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Gossip

Rick Harrison si sposa: la proposta con un anello del banco dei pegni di Affari di Famiglia

Il volto dello storico show americano ha chiesto alla fidanzata Angie Polushkin di convolare a nozze con un anello da 6,5 carati… direttamente dal suo negozio.

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    Rick Harrison, volto storico di Affari di Famiglia, ha deciso di sposarsi. Il conduttore e proprietario del celebre banco dei pegni di Las Vegas ha chiesto la mano della fidanzata Angie Polushkin, 18 anni più giovane di lui, con un anello decisamente in stile Pawn Stars: un pezzo da 6,5 carati trovato proprio nel negozio che lo ha reso famoso.

    La proposta è avvenuta durante una vacanza in Cile, tra le botti di una cantina a Casablanca. Harrison si è inginocchiato e ha chiesto alla compagna di sposarlo, immortalando il momento con alcune foto poi condivise su Instagram con la didascalia: Lei ha detto sì.

    La proposta bis: le figlie non erano soddisfatte

    Ma dietro al romanticismo c’è un retroscena curioso. Secondo TMZ, questa sarebbe in realtà la seconda proposta di matrimonio. Harrison avrebbe già fatto la fatidica domanda alla fidanzata, ma le sue figlie hanno giudicato il gesto troppo poco romantico e lo hanno convinto a rifarlo.

    Rick Harrison e Angie Polushkin: amore e differenza d’età

    Harrison e Polushkin stanno insieme da circa un anno. Lei è un’infermiera e ha 18 anni meno del conduttore, che ha alle spalle una vita sentimentale piuttosto movimentata. Il futuro sposo è stato già sposato tre volte. Il primo matrimonio, con Kim, gli ha dato due figli: Corey e Adam, quest’ultimo tragicamente scomparso nel 2024 a 39 anni. Dal secondo matrimonio con Tracy è nato il suo terzo figlio, Jake. Infine, il terzo matrimonio con Deanna, concluso nel 2020 dopo sette anni.

    Ora, con un anello dal suo banco dei pegni e una proposta approvata dalle figlie, Rick Harrison si prepara a dire “sì” per la quarta volta.

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      Gossip

      Kim Kardashian si sfoga: “Kanye controllava tutto, anche i miei vestiti”. Ora la felicità con Demna Gvasalia: “Con lui le cose sono cambiate”

      “Dovevo consultarlo per ogni decisione e buttare via il mio guardaroba”, dice Kim Kardashian, che nel 2021 ha chiesto il divorzio dal rapper. Oggi la 44enne confessa di aver ritrovato serenità grazie alla relazione con Demna Gvasalia, ex direttore creativo di Balenciaga, e rivendica il diritto a vivere libera.

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        Kim Kardashian torna a parlare del suo matrimonio con Kanye West e lo fa senza mezzi termini. In un’intervista a Vogue Francia pubblicata il 19 settembre, l’imprenditrice e influencer ha descritto un rapporto segnato, a suo dire, da un controllo costante e soffocante da parte del marito. “Avevo sempre bisogno di consultare qualcuno prima di prendere una decisione”, racconta la 44enne, che nel febbraio 2021 aveva chiesto il divorzio dal rapper dopo quasi sette anni insieme.

        Il racconto è diretto e carico di dettagli. Kardashian sostiene che West non sopportasse il suo stile e che l’avesse convinta a liberarsi del guardaroba che aveva costruito nel tempo. “Mi faceva buttare i miei vestiti e dovevo indossare abiti più ‘adeguati’ ai suoi gusti”, spiega, aggiungendo che lo stilista si era persino offerto di ricomprarle da zero tutto l’armadio. Un gesto che per lei non era segno di generosità, ma di imposizione: il tentativo di sostituire la sua identità con un’immagine più vicina al mondo di Kanye.

