Tennis
“Giochiamo un po’?”: Sinner regala la racchetta al Papa, ma Leone XIV rifiuta il match in Vaticano
Il Pontefice appassionato di tennis scherza sul nome “Sinner”, riceve in dono una racchetta e rivela: “A Wimbledon mi lascerebbero?”. Incontro informale, ma tutto fuorché banale.

Un incontro che sa di leggerezza, rispetto e piccoli gesti capaci di restare impressi nella memoria. Questa mattina in Vaticano, Jannik Sinner, numero uno del tennis mondiale, ha stretto la mano di Papa Leone XIV, regalando al Pontefice una delle sue racchette — e ricevendo in cambio un sorriso, una battuta e qualche momento che difficilmente dimenticherà.
Il siparietto è andato in scena in una delle sale del Vaticano alle spalle dell’Aula Paolo VI, tra lampadari di cristallo e oggetti più adatti alla contemplazione che ai colpi da fondo campo. Ma Sinner, con l’ironia sobria che lo contraddistingue, ci ha provato comunque: porge la racchetta, accompagna il dono con una pallina, e si lancia in una proposta scherzosa: “Se vuole giochiamo un po’…”.
Il Papa, che nel mondo ecclesiastico si sa cavare bene con l’ironia, ha sorriso e risposto con la prontezza di chi è abituato alle battute di spirito: “Qui è meglio di no, lasciamo stare”. La sala ha riso. E con lei anche i presenti, tra cui i genitori del tennista, Hanspeter e Siglinde, l’amico e manager Alex Vittur, e il presidente della Fitp, Angelo Binaghi.






L’incontro, seppure informale, non è stato privo di contenuto. Leone XIV, noto per essere un appassionato di sport (e in particolare di tennis), si è mostrato informatissimo sugli Internazionali d’Italia, dove Sinner è attualmente impegnato. “Ho visto che ieri ha vinto”, gli ha detto il Papa riferendosi al successo contro l’argentino Cerundolo. “Sì, ci siamo riusciti”, ha risposto il campione altoatesino, con la consueta umiltà.
Poi la racchetta. Il Santo Padre l’ha presa tra le mani, l’ha osservata con curiosità. “È quella con cui gioca?”, ha chiesto. “Molto simile – ha spiegato Sinner – cambia solo un po’ il colore. Per il resto è la stessa”. E lì un altro guizzo d’ironia del Papa: “A Wimbledon mi lascerebbero?”.
Il riferimento al torneo più prestigioso del mondo ha strappato nuove risate, ma non era la prima volta che il tennis e la figura di Sinner entravano nell’agenda del Papa. Nei giorni scorsi, durante un colloquio privato in Vaticano, Leone XIV aveva sentito parlare di un torneo di beneficenza organizzato da André Agassi. Il Pontefice aveva commentato: “Basta che non portiate Sinner…”. Una battuta con doppio senso: da un lato il gioco di parole sull’inglese “sinner” (peccatore), dall’altro la consapevolezza che, con Jannik in campo, il risultato è scontato.
La frase era arrivata all’orecchio del campione durante una conferenza stampa post-match, lasciandolo visibilmente sorpreso e un po’ imbarazzato. “Perché mi volete mettere in difficoltà?”, aveva detto, arrossendo, “ma per noi tennisti è una cosa bella sapere che al Papa piace il nostro sport”.
Oggi, quella battuta ha trovato la sua prosecuzione naturale in un incontro che ha sancito la stima reciproca. A rendere ancora più iconico il momento, la foto finale accanto ai trofei della Coppa Davis e della Billie Jean King Cup, simboli della rinascita del tennis azzurro.
Ma Leone XIV non ha resistito a un’ultima domanda da vero tifoso: “A Roma, come si sente ora che è tornato?”. E Jannik, sempre onesto: “All’inizio è stato difficile, non sapevamo bene come andava. Ma adesso, dopo tre partite, abbiamo preso ritmo”.
