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Cinema

Un sogno da Oscar per Paola Cortellesi: come si sveglierà il prossimo 17 gennaio?

Comunque vada sarà un successo, anzi… una grande soddisfazione: “C’è ancora domani”, il pluripremiato debutto alla regia di Paola Cortellesi, figura tra i 207 film ammessi alla corsa agli Oscar 2025.

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    Con il titolo internazionale There is still tomorrow, la pellicola della regista e attrice italiana ha conquistato il pubblico e la critica, raggiungendo traguardi straordinari, non solamente in Italia. Ora arriva anche il suo inserimento tra i 207 titoli ammessi alla corsa per gli Oscar-

    Le regole dell’Academy

    Per partecipare alla selezione, le candidature devono soddisfare regole precise stabilite dall’Academy. Tra i requisiti principali, ci deve essere all’attivo una proiezione di almeno sette giorni consecutivi in una sala commerciale di una delle principali aree metropolitane degli Stati Uniti nel corso del 2024. C’è ancora domani ha rispettato questa condizione, lo scorso novembre. Le votazioni dei membri dell’Academy si concluderanno il 12 gennaio, mentre il 17 gennaio saranno svelati i 10 film che concorreranno per l’ambita statuetta durante la 97ª Notte degli Oscar, prevista per il 2 marzo 2025. Con una campagna americana che ha dato i suoi frutti, Paola Cortellesi dimostra che il talento italiano può brillare anche oltre oceano.

    Distribuito anche in Cina e Corea del Sud

    Un’indubbia soddisfazione per il nostro cinema: dopo aver registrato record al box office italiano con 36,8 milioni di euro di incassi e 5,4 milioni di spettatori, il film è stato nominato il più visto del 2023 in Italia. Riscuotendo successo anche in mercati raramente accessibili al cinema italiano, come Cina e Corea del Sud, raggiungendo il primato di un’ampia distribuzione globale in ben 126 paesi.

    Ha già vinto tanto

    Svariati sono i riconoscimenti che il film della Cortellesi ha già riscosso, tra cui sei David di Donatello e il Nastro d’Argento – Film dell’anno 2023. Dal punto di vista internazionale, si è aggiudicato premi come il People’s Choice Award al Pingyao International Film Festival e il Sydney Film Prize.

    Alcuni dei suoi rivali

    Tra i principali rivali di Paola Cortellesi agli Oscar 2025 ci sono film di grande rilievo. Anora, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, potrebbe rivelarsi una sorpresa grazie alla sua comicità raffinata. Nickel Boys, diretto da RaMell Ross, adattamento del romanzo di Colson Whitehead, affronta invece il dramma carcerario nell’America razziale degli anni Sessanta. Senza dimenticare Blitz, ambientato nella Londra della II Guerra Mondiale, che racconta in maniera struggente l’esistenza di agazzo disperso durante i bombardamenti. Infine, Emilia Pérez, film premiato a Cannes con il Premio della Giuria e un riconoscimento per il cast femminile, rappresenta la Francia nella corsa al miglior film internazionale, annunciandosi tra i favoriti.

    Ora non ci resta che attendere il 17 gennaio per verificare se il sogno da Oscar per l’attrice e regista italiana diventerà o meno una splendida realtà.

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      Cinema

      Il diavolo veste Prada 2 sbarca a Milano: 2mila comparse cercasi per il sequel più fashion di sempre

      Dall’8 al 16 ottobre la troupe sarà nel cuore della capitale della moda: Meryl Streep, Anne Hathaway ed Emily Blunt tra Quadrilatero e Brera. Casting aperti, ma servono requisiti precisi.

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        Milano si prepara a trasformarsi in set cinematografico internazionale. Dopo Parigi, tocca al Quadrilatero della moda e alle vie del centro accogliere “Il diavolo veste Prada 2”, sequel attesissimo che arriverà nelle sale il 1° maggio 2026. Le riprese in città sono fissate tra l’8 e il 16 ottobre, in una Milano ancora intrisa della polvere di stelle della fashion week (23-29 settembre). Il tempismo non è casuale: la produzione ha scelto di cavalcare l’atmosfera glamour lasciata dalle sfilate per portare sul grande schermo il cuore pulsante della moda italiana.

        E non si parla di comparse qualunque. Per una delle scene clou in Brera serviranno fino a 900 persone, per un totale stimato di 2mila figuranti. Ma i candidati devono avere almeno 30 anni ed essere già attivi nel mondo della moda, del design, della comunicazione o degli eventi. In alternativa, sarà il reparto costumi a occuparsi di trasformarli in degni protagonisti dello stile milanese. L’obiettivo è uno solo: restituire quell’eleganza innata che l’Italia porta sulle passerelle di tutto il mondo.

        Il primo ciak, secondo quanto riportato da Milano Finanza, dovrebbe scattare al RG Showroom. Poi, a cascata, toccherà alle location più iconiche della città. A guidare la carovana delle star sarà ancora una volta Meryl Streep, nei panni della temibile Miranda Priestley, affiancata da Anne Hathaway ed Emily Blunt. Un ritorno che fa già discutere i fan e incendia i social, dove da settimane circolano foto rubate dal set e ipotesi sulla trama.