        Lo sfogo dell’influencer non è il primo. Negli ultimi anni Kardashian aveva lasciato trapelare tensioni e incomprensioni, ma ora sembra pronta a raccontare senza filtri come quel matrimonio l’avesse segnata. “Per molto tempo mi sono sentita ridotta al silenzio, prigioniera delle sue scelte”, confessa, dando voce a un malessere che spiega meglio di tante cronache i motivi della separazione.

        Il presente, però, ha per lei un sapore diverso. Dopo anni difficili, Kim racconta di aver ritrovato serenità accanto a Demna Gvasalia, ex direttore artistico di Balenciaga. “Penso che sia stato con Demna che le cose sono cambiate davvero”, afferma, parlando di un compagno che, al contrario, l’avrebbe spinta a riscoprire se stessa e la libertà di scegliere senza condizionamenti.

        Da regina dei reality a imprenditrice multimilionaria, Kardashian ha sempre saputo trasformare la propria immagine in un brand globale. Oggi aggiunge un nuovo capitolo a quella narrazione: quello della donna che, dopo aver vissuto un matrimonio ingombrante, rivendica il diritto di indossare ciò che vuole e di decidere senza chiedere permesso.

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          Personaggi

          Chiara Ferragni, tra felpe “romantiche” e pandori incriminati: la Fenice social che vuole rinascere

          Dalla felpa “Non spaccarmi il cuore” ai cappellini da club ironico: Ferragni prova a cavalcare il naufragio con una nuova immagine social. Intanto i giudici di Milano decidono il suo destino legale.

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            Per i suoi detrattori è l’ennesimo tentativo disperato, per i fan un colpo di genio. Chiara Ferragni prova a rinascere con una “Rivoluzione romantica”, capsule collection firmata con due giovani stilisti di Riccione: magliette da 49 euro con scritte come “Illusi da sempre, illusi per sempre”, felpe “Non spaccarmi il cuore” a 72 euro, portachiavi e cappellini in saldo di autoironia. Una strategia che gioca sul filo del cringe, tra ironia romagnola e disperato tentativo di restare sul pezzo.

            Il tempismo non è casuale: mentre le felpe vanno a ruba, a Milano è partito il processo che la vede imputata per truffa aggravata. La Procura sostiene che le campagne di beneficenza legate ai pandori Balocco e alle uova griffate abbiano ingannato i consumatori. In aula non si è presentata, ma due associazioni e una pensionata di Avellino hanno chiesto di costituirsi parte civile. «Ho comprato dieci pandori convinta di fare del bene – ha detto la signora Adriana – e invece mi sono sentita tradita».

            La Ferragni, che nel frattempo ha già versato 3,4 milioni di euro tra sanzioni e donazioni, si muove come sempre su due binari paralleli: quello legale, con avvocati che puntano a ridimensionare le accuse, e quello social, dove posa in abiti minimal accanto al nuovo compagno, cercando di trasformare ogni caduta in resurrezione.

            Dal divorzio con Fedez alle campagne benefiche finite sotto accusa, la sua parabola è diventata un caso nazionale. Per qualcuno è la fine di un mito, per altri solo l’ennesima mutazione di un personaggio che vive di esposizione. Il verdetto, questa volta, non arriverà da Instagram, ma dal tribunale di Milano.

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              Personaggi

              Michael J. Fox, 35 anni accanto al Parkinson: “Non c’è una linea temporale, ma continuo a guardare avanti”

              L’attore canadese, indimenticabile Marty McFly di Ritorno al futuro, pubblica il memoir Future Boy, un viaggio tra cinema, ricordi e la lunga convivenza con la malattia.

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              Michael J. Fox


                Con il sorriso che lo ha reso una delle icone più amate del cinema anni Ottanta, Michael J. Fox torna a raccontarsi in un libro intenso e sincero. A 64 anni, l’attore canadese, volto indimenticabile di Marty McFly nella trilogia di Ritorno al futuro, convive da trentacinque anni con il morbo di Parkinson, una diagnosi arrivata nel 1991, quando aveva appena 29 anni e una carriera in piena ascesa.

