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Musica

Stash dei The Kolors: “Le mie figlie dormono nel lettone e mi fanno riposare solo 2 ore a notte”

Ospite di Silvia Toffanin insieme ai The Kolors, Stash svela la quotidianità familiare con la compagna Giulia Belmonte e le figlie: “Nel lettone con noi, sembrano kung fu panda”. E risponde anche alla domanda ironica di Fru sul significato della loro hit sanremese.

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    Stash, frontman dei The Kolors, è stato ospite di Verissimo nella puntata di domenica 16 marzo, insieme alla sua band. Il cantante, reduce dal successo al Festival di Sanremo 2025 con il brano “Tu con chi fai l’amore”, si è aperto con Silvia Toffanin raccontando non solo il lato professionale, ma anche quello personale e familiare.

    Stash, infatti, ha parlato con affetto delle sue due bambine, Grace e Imagine, nate rispettivamente nel 2020 e nel 2022 dalla relazione con la compagna Giulia Belmonte. Un amore che ha arricchito la sua vita, ma che lo mette quotidianamente alla prova, soprattutto sul fronte del riposo. “Stanotte ho dormito solo due ore, per questo porto gli occhiali rosa”, ha scherzato il cantante, riferendosi agli accessori scelti per l’intervista.

    Nel salotto di Verissimo, Stash ha raccontato di aver abituato le figlie a dormire nel lettone, una scelta che oggi si ripercuote sulle sue ore di sonno: “Ho fatto l’errore di non metterle nella culla fin da subito, così ora ci troviamo tutti e quattro nel lettone e loro prendono sempre più spazio. Ma ci godiamo questi momenti, io le chiamo kung fu panda per le posizioni che assumono di notte”, ha raccontato con un sorriso.

    Ma non è tutto. A movimentare l’atmosfera in studio ci ha pensato Fru, il comico e membro dei The Jackal, che è intervenuto con un video messaggio rivolto ai The Kolors. La domanda, tanto ironica quanto maliziosa, ha strappato più di una risata: “Nel ritornello della vostra canzone dite ‘sale come un ascensore’. Ma cosa sale come un ascensore? Spero di trovare una risposta”.

    L’imbarazzo di Silvia Toffanin è stato immediato, ma Stash ha saputo mantenere il tono leggero, rispondendo con una battuta: “Libera interpretazione, sicuramente una metafora. Qualsiasi cosa, anche l’emozione di vederti, quel fuoco che sale. Ognuno può vederci quello che desidera”. Un momento che ha divertito il pubblico in studio, ma che ha portato la conduttrice a ricordare al cantante che si trovava in “fascia protetta”.

    Tra impegni musicali e vita da papà, Stash si conferma una figura amata dal pubblico, capace di far sorridere anche raccontando le notti insonni passate tra biberon e coccole sotto le coperte.

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      Musica

      Alfa, 25 anni e 20 dischi di platino: «Siamo una generazione viva, non di sdraiati. Dopo il feat con Manu Chao, scriverò il disco più bello»

      Sei tappe tra Barcellona e Colonia, un’estate senza sosta e l’obiettivo dichiarato di fermarsi a dicembre per dedicarsi a un nuovo progetto: «Voglio crescere, non correre a vuoto».

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        Andrea De Filippi, in arte Alfa, a 25 anni è già un nome centrale della nuova musica italiana. Nell’ultima estate ha inanellato un successo dietro l’altro: venti dischi di platino, il feat con Manu Chao che ha dominato le radio, concerti ovunque e il compleanno festeggiato in corsa. Ora guarda avanti, pronto a partire con il suo primo tour europeo e deciso a non farsi etichettare come l’ennesimo volto effimero della generazione Z.

        «Passiamo per quelli connessi al telefono ma sconnessi dalla realtà», dice. «Invece anche noi abbiamo una coscienza di classe e i modi per interessarci del mondo». Parole che suonano come una presa di posizione, quasi un manifesto. Non a caso, il suo percorso sembra correre in equilibrio tra immediatezza pop e cantautorato, tra leggerezza e consapevolezza.

        Il brano A me mi piace, realizzato con Manu Chao, resta la sorpresa più grande. Non solo un incontro di generazioni, ma un esperimento che ha trovato un riscontro straordinario, trasformandosi nel singolo più trasmesso della stagione. Una collaborazione che Alfa definisce «un sogno che si è materializzato».