In serata, Sinner si è trasferito allo Stadio Olimpico per assistere alla finale di Coppa Italia tra Milan e Bologna. Prima però un’ora di allenamento con Jacopo Berrettini sul campo 5 del Foro Italico.
Il Papa, invece, è rimasto in Vaticano. Ma chissà che un giorno, magari in un posto meno pieno di lampadari, non ci scappi davvero uno scambio. Magari sulla terra rossa. O su quella benedetta.
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Sport
Difficoltà, riflessioni e il ritorno in campo. Jannik Sinner si racconta
l numero uno del tennis mondiale si racconta in una lunga intervista al Tg1, parlando dei momenti in cui ha pensato di lasciare lo sport, della squalifica per doping e della sua vita a Monte Carlo. Ora è pronto a tornare a competere e a lasciarsi alle spalle le polemiche.

Jannik Sinner si è raccontato in una lunga intervista al Tg1 con il direttore Gian Marco Chiocci e ha toccato diversi temi della sua carriera e della sua vita. Ha mostrato un lato più umano e vulnerabile che non aveva mai avuto modo di raccontare rispetto alla sua solita immagine di atleta impeccabile. Sinner ha parlato di momenti di grande difficoltà che lo hanno segnato, rivelando di aver pensato seriamente di abbandonare il tennis.
Voleva abbandonare la carriera
Prima degli Australian Open era in un momento di forte crisi, non si sentiva a suo agio, percepiva gli sguardi degli altri giocatori in modo diverso e ha ammesso che quel periodo lo aveva portato a valutare l’idea di lasciare il mondo del tennis. Ha raccontato di come fosse pesante vivere lo sport in quel modo, di sentirsi estraneo rispetto all’ambiente che lo circondava. Insomma ha attraversato proprio un momento buio che gli ha fatto riflettere sul senso della sua carriera e sul futuro.
L’inconspevolezza del clostebol
Il tema centrale dell’intervista è stato senza dubbio il caso di doping che lo ha coinvolto. Sinner ha spiegato di essere stato trattato come tutti gli altri atleti, che i protocolli sono uguali per tutti e che non ha ricevuto favoritismi, anzi, ha dichiarato di essere stato sottoposto a controlli ancora più stringenti rispetto ad altri. Jannik ha raccontato di aver appreso della contaminazione da clostebol in modo del tutto inatteso tanto che all’inizio non riusciva a capire cosa fosse successo e ha dovuto accettare una realtà che non gli apparteneva. Ha spiegato che sapeva subito dove fosse avvenuta la contaminazione, ma ha vissuto con grande difficoltà i tre mesi di squalifica perché sentiva di non aver fatto nulla di sbagliato.
E’ stato il suo avvocato Jamie Singer a fargli capire cosa avrebbe rischiato e quali sarebbero state le conseguenze nel caso in cui avesse contestato in modo errato la decisione. Nonostante le polemiche e le critiche ricevute, ha sottolineato di essere consapevole di ciò che ha vissuto e di non avere alcun rimpianto
La residenza a Monte Carlo? Al diavolo le male lingue
Su un altro tema piuttosto discusso, quello del suo trasferimento a Monte Carlo, ha spiegato che non è stata una scelta legata alla tassazione ma alla sua necessità di avere un posto dove potersi allenare al meglio. Nel Principato, dove le persone lo riconoscono ma non sono invadenti, il Sinner si sente come a casa. E ha aggiunto “Monte Carlo è perfetta per un tennista perché ci sono campi di tutti i tipi, palestre eccellenti, un clima favorevole e tanti giocatori con cui allenarsi“. Per lui è semplicemente il luogo ideale in cui vivere e lavorare, nonostante tutto. Sinner non ha perso la determinazione e la voglia di tornare in campo, è pronto a lasciarsi alle spalle le polemiche e a concentrarsi sui prossimi tornei come gli Internazionali di Roma iniziati il 29 aprile.