                Il suo nuovo memoir, Future Boy: Back to the Future and My Journey Through the Space-Time Continuum, scritto insieme alla giornalista Nelle Fortenberry e uscito il 14 ottobre 2025, è un viaggio tra ricordi, set cinematografici e riflessioni sulla fragilità e la forza della vita.

                Il ritorno al 1985: tra Casa Keaton e “Ritorno al futuro”

                Nel libro, Fox ripercorre il 1985, anno che ha cambiato la sua esistenza. All’epoca alternava le riprese della sitcom Casa Keaton” (Family Ties) con quelle del film diretto da Robert Zemeckis, un doppio impegno che lo costringeva a lavorare anche venti ore al giorno.
                «Dormivo pochissimo, ma non mi importava. Sentivo che stava succedendo qualcosa di grande», racconta nelle pagine del memoir.

                Il volume include interviste a membri storici dei due cast, da Lea Thompson a Christopher Lloyd, fino a Zemeckis stesso, offrendo uno sguardo intimo e inedito dietro le quinte di un’epoca irripetibile del cinema americano.

                “Il Parkinson non segue regole”

                Durante un’intervista al The Times in occasione dell’uscita del libro, Fox ha parlato apertamente della malattia con la consueta lucidità:
                «Non c’è una linea temporale, non ci sono stadi definiti da attraversare, come per altre patologie. Il Parkinson è molto più misterioso ed enigmatico.»

                Un percorso lungo e difficile, ma che l’attore affronta con la sua proverbiale ironia e un realismo disarmante. «Ci sono poche persone che convivono con il Parkinson da 35 anni. Mi piacerebbe semplicemente non svegliarmi un giorno. Non voglio che sia drammatico — ha detto — solo smettere di inciampare nei mobili e sbattere la testa.»

                Parole dure, ma autentiche, che mostrano la serenità di chi ha imparato a convivere con la fragilità senza perdere dignità né senso dell’umorismo.

                “Recitare mi ha aiutato a resistere”

                Nel corso della sua carriera, Fox ha continuato a lavorare anche dopo la diagnosi, fondando nel 2000 la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research, oggi una delle principali organizzazioni mondiali nella ricerca sul morbo.
                «Un medico mi disse che recitare mi avrebbe aiutato a gestire i sintomi. È stato vero, fino a un certo punto», ha ammesso. «Poi ho iniziato a rompere le cose: mi sono fratturato il gomito, la mano, ho avuto un’infezione e ho quasi perso un dito. Ma non ho mai pensato di fermarmi.»

                Nonostante le difficoltà motorie, l’attore continua a comparire sullo schermo: attualmente è impegnato nella terza stagione della serie “Shrinking” su Apple TV+, accanto a Harrison Ford, il cui personaggio — in un curioso intreccio con la realtà — soffre anch’egli di Parkinson.

                Un’icona di coraggio

                Oggi Michael J. Fox vive tra New York e gli Stati Uniti occidentali, circondato dall’affetto della moglie Tracy Pollan, sposata nel 1988, e dei loro quattro figli.
                La sua testimonianza, raccolta in libri e documentari come Still: A Michael J. Fox Movie (2023), resta una delle più importanti sulla malattia.

                «Non ho mai voluto essere un simbolo», dice. «Ma se la mia storia può aiutare qualcuno a non sentirsi solo, allora ne è valsa la pena.»

                Con Future Boy, l’attore chiude il cerchio tra il passato e il presente, tra il ragazzo che correva con uno skateboard nel 1985 e l’uomo che oggi affronta il tempo con consapevolezza.
                «Non posso cambiare ciò che mi è successo — scrive — ma posso scegliere come raccontarlo. E continuerò a farlo, finché avrò voce.»

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