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Televisione

Affari Tuoi, chi è davvero Gennarino: il vero nome, l’età e i segreti del cane che ruba la scena a Stefano De Martino

Il cane di “Affari Tuoi” ha dieci anni, viene da Roma ma è cresciuto in Toscana, e ha già lavorato in film, pubblicità e serie tv. Tutto merito dell’intuizione di Stefano De Martino.

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    È piccolo, veloce e irresistibile. Ogni sera entra in scena ad “Affari Tuoi” e conquista il pubblico con un semplice scodinzolio. Si chiama Gennarino. O almeno così lo chiama Stefano De Martino. Ma il vero nome del cane più famoso del preserale Rai è Seven. E no, non è un attore improvvisato: è una vera e propria star.

    A svelare i retroscena della vita del cagnolino è stato il suo addestratore, Gianni Orlandi, che a Il Tirreno ha raccontato la storia dietro le quinte. Seven è un Jack Russell romano di dieci anni, ma ha fatto carriera in Toscana, dove Orlandi lo ha addestrato fin da piccolo. È lui ad avergli insegnato a restare fermo sotto i riflettori, a rispondere ai segnali, a muoversi sul palco senza sbagliare un colpo. E quando la Rai ha cercato un cane per dare un tocco ironico e affettuoso al programma, è stato proprio Stefano De Martino a volerlo.

    Il nome “Gennarino” è nato quasi per gioco, per dare un’impronta partenopea a un compagno di scena che ormai è parte integrante dello show. “Con Stefano è stato amore a prima vista – racconta Orlandi – e da allora non si sono più lasciati”. Ogni puntata, Seven arriva negli studi Rai con la sua famiglia romana e si prepara a entrare in scena come un vero attore. Non ha battute, ma è sempre al centro dell’attenzione.

    E la tv non è certo una novità per lui. Seven ha un curriculum che farebbe invidia a molti: ha recitato nella serie Rocco Schiavone, è comparso nei programmi Citofonare Rai 2 e Edicola Fiore, e ha preso parte a spot per Balocco, Poste Italiane, Ikea, Tim, Fonzies e persino Nike. E non finisce qui: lo troviamo anche nei film Nemiche per la pelle e Natale a Londra, con Christian De Sica.

    Insomma, Gennarino–Seven non è solo una mascotte, ma un veterano del piccolo e grande schermo. Un cane che ha attraversato set, città, pubblicità e palchi. E che ora, grazie alla sua simpatia naturale e all’intesa con De Martino, è diventato il simbolo di un programma che ogni sera tiene compagnia a milioni di italiani.

    E pensare che tutto è iniziato da un’idea: mettere un cane in studio. Ma non uno qualunque. Proprio lui.

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      Televisione

      Amanda Lear contro HBO: “Enigma è un vergognoso tentativo di guadagnare su di me, farò causa”

      Il film “Enigma”, diretto da Zackary Drucker, accosta la vita di Lear a quella dell’attivista trans April Ashley. L’artista parla di violazione contrattuale e diffida già inviata. HBO respinge le accuse: “Nessun limite sui temi”.

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        Amanda Lear torna al centro della scena, ma questa volta non per una canzone o una mostra, bensì per una battaglia legale. L’artista 85enne ha annunciato di voler citare in giudizio HBO, colpevole a suo dire di aver oltrepassato i limiti nel documentario Enigma, uscito a fine giugno, che ripercorre la sua carriera accostandola a quella della modella e attivista trans April Ashley.

        Lear contesta soprattutto il riferimento al presunto “dead name” Alain Tap e alla voce secondo cui avrebbe subito un’operazione chirurgica di riassegnazione del sesso a Casablanca. “Sono vittima di transvestigation”, ha dichiarato a Il Messaggero, accusando i produttori di aver violato clausole contrattuali che avrebbero escluso quei temi. “I miei avvocati hanno inviato una diffida, ma loro se ne sono fregati. In America fare causa è un incubo”.

