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Caro svegliati c’è da andare in guerra. Ecco chi partirebbe in caso di conflitto

Dalle forze armate ai riservisti, fino ai civili: ecco chi potrebbe essere chiamato alle armi se l’Italia entrasse in un conflitto.

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    In un mondo sempre più instabile, con tensioni tra Stati Uniti e Iran che sfiorano la linea rossa e scenari da terza guerra mondiale che sembrano meno fantascientifici, molti si chiedono: se l’Italia entrasse in guerra, chi verrebbe chiamato a combattere?

    Alzarsi e partire?

    La risposta è meno semplice di quanto sembri. In base all’articolo 5 del Trattato NATO, l’Italia è obbligata a intervenire in difesa di un alleato attaccato. Ma prima che scattino le sirene, serve una decisione formale del Parlamento e un decreto del Presidente della Repubblica per dichiarare lo stato di guerra. In caso di coinvolgimento diretto, i primi a essere mobilitati sarebbero i militari di carriera: esercito, marina, aeronautica, carabinieri e guardia di finanza. Restano invece esclusi i corpi civili come vigili del fuoco, polizia locale e penitenziaria.

    In caso di guerra tutti in trincea dai 18 ai 45 anni donne incluse

    Se le forze armate non bastassero, toccherebbe ai riservisti, ovvero ex militari congedati da meno di cinque anni. Il governo sta anche lavorando a una legge per creare una riserva ausiliaria di 10.000 ex militari volontari sotto i 40 anni, pronti a essere richiamati in caso di emergenza. E i civili? Entrerebbero in gioco solo in caso di estrema necessità, come una minaccia diretta alla sicurezza nazionale. In quel caso, potrebbero essere arruolati uomini e donne tra i 18 e i 45 anni, previa visita medica. Le donne in gravidanza sarebbero esentate, così come chi risulta non idoneo. La leva obbligatoria, sospesa nel 2004, potrebbe essere riattivata con un decreto del Presidente della Repubblica.

    Non ti puoi rifiutare

    E no, non ci si può rifiutare. L’articolo 52 della Costituzione è chiaro: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Rifiutare la chiamata, salvo gravi motivi di salute, è considerato un reato.

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      Italia

      La nuova truffa telefonica arriva con gli SMS ruba-credito

      Il nuovo raggiro arriva con un SMS che invita a contattare un falso servizio clienti. Una volta in linea, il credito telefonico viene sottratto mentre l’utente resta in attesa.

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        Sta circolando una nuova truffa telefonica che ruba il credito dalla linea mobile. Numerosi youtuber e content creator stanno segnalando in rete casi di persone cadute nella trappola. L’imbroglio avviene tramite un SMS che invita a chiamare un numero a tariffa maggiorata. Durante l’attesa, il credito viene sottratto progressivamente.

        Cosa dice il messaggio che deve insospettire

        Il messaggio SMS appare formale e ben strutturato, con questo contenuto: “La invitiamo a contattare i nostri uffici USI per una comunicazione importante. Chiami il numero 8938939383“. Una volta effettuata la chiamata, una voce registrata risponde dicendo: “Attenda in linea per non perdere la priorità acquisita“. Questo dettaglio dovrebbe insospettire, poiché normalmente tali frasi si sentono quando si chiama un vero servizio clienti.

        Primo campanello d’allarme: l’attesa troppo lunga

        L’attesa non è altro che una trappola per sottrarre credito dal vostro conto telefonico. Il consiglio è quello di interrompere immediatamente la chiamata e contattare il vostro operatore. Probabilmente noterete che parte del vostro credito è stato sottratto. Se avete attivato una ricarica automatica collegata al conto bancario, potreste anche ritrovarvi con un rinnovo automatico, aggravando il problema. Tuttavia, non tutte le linee telefoniche sono soggette a questo meccanismo, poiché il trucco si basa su numeri a tariffa maggiorata.

        Come funzionano le tariffe maggiorate

        Quando si chiamano numeri premium, noti anche come numeri a sovrapprezzo o a valore aggiunto, il chiamante paga una tariffa extra per il servizio telefonico offerto. Parte di questo costo aggiuntivo viene riconosciuto a chi ha attivato la numerazione, in quanto responsabile del servizio erogato.

        Cos’è una tariffa maggiorata?

        Si tratta di numerazioni telefoniche non geografiche che comportano un costo superiore rispetto alle chiamate standard. È importante ricordare che numeri che iniziano con 800, 803 o 900 sono gratuiti, mentre quelli che cominciano con 199, 892, 893, 894, 895, 899, 178 e 44 sono a pagamento e soggetti a tariffe speciali.

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          Italia

          Stop ai voli brevi se c’è il treno veloce come alternativa. Una bella suggestione

          L’idea di sostituire i voli brevi con i treni ad alta velocità in Italia, sebbene interessante per ridurre le emissioni, appare applicabile solo a una piccola porzione di rotte, soprattutto a causa delle peculiarità geografiche del Paese e delle limitazioni della rete ferroviaria esistente.