La nuova consapevolezza di Sinner
Sa bene che la sua stagione è ancora lunga e che ha molto da dimostrare, il suo obiettivo è chiaro, tornare a competere ai massimi livelli e continuare a crescere come atleta. Dopo mesi difficili e una pausa forzata, il numero uno del tennis mondiale è determinato a riprendere il suo posto sul campo. Ma soprattutto a dimostrare di essere ancora il campione che tutti conoscono.
Tennis
Sinner colpisce anche fuori dal campo: Lara Leito è la nuova fiamma?
Durante lo stop per squalifica, il campione azzurro ha trovato il tempo per un nuovo amore: la fortunata sarebbe Lara Leito, 31 anni, ex del premio Oscar Adrien Brody. “Chi” pubblica foto inequivocabili: i due insieme, sorridenti e inseparabili, all’uscita dal Country Club di Montecarlo. Kalinskaya, ormai, è solo un ricordo.

Altro che Clostebol: il vero colpo di scena per Jannik Sinner arriva dal Principato.
Secondo quanto anticipato dal settimanale Chi, il tennista azzurro avrebbe una nuova fiamma, e non una qualsiasi. Si tratta della modella russa Lara Leito, 31 anni, già nota alle cronache rosa per le sue storie con Adrien Brody (con cui ha fatto coppia fissa per 7 anni) e con l’attore francese Olivier Martinez.
La frequentazione sarebbe cominciata proprio durante lo stop di tre mesi seguito alla squalifica per il caso Clostebol. Lontano dai campi ma non dai riflettori, Sinner avrebbe trovato conforto nel glamour monegasco, dove Leito risiede stabilmente, tra locali esclusivi, vernissage e cocktail ad alta quota.
Ma c’è di più. I due, entrambi residenti a Montecarlo, sono stati visti insieme al Country Club dove Sinner si sta allenando in vista del ritorno previsto per gli Internazionali d’Italia. E secondo le indiscrezioni raccolte da Chi, la modella avrebbe già stretto confidenza con il team tecnico del tennista. Un dettaglio che, nel linguaggio del gossip, vale come una dichiarazione ufficiale.
Le foto che compariranno sul numero in edicola il 30 aprile non lasciano spazio a dubbi: Jannik e Lara escono insieme dal club, salgono a bordo della fiammante Audi RS6 ABT Legacy Edition di lui, e si dirigono verso il centro. Qui, sotto gli occhi attenti dei fotografi, sarebbe scattato anche un bacio, chiudendo il cerchio del “c’è del tenero”.
Chi è Lara Leito?
Oltre alla bellezza da copertina, Lara ha dalla sua anche un curriculum insospettabile: laureata in Economia Aziendale con master a Berkeley, è seguitissima su Instagram (oltre 300mila follower) e presenza fissa tra eventi di moda e gala internazionali. Non esattamente il tipo da starlette usa-e-getta. E nemmeno il tipo che passa inosservata.
Con questa nuova frequentazione, si può considerare ufficialmente chiusa la parentesi con la collega russa Anna Kalinskaya, con cui Sinner era stato legato per quasi un anno. Il gelo tra i due era nell’aria da tempo, ma ora arriva la conferma: è Lara la donna che sorride accanto a Jannik mentre lui tenta il ritorno da protagonista.
Resta da capire se si tratta di una passione passeggera o del primo vero amore da copertina per il campione altoatesino. Ma per ora, tra motori di lusso, allenamenti sotto il sole e tenerezze rubate tra le vie di Montecarlo, una cosa è certa: Jannik non è mai stato così… al centro del campo.
Tennis
Federica Pellegrini inciampa su Sinner (e sul latino): “Ad ok” invece di “ad hoc”
Tra accuse, risposte piccate e una gaffe in latino, la “Divina” continua a difendere la sua posizione sul caso Sinner, ma il web non perdona. E l’errore “ad ok” diventa virale.

Il caso Sinner continua a trascinare con sé polemiche, accuse e, ora, anche un piccolo incidente linguistico che ha messo sotto i riflettori Federica Pellegrini.
