragazzino a liberare un’orca dal suo destino da attrazione acquatica. Anche lì, occhi stanchi ma sinceri, mani grandi e movimenti misurati. Madsen era uno di quegli attori che non cercavano la luce ma che, per una strana legge gravitazionale, la attiravano.

                Non aveva bisogno di gridare per imporsi: bastava uno sguardo obliquo, una camminata lenta, una battuta detta sottovoce. Il suo carisma, ruvido come il suo timbro vocale, si portava dietro l’odore dei bar di provincia, dei motel di terza mano, delle giacche di pelle consumate. Non era una star da tappeto rosso: era un’icona da asfalto bollente. Sul set, Michael era un fuoriclasse con la stessa naturalezza con cui fuori dal set si trasformava in un disastro ambulante.

                Una carriera costellata di film cult e b-movie dimenticabili, di successi che brillavano anche grazie alla sua presenza e di scelte artistiche che sembravano fatte più con l’istinto che con la testa. Eppure, anche nei ruoli minori, riusciva sempre a restare impresso. Perché Madsen era una di quelle presenze che non puoi ignorare. Una scheggia di cinema purissimo, pericoloso, romantico. A renderlo ancora più umano c’era la vita vera, quella che non si monta e non si recita. Lì dove si fanno figli, si sbaglia, si beve troppo, si piange senza telecamere. E oggi che la sua voce si è spenta per sempre, resta quel mix di fascino e autodistruzione che lo ha reso unico. Non era l’attore perfetto. Era Michael Madsen. E tanto basta.

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