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    Lucio Corsi non ha ancora calcato il palco della finale dell’Eurovision 2025, ma una cosa è già certa: il suo brano, “Volevo essere un duro”, ha conquistato le cuffie di mezza Europa. Con oltre 21 milioni di ascolti su Spotify – per la precisione 21.152.521 – la canzone italiana è saldamente al primo posto nella classifica dei pezzi più ascoltati tra quelli in gara. Un risultato che trasforma l’artista maremmano da outsider poetico a fenomeno internazionale.

    Un trionfo musicale, ma anche narrativo. “Volevo essere un duro” è molto più di una hit: è una confessione disarmante, una ballata travestita da rock, un inno generazionale in bilico tra malinconia e ironia. La voce dolce e ruvida di Corsi, i suoi testi carichi di immagini evocative, la produzione pulita ma mai fredda: tutto contribuisce a creare un brano che buca lo schermo e attraversa i confini.

    Alle sue spalle, distanziati di milioni di stream, inseguono la Spagna con “Esa Diva” (5.694.114 ascolti) e la Finlandia con “Ich komme” (5.272.152). Ma nessuno riesce ad avvicinare il colosso italiano. A completare la Top 10, l’Estonia con “Espresso macchiato”, la Grecia con “Asteromata”, poi Polonia, Norvegia, Malta, Belgio e Albania.

    Il successo di Corsi, però, va oltre le cifre. È un segnale: la musica italiana può parlare al mondo senza rinunciare alla propria voce, alla propria lingua, alla propria unicità. In un’epoca in cui l’omologazione spesso vince, un artista dalla forte identità come Lucio Corsi riesce a emergere proprio perché diverso, libero, sincero.

    In attesa della serata finale, il brano italiano è già diventato una bandiera. E se l’Eurovision si giocasse a colpi di cuffie e stream, il vincitore sarebbe già sul podio.

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      Non è l’anti Vasco, è solo Liga al massimo volume! Campovolo 2025 da fan

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        C’era da aspettarselo, ma viverlo è tutta un’altra storia. Campovolo 2025 è stato molto più di un concerto: si è trattato di un rito collettivo, un abbraccio lungo una notte intera, una dichiarazione d’amore a quel rock sincero e diretto che solo Luciano Ligabue sa regalare. E no, non è l’anti Vasco. È Liga, e basta. Due mondi paralleli, due cuori rock, ma quello che abbiamo vissuto a Reggio Emilia non ha bisogno di confronti.

        Una scaletta piena di hit

        Dalle prime note di Balliamo sul mondo alle lacrime collettive su Certe notti, è stato un susseguirsi di emozioni che hanno attraversato trent’anni di musica, sogni e verità urlate sotto palco. Il Liga è salito sul palco con la grinta di sempre, gli occhi lucidi e la voce un po’ graffiata dall’anima. Nessun bisogno di effetti speciali, solo chitarre che parlano, parole che arrivano dritte al petto e quella sua voglia irriducibile di raccontarci noi stessi.

        Altro che fazioni: il rock è inclusivo

        Campovolo è il suo regno, e i suoi fan rappresentano i cittadini fedeli che rispondono all’appello, ogni volta. Lì, in mezzo a una folla che canta all’unisono, non esistono paragoni: esiste solo la magia di un rocker che ci conosce uno a uno, anche se non ci ha mai incontrati. Il rock non divide, unisce. E Liga ci è riuscito per l’ennesima volta. Altro che sfide: questa è solo passione vera.

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          La skincare secondo Belen: tre gocce di siero, un filtro da urlo e tanta genetica

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            In un recente video sui social, Belen Rodriguez ha svelato alcuni dei suoi segreti di bellezza per una skincare da vera diva, lasciando i fan tra l’incantato e il rassegnato. Perché sì, i prodotti ci sono, i passaggi pure… ma poi c’è lei, Belen. E lì nemmeno il contorno occhi può fare miracoli.

            Nel video, la showgirl argentina mostra passo dopo passo la sua routine quotidiana: detersione accurata, siero illuminante, una buona dose di crema idratante e, ovviamente, protezione solare anche in casa – perché il nemico numero uno della pelle, si sa, è la luce blu (oltre all’invidia).

            “È importante essere costanti”, dice Belen con la pelle che riflette la luce meglio di uno specchio. Ma siamo sinceri: anche se ci spalmiamo litri di bava di lumaca e ci facciamo coccolare da trattamenti coreani, senza un pizzico di DNA Rodriguez sarà dura replicare il risultato.

            Il punto forte? La naturalezza con cui Belen mescola glamour e normalità. Usa i prodotti con disinvoltura, si mostra senza trucco, e riesce comunque a farci venire voglia di cambiare crema, vita e faccia. Certo, possiamo imitare la sua skincare, ma per il resto… serve un miracolo o almeno un filtro Instagram di quarta generazione.

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              Cesare Cremonini a San Siro mette a segno una goleada!

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                Di recente, Cesare Cremonini ha avuto un autentico trionfo dal vivo, esibendosi per due serate sold‑out allo Stadio San Siro di Milano di fronte a circa 57.000 spettatori a serata. Lo show, della durata di oltre due ore e mezza, è stato concepito come un vero e proprio racconto cinematografico: uno spettacolo che unisce musica, visual ad alto impatto, coreografie e un palco dalla forte allegoria grafica.

                Due ospiti speciali

                La scaletta ha sapientemente miscelato i brani dell’ultimo album Alaska Baby (otto in scaletta) con le hit più amate della sua carriera e dei Lunapop, come 50 Special e Un giorno migliore. Momenti clou dello spettacolo: la scenografica suite iniziale con otto trombettisti, coriandoli e fuochi d’artificio, i duetti emozionanti con Elisa in Aurore Boreali e con Luca Carboni su San Luca.

                Una carriera che cresce da 25 anni

                Lo show ha vivificato la nostalgia collettiva ma anche inaugurato prospettive nuove, con ambientazioni che evocano viaggi tra deserti e ghiacciai, grazie a maxi-schermi e coreografie sofisticate. Solo qualche imprecisione sonora, dovuta all’acustica sfidante dello stadio, ha parzialmente stemperato la perfezione del live. Cremonini conferma di essere oggi, come pochi altri, un grande protagonista del pop italiano negli stadi: carisma, coinvolgimento, scaletta solida e uno show di altissimo livello. Un successo che sigilla 25 anni di carriera e ne apre un nuovo capitolo.

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