L’ex campionessa olimpica, che nei giorni scorsi era intervenuta sulla vicenda del presunto doping involontario del tennista altoatesino, è finita al centro di una vera e propria bufera social. Non solo per le sue dichiarazioni, giudicate da molti imprecise e intempestive, ma anche per una clamorosa scivolata linguistica che il popolo della rete non ha certo lasciato passare sotto silenzio.
Tutto parte da una delle numerose risposte date dalla Pellegrini ai suoi detrattori sui social. Alla richiesta di ammettere un errore sostanziale nelle sue affermazioni su Sinner, la “Divina” ha risposto: «Non si può paragonare un’intervista data a voce in 20 minuti. Con solo 1 domanda su questo caso con un editoriale fatto ad ok».
Quel “ad ok” ha scatenato l’ilarità: un errore che ha fatto il giro della rete in pochi minuti. Perché la corretta espressione latina è “ad hoc”, usata proprio per indicare qualcosa fatto appositamente.
E quando qualcuno glielo ha fatto notare, la Pellegrini ha replicato con una risposta che ha peggiorato la situazione: «E se io non lo volevo dire in latino?!».
Una difesa che ha avuto il solo effetto di infiammare ulteriormente i commenti ironici e le prese in giro.
Nel frattempo, la discussione principale non si è certo placata. Gli utenti, sempre più numerosi, continuano a chiederle di scusarsi pubblicamente con Jannik Sinner. Richiesta respinta con fermezza: «Ma perché?! Mica l’ho offeso», ha ribattuto la campionessa, aggiungendo: «Non credo di aver sbagliato, forse sono stata troppo generica».
E ancora: «Non ho mai detto che Sinner si è dopato volontariamente o con dolo. Fidati che se lo pensassi non avrei problemi a dirlo».
Una posizione che, a detta di Pellegrini, deriva da un’interpretazione personale dell’intera vicenda: «Riconosco anch’io la sua non responsabilità in prima persona… Mai detto il contrario», ha scritto, pur sottolineando come, a suo avviso, qualcosa nei protocolli antidoping non abbia funzionato. «Se tutto fosse stato perfetto, la WADA non si sarebbe messa in mezzo».
Tutto è iniziato con un’intervista rilasciata a La Repubblica, in cui Pellegrini osservava come, a suo giudizio, il caso Sinner fosse stato trattato diversamente rispetto ad altri casi simili. «Giusto difenderlo — aveva detto — ma tanti hanno pagato per negligenze simili».
Un’uscita che, forse senza volerlo, ha fatto intendere un’ombra che in molti si sono affrettati a smentire. E da lì, l’effetto valanga.
A peggiorare la situazione ci ha pensato proprio l’ex nuotatrice, scegliendo di rispondere a (quasi) ogni critica ricevuta sui suoi profili ufficiali.
Una raffica di botta e risposta, tra rivendicazioni orgogliose, puntualizzazioni e, appunto, scivoloni imbarazzanti come quello di “ad ok”, che ha dato la stura a meme, battute e ironie di ogni tipo.
Con il suo carattere battagliero, Federica Pellegrini non ha fatto alcun passo indietro, anzi. Sul suo profilo X ha ribadito: «Rimango della mia pacata opinione», accusando alcuni utenti di aggressività e repressione. Una chiusura che difficilmente riuscirà a spegnere le polemiche.
La sensazione è che, in questo caso, l’ex nuotatrice sia rimasta vittima non tanto delle sue idee, quanto della gestione di una comunicazione troppo istintiva. E che, mentre difendeva a spada tratta il suo punto di vista, sia finita per alimentare proprio quella macchina del sarcasmo da cui ora si sta difendendo a fatica.
Una lezione forse amara per la “Divina”: nell’era dei social, il passo dall’opinione personale al bersaglio virale è più breve di quanto si pensi.
E un “ad ok” può pesare quasi quanto una medaglia.
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