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Lifestyle

Grand Chapitre d’Italia 2025: un esclusivo evento di gala a cavallo fra tradizione, perlage e sabrage (video)

Il Grand Chapitre d’Italia 2025 celebra il 20° anniversario dell’Ambasciata Italiana della Confrérie du Sabre d’Or, storica confraternita francese custode dell’arte del sabrage, ovvero l’apertura cerimoniale dello champagne mediante un colpo di sciabola. L’evento, in programma il 27 giugno 2025 presso il Riva Restaurant & Lounge Bar di Falerna (CZ), si configura come una serata di gala indimenticabile tra eleganza, cultura enologica e spettacolo.

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    Il Grand Chapitre d’Italia è l’evento più prestigioso organizzato annualmente dall’Ambasciata Italiana della Confrérie du Sabre d’Or. La manifestazione celebra la nobile arte del sabrage, ovvero la scenografica apertura della bottiglia di champagne con una sciabola. Una spettacolare tradizione nata in Francia nel XIX secolo e oggi portata avanti da questa storica confraternita internazionale.

    Tutti dicono champagne

    Si tratta di un momento solenne ma anche conviviale, durante il quale si svolgono cerimonie ufficiali, nomine dei nuovi membri e suggestive dimostrazioni dal vivo. Il tutto immerso in un’atmosfera di lusso, passione per il buon gusto e raffinata ospitalità. La serata rappresenterà un omaggio all’arte, alla storia e alla cultura del vino più celebrato al mondo, caratterizzato dalla spettacolarità del sabrage, opportunamente innaffiato da etichette di champagne prestigiose e dall’inconfondibile stile della Confrérie du Sabre d’Or.

    Il 20° Anniversario della Confrérie in Italia

    L’edizione 2025 ha un significato speciale: segna i vent’anni dell’Ambasciata Italiana della Confrérie. Per celebrare l’occasione, il Grand Chapitre sarà più esclusivo che mai, con la partecipazione di membri nazionali e internazionali, ma anche appassionati e amanti dello champagne provenienti da ogni parte del mondo. Con la partecipazione del Gran Consiglio di Francia, gli ambasciatori di Svizzera, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Asia e Pacifico. La location di Falerna, guidata dal suo fondatore Roberto Gallo, insignito dei titoli di Maître SabreurOfficier-Sabreur e Connetable per la Regione Calabria, si farà portavoce delle bellezze della Calabria.

    Con un colpo netto

    Il sabrage è una particolare tecnica per aprire lo champagne con una sciabola (dal francese sabre). usata in forma cerimoniale. La lama viene fatta scivolare lungo il corpo della bottiglia verso il collo, attraverso un colpo secco. La forza della lama che colpisce il labbro del collo basta per rompere il vetro, separando il collo dal collare della bottiglia che, insieme con il tappo, viene sparato via dalla forza del gas contenuto nel vino.

    Quando e dove si svolge l’evento

    📅 Data: 27 giugno 2025
    🕢 Orario: dalle ore 19:00
    📍 Location: Riva Restaurant & Lounge Bar

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    Brindando al culto del sabrage

    Durante il Grand Chapitre d’Italia 2025 avrai la possibilità di vivere in prima persona:

    la cerimonie di sabrage con maestri internazionali

    le investiture ufficiali di nuovi membri della Confraternita

    le degustazioni guidate di champagne selezionati

    la cena di Gran Gala, impreziosita da un esclusivo menù di Cucina Contemporanea di Pesce firmato Riva

    un intrattenimento raffinato e networking di alto livello

    Un’occasione assolutamente unica per immergersi nel fascino della cultura champenoise, tra eleganza, tradizione e convivialità.

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      Panda ostaggio della crisi Cina-Giappone: Xiao Xiao e Lei Lei tornano a Pechino e Tokyo rischia di restare senza

      La disputa tra Pechino e Tokyo finisce per travolgere anche la “diplomazia dei panda”. Xiao Xiao e Lei Lei, nati a Tokyo nel 2021, torneranno in Cina a fine gennaio e l’accordo non verrà rinnovato. Per la prima volta in oltre 50 anni il Giappone rischia di restare senza panda.

