Televisione
Non ci sono più le Iene di una volta: Peppe Quintale ci ripensa ed abbandona dopo il ritorno
Peppe Quintale racconta la sua esperienza nel mondo della televisione, tra il grande successo con Le Iene, il passaggio in Rai e le difficoltà incontrate nel corso degli anni. Un viaggio tra successi, illusioni e un sistema che sembra escludere chi non fa parte di determinati circuiti.

Volto storico della televisione degli anni ’90 e 2000, Peppe Quintale ha lasciato un segno indelebile grazie alla sua partecipazione alle prime edizioni de Le Iene. Dopo vent’anni, il conduttore è tornato nel programma di Davide Parenti per una breve parentesi, ma l’esperienza si è rivelata diversa dalle aspettative.
La leggerezza iniziale è svanita
“Pensavo di trovare la stessa leggerezza di un tempo, invece ho trovato una trasmissione profondamente cambiata, dominata dalle inchieste. Ho realizzato due servizi, ma ne è andato in onda solo uno. Ho capito che non era più il contesto giusto per me, così ho deciso di lasciare senza polemiche.” Quintale ha sottolineato come il format fosse mutato radicalmente, non discutendone la qualità ma evidenziando semplicemente che non si riconosceva più in quella realtà.
Il passaggio in Rai e le promesse non mantenute
Dopo l’addio a Le Iene, Quintale ha scelto di seguire Simona Ventura a Quelli che il calcio, sperando in nuove opportunità. Carlo Freccero, allora dirigente Rai, gli aveva promesso grandi occasioni, tra cui la conduzione di una prima serata e di un game show quotidiano. Tuttavia, il cambio di dirigenza ha stravolto i suoi piani: “Mi pagarono regolarmente, ma il mio ruolo si ridusse a un semplice collegamento domenicale di cinque minuti. Fu frustrante, non potevo tornare a Mediaset e in Rai mi trovai con le porte sbarrate.” Questo episodio ha segnato l’inizio di un periodo difficile per lui, caratterizzato da una progressiva esclusione dai grandi circuiti televisivi.
Tra nuove sfide e delusioni: L’Isola dei Famosi e The Voice Senior
Nel tentativo di rilanciare la sua carriera, Quintale ha accettato esperienze televisive differenti, tra cui la partecipazione a L’Isola dei Famosi nel 2008 e più recentemente a The Voice Senior. Quest’ultima esperienza, seppur breve, è stata per lui un’occasione per tornare in gioco dopo un periodo difficile, segnato anche da problemi personali aggravati dalla pandemia: “Dopo quattro anni complicati, dovevo ripartire. Ringrazio Antonella Clerici per avermi dato un’opportunità.”
La televisione attuale: un sistema chiuso?
Per Quintale oggi il mondo della televisione è visto con un certo scetticismo. Secondo lui, il sistema si è chiuso sempre di più, lasciando poco spazio a chi non appartiene a determinati “carrozzoni”: “La Tv si alimenta di se stessa e oggi si vive nel grande equivoco per cui i followers valgono quanto i telespettatori. Se non fai parte di determinati circuiti, sei fuori.”
La condizione di molti
Parole che riflettono una realtà con cui molti professionisti del settore si sono trovati a fare i conti, tra promesse non mantenute e un sistema che sembra sempre più escludente. Riuscirà Peppe Quintale a trovare una nuova dimensione nel mondo dello spettacolo?
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Televisione
Can Yaman presenta il suo Sandokan: «Un viaggio emotivo, mi ha reso un attore migliore»
Can Yaman ha infiammato il red carpet dell’Italian Global Series Festival a Rimini. Mano nella mano con la nuova fidanzata Sara Bluma, ha svelato i retroscena della serie evento Sandokan, prodotta da Lux Vide con Rai Fiction: «Questo ruolo mi ha cambiato dentro».

È un Can Yaman inedito, quello che si è visto all’Italian Global Series Festival di Rimini: più maturo, sereno e visibilmente innamorato. L’attore turco ha catalizzato l’attenzione dei media e dei fan presentandosi sul red carpet con la nuova fidanzata, la deejay campana Sara Bluma, con cui ha ufficializzato la relazione. Ma l’occasione era soprattutto professionale: presentare in anteprima Sandokan, la serie evento targata Lux Vide e Rai Fiction, che lo vede protagonista assoluto nel ruolo iconico della Tigre della Malesia.
