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Mistero

Il primo cittadino Mastella satanista?!? Secondo alcuni a Benevento si celebra il maligno…

A Benevento si accende la polemica tra il sindaco Clemente Mastella e l’Associazione Internazionale degli Esorcisti (AIE). Il motivo? Il Festival delle Streghe, evento folkloristico accusato di “incoraggiare la stregoneria”. Ma Mastella non ci sta e risponde con ironia a questa “battaglia” tra sacro e profano.

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    In una città che storicamente danza tra mito e leggenda, si è scatenata una polemica degna di un romanzo gotico. L’Associazione Internazionale degli Esorcisti (AIE), fondata dal celebre padre Gabriel Amorth, ha lanciato un anatema contro il Festival delle Streghe “Janara – Le streghe di Benevento”. Secondo loro, l’evento è “contrario al cristianesimo e nemico della libertà e della dignità umana”. Insomma, tra un convegno di storici e una sfilata in costume, qualcuno vede l’ombra del maligno.

    Cos’è la Janara

    Si tratta della strega per eccellenza del folklore beneventano, figura misteriosa e temuta della tradizione popolare. Si racconta che fosse una donna capace di volare e lanciare maledizioni, spesso vendicativa contro chi la ostacolava. Secondo la leggenda, per fermarla bastava lasciare una scopa fuori dalla porta: lei, ossessionata dal contarne i fili, sarebbe rimasta impegnata fino all’alba. Ancora oggi, la Janara è simbolo di magia, superstizione e cultura ancestrale nel cuore del Sannio.

    Bambini posseduti dalle… fiere di paese?

    L’AIE non si è fermata alle dichiarazioni generiche. L’accusa più pesante riguarda il coinvolgimento di bambini e adolescenti: “Pensare di far divertire la popolazione con tematiche appartenenti al mondo del male è un sintomo di grave malessere interiore”. Traduzione: mascherarsi da strega e comprare zucchero filato equivale a un’evocazione demoniaca. Se fosse così, i bambini di Halloween sarebbero da tempo sotto il controllo di forze oscure e Disneyland un covo di presenze ultraterrene.

    La risposta del sindaco: “Sono ben altre le diavolerie che mi preoccupano”

    Ma Clemente Mastella, da politico navigato, non si lascia intimorire da anatemi e scomuniche virtuali. “Da cattolico sono ben altre le diavolerie che mi preoccupano e i mercanti che profanano il Tempio”, ha replicato con un’eleganza che trasuda diplomazia e sarcasmo. Il messaggio è chiaro: le vere minacce non vengono da un festival culturale, ma da altri “demoni” più concreti.

    Streghe tra storia e folklore: una festa che fa bene all’economia

    Oltre alla difesa della libertà culturale, Mastella sottolinea anche l’importanza economica dell’evento. “Aiutiamo l’immagine e l’economia della città con professionalità e senza offendere nessuno”. In effetti, il Festival delle Streghe attira turisti e studiosi, promuovendo la città di Benevento come centro di cultura e tradizioni. Se il turismo è il vero Satana, allora i commercianti della città dovrebbero iniziare a preoccuparsi!

    La vera battaglia: superstizione contro cultura

    Questa polemica non è solo un botta e risposta tra esorcisti e amministratori locali, ma il riflesso di un contrasto più ampio: superstizione contro cultura, dogma contro folklore. Mastella sottolinea che il festival è stato curato con il supporto di accademici, antropologi e storici del cristianesimo. Insomma, nulla di improvvisato o blasfemo, ma un’opportunità di confronto tra diverse visioni del mondo.

    Isteria medievale o una legittima preoccupazione?

    Alla fine, questa storia lascia spazio a una domanda: è giusto vedere in un festival una minaccia alla fede? O forse gli esorcisti stanno cercando il demonio nel posto sbagliato? Mentre Benevento continua a celebrare il suo passato tra magia e leggenda, la polemica ci ricorda che in Italia certe discussioni sembrano ancora intrappolate in un medioevo senza tempo.

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      Mistero

      Extraterrestre, portami via: il mistero di 3I/ATLAS divide gli scienziati. Si tratta di una sonda aliena?

