Arte e mostre
Non solo relax, pranzi e regali: le mostre da non perdere in questi giorni di vacanza
Questo è il momento perfetto per scoprire nuove mostre d’arte e vivere l’atmosfera culturale unica che l’Italia è in grado di offrire durante le festività.

Vi suggeriamo le mostre più interessanti da visitare in questi giorni, dalle esposizioni artistiche più affascinanti del Nord a quelle imperdibili del Sud. Un viaggio indimenticabile attraverso le bellezze artistiche del nostro paese, in questo magico periodo dell’anno!
La rivoluzione di Elio Fiorucci a Milano
Esposizione di grande interesse che ripercorre la storia di questo leggendario stilista, noto per aver rivoluzionato la moda e il costume in Italia dagli anni Sessanta ai Novanta, influenzando col suo impatto profondo l’arte contemporanea. Vero e proprio pioniere nel mescolare arte e moda, creando un punto di riferimento col suo store meneghino per intellettuali, performer e artisti. La mostra che celebra il suo eclettico mondo creativo è visitabile alla Triennale di Milano e dura fino al 16 marzo 2025.
William Blake a Torino
Uno dei più grandi poeti, pittori e incisori della letteratura e dell’arte inglese. Praticamente ignorato in vita, le sue opere visionarie hanno ispirato intere generazioni e attualmente sono considerate come testimonianze di valore nella cultura mondiale. La mostra Blake e la sua epoca, visitabile fino al 2 febbraio 2025 è ospitata nella magnifica Venaria Reale di Torino.
A Genova la pioniera dell’impressionismo
La mostra principale da vedere all’ombra della lanterna è quella dedicata a Berthe Morisot, la pioniera dell’Impressionismo, ospitata a Palazzo Ducale fino al 23 febbraio 2025. Si tratta della prima grande mostra in Italia sulla sua figura (1841-1895). La rassegna presenta ben 86 opere, molte delle quali sono in prestito esclusivo dagli eredi di Morisot, alcune delle quali inedite e mai esposte prima d’ora.
Nicola Verlato a Imola
Il Museo San Domenico di Imola ospita una grande mostra antologica dal titolo Myth Generation, in grado di offrire una panoramica unica sull’arte di questo artista contemporaneo di fama internazionale. Aperta fino al 19 gennaio 2025, presenta oltre 50 opere selezionate per raccontare il percorso artistico di Verlato, nato a Verona nel 1965. La sua arte che fonde pittura, scultura e nuovi media attribuisce vita a un’estetica innovativa che mescola riferimenti all’arte rinascimentale e barocca, con le influenze più moderne provenienti dal cinema, dai fumetti, dai videogame e dalle tecnologie di realtà virtuale.
E fu sera, e fu mattina: Valter Bernardeschi a Firenze
Se apprezzi la fotografia e la natura non perderti la mostra di Valter Bernardeschi intitolata E fu sera, e fu mattina: la natura negli scatti di Valter Bernardeschi, ospitata a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze. La mostra, aperta fino al 7 gennaio 2025, si ispira alle riflessioni di Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Sii, un’opera che invita a prendersi cura della Terra e della sua bellezza.
I Capolavori dorati a Perugia: L’età dell’oro presso la Galleria Nazionale dell’Umbria
Un’altra occasione da non perdere è quella che ha luogo nella Galleria Nazionale dell’Umbria, a Perugia. La rassegna “L’età dell’oro. I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’Arte Contemporanea“ esplora il fascino dei capolavori dorati che fanno parte della collezione della Galleria umbra, mettendo in dialogo le opere di grandi maestri del passato con quelle dei protagonisti dell’arte contemporanea.
Se ti trovi a Roma
Per le mostre da vedere in Italia a Natale 2024 una tappa a Roma non può mancare. Fino al 23 marzo 2025 il Museo di Roma ospita la rassegna Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo, un’esposizione tutta al femminile che celebra le donne artiste che hanno lasciato un segno indelebile nella Capitale. L’evento si concentra su 56 pittrici attive a Roma dal XVI al XIX secolo. Artiste che hanno lavorato tra le mura di Roma, contribuendo alla storia dell’arte in modo significativo. Un’occasione per scoprire il talento femminile nell’arte, raramente messo in luce, ma che merita assolutamente attenzione.
