Mondo
Ma perchè questo volo è in ritardo? Per ora te lo spiega solo United Airlines…
Mentre molte compagnie si limitano a segnalare un volo come “in ritardo” o “cancellato”, United Airlines spiega ai passeggeri le reali cause. Ecco perché questa scelta sta facendo scuola.

C’è un dettaglio che spesso viene trascurato quando un volo viene ritardato o cancellato: il motivo. Molte compagnie aeree si limitano a un laconico “ritardato” o “cancellato” nelle loro applicazioni e siti web, lasciando i passeggeri nell’incertezza totale. United Airlines, invece, ha deciso di cambiare le regole del gioco, rendendo la trasparenza un valore aggiunto del proprio servizio. Se un aereo parte dopo l’orario previsto, la compagnia non si limita a segnalare il disguido: spiega il perché. Così, prima di imbarcarsi per il volo Milano-New York, i passeggeri hanno scoperto che il ritardo era dovuto al riposo insufficiente dell’equipaggio. Una regola federale che impone pause minime tra un turno e l’altro. Un quarto d’ora di attesa che, alla fine, non ha inciso realmente sul viaggio, ma che ha dato ai clienti una spiegazione chiara e diretta.
La trasparenza in volo ripaga United
Questa filosofia della trasparenza non è un episodio isolato, ma una pratica costante che il vettore nordamericano ha adottato. Uno studio su centinaia di voli ha dimostrato che, rispetto ad altre compagnie, United Airlines è unica nel comunicare con precisione le motivazioni di ogni disagio. Esempi concreti non mancano. Un volo da Newark a Fort Myers, in ritardo di due ore, è stato spiegato con un semplice messaggio. “Un precedente ritardo ha influito sull’arrivo del vostro aereo“. Un collegamento Newark-Denver è stato cancellato per condizioni meteorologiche avverse. Mentre su Newark diversi voli sono stati bloccati a causa di un problema nel controllo del traffico aereo.
Ma perché questa trasparenza non è la norma?
L’informazione fornita è sempre specifica e dettagliata, mai generica. Quando il caricamento dei bagagli sta richiedendo più tempo del previsto, il passeggero lo scopre subito. Se un problema tecnico ha imposto la sostituzione dell’aereo, viene notificato con un messaggio chiaro. Se il personale di bordo deve essere riprogrammato, viene spiegato perché. Secondo il ceo di un grande vettore europeo, la scelta di United Airlines richiede risorse che non tutti possono permettersi. Monitorare e comunicare dettagli sui ritardi in tempo reale significa avere una struttura dedicata, capace di gestire ogni imprevisto in modo chiaro e veloce. Al contrario, molte compagnie si limitano a dare poche informazioni. Delta Air Lines in caso di cancellazione di un volo, mostra solo statistiche e una generica nota operativa, senza spiegare la causa specifica.
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Mondo
Il cuore infranto di una principessa: il dolore nascosto dietro la favola di Diana
Il matrimonio tra la principessa Diana e il principe Carlo fu segnato da numerose tensioni e difficoltà fin dall’inizio, derivate dalla relazione di Carlo con Camilla. Nonostante il grandioso matrimonio avesse incantato il mondo, dietro le quinte c’era una realtà molto diversa. Questo e altro nel libro “Dancing With Diana: A Memoir”.

Il matrimonio tra la principessa Diana e il principe Carlo è stato inizialmente percepito come una favola reale, ma si rivelò rapidamente pieno di difficoltà. Persino la regina Elisabetta nutriva dubbi sulla loro unione, ritenendo Diana inadatta per Carlo e il legame continuo di lui con Camilla fu una delle principali cause di tensione, lasciando Diana frustrata e sola.
Sotto la pressione di mantenere un’immagine pubblica perfetta, Diana soffriva per la mancanza di un legame emotivo con il marito, trovandosi intrappolata in un matrimonio che non rispecchiava le sue aspettative, portando infine alla crisi della loro relazione.