        La regista Zackary Drucker difende invece il film, definendolo “un documentario d’amore” verso una figura da lei ammirata. “Volevo sapere chi fosse davvero la mia icona, perché c’è sempre un’ombra di dubbio”, ha spiegato. HBO, dal canto suo, afferma che l’accordo firmato non limitava in alcun modo i contenuti e sostiene di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale di diffida.

        Nel documentario compaiono anche vecchi spezzoni televisivi, tra cui uno con Gianni Boncompagni che le chiede apertamente se sia un uomo: Lear, con il suo consueto tono ironico, si limita a rispondere “Ma Gianni!”. In un’altra clip, racconta a Mara Venier di aver alimentato le voci sul suo passato solo per gioco, dicendo: “Il prossimo uomo che mi vedrà nuda sarà il medico legale”.

        Amanda Lear ha sempre giocato sull’ambiguità, senza mai confermare né smentire del tutto le speculazioni. In passato, in un’intervista con Maurizio Costanzo, aveva ricordato come un servizio fotografico di nudo avesse infranto quel velo di mistero che al pubblico piaceva coltivare: “La gente preferiva credere alla favola, piuttosto che guardare la realtà”.

        Oggi, con Enigma, la questione si riapre. Per i fan, è l’ennesimo capitolo di una biografia segnata dall’ambiguità; per Lear, invece, è un attacco alla sua immagine e al suo diritto a decidere cosa raccontare di sé. Una battaglia legale che si annuncia lunga e complessa, e che riaccende il dibattito su confini, identità e diritti d’immagine nel mondo dello spettacolo.

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          Televisione

          Otto e Mezzo diventa un ring: Fini attacca Gruber, “domande stupide” e microfono tolto. L’ex leader AN si smarca da Meloni

          Gianfranco Fini, ospite a Otto e Mezzo, critica il discorso di Trump all’ONU e difende il diritto dei palestinesi a una patria. Scontro con Lilli Gruber che, irritata, gli fa togliere l’audio e gli chiede: “Perché è venuto?”. La replica: “Perché mi ha invitato lei”.

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            Un ritorno in tv che si è trasformato in scontro diretto. A Otto e Mezzo l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini ha duellato con la conduttrice Lilli Gruber, in una puntata che doveva approfondire i rapporti tra Giorgia Meloni, Donald Trump e la questione palestinese, ma che si è presto trasformata in un confronto personale.

            Alla domanda «Quante volte sente Meloni?», Fini ha reagito con irritazione: «Mi dica lei cosa vuole che le risponda. Questa non è politica, è pettegolezzo. Se ho rapporto con Meloni? Non rispondo a domande stupide». L’atmosfera si è fatta ancora più tesa quando la conduttrice, interrompendolo, ha chiesto alla regia di togliere l’audio al microfono: «Non posso fare una puntata di quindici ore per lasciarle rispondere». Fini non ha gradito: «Queste non sono domande, sono tesi politiche della sinistra. Non mi può dire che lei è super partes».

            Lo scontro è proseguito fino alla battuta finale. «Perché è venuto in questa trasmissione?», ha domandato Gruber. «Perché lei mi ha invitato – ha replicato Fini – e io sono qui a dire quello che penso io, non quello che pensa lei. Ma la risolviamo dopo in privato».

            Sul merito politico, Fini ha segnato le distanze da Meloni su alcuni dossier internazionali, pur ribadendo il sostegno alla premier: «Sono sempre stato con il presidente del Consiglio e la voterò ancora. Ma su Trump ho una sensibilità diversa: il suo discorso all’ONU è stato imbarazzante». E ancora: «La destra non è mai stata contro il diritto dei palestinesi ad avere la loro patria. Riconoscere lo Stato palestinese è un dovere, ma attenzione al contesto. Farlo ora sarebbe un gesto simbolico con possibili rimbalzi negativi».