        Adesso il futuro immediato è in Europa. Dal 30 settembre via a una mini tournée di dieci giorni: Barcellona, Parigi, Bruxelles, Londra, Amsterdam e Colonia. Non palasport, ma club da 300 spettatori. «Sarà una gita di classe più che un tour: dieci giorni in van con la mia band, con cui suono da sei anni. Una follia, ma voglio recuperare un po’ di incoscienza musicale, suoneremo guardando la gente negli occhi».

        Tra un palco e l’altro, c’è sempre Genova, la sua città. Proprio lì incontrerà il pubblico a Repubblica Insieme, occasione speciale per chiudere un’estate che definisce «senza respiro». Poi il vero obiettivo: fermarsi. «A dicembre mi stoppo davvero – promette – e nel 2026 voglio scrivere il disco più bello della mia carriera».

        Un programma semplice nella sua ambizione: correre, cadere, rialzarsi, e saper scegliere il momento giusto per mettere un punto. Perché, dice Alfa, «sono giovane e mi ricarico in fretta, ma anche io ho bisogno dei miei tempi».

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          Musica

          Noemi, dal talento alla resilienza: “Il dolore mi ha insegnato a sciogliere i nodi”

          La cantante romana sarà giurata nella nuova edizione di Io Canto Family, in onda dal 16 settembre su Canale 5. In un’intervista ha raccontato la sua battaglia contro la derealizzazione e la sua visione della musica e della vita.

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          Noemi

            Non più solo voce, ma anche esempio di forza personale. Noemi, 42 anni, tra le interpreti più amate del panorama italiano, si prepara a un nuovo capitolo televisivo: sarà infatti nella giuria del talent Io Canto Family, accanto a Patty Pravo e ad altri volti della musica italiana. Prima del debutto in tv, però, l’artista ha scelto di raccontarsi a cuore aperto in un’intervista a La Stampa, svelando le difficoltà che ha affrontato e la strada che l’ha portata a trasformare le fragilità in risorse.

            La battaglia contro la derealizzazione

            Noemi ha rivelato di aver sofferto di un disturbo neurologico poco conosciuto, la derealizzazione: «All’improvviso non riuscivo più a mettere a fuoco la realtà intorno a me. Mi sentivo come un fantasma in un mondo ovattato. Era il corpo che mi costringeva a guardarmi dentro». Un blocco che l’ha costretta a fermarsi, ma anche ad affrontare ciò che cercava di ignorare.

            Nessun vittimismo, però: la cantante ha trasformato quel momento in un’occasione di crescita. «Le difficoltà ci insegnano chi siamo. Nel buio sei solo, perché solo tu puoi cambiare ciò che non va. Se eviti il dolore diventa un’armatura pesante, se lo affronti impari a crescere».

            La riflessione sull’arte e sul mercato discografico

            Dalle sue esperienze personali Noemi trae una visione più ampia sul mondo della musica. «Molti giovani artisti oggi si trovano in crisi: il mercato non concede loro il tempo di costruire un’identità. Si lavora sul singolo, nella logica del “buona la prima o tutti a casa”. È naturale che qualcuno crolli», osserva.

            La cantante sottolinea anche come la musica stia rischiando di ridursi a semplice intrattenimento. «Adoro Lady Gaga e i tormentoni estivi, ma credo che una canzone debba anche far riflettere. Non tutto può esaurirsi in un ballo da spiaggia».

            Un cambiamento personale radicale

            Noemi non nasconde di aver compiuto scelte profonde anche sul piano personale. «Sono sempre stata una giovane vecchia, rigida e discreta. Ora però sono stanca: ieri ero quadrata, oggi ho deciso di essere tonda», afferma con una metafora che ben rappresenta la sua voglia di leggerezza e rinnovamento.

            Dalla pubblicità al successo in musica

            La carriera di Noemi non è stata immediata. Prima del debutto musicale, la sua presenza sul piccolo schermo si era notata quasi per caso, in uno spot televisivo. Oggi invece è tra le voci più riconoscibili della scena italiana, con un percorso che unisce il pop d’autore a collaborazioni prestigiose e numerose partecipazioni al Festival di Sanremo.