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        A Tokyo si fa la fila per salutare due animali, ma sotto la tenerezza c’è una crepa diplomatica. Code interminabili fin dal mattino, negozi di souvenir presi d’assalto per accaparrarsi magliette, spille e tazze: lo zoo di Ueno è diventato il luogo di un addio collettivo. Xiao Xiao e Lei Lei, i due panda giganti e ultimi presenti nel Paese, lasceranno il Giappone a fine gennaio e torneranno in Cina. Il rientro era previsto da tempo, ma viene anticipato: non più il 20 febbraio, bensì a fine mese.

        Dietro la data c’è l’incognita più pesante: non verrà rinnovato l’accordo e, con le tensioni diplomatiche tra Cina e Giappone ormai in corso da circa un mese e mezzo, non si intravedono intese per sostituire la coppia con altri esemplari. Se non verrà siglato un nuovo prestito, per la prima volta in oltre 50 anni il Giappone rischia davvero di restare senza panda.

        Ueno assediato: tre ore e mezzo di coda
        Per vedere Xiao Xiao e Lei Lei, nati a Tokyo nel 2021, c’è chi ha aspettato tre ore e mezzo. Da lunedì prossimo la visita sarà possibile soltanto su prenotazione, mentre tra il 14 e il 25 gennaio, gli ultimi 12 giorni utili, le fasce orarie saranno assegnate con una sorta di lotteria. La scena è quella tipica delle grandi partenze: la gente arriva presto, si organizza, scatta foto, compra l’ultimo ricordo. Ma qui il ricordo ha la forma di due panda e il sapore amaro di una rottura.

        La crisi che “morde” anche la diplomazia dei panda
        Nelle ultime settimane Pechino ha messo in guardia i propri cittadini dal recarsi in Giappone, ha annullato concerti ed eventi e ha bloccato l’import di prodotti ittici. Tokyo, dal canto suo, ha denunciato manovre militari cinesi ritenute pericolose in acque e cieli. In questo clima, la disputa minaccia mezzo secolo di “diplomazia dei panda”, un indicatore non ufficiale delle relazioni tra la Cina e il resto del mondo. A innescare l’ultima crisi, nel racconto che circola, sono anche le parole della premier nipponica Sanae Takaichi, che il 7 novembre ha detto che un ipotetico attacco cinese a Taiwan potrebbe provocare una risposta militare di Tokyo. Oggi Takaichi ha provato a stemperare, dichiarando che il Giappone è “sempre aperto” al dialogo.

        Dal regalo all’affitto: come funziona davvero il “prestito”
        La Cina inviò la prima coppia di panda in Giappone nel 1972 per celebrare la normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Da allora Tokyo non era mai rimasta senza, anche in fasi turbolente. Pechino presta gli animali in segno di amicizia ma mantiene la proprietà, e i cuccioli nati all’estero non fanno eccezione. I genitori di Xiao Xiao e Lei Lei, Shin Shin e Ri Ri, sono rientrati in Cina nel 2024 dopo un prestito durato 13 anni. Dalla metà degli anni ’80 i panda non si regalano più: si affittano, circa un milione di euro l’anno, fondi destinati alla conservazione della specie. Prestiti aumentati durante gli anni di Xi Jinping, che, secondo quanto si racconta, firmerebbe personalmente ogni autorizzazione.

        La storia dei panda, qui, smette di essere solo zoologia: diventa un termometro politico. E mentre a Ueno si consumano gli ultimi scatti e le ultime code, la domanda resta sospesa come un cartello all’ingresso: dopo fine gennaio, chi riempirà quel recinto vuoto?

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          Cucina

          Pandolce genovese: il dolce delle feste che racconta la Liguria

          Dalle origini nella Repubblica di Genova ai due impasti — alto e basso — oggi simboli del Natale ligure. La ricetta tradizionale e le curiosità storiche di uno dei dolci più antichi d’Italia.

