Televisione
Nel 2025 vedremo il Conte di Montecristo in una miniserie Rai di quattro puntate
Presentata alla Festa del Cinema di Roma una nuova co-produzione seriale targata Rai, dedicata ad un classico delle letteratura firmato da Alexandre Dumas.
 
																								
												
												
											Una nuova co-produzione Rai in costume, con cast sia italiano che internazionale, che arriverà sui nostri teleschermi nel 2025, con 8 episodi di 50 minuti ciascuno, suddivisi in quattro prime serate su Rai1. Un progetto che dimostra – per l’ennesima volta – come il libro scritto da Dumas rappresenti sempre un motivo di ispirazione per produzioni di ogni tipo. Tanto che è in arrivo anche una nuova versione cinematografica diretta dal duo Alexandre de la Patellière – Matthieu Delaporte, presentata a Cannes.
Un taglio diverso per una storia senza tempo
Nella miniserie Rai il protagonista non vuole solamente vendicarsi delle persone che hanno causato la sua rovina ma anche pianificare tutto in modo sofisticato e metodico, danneggiare la loro reputazione. Senza però considerare che questa vendetta annienterà anche la sua possibilità di amare di nuovo. Si tratta di una chiave di lettura molto interessante, rivelata dalle anticipazioni che si sono viste in anteprime alla kermesse romana.
Sforzo congiunto di alcuni grandi nomi della produzione
Una produzione condivisa da alcuni colossi come Palomar, Rai Fiction, Demd Productions, France Télévisions, Mediawan Rights ed Entourage Media. Con il preciso intento di non presentare al mercato l’ennesima serie in costume bensì un prodotto incentrato sull’interazione tra i personaggi, in maniera che il pubblico potesse vivere un’immedesimazione totale.
Il protagonista
Il nuovo Conte avrà il volto di Sam Claflin, apprezzato di recente in Daisy Jones & The Six. Racconta l’attore: “Penso di essere stato fortunato ad aver partecipato a questo progetto perché non è un film ma una serie tv. Abbiamo quindi avuto otto ore di tempo per raccontare la storia e soprattutto per approfondire non solo Edmond Dantes ma anche i personaggi che gli ruotano intorno, proprio come fa l’originale cartaceo, per comprendere meglio il protagonista. Il lettore (e ora anche lo spettatore) può scomparire nel mondo di Dantes”.
L’apporto dell’attore nella realizzazione della serie
L’attore non aveva mai letto il romanzo, prima di iniziare questa nuova avventura: “Conoscevo a grandi linee la storia e ho recuperato in fretta prima di iniziare le riprese. Penso però che in generale se c’è un libro di partenza questo non dovrebbe diventare la Bibbia a cui fare sempre affidamento pur rimanendo fondamentale. Un film è un’esperienza collaborativa o almeno tale dovrebbe essere, e anche noi attori ci mettiamo del nostro nel processo di traduzione. Io che ho una preparazione teatrale poi, so bene che la base non si cambia ma non è nemmeno la guida totale. Non bisogna che il personaggio suoni come l’interprete, ma viceversa”.
Una star come Jeremy Irons nel ruolo dell’Abate Faria
Sarà il grande attore inglese Jeremy Irons ad interpretare l’Abate Faria che, in prigione, guida il protagonista verso una nuova libertà. Su questo fondamentale personaggio nell’economia della storia, Irons dice: “Ho un ruolo contenuto ma devo portare la saggezza a Edmond, si tratta della mia terza collaborazione con il regista Bille August e ho accettato perché lui capisce quello di cui parla ciò che andiamo ad adattare, arriva alle reali emozioni. Quando ho visto i primi quattro episodi ero a Los Angeles, che è una città piena di suggestioni visive, e l’ho trovato di una semplicità ed efficacia disarmante, è raro di questi tempi”.
La vendetta è una strada senza ritorno
In questo periodo storico nel quale viviamo, caratterizzato da odio e guerra, la riflessione che propone la serie è illuminante, così come la descrive Irons: “La vendetta è uno spreco della vita. Perdiamo troppo tempo concentrandoci su ciò che non abbiamo, bisogna invece perdonare e andare avanti. Se ti scusi per ciò che hai fatto, ti perdono, altrimenti ti ignoro e vado avanti. Siamo su questa Terra una volta sola e perdere quel poco tempo con questo tipo di atteggiamento è davvero assurdo”.
La quota italiana nel cast
L’attore Michele Riondino (vi ricordate il giovane Montalbanob?) che interpreta Jacopo, dichiara: “Qualche ingiustizia la trovi sempre in tempi normali, oggi ce ne sono fin troppe. Il tema della rivincita è attuale perché per elaborare il senso di pianificare una vendetta bisogna scendere nei bassifondi dell’animo umano. Succede quando si è incattiviti, quando hai fame di giustizia e ci è stato tolto qualcosa che era fondamentale per noi, saremmo disposti a tutto pur di fare giustizia più che di riottenere ciò che ti hanno tolto”.
Nel ruolo principale femminile troviamo Gabriella Pession, che ha già lavorato in altre co-produzioni internazionali, dove ha conosciuto anche il marito Richard Flood dice: “Questo racconto va a toccare quel brodo primordiale in cui ognuno di noi può diventare il peggio di sé”. Nicolas Maupas invece, sempre più sulla cresta dell’onda, è Albert. Secondo il suo interprete, un personaggio molto chiaro e cristallino, non stratificato.
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Televisione
Marcella Bella contro i giudici di Ballando con le stelle: lo sfogo rovente della cantante scatena polemiche
Dalla televisione al botta e risposta pubblico: lo sfogo di Marcella Bella contro i giudici di Ballando con le stelle — con accuse di mortificazione e frasi forti — riporta al centro il dibattito sul tono del confronto televisivo e sui limiti tra critica professionale e attacco personale.
 