            Il nuovo ruolo da giurata a Io Canto Family rappresenta un’ulteriore tappa di una carriera che non ha mai smesso di evolversi. Non solo artista, ma anche donna capace di raccontare le proprie vulnerabilità senza paura, trasformandole in un messaggio di forza e autenticità.

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              Musica

              Laura Pausini tra carriera, maternità e regole digitali: “Mia figlia? Niente social fino a quando posso”

              La cantante romagnola si racconta in un’intervista al Corriere della Sera: dal rapporto con la figlia dodicenne alla riflessione sul mondo dei giovani, passando per ricordi scolastici e sogni artistici mai realizzati.

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              Laura Pausini

                Laura Pausini non è soltanto una delle voci italiane più amate al mondo, ma anche una madre attenta e consapevole delle sfide educative del nostro tempo. In una lunga intervista al Corriere della Sera, la cantante 51enne ha parlato della sua vita privata, del rapporto con la figlia Paola – dodici anni, avuta dal compagno e collega Paolo Carta – e del difficile equilibrio tra regole, libertà e nuove tecnologie.

                «Con il primo telefono che ha avuto poteva solo chiamare noi», racconta Pausini. «Poi le abbiamo dato un vecchio smartphone, vietandole però i social. Lei però si è aperta un profilo Instagram da sola. A quel punto ho fatto la mamma severa: le ho ritirato il telefono». La vicenda si è risolta con un compromesso: un uso limitato a un paio d’ore al giorno e, successivamente, più libertà la sera per parlare con un’amica che vive a New York. «Io non vedo l’ora che torni a scuola e ricominci le attività extrascolastiche che la tengono lontana dallo schermo», ha ammesso la cantante.

                Un tema, quello dei cellulari tra i giovanissimi, oggi più che mai attuale: in Italia lo scorso anno il Ministero dell’Istruzione ha introdotto il divieto di utilizzo fino alla scuola media, estendendolo da quest’anno anche alle superiori. Un segnale che Pausini sembra condividere.

                Una generazione che corre veloce

                Guardando a sua figlia, la cantante nota un ritmo di crescita molto diverso da quello della sua generazione: «A 12 anni è già come me a 25. È una generazione che va veloce, e Paola lo è ancora di più: ha studiato in quattro nazioni diverse, in quattro lingue. È indipendente. Durante il concerto di Capodanno è salita sul palco e ha suonato il basso per 21 minuti».

                Non mancano le riflessioni sul ruolo dei genitori: «I ragazzi di oggi conoscono certe cose troppo presto. Io vorrei che fosse lei a chiedermi, è il sogno di ogni madre e padre. Cerco di stimolare la sua curiosità, soprattutto per le lingue, e di capire cosa davvero le interessa».

                L’ironia sui banchi di scuola

                L’artista si concede anche un ricordo personale degli anni scolastici, con il suo tipico tono ironico: «Ero più brava nelle materie umanistiche, che era un modo per dire che eri un somaro. In chimica e fisica non ero portata, la mia materia preferita era storia dell’arte: mi piaceva scoprire le follie degli artisti».

                Un amore per l’arte che, confessa, avrebbe voluto coltivare all’Accademia di Belle Arti: «Sognavo di fare l’architetto o l’interior designer. Poi è arrivato Sanremo e la mia vita ha preso un’altra strada. Ma quell’impronta artistica non l’ho mai persa: guardo tutto con un occhio creativo».

                Una mamma rock ma con i piedi per terra

                Dietro la star internazionale che ha venduto milioni di dischi, c’è una madre che si confronta con le stesse difficoltà di tanti genitori. La sfida con i social, la preoccupazione per l’età precoce in cui i ragazzi si confrontano con certi contenuti, la volontà di bilanciare regole e libertà: «Cerco di essere presente, anche quando significa dire no. Mio marito è più morbido, ma credo che Paola sappia che lo facciamo per lei».

                Così Laura Pausini, tra tournée mondiali e premi internazionali, mostra il lato più intimo e quotidiano della sua vita: quello di una madre che, come tante, cerca di crescere una figlia libera e responsabile, senza mai dimenticare che il palco più importante resta quello di casa.

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