«Questo personaggio mi ha cambiato dentro, mi ha reso un attore migliore», ha detto Yaman, visibilmente emozionato. Le riprese si sono appena concluse dopo quattro mesi intensissimi: «È stato come girare quattro film di fila». E in effetti il progetto è ambizioso: cast internazionale, location spettacolari, effetti visivi da kolossal. Con lui sul set anche Alessandro Preziosi, Ed Westwick, John Hannah e la giovane Alanah Bloor. Una squadra che ha lavorato giorno e notte per restituire al pubblico italiano – e non solo – un Sandokan più contemporaneo e profondo.
L’attore ha raccontato di essersi trasferito in Italia proprio per questo ruolo, un progetto che ha inseguito per anni: «Avevo paura che il Covid avesse fermato tutto, sono stati mesi difficili. Quando abbiamo iniziato davvero a girare, mi sono sentito l’uomo più felice del mondo». Il suo Sandokan sarà diverso: meno pirata, più eroe romantico e spirituale, con un arco narrativo che esplora anche il suo passato e la nascita del suo mito.
Intanto, sul fronte privato, l’annuncio della relazione con Sara Bluma ha fatto rumore. La coppia si è mostrata affiatata, con look firmati Dolce&Gabbana perfettamente coordinati. Alcune fan hanno storto il naso, ma Can ha risposto su Instagram con parole semplici: «Non bado alle critiche, tengo a Sara». E poi ha preferito concentrarsi sul lavoro: Sandokan uscirà su Rai 1 e si pensa già alla seconda stagione per il 2026. Una terza sarebbe già in cantiere.
Una Tigre della Malesia più intensa, più umana, forse anche più vicina al pubblico moderno. E un Can Yaman nuovo, che sembra davvero pronto a conquistare il cuore degli italiani. Di nuovo.
Televisione
“Very Young Frankenstein”: Mel Brooks prepara una serie tv dal suo capolavoro più amato

Mel Brooks non ha alcuna intenzione di fermarsi. A pochi giorni dal suo 99° compleanno e con il sequel di “Balle spaziali” appena annunciato (con tanto di poster e trailer già in circolazione), il maestro della comicità surreale torna a far parlare di sé con un altro progetto ambizioso: una serie tv ispirata a Frankenstein Junior, la sua pellicola più amata, uscita nel 1974 e ormai considerata un cult assoluto del cinema comico mondiale.
Il nuovo show si intitolerà Very Young Frankenstein e sarà prodotto da FX. A scriverlo sarà Stefani Robinson, già dietro al successo della serie vampiresca What We Do in the Shadows, mentre la regia del pilot è stata affidata a Taika Waititi, regista neozelandese premio Oscar e autore di alcune delle commedie più originali degli ultimi anni. La presenza di Mel Brooks, stavolta nel ruolo di produttore esecutivo, garantisce continuità con lo spirito dissacrante dell’originale.
Per ora, però, trama e dettagli sono top secret. Quel che è certo è che Very Young Frankenstein non sarà un sequel né un prequel in senso stretto, ma un progetto che si ispira liberamente al film originale. Un nuovo sguardo, dunque, sull’universo del Dottor Frederick Frankenstein (sì, si pronuncia Frankenstin), con lo humour che ha reso leggendaria la versione del ’74.
Girato in un elegante bianco e nero e pensato come una parodia dei grandi classici horror ispirati a Mary Shelley, Frankenstein Junior è uno dei vertici creativi della carriera di Mel Brooks. Scritto a quattro mani con Gene Wilder, che ne fu anche protagonista, il film brillava grazie a un cast irripetibile: Marty Feldman nei panni dello sbilenco Igor, Cloris Leachman e la sua Frau Blücher (ai cui passi nitrivano i cavalli), Peter Boyle come la Creatura, Teri Garr, Madeline Kahn e perfino un cameo di Gene Hackman.
Il film, citato a memoria da generazioni di fan, ha lasciato un’eredità comica incancellabile. Frasi come “Si pronuncia Fronkonstin”, “Potrebbe essere peggio… potrebbe piovere!” o l’intramontabile numero del tip-tap Puttin’ on the Ritz sono ormai patrimonio popolare.