        Ma di cosa parlerà questo secondo capitolo? Le certezze sono poche, le indiscrezioni invece abbondano. Variety anticipa che al centro della storia ci sarà la crisi dell’editoria cartacea e il ruolo sempre più dominante dei fondi pubblicitari: un tema che vedrà protagonista Emily, il personaggio interpretato da Emily Blunt, alle prese con un nuovo lavoro nel settore. Runway, la rivista simbolo della Miranda Priestley, dovrà affrontare la tempesta della rivoluzione digitale.

        Milano, in questo contesto, diventa molto più di un set: è simbolo e metafora di un’industria che cambia, un palcoscenico in cui moda e cinema si intrecciano fino a confondersi. L’attesa è spasmodica e cresce la curiosità: la produzione riuscirà a ricreare la magia del primo film, entrato nell’immaginario collettivo, e al tempo stesso aggiornare il racconto alla nuova era digitale?

        Per ora resta una certezza: la capitale della moda è pronta a vestirsi di cinema. E chissà se il pavé milanese riserverà ancora qualche imprevisto ad Anne Hathaway, come accadde con il celebre tacco rotto.

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          Cinema

          Il vero nemico di Spider-Man? La puzza del costume

          Tom Holland confessa su Instagram che la nuova tuta dell’Uomo Ragno “puzza di muffa dopo un giorno di set”: i fan ironizzano, ma il problema resta.

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            Altro che Green Goblin o Venom: il peggior avversario di Spider-Man, stavolta, è il suo stesso costume. Nel nuovo film Spider-Man – Brand New Day, atteso nelle sale il 31 luglio 2026, il supereroe torna alle origini con un outfit che richiama i fumetti classici: colori accesi, tessuto in rilievo, la grande ragnatela sul petto. Un omaggio al passato, che però nasconde un imprevisto tutt’altro che epico.

            «È come infilarsi in una muta da sub rimasta chiusa in macchina per una settimana», ha raccontato Tom Holland in un reel su Instagram. Interprete dell’Uomo Ragno dal 2016, l’attore ha spiegato che il nuovo costume, bellissimo da vedere, “ha un odore nauseabondo” già dopo una giornata di riprese. Colpa del sudore, del tessuto sintetico e delle interminabili ore passate sotto i riflettori.

            Il paragone con le tute dei film precedenti è inevitabile. Quelle disegnate nell’universo degli Avengers, con le tecnologie “Stark”, sembravano sempre appena uscite da una lavanderia di lusso. «Ricordo ancora quando dicevo: sa di nuovo qui dentro, Mr. Stark!», ironizza Holland. Adesso, invece, la produzione gli consegna un costume nuovo ogni due settimane. Ma nemmeno questo basta a risolvere l’“effetto muffa”.

            I fan, manco a dirlo, hanno reagito con ironia. C’è chi scrive: “È il prezzo da pagare per tornare alle origini” e chi suggerisce che “un supereroe con il super olfatto avrebbe svelato il problema al primo ciak”. Sul web gira persino l’idea di trasformare la puzza in un nuovo potere: la “ragnatela tossica”.

            L’attore sembra prenderla con filosofia, sfruttando l’autoironia che da sempre lo accompagna. Ma la domanda resta: i produttori stanno davvero risparmiando sulla lavanderia? Ufficialmente no, ma il mistero continua ad aleggiare sul set. Proprio come l’odore che tormenta l’Uomo Ragno più amato degli ultimi anni.

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              Cinema

              John Goodman, addio a 90 chili e a quel riflesso che non voleva più vedere

              Dal rifiuto dello specchio alla rinascita: l’attore statunitense si mostra con una nuova silhouette dopo un percorso iniziato nel 2007. Niente scorciatoie, solo costanza, sport e dieta mediterranea. E un messaggio potente sul rapporto tra corpo e identità.

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                L’attore statunitense, indimenticato interprete di Fred Flintstones nella celebre pellicola prodotta da Spielberg nel 1994, ha lasciato tutti senza parole alla première del nuovo film dei Puffi a Los Angeles. Occhi puntati su di lui, o meglio sul suo nuovo corpo: in abito blu e con una figura molto più asciutta, John Goodman ha sfoggiato una forma smagliante. E la sorpresa è stata generale.

                Non è la prima volta che l’attore, oggi 73enne, mostra i risultati del percorso iniziato nel 2007, ma a ogni apparizione pubblica il cambiamento appare sempre più radicale. Non si tratta di una “dieta per un ruolo”, ma di una trasformazione profonda, cercata e voluta con determinazione. Il punto di rottura, raccontava tempo fa a People, è arrivato quando non riusciva più a guardarsi allo specchio. Con i suoi 180 chili e una relazione complessa con il cibo, Goodman aveva imboccato una strada pericolosa fatta di abbuffate e disordine.

                Il primo passo? Dire addio all’alcol. Il secondo, reinventarsi: sport regolare, attenzione alle porzioni, e una dieta ispirata al modello mediterraneo, seguita con l’aiuto di un nutrizionista. Risultato? Oltre 90 chili in meno, ma soprattutto un nuovo equilibrio. Un approccio semplice ma rigoroso che, nel tempo, ha dato i suoi frutti e gli ha permesso di mantenere la forma conquistata.

                Oggi, Goodman è un uomo diverso. Non solo fisicamente, ma anche nel modo in cui si espone: più sereno, più centrato. E se nei suoi ruoli iconici – da Il grande Lebowski ad Arizona Junior – la sua stazza era parte del personaggio, ora è la sua trasformazione a parlare. E a ispirare.

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