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            L’idea di ridurre i voli brevi a favore dei treni ad alta velocità per diminuire le emissioni nocive è stata già adottata in Francia. Ed è in discussione anche in Italia. Uno studio dell’Itsm (Iccsai transport and sustainable mobility center) dell’Università di Bergamo ha evidenziato che l’applicazione di questa misura in Italia sarebbe limitata a poche rotte a causa di specifiche caratteristiche geografiche e infrastrutturali del Paese. Ma comunque male non fa. E’ una bella suggestione…

            Le 12 rotte sostituibili

            Lo studio ha individuato solo 12 rotte, il 2,8% di tutti i collegamenti nazionali, in cui il treno potrebbe essere una valida alternativa all’aereo, con un tempo di viaggio non superiore del 20% rispetto al volo. Le 12 rotte individuate finora.

            Roma Fiumicino – Milano Linate
            Roma Fiumicino – Milano Malpensa
            Milano Malpensa – Napoli
            Roma Fiumicino – Genova
            Bergamo – Napoli
            Roma Fiumicino – Napoli
            Milano Linate – Napoli
            Bologna – Roma Fiumicino
            Roma Fiumicino – Firenze
            Roma Fiumicino – Pisa
            Bergamo – Pescara
            Bergamo – Roma Fiumicino.

            L’impatto ambientale

            Nel 2019, su queste rotte sono stati operati circa 45.000 voli, responsabili dell’1,45% delle emissioni di CO2 del trasporto aereo nazionale. Tuttavia, la soppressione di tali voli potrebbe non portare a una riduzione significativa delle emissioni, poiché parte dei passeggeri potrebbe optare per l’uso di automobili, annullando il beneficio ecologico previsto.

            Le sfide geografiche

            L’Italia presenta delle sfide particolari, come la presenza di isole maggiori. Per le quali l’aereo rimane è l’unica alternativa efficace. Inoltre, l’orografia complessa e la presenza di zone sismiche o idrogeologiche rendono la costruzione di nuove linee ferroviarie difficoltosa e costosa. Più del 50% delle rotte aeree interne riguarda le isole, e quindi non può essere sostituito da treni ad alta velocità.

            Estensione della rete ferroviaria

            Sebbene l’estensione della rete ferroviaria possa sembrare una soluzione, questa risulta economicamente e ambientalmente sostenibile solo con un elevato volume di traffico. La realizzazione di nuove infrastrutture sarebbe vantaggiosa solo se la domanda riuscisse a coprire i costi, altrimenti l’intero progetto potrebbe diventare insostenibile.

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              Cronaca

              Keybox, siamo sicuri che sia solo per difendere il decoro urbano

              L’invasione delle keybox a Milano rappresenta un problema crescente che richiede un intervento regolamentare.

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                Te li trovi un po’ ovunque, agganciati dai cancelli delle ville settecentesche ai cancelli dei parchi, dalle ringhiere ai ponti del Naviglio, dalle panchine alle rastrelliere per le biciclette, Milano è invasa di keybox. E cosa sono i keybox? Lo dice la traduzione stessa, box contenente chiavi. Meglio scatole-lucchetto utilizzate per facilitare il check-in fai da te delle case affittate a breve termine. Sembra che deturpino il decoro urbano. C’è persino qualcuno che si preoccupa per la qualità della propria vita. Per un lucchetto agganciato a una cancellata?

                Questi dispositivi, pur utili, daranno forse fastidio ma non per la loro visibilità. Forse danno più fastidio perché sono un simbolo di una moda che nelle grandi città turistiche sta ormai dilagando: l’affitto turistico breve. Forse è questo il vero motivo per cui a qualcuno rode dentro quando si incontrano anche agganciati in situazioni assurde dove non te li aspetti proprio. Eh sì perché non è solo Milano a essere interessata dal fenomeno. Sono coinvolte anche Venezia, Roma, Parigi, Nizza, New York. Sono un simbolo di qualcosa che non piace ma che fa parte del libero mercato degli affitti.

                Un problema di decoro urbano

                Le keybox, che permettono ai proprietari di case di lasciare le chiavi per gli ospiti senza dover essere presenti, sono ormai visibili in molte città. Questi dispositivi sono spesso attaccati a edifici storici, grate, cancelli e persino panchine, deturpando il paesaggio urbano. A Milano per esempio te li puoi trovare in Via Borgonuovo attaccati alle grate di un palazzo del Settecento. Oppure in Via Cappuccio vicino ai resti del Circo romano. In Via Brisa un tempo sede del palazzo imperiale o in Via Mozart sul cancello perimetrale del parco di Palazzo Serbelloni.

                Cosa si nasconde dentro quel box

                Secondo Michele Albiani, presidente della commissione Sicurezza e coesione sociale e consigliere comunale del Partito Democratico, l’uso sregolato delle keybox non solo rovina l’estetica della città, ma contribuisce anche all’aumento dei prezzi degli affitti a lungo termine. Questo fenomeno spinge i residenti a lasciare Milano, minando il “diritto alla città”. In risposta a questa situazione, Albiani ha proposto una mozione per la rimozione coatta delle keybox a Milano. La proposta, che sembra aver trovato consenso nell’assemblea e nella giunta meneghina, è stata integrata nel nuovo Regolamento di civica convivenza e polizia urbana.

                A New York sono vietate

                Il fenomeno delle keybox ha suscitato reazioni in altre città, sia in Italia che all’estero: da Venezia dove la Soprintendenza ha chiesto la messa al bando delle keybox, alla Francia dove le città di Parigi, Nizza, Lille e altre città hanno vietato l’uso delle keybox. A New York l’uso delle keybox è soggetto a multe salatissime.

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