Giuseppe Pirozzi a Napoli: L’atelier dello scultore al Museo di Capodimonte
Visitabile presso il suggestivo Cellaio Real Bosco di Capodimonte, nel prestigioso museo omonimo.. La rassegna, aperta fino al 6 gennaio 2025, offre uno spunto affascinante per scoprire l’evoluzione artistica di Giuseppe Pirozzi, uno dei più importanti scultori contemporanei italiani, nato a Napoli nel 1934.
A Conversano il sogno d’amore di Chagall
Il grahde Chagall è di scena al Castello Aragonese di Conversano. Prorogata fino al 12 gennaio 2025, questa rassegna presenta oltre 100 opere di uno degli artisti più amati del XX secolo, offrendo un’esauriente panoramica sulla sua arte, costituita da opere vibranti, oniriche e piene di simboli. Un viaggio emozionale attraverso i colori e le suggestioni che hanno caratterizzato il suo universo creativo.
I Tesori d’Italia ad Agrigento: la mostra al Parco della Valle dei Templi
Ultima (ma non ultima) di questa agenda: ti consigliamouna visita ad Agrigento, in Sicilia, dove il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi ospita la mostra I Tesori d’Italia. Si tratta di un’esperienza che celebra il patrimonio storico e culturale del nostro paese, in un contesto unico, fino al 31 dicembre 2025. Questa rassegna rende omaggio ad Agrigento, Capitale della cultura italiana per l’anno 2025, ponendo in evidenza la sua straordinaria ricchezza archeologica e culturale. Un’occasione imperdibile per scoprire uno dei siti archeologici più affascinanti del nostro paese.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Arte e mostre
Dal formaggio ai gelati: l’Italia delle sagre che allungano l’estate e anticipano l’autunno

Settembre è quel mese sospeso tra le ultime code d’estate e i primi colori d’autunno. Il clima invita ancora a stare all’aperto, mentre il calendario gastronomico si riempie di eventi che mescolano prodotti tipici, cultura e convivialità. Dal 13 al 19 settembre l’Italia diventa un enorme banchetto diffuso, dove formaggi, vini, riso, funghi e gelati disegnano la mappa del gusto.
In Piemonte si comincia sabato 13 con la Vendemmia Reale ai Giardini dei Musei Reali di Torino: oltre 60 cantine in degustazione, prove alla cieca e performance artistiche con il vino trasformato in colore. Da Vercelli arriva il profumo del Risò, Festival internazionale del Riso (12-14 settembre), mentre ad Asti il Festival delle Sagre Astigiane porta in piazza i piatti della tradizione dentro la cornice della Douja d’Or, storica celebrazione del vino piemontese che proseguirà fino al 21. Ma l’attesa vera è per Cheese 2025, che dal 19 al 22 settembre trasformerà Bra in capitale mondiale dei formaggi naturali, con la partecipazione anche del Gusto.
Al Nordest, Udine si anima con Friuli Doc, festa che fino al 14 settembre porta in centro le eccellenze regionali: prosciutto di San Daniele, Montasio, vini bianchi e la dolce Gubana.
Scendendo verso il Centro, a Montalcino il 13 settembre c’è il Premio Casato Prime Donne dedicato all’intelligenza artificiale, mentre a Figline Valdarno (Firenze) la chef Luisanna Messeri e Paolo Gori cucinano a quattro mani per una cena solidale a sostegno di Casa Marta, centro di cure pediatriche. Sempre il 13 e 14, in Maremma torna InGravel Morellino, dove vino e bici si incontrano tra le vigne di Scansano. A Roma, all’Orto Botanico, il 14 settembre si festeggia la Vendemmiata romana con degustazioni e laboratori; ai Castelli Romani, Colle di Fuori ospita la Sagra del fungo porcino alla sua 31ª edizione.
Il Sud risponde con il fuoco e la freschezza. A Diamante (Cosenza) fino al 14 settembre il Peperoncino Festival celebra il re piccante della Calabria, con piatti come la sardella di Crucoli o il morsello catanzarese e la finale del Campionato dei mangiatori di peperoncino. Sempre in Calabria, Reggio diventa capitale mondiale del gelato dal 13 al 16 con Scirubetta 2025, villaggio del gelato artigianale affacciato sul lungomare.