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          Pandolce genovese

            Profuma di anice, agrumi e frutta candita, ed è uno dei dolci più rappresentativi del Natale italiano. Il pandolce genovese (o “pan döçe”) affonda le sue radici nella storia della Repubblica marinara, quando Genova era un porto ricco di spezie e commerci. Ancora oggi è immancabile sulle tavole liguri e al centro di una tradizione che si rinnova ogni dicembre.

            Le origini: un dono alla Repubblica

            Il pandolce nasce tra il XVI e il XVII secolo, periodo in cui la città era un crocevia di scambi tra Mediterraneo, Oriente e Nord Europa. L’impasto ricco, con uvetta, pinoli e spezie, ricalcava i dolci “da viaggio” diffusi nelle repubbliche marinare.

            Secondo alcune ricostruzioni storiche, fu il doge Andrea Doria a incoraggiare la creazione di un dolce simbolico che rappresentasse prosperità e buon auspicio. Per questo il pandolce veniva preparato soprattutto per Natale e consumato fino all’Epifania: doveva essere nutriente e ben conservabile, qualità indispensabili in un’epoca in cui gli ingredienti erano preziosi.

            Le due versioni: alto e basso

            Oggi il pandolce esiste in due varianti:

            Pandolce alto

            È il più antico. Si prepara con lievito madre o lievitazione lunga; risulta più soffice, simile a un pane brioche. Richiede tecniche più impegnative e diverse ore di riposo.

            Pandolce basso

            È l’evoluzione ottocentesca — più moderna — nata con l’introduzione del lievito chimico. È friabile, compatto e ricorda quasi una frolla morbida. È quello più diffuso nelle case, perché semplice da realizzare.

            Entrambe le versioni prevedono ingredienti ricorrenti: uvetta, pinoli, cedro candito, zibibbo o acqua di fiori d’arancio.

            La tradizione del “taglio del pandolce”

            In molte famiglie liguri è ancora viva la consuetudine che il membro più giovane della casa porti il pandolce in tavola, mentre il capofamiglia ne taglia la prima fetta, riservandola a un ospite inatteso o ai più poveri. Una ritualità che celebra ospitalità e condivisione.

            La ricetta del pandolce genovese (versione bassa tradizionale)

            Ingredienti (per un pandolce da 1 kg circa)

            • 500 g di farina 00
            • 150 g di zucchero
            • 150 g di burro morbido
            • 2 uova
            • 150 g di uvetta ammollata
            • 80 g di pinoli
            • 120 g di cedro candito o misto canditi
            • 1 bustina di lievito per dolci
            • 1 cucchiaio di acqua di fiori d’arancio o scorza grattugiata di arancia
            • 1 cucchiaio di semi di finocchio o anice (facoltativo, tipico di alcune zone)
            • 1 pizzico di sale

            Procedimento

            1. Ammollare l’uvetta
              Mettete l’uvetta in acqua tiepida per circa 15 minuti, poi strizzatela bene.
            2. Preparare l’impasto
              In una ciotola lavorate il burro con lo zucchero fino a ottenere una crema chiara. Unite le uova una alla volta, mescolando.
            3. Aggiungere gli aromi
              Incorporate l’acqua di fiori d’arancio (o la scorza), i semi di anice e un pizzico di sale.
            4. Unire la farina
              Aggiungete la farina setacciata insieme al lievito. Amalgamate fino a ottenere un impasto morbido ma modellabile.
            5. Inserire frutta e pinoli
              Incorporate uvetta, canditi e pinoli distribuendoli uniformemente.
            6. Dare la forma
              Create una pagnotta rotonda e incidete una croce superficiale sulla sommità: è il segno distintivo del pandolce tradizionale.
            7. Cottura
              Cuocete in forno statico a 170 °C per circa 45–50 minuti. Se la superficie scurisce troppo, coprite con carta forno.
            8. Raffreddamento
              Lasciate raffreddare completamente: il pandolce migliora dopo qualche ora, quando gli aromi si assestano.

