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Cucina

Parmigiana leggera un corno: anche d’estate la melanzana si tuffa nel pomodoro e gode come sempre

Dalla versione classica e bollente a quella fredda con stracciatella e basilico, la parmigiana d’estate resta la regina dei piatti italiani. Fritta, grigliata, scomposta o alla napoletana: ogni casa ha la sua liturgia, e guai a toccarla.

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    C’è un momento preciso in cui la parmigiana smette di essere solo un piatto e diventa una posizione esistenziale: è quando fuori ci sono 32 gradi, il ventilatore tossisce, il forno arroventa l’aria e tu, con un gesto da martire del gusto, scegli di prepararla lo stesso. Perché la parmigiana d’estate non è più una semplice pietanza: è un atto di fede. O meglio, di gola.

    Melanzane, pomodoro, mozzarella, basilico. E sopra tutto, un profumo che sa di Sud, di domeniche lunghe, di madri e nonne che “oggi solo due forchettate” e intanto ti affogano l’anima nel ragù. Ma con l’arrivo del caldo, anche lei, la regina, si reinventa. E si divide in almeno cinque correnti di pensiero.

    1. La classica (o integralista): fritta, afosa, irresistibile

    La melanzana si frigge. Punto. Al forno sì, ma solo dopo. Niente cotture light, niente rivisitazioni: qui si frigge in olio bollente, si stratifica con sugo e mozzarella e si inforna fino a quando il bordo non caramella. È pesante, è rovente, è uno schiaffo al fegato e un abbraccio al cuore. Si mangia tiepida, o il giorno dopo, da sola o col pane. E se non si unge il piatto, non è parmigiana.

    2. La grigliata (per chi ci crede ancora)

    Versione estiva, più gentile ma non meno dignitosa. Le melanzane si affettano sottili e si grigliano, una a una, come in una Via Crucis gastronomica. Poi si compongono a strati con mozzarella (meglio fiordilatte, ben scolato) e sugo fresco di pomodoro appena saltato con aglio e basilico. Si può evitare il forno: basta lasciarla riposare in frigo e mangiarla fredda. Funziona. Ma guai a chiamarla parmigiana davanti a una nonna del Sud.

    3. La scomposta (figlia di MasterChef)

    Melanzane a cubetti saltate in padella, quenelle di ricotta o stracciatella, pomodorini confit, gocce di pesto, crumble di pane. Esteticamente perfetta, ma a rischio bestemmia. È buona, sia chiaro. Ma è un’altra cosa. Come il gelato al basilico: interessante, ma non chiamiamolo basilico.

    4. La napoletana (con l’uovo dentro, e chi si azzarda a dire niente)

    A Napoli la parmigiana ha le uova sbattute tra gli strati. Non sempre, ma spesso. E c’è chi aggiunge anche il salame. In pratica, una bomba calorica che però ha senso anche d’estate. Soprattutto se la mangi fredda, come si fa il giorno dopo, tagliata a quadrotti, con la crosticina che scricchiola sotto i denti e il pomodoro che ha avuto il tempo di sposarsi con tutto. Matrimonio perfetto.

    5. La light (o “salutista da terrazza”)

    Melanzane cotte al vapore (già qui qualcuno storce il naso), pomodorini crudi, fiocchi di latte o yogurt greco, basilico e un filo d’olio. Freschissima, veloce, ottima per chi vuole restare in forma. Ma diciamocelo: è un’altra cosa. Una bellissima insalata di melanzane, ma non una parmigiana. Lei, la vera, la riconosci perché ti chiede un sorso di vino rosso, una fetta di pane e mezz’ora di riposo sul divano dopo averla mangiata.


    Il trucco della nonna: mai usare mozzarella troppo fresca. Va lasciata a sgocciolare in frigo per almeno tre ore. O vi ritroverete un lago al centro della teglia. E se proprio volete una parmigiana perfetta, fatela riposare. Come la vendetta, è un piatto che dà il meglio di sé freddo o tiepido. O, meglio ancora, il giorno dopo.

    E allora sì, anche con 35 gradi all’ombra, mentre l’insalata vi fissa dal piatto di fianco, voi affondate la forchetta nella parmigiana e capite che certe passioni, d’estate, non si spengono. Anzi, si sciolgono. Con la mozzarella.

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      Cucina

      Fai da te il plumcake: la dolce e morbida colazione per una giornata piena di energia

      Tra tradizione e creatività, il plumcake conquista il cuore di chi cerca una colazione genuina e nutriente, senza rinunciare al piacere del dolce.

