Gossip
Giulia Salemi e Pierpaolo Pretelli: «Abbiamo pubblicato foto finte per nascondere il parto»
Giulia Salemi e Pierpaolo Pretelli, neogenitori di Kian, si sono raccontati a cuore aperto a Verissimo. Dalla scelta del cesareo al desiderio di proteggere la loro intimità, fino all’ammissione di aver ingannato i follower con storie pre-registrate. «Volevo un parto naturale, ma il bimbo era troppo grande», ha spiegato Giulia, mentre Pierpaolo ha condiviso la sua emozione nel diventare padre per la seconda volta. «L’amore per un figlio supera ogni sacrificio», ha detto l’influencer, ora più felice che mai.
Giulia Salemi e Pierpaolo Pretelli sono da poco diventati genitori del piccolo Kian e, in un’intervista esclusiva a Verissimo con Silvia Toffanin, hanno raccontato le emozioni e le difficoltà di questa nuova avventura. Ma le rivelazioni non si sono fermate alla gioia della maternità e della paternità: la coppia ha svelato anche di aver tenuto nascosta la data del parto, pubblicando addirittura foto e storie finte sui social per confondere i follower.
La scelta del parto e il trucco social
Durante l’intervista, Giulia ha raccontato di aver desiderato un parto naturale, ma di aver dovuto optare per un cesareo programmato a causa delle dimensioni del bambino. «La ginecologa mi ha detto che Kian pesava già 4 chili, quindi, per evitare rischi, ho scelto il cesareo», ha spiegato l’influencer.
Ma la vera sorpresa è arrivata quando la coppia ha rivelato il loro trucco per mantenere segreta la nascita di Kian. «Tutti sapevano che avrei partorito a metà gennaio, ma abbiamo deciso di non rivelare nulla e di vivere questa esperienza in intimità», ha raccontato Giulia. Per farlo, hanno postato storie pre-registrate, depistando i fan. «Tutti ci sono cascati», hanno aggiunto divertiti.
La nuova vita da genitori
Pierpaolo Pretelli, già padre di Leonardo, il figlio avuto dalla relazione con Ariadna Romero, ha raccontato quanto sia emozionante diventare di nuovo papà. La coppia ha parlato della quotidianità con Kian, tra notti insonni e pannolini, ma anche della gioia immensa che questa nuova fase della loro vita sta portando.
Giulia, con l’entusiasmo e la determinazione che la contraddistinguono, ha parlato anche della scelta di allattare il bambino e di come ogni sacrificio venga ripagato dall’amore infinito che prova per lui. «Il parto è stato difficile, ma è inutile lamentarsi. Noi donne abbiamo una forza incredibile», ha dichiarato l’influencer. «L’amore per un figlio è talmente grande che tutto il resto passa in secondo piano».
E con questa consapevolezza, la coppia si gode ogni istante con il piccolo Kian, lasciando ai social solo ciò che scelgono di condividere.
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Gossip
Martina Maggiore replica a Cremonini: “I tradimenti ci sono stati. Avrei dovuto mentire?”
L’ex compagna del cantante risponde dalle pagine di Oggi alle parole dell’artista, che si era detto ferito dal libro “Ma che stupida ragazza”
Martina Maggiore non arretra di un passo. Dopo le dichiarazioni di Cesare Cremonini, che aveva confessato a Cattelan il dolore provato nel leggere le pagine del suo libro, l’ex fidanzata del cantautore ha scelto di rispondere senza filtri dalle colonne di Oggi.
“Non ho detto nulla di inimmaginabile”
«I tradimenti ci sono stati, avrei dovuto raccontare una menzogna?», dice la Maggiore, che nel volume Ma che stupida ragazza ricostruisce la fine della relazione con Cremonini e il difficile percorso personale che ne è seguito. «Non è che dico una cosa lunare o inimmaginabile. Siamo nel 2025, e la maggior parte delle persone tradisce. C’è chi lo ammette e chi no».
“Lui è fragile, questo è vero”
Le parole arrivano dirette, senza risentimento ma con una punta di malinconia. «Credo che Cesare abbia sofferto per la fine della nostra storia», aggiunge Martina, «e sì, anche per il libro. Evidentemente non se lo aspettava da me. Lui è fragile, questo è vero».
Con tono lucido e privo di rancore, la giovane autrice rivendica la verità della propria narrazione: non un regolamento di conti, ma un racconto di fragilità e crescita. E, tra le righe, la storia di un amore che ha lasciato cicatrici su entrambi.
Interviste
Cristina D’Avena ricorda il set di Love me Licia: «Mirko voleva baciarmi davvero, il regista gli urlò: sei matto?»
Ospite a Rai Radio2, D’Avena ha raccontato l’episodio divertente sul primo “quasi bacio” con Finicelli, allora modello alle prime armi come attore. Da quell’esperienza nacque la sua carriera televisiva e musicale, segnata dal successo delle sigle per ragazzi.