Infine la Sicilia, dove dal 18 al 20 settembre gli Etna Days richiamano esperti e winelover da tutto il mondo per celebrare la viticoltura eroica sulle pendici del vulcano. In contemporanea, a Milo, continua fino al 14 settembre ViniMilo, manifestazione storica dedicata al vino e alla gastronomia etnea.
Dal riso al gelato, passando per peperoncino e formaggi, il messaggio è chiaro: l’autunno arriva, ma in Italia si brinda e si festeggia ancora come in piena estate.
Arte e mostre
Wu Keyang, il pittore che unisce Oriente e Occidente: «La mia vita è come il mio nome: sembra semplice, ma ha un significato nascosto»
La sua missione è chiara: superare il conflitto tra civiltà attraverso la forza universale dell’arte. Dalla pittura a olio incompresa in Oriente ai volti senza pupille di Modigliani, l’artista rivela come il pensiero di Jung e la spiritualità del Tao abbiano forgiato il suo percorso. Un’intervista profonda, tra visioni, rinascite e la convinzione che l’arte non appartenga a un popolo ma all’umanità intera.

Apre il sipario il suono di un nome: Wu. Un cognome che in cinese si pronuncia sempre allo stesso modo, ma può essere scritto con ideogrammi profondamente diversi.
Può essere 吴, semplice e comune. Oppure 武, il segno che fonde la lancia (戈) e il fermare (止), e che dunque non significa guerra, ma “arte di fermarla”. E infine 無, il vuoto, l’assenza, il Tao che non si può dire. Tre simboli per un solo suono.
E forse anche tre anime per un solo artista. Perché in Wu Keyang ogni pennellata è soglia, ogni segno è un passaggio tra mondi. Ciò che sembra noto, nasconde una verità più profonda. La sua intera opera, come il suo nome, è un invito a guardare oltre la superficie.
Cosa resta oltre la forma? Quale voce sussurra nel silenzio tra spirito e materia? A tentare di rispondere, con colori e visioni, è proprio Wu Keyang, protagonista della mostra personale “Beyond the Form, Within the Cosmos”, che si terrà a Firenze dal 10 luglio al 1° agosto 2025, nelle sale storiche di Palazzo Bellini (Lungarno Soderini 3).



L’evento, promosso da Hestia Gallery, rappresenta la terza tappa italiana dell’artista negli ultimi tre anni, dopo le esposizioni a Palazzo Pisani di Venezia e alla Garibaldi Gallery di Milano. Un percorso coerente e crescente, che sta contribuendo a far conoscere anche in Occidente il linguaggio originale e profondo di questo pittore “filosofo”.











In esposizione, oltre 30 grandi dipinti a olio e quasi 80 disegni inediti appartenenti alla serie “super-imaginale”: un progetto che scava nel rapporto tra essere umano e cosmo, con un approccio che non è mai puramente estetico, ma sempre esistenziale. Le opere propongono uno spazio visivo di meditazione, dove i confini tra materia e pensiero si dissolvono, e il segno pittorico diventa rito, invocazione, passaggio.










Wu Keyang è nato nel 1973 a Zhao’an, nella provincia del Fujian, e ha studiato pittura a olio presso l’Università di Xiamen. Dal 2009 ha scelto di vivere in viaggio, dividendosi tra Asia ed Europa, visitando templi, grotte, musei e luoghi di natura incontaminata. Ha fatto del disegno un esercizio quotidiano, quasi un respiro costante, in cui annotare visioni e riflessioni.
Ogni foglio, ogni tela, racconta una ricerca interiore senza fine. Il suo lavoro, difficilmente etichettabile, unisce la spiritualità orientale al segno occidentale, con rimandi alla calligrafia, all’astrazione lirica, all’informale. Ma più che alle correnti, Wu sembra rispondere a un’urgenza personale: trovare una forma che non sia prigione, ma soglia.
Curatori dela rassegna sono Stefano Bigalli, Andrea Betro e Wu Changbei. La mostra “Beyond the Form, Within the Cosmos” si offre così come un dialogo aperto tra Oriente e Occidente, tempo e spirito, visibile e invisibile. Un’occasione rara per incontrare un artista che non cerca l’effetto, ma la verità.