            Sul conflitto a Gaza l’ex leader di AN ha preferito non incagliarsi sulle definizioni: «Che sia genocidio o strage di massa, non mi impicco alle parole, ma dobbiamo porre rimedio». Ha difeso anche la commemorazione alla Camera di Charlie Kirk, l’attivista trumpiano ucciso: «Non lo conoscevo, ma non vedo cosa ci sia di sbagliato a ricordare una persona assassinata, a prescindere dal colore politico».

            Il finale ha visto la tensione stemperarsi solo parzialmente, con la Gruber che ha ringraziato l’ospite e Fini che, ironico, ha chiosato: «Eh, se lei mi invita ancora…»

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              Televisione

              De Martino copia (male) Renzo Arbore: parola di Laurito

              Una volitiva Marisa Laurito prende la parola sui paragoni fatti di recente fra Renzo Arbore e Stefano De Martino… e non le manda certo a dire!

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                Marisa Laurito è, per la quarta volta, il direttore artistico del Teatro Trianon Viviani, un vero e proprio simbolo della canzone napoletana. Nonostante le difficoltà finanziarie legate ai ritardi delle sovvenzioni per il Sud. Comunque lei, donna di carattere, napoletana dalla testa ai piedi, ha messo insieme per questa nuova edizione un cast di grandi nomi, che si apre con una serata dedicata a Peppino Di Capri, con la partecipazione di ospiti del calibro di Lina Sastri e Christian De Sica.

                Gli omaggi vanno fatti in vita

                Sul tributo da lei voluto per Peppino nazionale, fissato per il prossimo 25 ottobre, Marisa non ha dubbi: “È molto meglio omaggiare le persone quando sono in vita che quando non ci sono più. Anche io del resto voglio fare una festa per me prima di morire, che quando uno se ne va non vede più niente”.

                De Martino come Arbore? Ma che… scherziamo?!?

                La Laurito di recente si è espressa con parole negative all’indirizzo della Rai Tv attuale, nella quale non si riconosce: “Totalmente distrutta, ma non lo dico io perché si può ben vedere”. Rifiutando in modo categorico il paragone tra Stefano De Martino e Renzo Arbore, difendendo l’originalità e l’innovazione del suo storico compagno d’arte: “Lo stesso De Martino ha detto di aver copiato pari pari le trasmissioni di Arbore. Renzo è stato – ed è – uno showman che ha inventato generi televisivi che non esistevano. Un grande autore, poi un grande conduttore e poi un musicista. Dopo Quelli della notte ci sono stati tantissimi che hanno detto: “Questo è sul genere di Quelli della notte. Un motivo ci sarà, no?”.

                Senza avere nulla nei confronti di Stefano, anzi…

                “Copiare è una cosa, copiare male è ancora un’altra cosa. Fare nuove trasmissioni ex novo, mettendo in piedi formule nuove, efficienti, divertenti, mai volgari è tutt’altro affare. Ma lo dico non avendo niente nei confronti di Stefano che è un ragazzo bravo, simpatico, moderato e anche ambizioso”.

                Alla base del problema una ragione politica

                Le sue parole sono chiare e non permettono di essere equivocate: “Tutti i grandi protagonisti Rai o se ne sono andati o li hanno mandati via. La Rai è sempre stata presa dal Governo in carica, però negli anni passati lavoravano tutti quelli che erano molto bravi. I funzionari non erano legati a uno schema unicamente politico, ma all’azienda e la facevano funzionare. Oggi, purtroppo, non è così”.

                Collega e mentore di rango

                Il suo rapporto con Renzo Arbore è una bella storia di amicizia e di collaborazione professionale. Nella metà degli anni ’80 la Laurito deve a lui l’acquisizione di una grande popolarità lavorando a fianco in Quelli della notte (esattamente nel 1985) e, contemporaneamente, con Raffaella Carrà nello show di prima serata Buonasera Raffaella andato in onda tra il 1985 e il 1986; in seguito l’immagine di conduttrice si consolida in trasmissioni come Marisa la nuit del 1987 (sempre sotto la guida di Arbore) e nell’edizione 1988-1989 di Domenica in, diretta da Gianni Boncompagni.

                Foto tratte dal web

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