E Anne Allan, ex istruttrice di danza della principessa, racconta queste esperienze nel suo libro “Dancing With Diana: A Memoir”, queste memorie, offrono uno sguardo intimo e inedito sulla vita della “principessa del popolo”. Diana rivelò molto di sé ad Anne Allan, condividendo esperienze personali come quelle legate alla sua prima gravidanza, le difficili battaglie contro la bulimia e i numerosi problemi che caratterizzavano il suo matrimonio.
La sua sofferenza era accentuata dalla pressione di dover mantenere un’immagine pubblica perfetta, mentre all’interno del matrimonio mancava un autentico legame affettivo. Questo matrimonio finì con divorzio nel 1996, un evento che scosse la monarchia britannica e l’opinione pubblica mondiale.
Le intime confessioni della principessa Diana alla sua insegnante di danza, Anne Allan, rivelate nel libro di memorie e di amicizia durata nove anni, che iniziò poco dopo il matrimonio con Carlo. In un’anteprima del libro condivisa con People Magazine, la ex insegnante di danza della Principessa, ha rivelato alcuni stralci commoventi del 1986, che mostrano quanto Diana lottasse con il suo senso di inadeguatezza e i sospetti sulla relazione di Carlo con Camilla Parker Bowles.
In una conversazione con la Allan, Diana si sedette sul pavimento piangendo e confessò di non sentirsi abbastanza per Carlo e disse: “Non riesco a fare nulla di giusto quando si tratta di mio marito. Lo amo così tanto e vorrei che fosse fiero di me, ma non credo che lui provi lo stesso”.“Non capisco perché non sono abbastanza per lui; penso che preferisca una donna più anziana”.
Diana, dunque rivelò i suoi dubbi su Carlo e Camilla. Secondo il libro, Diana non riusciva ad accettare in silenzio il fatto che suo marito avesse una relazione con un’altra persona. Disse:
“So che sta vedendo di nuovo Camilla. Devo forse accettarlo, come le altre principesse del Galles prima di me, e chiudere un occhio sul fatto che i mariti abbiano un’amante!”.
“Voglio solo essere amata. Non posso andare avanti così. Si aspettano davvero che io non dica nulla e continui. Come posso farlo?”
“Non so cosa fare, Anne. Mi trovo in una situazione insopportabile”.
“Non vedo Carlo da settimane e non vuole parlarmi. Pensavo che sarebbe tornato da me, e che avremmo potuto risolvere le cose. Come posso andare avanti quando non sono desiderata?”.
Diana era comunque preoccupata. La principessa non voleva la fine del suo matrimonio, poiché Carlo rimaneva “l’uomo che desiderava” e voleva “Mantenere unita la mia famiglia”.
Mondo
Trump sconfitto sui dazi grazie ai vini italiani: la Corte d’Appello li dichiara illegali, il caso Schwartz alla Suprema Corte
Secondo le corti Usa, Trump ha abusato dell’International Emergency Economic Powers Act imponendo dazi senza emergenza nazionale. «Le tasse spettano al Congresso, non al presidente», ribadiscono gli avvocati. Intanto i dazi continuano a colpire aziende e lavoratori.

La sconfitta politica e legale di Donald Trump passa dai vigneti italiani. A portarla a casa è Victor Schwartz, importatore di vini pugliesi come il Cacc’e Mmitte, che ha deciso di sfidare la Casa Bianca e ha visto riconosciute le proprie ragioni da due diversi tribunali. La Court of International Trade prima, e la Corte d’Appello di Washington poi, hanno dichiarato illegali i dazi imposti dal presidente americano, giudicandoli un abuso di potere.
«Ormai non c’è più alcun dubbio: Trump ha commesso un abuso quando ha imposto i suoi dazi al mondo intero. La legge è chiara e vinceremo anche alla Corte Suprema», ha dichiarato l’avvocato Ilya Somin, che guida il team legale del Liberty Justice Center.
Il nodo giuridico è l’uso dell’International Emergency Economic Powers Act. Una legge che può essere attivata solo in presenza di emergenze nazionali e che, in ogni caso, non contempla i dazi come strumento. Entrambi i tribunali hanno quindi respinto l’impostazione dell’ex presidente. Somin insiste: «Anche i giuristi più conservatori condividono questa lettura. Le tasse spettano esclusivamente al Congresso. Se Trump vuole imporle, deve chiedere un’autorizzazione parlamentare. Non esiste altra via legale».