Ingresso libero. Orari di apertura: da lunedì a sabato, 10:30–12:30 e 16:00–18:00.
Wu Keyang, dalle tue opere emerge chiaramente un affascinante contrasto tra culture orientali e occidentali. Quando hai cominciato a percepirlo nella tua vita? E in quali circostanze hai sentito il bisogno di diventare un ponte tra questi due mondi?
È una domanda che porto dentro da tanto tempo. In realtà, da bambino già percepivo certe differenze tra Oriente e Occidente, ma è stato durante gli anni dell’università che ho davvero preso coscienza di questo “conflitto”. In quel periodo ho cominciato a studiare la filosofia occidentale: Socrate, Platone, Aristotele, fino ad arrivare a Hegel, Nietzsche… Ma colui che mi ha toccato più profondamente è stato Carl Jung. Jung è stato, per me, il primo che ha saputo utilizzare il pensiero logico occidentale per spiegare e comprendere il pensiero orientale. Non era solo uno studioso, era anche un praticante, un artista. Ha persino dipinto. Una delle sue opere più importanti, Il Libro Rosso, si ispira direttamente a un testo classico taoista cinese, Il Classico della Vita Dorata di Taiyi. È lì che ho sentito che lui stava facendo quello che io, inconsciamente, desideravo fare: unire due mondi.
È stata la filosofia a farti scattare questa consapevolezza?
Non solo la filosofia, ma anche la mia esperienza concreta come pittore. Dipingo a olio, e spesso ho notato che il pubblico orientale non riesce a comprendere appieno questo linguaggio visivo. Molti guardano solo se il dipinto “somiglia” alla realtà, se sembra una fotografia. Ma non colgono la profondità spirituale e filosofica che sta dietro la pittura occidentale, soprattutto quella classica e medievale. Allo stesso tempo, anche molti occidentali non comprendono a fondo la cultura orientale: la vedono come qualcosa di “mistico”, ma distante, quasi esotico. Io vedo in questo una grande frattura. Per me l’arte non è solo immagine, è trasmissione di spirito. Come l’arte classica occidentale, che non è solo tecnica ma un mezzo per cercare il Vero.
Che ruolo ha la cultura tradizionale cinese nella tua arte?
È qualcosa che ho nel sangue. Ho sempre praticato e studiato profondamente le tradizioni spirituali del Confucianesimo, del Taoismo e del Buddhismo. In particolare la coltivazione interiore, quella che chiamiamo “coltivare il cuore”. È una forma di lavoro spirituale che eleva la coscienza e la vita stessa. Non è solo teoria: l’ho vissuto, l’ho praticato, l’ho sperimentato.
Inoltre, ho vissuto tre esperienze di pre-morte. In quei momenti ho toccato qualcosa di molto profondo, come se il cielo mi avesse dato un’altra possibilità, una chiamata. Non era ancora il mio momento di andarmene. Da allora, ho sentito che avevo una missione: dipingere tutto ciò che avevo vissuto e compreso, per condividerlo con il mondo.
Cosa significa per te “missione”?
Penso che la mia missione sia quella di colmare la distanza tra Oriente e Occidente. Di mostrare, attraverso l’arte, che le due visioni del mondo – anche se a volte sembrano opposte – in realtà cercano la stessa verità. La cultura, secondo me, non ha confini. Non appartiene a un popolo, a una razza, a una nazione. La cultura vera, quella che cerca il Bello, il Bene e il Vero, è patrimonio dell’umanità. E l’arte è il linguaggio perfetto per superare le barriere: può comunicare a tutti, al di là delle lingue.
Una curiosità: il tuo cognome crea qualche equivoco, giusto?
Sì, è vero! Il mio cognome si pronuncia allo stesso modo di un altro carattere cinese, ma è scritto con un ideogramma diverso. È un dettaglio curioso, ma significativo: come tutta la mia vita, che sembra una cosa familiare, ma in realtà ha un significato più profondo.
Per te l’arte ha un valore spirituale? Può favorire il dialogo tra civiltà?
Assolutamente sì. L’arte, per me, non è solo una questione estetica o visiva. È uno strumento spirituale, un canale attraverso cui le anime di diverse civiltà possono comunicare. Il mio lavoro non vuole semplicemente rappresentare la superficie delle culture, ma mettere in dialogo le anime stesse di due civiltà diverse.