														Parole che squarciano la calma: Marcella Bella si scaglia con veemenza contro i giudici di Ballando con le stelle, definendo quello che riceve «accanimento» e ribadendo un senso di umiliazione personale. «Questo accanimento nei miei confronti comincia ad essere grave. Io mi sento mortificata…Mi tagliano la testa? Mi sputano addosso? Mi lanceranno le monetine appresso? Mi hanno detto che ho gli occhi tristi, ma quali occhi tristi? Io sono incazzata nera. Gli metterei le dita negli occhi a questi qui, a tutti e cinque». Sono parole forti, che non lasciano spazio a mediazioni emotive: la cantante mostra frustrazione e rabbia, e il caso è già alimento per pagine social e tavoli televisivi dove il teatrino del giudizio incontra la sensibilità dell’artista.
Il contesto: performance, critiche e reazioni
In un talent-show il confronto è parte del format: i giudici valutano, commentano, anche in termini ruvidi; i concorrenti si espongono e accettano la platea. È però inevitabile che certe precisazioni generino attrito. Quando a esprimersi è una figura conosciuta come Marcella Bella, le parole diventano notizia: non soltanto per il contenuto dello sfogo, ma per la questione più ampia che pone — dove tracciare il confine tra critica professionale e offesa personale? E come devono comportarsi talent e giurie in uno spazio pubblico che amplifica ogni frecciatina?
Polemiche e responsabilità del piccolo schermo
Il linguaggio dello spettacolo è spesso teatrale, volutamente esasperato per produrre share e commenti. Resta però la domanda: quanto spazio va lasciato all’aggressività verbale, e quanto alle scuse o alle chiarificazioni? Le reazioni a caldo, come quella di Marcella Bella, mettono in luce una dinamica fragile: da un lato l’attrazione per il conflitto mediatico, dall’altro il rischio di superare il limite della dignità personale. In questo senso, la vicenda non si esaurisce in un battibecco tra platee televisive: solleva riflessioni su come si costruisca il racconto dello spettacolo e su chi debba farsi carico dei toni — il conduttore, la produzione, la giuria o gli stessi protagonisti.
Per ora la dichiarazione di Marcella Bella resta un segnale chiaro: la tensione è alta e il confronto, televisivo e sociale, è destinato a proseguire. Il resto lo dirà la prossima puntata e, probabilmente, le eventuali repliche pubbliche dei diretti interessati.
Televisione
Gerry Scotti incorona Samira Lui: «Non è una valletta, è una co-presentatrice». E La Ruota della Fortuna trova la sua nuova regina
Gerry Scotti spende parole di grande stima per Samira Lui, protagonista con lui a La Ruota della Fortuna. «Non è una valletta», dice, ribaltando i cliché e sottolineando come l’ex Miss stia diventando un volto amato soprattutto dalle donne.
 