Trump ha reagito definendo partigiana la Corte d’Appello, ma i fatti lo smentiscono: la decisione è stata firmata da giudici nominati da presidenti di entrambi gli schieramenti. Una prova che il caso non è politico, ma tecnico.
Schwartz, emozionato, ha spiegato perché non poteva restare fermo: «Non mi ero mai sognato di fare causa al governo americano, ma è straordinario sentirsi dare ragione due volte. Significa che lo stato di diritto resiste ancora». Per lui non è solo una battaglia di principio: «I dazi stanno distruggendo vite umane. Aziende che falliscono, lavoratori licenziati. Se sono illegali, non possono restare in vigore».
Per ora le tariffe non sono state revocate: la Corte ha sospeso l’esecuzione della sentenza in attesa del ricorso alla Suprema Corte. Ma il pronunciamento è chiaro e gli avvocati di Schwartz sono convinti di poter vincere anche davanti a un collegio che Trump ha plasmato con sei giudici conservatori su nove. «La Costituzione non lascia margini – ribadiscono –. I dazi, così come sono stati imposti, violano le regole. Vanno cancellati».
Il futuro della guerra commerciale voluta dal presidente passa dunque anche da un calice di vino italiano.
Mondo
“Trump è morto”: l’hashtag impazza sui social, il presidente risponde con cappellino Maga e golf in Virginia
Il presidente ha spento le fantasie dei social facendosi fotografare alla Casa Bianca con la nipote. Ma la psicosi è sintomatica: dopo anni di dichiarazioni continue, basta un’assenza di 48 ore perché esploda il panico digitale.

Sono bastate quarantotto ore di silenzio per trasformare il presidente degli Stati Uniti in un cadavere virtuale. “Trump è morto”, “Where is Trump?”: due hashtag diventati virali su X, la piattaforma che un tempo si chiamava Twitter, hanno alimentato per giorni teorie complottiste e commenti sarcastici.
Alle 9.15 di sabato, “#whereistrump” era già il sesto argomento di tendenza negli Usa. Secondo i dati della stessa piattaforma, erano stati pubblicati circa 158.000 post con la frase “Trump è morto” e oltre 42.000 con “Trump morto”. L’eco era impressionante: più di 1,3 milioni di interazioni. E tutto per due giorni in cui il tycoon non aveva concesso alcuna apparizione pubblica.
Il problema, se così lo si può chiamare, è che Donald Trump ha abituato gli americani a un flusso costante di dichiarazioni, tweet, bordate, provocazioni. Una macchina che non si ferma mai. Bastano 24 ore senza la sua voce a intasare i social per generare sospetti di malattia o addirittura di decesso.
A riportare la situazione con i piedi per terra è stato lo stesso presidente, con la solita teatralità. Polo bianca, pantaloni neri, cappellino rosso Maga calato sulla testa: Trump si è fatto fotografare mentre saliva su un veicolo sul prato sud della Casa Bianca, accanto alla nipote Kai. Poi la destinazione di sempre, il campo da golf in Virginia. Una risposta muta ma eloquente ai necrologi prematuri che circolavano online.
«Mi sveglio e vedo gente che si spaventa temendo che Trump sia malato o morto», ha scritto Reagan Reese, corrispondente del Daily Caller. «Ieri pomeriggio ero con lui, l’ho intervistato per un’ora». Una smentita netta, ma che non ha fermato l’onda di ironie.
A incuriosire, più che le voci di morte, sono stati alcuni scatti in cui il presidente mostra lividi sulle mani, subito trasformati in indizi dai complottisti. È la prova di un malanno? Di una caduta? O solo l’ennesima fantasia da tastiera?
La realtà è che Trump, come spesso accade, riesce a dominare la scena anche restando fermo. Due giorni di assenza bastano per scatenare l’isteria digitale, confermando che il vero carburante della sua immagine non sono i comizi o i decreti, ma la costante esposizione. Stavolta gli è bastato un drive sul green per risorgere, letteralmente, dalle voci di morte.
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