Quindi trasmette qualcosa che va oltre il visibile?
Esattamente. Anche se i colori, le luci, le pennellate nelle mie opere sono importanti, la cosa più essenziale è ciò che sta dietro: la componente spirituale. Lo spirito. Questo spirito non si vede con gli occhi, ma si percepisce con l’anima. Per esempio Modigliani: i suoi volti hanno il collo allungato, gli occhi spesso senza pupille. Per molti può sembrare una scelta stilistica, ma in realtà è un modo per rappresentare lo spirito umano, non solo l’apparenza.
Ti ispiri anche alla filosofia taoista?
Sì. Il pensiero taoista è fondamentale per me. Dice: “Il Tao di cui si può parlare non è il vero Tao”. Questo significa che la verità ultima non può essere spiegata con le parole. Ma l’arte può avvicinarsi a quella verità. Il mio scopo è cercare di arrivare all’essenza, all’origine, al nucleo invisibile del mondo. Quando dipingo, cerco di trovare un linguaggio visivo che possa esprimere quell’essenza: con linee, colori, forme o simboli.
Il pubblico comprende subito le tue opere?
Non sempre. Anzi, a volte ci vogliono mesi, o addirittura anni, prima che qualcuno comprenda veramente il significato profondo di un mio quadro. Ma non è importante. L’opera nasce da un’esperienza vissuta nell’attimo presente: una visione del mondo, della natura, dell’universo. È un’esplosione interiore. Non mi interessa spiegare tutto: voglio che chi guarda trovi, nel tempo, una propria connessione con quella energia.
Hai citato Modigliani, ma anche Picasso…
Sì. Picasso, Modigliani e altri maestri non si sono fermati alla rappresentazione realistica. Hanno decostruito le immagini per raggiungere un altro livello, quello dello spirito. Hanno cercato, come me, un ponte tra forma e essenza, tra materia e spirito.
Quando ti sei sentito, per la prima volta, un artista “del mondo”?
Posso dire che è successo nel 2015, quando ho vissuto la mia terza esperienza vicina alla morte. Tornato indietro da quel confine estremo, ho capito che non ero più limitato dallo spazio-tempo. Mi sono sentito parte di una missione umana più grande: rappresentare la ricerca universale della verità, della bontà e della bellezza. L’arte, specialmente la pittura, precede la lingua e il testo. Non ha bisogno di parole per essere compresa. Per questo, è universale. E in quel momento ho sentito che il mio lavoro non era più solo “cinese” ma umano.
Com’è la situazione dell’arte contemporanea cinese oggi? In che direzione va?
Come artista orientale, posso dire che oggi in Cina coesistono due sistemi artistici. Uno è quello “istituzionale”, legato allo stato e ai temi ufficiali. L’altro è quello degli artisti indipendenti, come me. Quest’ultimo è molto difficile da sostenere in Cina. Per molto tempo era quasi impossibile sopravvivere fuori dal sistema. Ma io, dopo tre esperienze di vita e morte, e con la mia dedizione assoluta all’arte e alla spiritualità, ho trovato persone nel mondo della cultura, dell’impresa e della ricerca che mi hanno sostenuto. Non è facile, ma è possibile. Ora, però, vedo segnali positivi: giovani artisti nati negli anni ‘80 e ‘90 stanno emergendo con una loro visione, grazie all’accesso a molte informazioni e alla possibilità di confrontarsi con il mondo. Alcuni di loro stanno raggiungendo risultati significativi. Non è un percorso facile, ma è promettente.
Molti ancora associano l’arte cinese a soggetti convenzionali, istituzionali. Ma l’arte non dovrebbe essere solo riproduzione o propaganda. Dal mio punto di vista, l’arte deve nascere dall’autentica comprensione della propria vita e del proprio tempo. Negli anni ‘80 ci fu una prima ondata di arte contemporanea in Cina. Alcuni di quei nomi sono diventati famosi anche in Occidente, spesso grazie a un legame con temi politici. Ma oggi c’è un cambiamento. Dalla fine degli anni 2000, sempre più artisti cercano le radici della nostra cultura. Si sta ritrovando fiducia nel patrimonio culturale cinese.