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        Morbido, profumato e incredibilmente versatile: il plumcake è uno di quei dolci che non passano mai di moda. Perfetto per la colazione o per una merenda golosa, è l’ideale per iniziare la giornata con una carica di energia e buonumore. Ma da dove arriva questa delizia che tutti amiamo? E come possiamo realizzarlo a casa, adattandolo ai nostri gusti e alle nostre esigenze?

        La storia del plumcake

        Nonostante il nome suggerisca una tradizione anglosassone, il plumcake che conosciamo oggi è frutto di un’evoluzione tutta europea. Originariamente, il termine indicava una torta arricchita con prugne (plum in inglese), secche o fresche. Con il tempo, la ricetta si è trasformata, perdendo le prugne e acquisendo una consistenza soffice e burrosa, simile al nostro pan di Spagna, ma con un tocco più rustico. Il plumcake come lo intendiamo oggi, infatti, si è diffuso in Italia e in altri paesi come dolce da colazione, amato per la sua semplicità e per la capacità di accompagnarsi a mille varianti.

        La ricetta classica del plumcake

        Ingredienti:

        • 3 uova
        • 180 g di zucchero
        • 120 g di burro fuso (o 100 ml di olio di semi per una versione più leggera)
        • 180 g di farina 00
        • 50 g di fecola di patate (per una maggiore morbidezza)
        • 100 ml di latte o yogurt bianco
        • 1 bustina di lievito per dolci
        • Scorza grattugiata di un limone o estratto di vaniglia

        Preparazione:

        1. Preriscalda il forno a 180°C e prepara uno stampo da plumcake imburrato e infarinato o rivestito con carta da forno.
        2. In una ciotola, monta le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso.
        3. Aggiungi il burro fuso (o l’olio) e il latte, mescolando delicatamente.
        4. Setaccia la farina, la fecola e il lievito, poi uniscili gradualmente al composto, continuando a mescolare.
        5. Aggiungi la scorza di limone o l’estratto di vaniglia per aromatizzare.
        6. Versa l’impasto nello stampo e inforna per circa 40-45 minuti, controllando la cottura con uno stecchino.
        7. Lascia raffreddare completamente prima di sformare e servire.

        Qualità nutrizionali

        Il plumcake fatto in casa è una fonte di energia grazie alla combinazione di carboidrati complessi, zuccheri e grassi. Le uova apportano proteine, mentre la farina e lo zucchero offrono energia immediata, ideale per affrontare le sfide della giornata. Utilizzando yogurt al posto del burro, si può rendere la ricetta più leggera e aumentare l’apporto di calcio. Inoltre, varianti con farine integrali o zucchero di canna possono migliorare il contenuto di fibre e sali minerali.

        Variazioni creative

        Il plumcake è un dolce che si presta a infinite reinterpretazioni:

        • Plumcake al cioccolato: Aggiungi cacao in polvere all’impasto e gocce di cioccolato per una versione golosa.
        • Plumcake con frutta fresca o secca: Pezzetti di mela, mirtilli, uvetta o noci regalano un tocco in più.
        • Plumcake vegano: Sostituisci le uova con 3 cucchiai di semi di lino tritati e ammollati in acqua, usa latte vegetale e olio di cocco.
        • Plumcake salato: Riduci lo zucchero e aggiungi formaggi, verdure o salumi per una versione sfiziosa da servire come aperitivo.

        Un dolce da condividere

        Il plumcake non è solo un dolce, ma un simbolo di convivialità. Prepararlo a casa significa creare qualcosa di genuino, personalizzabile e perfetto per essere condiviso con famiglia e amici. Sperimenta con gli ingredienti, trova la tua variante preferita e goditi una colazione che ti coccola fin dal primo morso.

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          Cucina

          La crostata di visciole, il dolce (quasi segreto) più buono del Lazio

          Più antica di quanto immagini, amata da ebrei e romani, la crostata di visciole è un tesoro dolcissimo della tradizione laziale. Ecco perché non smette mai di incantare.

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            La riconosci al primo morso: friabile, burrosa, con quella nota aspra e seducente che ti esplode in bocca. La crostata di visciole è uno di quei dolci che sembrano usciti da una fiaba, tanto è semplice e insieme raffinata. Un impasto di pasta frolla racchiude un cuore rubino: la confettura di visciole, una varietà di ciliegia selvatica dal sapore più acido e intenso rispetto alla classica amarena.