Un tuffo nel passato, tra nostalgia e sorrisi. Cristina D’Avena, voce e volto iconico della tv per ragazzi, ha raccontato un episodio curioso dal set di Love me Licia, la serie cult del 1986 che diede vita al sequel live action del cartone giapponese Kiss me Licia. All’epoca aveva appena 19 anni e, tra emozione e inesperienza, si trovò catapultata accanto ai Bee Hive, i giovani idoli della fiction.
Durante una chiacchierata nel programma Le Lunatiche su Rai Radio2, condotto da Jodie Alivernini e Barbara Venditti, l’artista ha ricordato il suo primo approccio con Pasquale Finicelli, modello prestato alla recitazione e interprete di Mirko, il leader della band nella serie. «Quando mi hanno buttata tra i Bee Hive, ragazzi bellissimi, pensai: “Mamma mia, cosa mi sta succedendo?”. Pasquale non era un attore, ma un modello, e con i baci ci furono dei problemi: lui pensava di dovermi baciare davvero», ha raccontato divertita.
Il risultato? Un clamoroso stop sul set. «Il regista lo fermò e gli disse: “Ma sei matto? Non così! Devi solo appoggiare leggermente le labbra!”. Quello fu il nostro primo approccio, e ci facemmo una risata. Con lui è stato tutto molto divertente», ha aggiunto D’Avena.
Il 6 ottobre ricorreranno i 39 anni dal debutto televisivo di Love me Licia, una produzione che trasformò una giovane cantante di sigle in una star della tv per ragazzi. Da quell’esperienza, infatti, si aprì la strada alla sua carriera musicale e televisiva, legata indissolubilmente al mondo delle sigle dei cartoni animati.
Cristina ha ricordato anche un altro momento fondamentale, l’incontro con Alessandra Valeri Manera, storica autrice di Mediaset e regina della tv per bambini: «Mi disse: “Ho una canzone per te”. Era l’inizio dei miei primi anni di lavoro. In studio c’era il maestro Giordano Bruno Martelli, che aveva composto la musica. Da quella sigla nacque tutta la mia carriera: sono diventata non solo una voce, ma anche un volto».
Oggi D’Avena guarda a quell’epoca con affetto e riconoscenza: un capitolo che le ha regalato popolarità, amore del pubblico e un percorso artistico che dura da quasi quarant’anni. E anche un “quasi bacio” che è rimasto nella storia della tv anni ’80.
Gossip
Lite social tra il console ghanese e la star di OnlyFans Michelle Comi: “Regali di lusso al bimbo adottato? È disgustoso”
Michelle Comi, nota per le sue provocazioni sui social e i guadagni da OnlyFans, ha raccontato di aver “adottato” un bambino africano, Momo. Ma il video dei pacchi Versace e Vuitton destinati al piccolo ha scatenato la reazione del console del Ghana in Italia, che parla di “spettacolarizzazione del dolore e della povertà”.
Il video inizia con un sorriso e decine di pacchi dorati sul pavimento. Michelle Comi, influencer e star di OnlyFans, mostra ai follower i regali destinati al piccolo Momo, il bambino senegalese che dice di aver “adottato a distanza”. Cappellini Louis Vuitton, sneakers Versace, magliette griffate. «Benvenuto in famiglia, piccolo mio – scrive –. Ti cambierò la vita, a partire dalla scuola, dal cibo, dai vestiti, da tutto quello che ora non hai».
Un messaggio di tenerezza, almeno nelle intenzioni. Ma bastano poche ore perché sotto il post esploda la polemica. A guidarla è Massimiliano Colasuonno Taricone, console del Ghana in Italia, che commenta con parole durissime: «È disgustoso. Con il valore di un solo cappellino, in Senegal si pagherebbe la scuola a una classe intera per un anno».
L’influencer, che sui social conta centinaia di migliaia di follower, aveva raccontato di sentirsi “una persona fortunata” e di voler “restituire qualcosa al mondo”. Il gesto – adottare un bambino a distanza – sembrava un passo sincero. Ma la scelta di documentare ogni dettaglio, compresi i marchi dei regali, ha trasformato la beneficenza in uno show virale.
Colasuonno Taricone, in un’intervista successiva, ha aggiunto: «Aiutare è un atto nobile, ma non si può trasformare un bambino in un oggetto di marketing. L’ostentazione del lusso, in contesti di povertà estrema, è un insulto».
Comi, per ora, non risponde direttamente. In un’altra storia su Instagram, si limita a dire: «Io faccio del bene e non mi devo giustificare con nessuno. Non ho nominato associazioni e non voglio guadagnare su nulla. Voglio solo che Momo abbia quello che non ha mai avuto».
La replica, però, non placa la tempesta. Sui social si dividono in due fazioni: chi la accusa di usare la solidarietà per visibilità, e chi difende la sua libertà di agire come vuole con i propri soldi. «Meglio chi dona, anche con stile, che chi non fa nulla», scrivono alcuni fan.
Intanto, il nome di Momo diventa virale, e il suo volto – mostrato nel video senza filtri – rimbalza ovunque. E così, quella che voleva essere una storia di altruismo, si trasforma nell’ennesimo caso di beneficenza in versione reality, dove il confine tra empatia e vanità diventa sempre più sottile.
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