														Gerry Scotti ha deciso: Samira Lui non è più soltanto la “bella accanto al conduttore”. È una co-presentatrice. Punto. Il re del preserale lo dice senza giri di parole, cogliendo l’occasione per ribaltare un’etichetta antica quanto la tv generalista: «Lei è il prototipo della nuova protagonista femminile in televisione. Fa finta di cavalcare il ruolo della valletta, ma non lo è. È una co-presentatrice e con grande umiltà, fidandosi di me, passo passo sta conquistando il favore delle persone».
Scotti, che negli anni ha affiancato nomi e volti poi diventati iconici, sembra vedere in Samira un’evoluzione naturale della figura femminile nel game show: meno decorativa, più complice. Una presenza che accompagna, commenta, interagisce e porta ritmo.
Oltre il luogo comune “bella e basta”
Non è un mistero: Samira Lui, ex Miss Italia, ha sempre lottato contro la percezione di “bellezza e poco altro”. Ma sul set de La Ruota della Fortuna sta costruendo un ruolo diverso, tra sorriso gentile e sicurezza. E Gerry la difende e la valorizza: «Quando una è bella è facile che piaccia agli uomini e meno alle donne. Al contrario, ho l’impressione che Samira piaccia molto alle signore».
Una frase che racconta bene l’obiettivo: conquistare il pubblico femminile — da sempre il più esigente e fedele nel daytime tv. Samira, insomma, non cerca la scorciatoia della simpatia forzata né il ruolo-maschera della “ragazza da copertina”. Preferisce ascoltare, osservare, imparare e restare elegante. Una scelta che paga.
La Ruota riparte dalle persone
Nel rilancio di un format storico, la scommessa è tutta sulla relazione con chi guarda. E qui la coppia funziona: Scotti, marchio di garanzia di casa Mediaset, e Samira, volto giovane ma già riconoscibile, costruiscono una dinamica nuova senza rompere le liturgie del gioco. È tv tradizionale, ma con un codice leggermente aggiornato: il conduttore guida, la co-conduttrice accompagna, la platea applaude.
In un’epoca in cui i talent e i grandi show spesso fagocitano le personalità, La Ruota della Fortuna rimane un’oasi di semplicità luminosa. E dentro quell’equilibrio, Samira Lui sta trovando un posto tutto suo. Con più sostanza che slogan, più sorrisi che urla, più grazia che teatralità.
La benedizione di Gerry è arrivata. Il resto, come sempre, lo deciderà il pubblico. E per ora, la ruota sembra girare dalla sua parte.
Televisione
Netflix, domina Il Mostro di Firenze: la serie shock sul killer delle coppiette è la più vista in Italia
La nuova serie dedicata al Mostro di Firenze vola in cima alle visualizzazioni e guida una settimana dominata da storie forti, tra delitti irrisolti, podcast, rabbini single e amori complicati. Con lei, al debutto, anche Nobody Wants This, la rom-com con Kristen Bell e Adam Brody che mescola ironia e differenze culturali.
 
														True crime in vetta: l’Italia guarda l’orrore che fa parte della sua storia
Nell’ultima settimana — dal 20 al 26 ottobre — Netflix fotografa un’Italia che sceglie l’oscurità. Il Mostro di Firenze è la serie più vista nel Paese, superando ogni altro titolo e conquistando la prima posizione. Un debutto che conferma quanto la cronaca nera italiana continui a esercitare una fascinazione magnetica. La serie ricostruisce le indagini sul caso che ha terrorizzato la Toscana e l’intero Paese tra anni Sessanta e Ottanta, uno dei capitoli più bui della storia giudiziaria italiana. Un racconto che tocca ferite ancora aperte, ma che il pubblico continua a voler esplorare. Non solo per curiosità, ma per quel bisogno collettivo di capire, di guardare in faccia il male e fare i conti con il proprio passato.
Il romanticismo sorprende: Kristen Bell e Adam Brody conquistano
Accanto all’oscurità trova spazio la leggerezza. L’altra grande novità della settimana è Nobody Wants This, serie romantica con Kristen Bell e Adam Brody che debutta direttamente ai vertici della Top 10. La trama mette al centro una podcaster agnostica che parla di sesso e un rabbino single. Due mondi lontani che si incontrano tra differenze culturali, famiglie ingombranti e una complicità inattesa. È una storia contemporanea, ironica e tenera, che Netflix propone mentre l’autunno invita a coprirsi di plaid e a cercare sorrisi nei racconti sentimentali.
Una Top 10 tra contrasti e identità italiane
La settimana racconta una tendenza chiara: l’Italia si divide tra chi ama la tensione del reale e chi preferisce la leggerezza dell’immaginazione. Il Mostro di Firenze e Nobody Wants This sono due estremi della stessa necessità: affrontare le ombre o dissolverle per qualche ora. Due mondi diversi, due pubblici che si incrociano, e forse il ritratto di un Paese che davanti allo schermo cerca la stessa cosa che nella vita: emozione e rifugio.
In cima alle classifiche Netflix, questa settimana, convivono paura e speranza. Un contrasto che dice molto non solo su cosa guardiamo, ma su chi siamo.
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