Anch’io, per anni, ho dipinto soggetti buddisti e religiosi, usando tecniche classiche. Erano molto apprezzati e valutati in Cina. Ma dopo le mie esperienze profonde, la mia arte si è trasformata. È diventata una ricerca dell’essenza. Una ricerca spirituale. Oggi stanno emergendo nuovi artisti indipendenti, con visione propria. Questa è una nuova era per l’arte contemporanea cinese, e io sono fiducioso nel suo futuro.
Arte e mostre
Wu Keyang, il pittore dell’universo interiore, in mostra a Firenze
Considerato una delle voci più originali nel panorama dell’arte contemporanea cinese, Wu Keyang coniuga misticismo e segno, forma e intuizione, offrendo una visione pittorica sospesa tra il visibile e l’invisibile.

Cosa resta oltre la forma? Quale voce sussurra nel silenzio tra spirito e materia? A tentare di rispondere, con colori e visioni, è l’artista cinese Wu Keyang, protagonista della mostra personale “Beyond the Form, Within the Cosmos”, che si terrà a Firenze dal 10 luglio al 1° agosto 2025, nelle sale storiche di Palazzo Bellini (Lungarno Soderini 3).
L’evento, promosso da Hestia Gallery, rappresenta la terza tappa italiana dell’artista negli ultimi tre anni, dopo le esposizioni a Palazzo Pisani di Venezia e alla Garibaldi Gallery di Milano. Un percorso coerente e crescente, che sta contribuendo a far conoscere anche in Occidente il linguaggio originale e profondo di questo pittore “filosofo”.



La mostra verrà inaugurata giovedì 10 luglio alle ore 19:00, con la presenza dell’artista e dei curatori Stefano Bigalli, Andrea Betro e Wu Changbei.
In esposizione, oltre 30 grandi dipinti a olio e quasi 80 disegni inediti appartenenti alla serie “super-imaginale”: un progetto che scava nel rapporto tra essere umano e cosmo, con un approccio che non è mai puramente estetico, ma sempre esistenziale. Le opere propongono uno spazio visivo di meditazione, dove i confini tra materia e pensiero si dissolvono, e il segno pittorico diventa rito, invocazione, passaggio.
Wu Keyang è nato nel 1973 a Zhao’an, nella provincia del Fujian, e ha studiato pittura a olio presso l’Università di Xiamen. Dal 2009 ha scelto di vivere in viaggio, dividendosi tra Asia ed Europa, visitando templi, grotte, musei e luoghi di natura incontaminata. Ha fatto del disegno un esercizio quotidiano, quasi un respiro costante, in cui annotare visioni e riflessioni. Ogni foglio, ogni tela, racconta una ricerca interiore senza fine.
Il suo lavoro, difficilmente etichettabile, unisce la spiritualità orientale al segno occidentale, con rimandi alla calligrafia, all’astrazione lirica, all’informale. Ma più che alle correnti, Wu sembra rispondere a un’urgenza personale: trovare una forma che non sia prigione, ma soglia.
La mostra “Beyond the Form, Within the Cosmos” si offre così come un dialogo aperto tra Oriente e Occidente, tempo e spirito, visibile e invisibile. Un’occasione rara per incontrare un artista che non cerca l’effetto, ma la verità.
Ingresso libero.
Orari di apertura: da lunedì a sabato, 10:30–12:30 e 16:00–18:00.
CHI È WU KEYANG
Wu Keyang è nato nel 1973 a Zhao’an, nella provincia del Fujian, in Cina. Si è formato in pittura a olio presso l’Università di Xiamen, per poi sviluppare un linguaggio artistico personale e riconoscibile, che unisce il pensiero filosofico orientale alle tecniche pittoriche occidentali.
Dal 2009 vive e lavora tra Asia ed Europa, attraversando musei, monasteri, siti archeologici e paesaggi remoti, alla costante ricerca di connessioni tra arte, spiritualità e natura. Nei suoi viaggi, ha fatto del disegno una pratica quotidiana e ininterrotta, annotando visioni, impressioni e riflessioni che diventano spesso la base per i suoi lavori su tela.
-
Gossip2 anni fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Cronaca Nera1 anno fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Grande Fratello12 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Olimpiadi 20241 anno fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello12 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?