      Il corpo celeste 3I/ATLAS, individuato dai telescopi cileni, ha una traiettoria insolita che incuriosisce la comunità scientifica. Avi Loeb, astrofisico di Harvard, parla di possibile origine artificiale. Ma altri esperti frenano gli entusiasmi: «Nulla che non si possa spiegare con le leggi della natura».

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        Non capita tutti i giorni di intercettare un viaggiatore cosmico proveniente da lontano. Eppure, all’inizio di luglio, i telescopi Atlas in Cile hanno individuato 3I/ATLAS, un oggetto che arriva da oltre il confine del nostro sistema solare. Solo due prima di lui avevano attraversato il nostro vicinato galattico: ‘Oumuamua nel 2017 e la cometa Borisov nel 2019. Ogni volta, puntuale, si accende il dibattito tra scettici e sognatori.

        Questa volta, a far discutere è l’interpretazione di Avi Loeb, astrofisico di Harvard noto per le sue teorie non convenzionali. Secondo lui, 3I/ATLAS non sarebbe un semplice sasso ghiacciato lanciato nello spazio da una stella lontana, ma qualcosa di più intrigante. «La sua traiettoria è sorprendentemente allineata con il piano orbitale dei pianeti», sottolinea, ipotizzando che possa trattarsi di una sorta di sonda interstellare, inviata da una civiltà aliena per osservare i sistemi abitabili.

        Immaginarla come un piccolo messaggero cosmico, silenzioso e indifferente alle nostre paure, fa vibrare la fantasia di chi sogna il contatto con altre forme di vita. Ma la scienza, si sa, preferisce la prudenza alle suggestioni. A spegnere i toni fantascientifici è l’astrobiologa Karen Meech, dell’Università delle Hawaii, che invita a leggere i dati senza cedimenti alla narrativa da film: «Si tratta di una cometa interstellare. Non c’è bisogno di evocare sonde aliene per spiegare il suo comportamento».

        Gli studi preliminari mostrano che 3I/ATLAS emette gas e polveri come un classico corpo ghiacciato in avvicinamento al Sole. Nessun segnale artificiale, nessuna accelerazione inspiegabile. Eppure, il fascino dell’ipotesi alternativa resiste: in fondo, l’universo è immenso e il passaggio di un viaggiatore cosmico così raro non può che alimentare la curiosità di astronomi e appassionati.

        Nei prossimi mesi, i telescopi terrestri e spaziali continueranno a monitorarlo, nella speranza di catturare nuovi dati sulla sua composizione e sui dettagli orbitali. Cometa o sonda aliena, 3I/ATLAS ci ricorda che il cosmo è tutt’altro che silenzioso e che, oltre la bolla del nostro sistema solare, qualcosa — o qualcuno — continua a muoversi.

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          Mistero

          Parte la caccia al galeone con un tesoro da 4 miliardi di dollari!

          Indipendentemente dall’esito della ricerca, il fascino e il mistero che circondano la Royal Merchant continueranno a catturare l’immaginazione di persone di tutto il mondo. Che il tesoro venga trovato o meno, la sua storia rimarrà parte integrante del folklore marittimo per sempre.

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            Un’ancora gigantesca, ripescata per caso davanti alle coste della Cornovaglia, ha riportato alla luce una storia leggendaria: quella dell’El Dorado of the Seas, con un tesoro stivato stimato oltre i 4 miliardi di dollari. Ora, parte la caccia per recuperare questo naufragio storico, con la speranza di riportare alla luce una fortuna sommersa per secoli.

            Il naufragio epico

            Nel 1641, la Royal Merchant, ribattezzata El Dorado of the Seas, affondò al largo di Lands End, nell’Inghilterra orientale, mentre tornava dal Messico. A bordo trasportava un carico incredibile: 45 tonnellate d’oro, 400 lingotti d’argento messicano e 500.000 “pezzi da otto”.

            L’ancora ritrovata

            Nel 2019, il peschereccio Spirited Lady tirò su un’ancora enorme, scatenando l’interesse degli esperti che ipotizzano appartenesse alla Royal Merchant. Questo ha dato il via alla nuova ricerca del tesoro secolare.

            La ricerca del tesoro

            La Multibeam Services, una società specializzata nel recupero di carichi marittimi con sede in Cornovaglia, ha pianificato una spedizione per il recupero del relitto. Utilizzeranno tecnologie avanzate come sommergibili telecomandati con sonar e telecamere per coprire un’area di 200 miglia quadrate del Canale della Manica.