            Ma questa non è una semplice crostata. È un pezzo di storia, di identità, di resistenza culturale. È il dolce simbolo della tradizione ebraico-romanesca, ancora oggi servito nei ristoranti kosher del Ghetto di Roma e tramandato di madre in figlia. Un tempo si preparava in casa, per Shabbat o per le feste, con uno strato di ricotta sotto la marmellata — nella versione “completa” oggi detta appunto crostata ricotta e visciole — ma la variante solo con la confettura è quella più antica e più diffusa.

            Le visciole, piccole e nervose, sono frutti preziosi. Non si trovano al supermercato, non si raccolgono in serie. Crescono in piccoli orti, in campi selvatici, dove bisogna andarci col cestino e tanta pazienza. La loro stagione è breve, ma i barattoli di marmellata preparati in estate diventano oro puro in inverno. Ecco perché la crostata di visciole sa di casa, di tempo lento, di mani infarinate e dita rubine dopo aver steso l’impasto.

            Per prepararla bastano pochi ingredienti, ma servono ottimi: farina, burro, uova, zucchero, scorza di limone per la frolla; e una confettura di visciole degna di questo nome. Il segreto? Non cuocerla troppo: la frolla deve sciogliersi in bocca, mentre il ripieno deve restare compatto ma succoso.

            In alcune varianti, si aggiunge un tocco di cannella o si sostituisce il burro con lo strutto, come si faceva nelle cucine di un tempo. Ma la regola d’oro è sempre la stessa: lasciarla riposare qualche ora, anche una notte intera. È da fredda che la crostata di visciole dà il meglio di sé. E se ci accompagni un bicchiere di vino dolce, tipo Aleatico o un Passito, è pura poesia.

            La crostata di visciole non cerca il colpo di scena. Non ha glasse, mousse, decorazioni moderne. È bella così com’è: rustica, verace, sincera. Ed è proprio questo il suo incanto.

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              Spaghetti al pomodoro… con le fragole! Il piatto pazzo che sta conquistando tutti

              Sembra una follia, ma è pura bontà: gli spaghetti al pomodoro con le fragole sono il nuovo trend per stupire a tavola. Un’idea semplice da preparare, che mescola dolcezza, acidità e tradizione. Provati e approvati anche dai più scettici: una volta assaggiati, li rifarai di sicuro.

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                Chi l’avrebbe mai detto che fragole e spaghetti al pomodoro potessero andare così d’accordo? E invece è proprio così: un primo piatto audace, fresco, profumato, che unisce due ingredienti apparentemente distanti in una sinfonia di sapori inaspettatamente armoniosa. Dimentica la solita pasta e prepara le papille a qualcosa di davvero nuovo.

                Il bello è che la ricetta è semplice, e parte dalla base più classica della cucina italiana: il sugo di pomodoro. Solo che, a un certo punto, fanno il loro ingresso trionfale le fragole. Non in versione dessert, ma protagoniste vere e proprie del condimento, capaci di dare una nota dolce-acidula che esalta il gusto dei pelati e rende il piatto più fresco e sorprendente.

                Per preparare gli spaghetti al pomodoro e fragole per 4 persone ti serviranno:

                • 500 g di pomodori pelati
                • 400 g di spaghetti
                • 200 g di fragole fresche
                • mezza cipolla bianca
                • uno spicchio d’aglio
                • basilico secco q.b.
                • olio extravergine d’oliva, sale e pepe

                Il procedimento è facile e veloce. Comincia schiacciando i pelati con le mani o, se preferisci una consistenza più vellutata, frullandoli. Poi lava le fragole, togli il picciolo e tagliale a dadini. Trita finemente cipolla e aglio, e falli soffriggere a fiamma dolce in una padella ampia con un filo generoso di olio. Quando saranno teneri, aggiungi le fragole e lasciale appassire qualche minuto. Solo allora unisci il pomodoro, aggiusta di sale e pepe e fai cuocere il sugo per circa mezz’ora a fuoco basso, coprendo con un coperchio.

                Nel frattempo cuoci gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolali al dente direttamente nella padella con il sugo e manteca tutto con un mestolo d’acqua di cottura, se serve. Una spolverata di basilico secco in superficie e il piatto è pronto.

                Il risultato? Un primo leggero, saporito, profumato e fresco, perfetto per le giornate primaverili o estive, capace di stupire e conquistare anche i più tradizionalisti. Provare per credere. Anche perché, dopo il primo assaggio, sarà difficile tornare indietro.

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