Ora resta solo da vedere se la serie riuscirà a far ridere come allora. Con nomi come Brooks, Waititi e Robinson in cabina di regia, le aspettative sono alte. E del resto, come direbbe Igor: “Potrebbe essere peggio…”.
Televisione
Pino Insegno e Roberto Ciufoli tornano insieme in tv: su Rai2 debutta lo show estivo “Facci ridere”
Tornano in prima serata i due volti simbolo della comicità italiana. In “Facci ridere” tre squadre regionali si sfidano per strappare una risata a una giuria di celebrità che non devono ridere. Una sfida a colpi di battute, accenti e improvvisazione.

“Con Pino condivido un’amicizia che dura da decenni, e poter lavorare ancora insieme, stavolta in TV, è un’occasione speciale. In un’epoca in cui si ride sempre meno, ci sembrava il momento giusto per provarci.” Parola di Roberto Ciufoli, attore e comico, che dal 29 giugno torna in prima serata su Rai 2 con il nuovo programma Facci ridere, al fianco dell’inseparabile Pino Insegno.
Una coppia storica che ha segnato gli anni d’oro della comicità televisiva con la Premiata Ditta, insieme a Tiziana Foschi e Francesca Draghetti, e che oggi si rimette in gioco in un format del tutto nuovo, pensato per un’estate televisiva all’insegna della leggerezza e della risata “vera”.
Ma che cos’è “Facci ridere”? Un game show comico, costruito su un’idea semplice quanto sfidante: strappare una risata a chi non ride mai. In ogni puntata tre squadre — che rappresentano simbolicamente Nord, Centro e Sud Italia — si cimentano in sketch, monologhi, gag, imitazioni e battute, per guadagnare punti facendo ridere tre giudici molto particolari: i Musoni, personaggi noti del mondo dello spettacolo chiamati a mantenere un’imperturbabilità assoluta.
Nella prima puntata, in onda domenica 29 giugno, i Musoni saranno Francesco Paolantoni, reduce dai successi con Fiorello a Viva Rai2, Massimiliano Ossini, volto amatissimo di Unomattina Estate, e Carolina Rey, anche lei impegnata nel contenitore mattutino. Tre personalità diverse, accomunate da una missione impossibile: non cedere alla risata, anche di fronte agli sketch più irresistibili.
Il meccanismo prevede che ogni concorrente provi a far ridere i Musoni con performance brevi, vivaci, improvvisate. Le squadre sono composte da attori emergenti e volti noti del cabaret locale, per un mix tra professionismo e talento popolare che richiama certe atmosfere da Corrado o Arbore, senza nostalgia ma con tanta voglia di sorprendere.
La regia punta su ritmo e varietà, con interventi a sorpresa dei due conduttori e siparietti che pescano nella lunga esperienza teatrale e televisiva di Insegno e Ciufoli. Il loro affiatamento è il vero motore dello show: gag, battute incrociate, ammiccamenti e il gioco delle imitazioni sono costanti in ogni momento della trasmissione.
La Rai scommette dunque su una comicità “da servizio pubblico”, che sa essere anche dissacrante e pungente, ma senza volgarità. Una comicità che racconta l’Italia attraverso i suoi accenti, le sue contraddizioni e il suo talento diffuso.
Non è un caso che proprio Rai 2 abbia deciso di puntare su questa formula per i suoi palinsesti estivi: “Facci ridere” è pensato come un esperimento di respiro nazionale, ma con radici ben piantate nel territorio. Ogni squadra porta sul palco dialetti, gesti, proverbi e personaggi locali, mettendo in scena un piccolo spaccato del nostro Paese, con tutta la sua comicità “a chilometro zero”.
Nel frattempo, Pino Insegno prepara anche il debutto di un altro progetto targato Rai: uno speciale dedicato al doppiaggio italiano, in compagnia di Luca Ward e Francesco Pannofino, un viaggio dietro le quinte delle voci che hanno fatto la storia del cinema.
Ma prima c’è da riconquistare la platea con la risata, e “Facci ridere” sembra avere tutte le carte in regola per farlo. Un ritorno alla TV dell’intrattenimento leggero, intelligente e ben fatto. Con due vecchi amici che sanno ancora sorprendere.
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