            Investimenti e Costi

            La ricerca del tesoro avrà un costo di venti milioni di sterline, ma l’eventuale ritrovamento potrebbe valere miliardi. Multibeam Services assicura di avere il team e la tecnologia necessari per trovare il relitto, con oltre 35 anni di esperienza nel settore.

            La concorrenza

            Tuttavia, Multibeam non è l’unico interessato al tesoro. Altre società e individui potrebbero essere coinvolti nella caccia, poiché 4 miliardi di dollari sono una tentazione irresistibile per molti.

            La tecnologia all’avanguardia

            Multibeam utilizzerà sommergibili senza pilota dotati di sonar e telecamere di ultima generazione per esplorare i fondali marini e individuare il relitto. Questa tecnologia ha dimostrato di essere efficace nel trovare relitti precedenti.

            Le sfide legali

            Ricerche precedenti, come quella condotta dalla Odyssey Marine Exploration nel 2007, si sono scontrate con complicazioni legali riguardanti la proprietà del relitto. Sarà importante affrontare le questioni legali in modo chiaro e trasparente.

            Il ritorno della leggenda

            Il ritrovamento dell’ancora ha riportato alla ribalta una delle storie più leggendarie dei mari. La caccia al tesoro della Royal Merchant promette di essere un’avventura epica e potrebbe cambiare la fortuna di chiunque riesca a trovarla.

            L’attesa

            Mentre la Multibeam Services si prepara per la spedizione, il mondo tiene il fiato sospeso nell’attesa di notizie sul recupero del tesoro. Questo potrebbe essere il naufragio più ricco della storia, con enormi implicazioni finanziarie e storiche.

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              Abbattuto l’albero di Robin Hood: condannati a 4 anni i due uomini ubriachi che lo segarono per “divertimento”

              Il Sycamore Gap Tree era uno degli alberi più celebri del Regno Unito. I due uomini che lo hanno tagliato hanno agito sotto i fumi dell’alcol, con motosega e vernice spray. La giudice: “Lo hanno fatto per compiacersi, non per caso”.

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                Quattro anni e tre mesi di carcere per aver tagliato un albero. Ma non un albero qualunque. Era il Sycamore Gap Tree, il leggendario acero secolare affacciato sul Vallo di Adriano, diventato famoso in tutto il mondo grazie al film “Robin Hood, principe dei ladri” con Kevin Costner. Un simbolo della Gran Bretagna, patrimonio dell’Unesco, meta di pellegrinaggio per turisti, cinefili e amanti della natura. Fino a quella notte folle.

                Era l’alba del 28 settembre 2023 quando Daniel Michael Graham, operaio di 39 anni, e Adam Carruthers, meccanico 32enne, sotto l’effetto dell’alcol, raggiunsero il sito con una motosega e della vernice spray. Tagliarono l’acero nel punto esatto per farlo crollare più in fretta, approfittando dei venti della tempesta Agnes. Filmavano tutto, ridendo. Il gesto sconvolse il Paese. Lo shock fu immediato. All’inizio fu arrestato un sedicenne, poi rilasciato. Ma le indagini andarono avanti, fino all’arresto dei due veri responsabili, ora condannati.

                La giudice Sarah Lambert ha usato parole durissime: “Non è stata una semplice bravata da ubriachi. C’è stata pianificazione. E un certo compiacimento. Lo hanno fatto per sentirsi famosi”. Il danno è stato quantificato in 458mila sterline, ma la perdita è incalcolabile. “Era un santuario per molti”, ha detto Andrew Poad del National Trust. “Apparteneva alla nazione, ai cittadini. Un simile vandalismo è inimmaginabile”.

                Nel tentativo di salvare l’albero, gli esperti si sono mobilitati per mesi. Inutilmente. L’acero era troppo danneggiato. “È una scena terribilmente triste”, ha scritto l’autore LJ Ross, che gli aveva dedicato un romanzo. Sui social del pub vicino, il Crown Inn, si leggeva: “Molti nostri clienti venivano per l’albero. Come si può essere così idioti?”.

                Domanda legittima, alla quale la giustizia britannica ha risposto con severità. I due vandali ora sconteranno la loro pena in carcere. Ma l’albero di Robin Hood non tornerà più. E con lui, un pezzo del paesaggio e della memoria collettiva.

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