            Un patrimonio gastronomico che resiste al tempo

            Il pandolce genovese continua a essere un ambasciatore della tradizione ligure, apprezzato anche fuori regione e spesso inserito nei prodotti tipici tutelati dalle associazioni locali. Tra i dolci natalizi italiani, è uno dei pochi ad avere una storia documentata che attraversa secoli, commerci e culture.

            Prepararlo in casa significa portare in tavola un pezzo di storia, oltre che un profumo inconfondibile di festa. È il sapore del Natale ligure, immutabile e rassicurante, che ogni anno conquista nuove generazioni.

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              Lifestyle

              Regali di Natale last minute: le idee intelligenti per fare bella figura anche all’ultimo

              Manca poco al 25 dicembre e il tempo stringe: niente panico, tra esperienze, tecnologia e pensieri personalizzati è ancora possibile sorprendere tutti.

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              Regali di Natale last minute

                Succede ogni anno: l’agenda piena, le feste che si avvicinano e quella sensazione di aver dimenticato qualcuno. I regali di Natale last minute non sono un segno di disattenzione, ma una realtà diffusa. La buona notizia è che oggi esistono moltissime soluzioni rapide, curate e persino originali, capaci di trasformare una corsa contro il tempo in un vero colpo di stile.

                Le esperienze: il dono che non ingombra

                Secondo le ricerche sul comportamento dei consumatori, i regali “immateriali” sono tra i più apprezzati. Un’esperienza resta nel tempo e si adatta a ogni età. Via libera quindi a:

                • buoni per cene o brunch gourmet;
                • ingressi a spa e centri benessere;
                • biglietti per concerti, teatro o mostre;
                • corsi online (fotografia, cucina, lingua).

                Sono acquistabili in pochi minuti e spesso arrivano subito via mail, pronti da stampare o inoltrare.

                Tecnologia furba e accessori utili

                Non serve puntare su grandi elettrodomestici: i piccoli gadget tecnologici sono perfetti per un regalo last minute. Auricolari wireless, power bank, supporti per smartphone o luci per videochiamate uniscono utilità e modernità. L’importante è scegliere marchi affidabili e prodotti compatibili con i dispositivi più comuni.

                Libri, ma con criterio

                Il libro resta un classico intramontabile, soprattutto se scelto con attenzione. Bestseller dell’anno, saggi leggeri, romanzi brevi o libri illustrati sono ideali quando non si conoscono a fondo i gusti di chi riceve il dono. Un’alternativa pratica è l’e-book o l’abbonamento a piattaforme di lettura e audiolibri.

                Cibo e bevande: il successo è quasi garantito

                I regali gastronomici sono tra i più “salva-figura”. Vini, liquori artigianali, cioccolato di qualità, panettoni gourmet o box di specialità regionali funzionano sempre. Ancora meglio se accompagnati da un biglietto scritto a mano: il tocco personale fa la differenza.

                Cura di sé e piccoli lussi quotidiani

                Candele profumate, set skincare, profumi per la casa, tisane pregiate o accappatoi morbidi: sono doni che parlano di benessere e attenzione. Anche in questo caso, meglio puntare su fragranze delicate e prodotti di qualità, evitando scelte troppo personali se non si conoscono bene le preferenze.

                Il segreto del regalo last minute riuscito

                Non è il tempo speso a determinare il valore di un regalo, ma l’idea che lo accompagna. Un pensiero coerente con la persona, anche semplice, comunica cura e presenza. E se proprio il dono arriva all’ultimo secondo, presentarlo con un pacchetto ordinato e una dedica sincera farà dimenticare ogni ritardo.

                In conclusione, i regali di Natale last minute non sono una sconfitta, ma un’occasione per puntare su creatività e intelligenza pratica. Con le scelte giuste, anche all’ultimo momento si può fare un figurone sotto l’albero.

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