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Musica

Britney Spears applaude la propria libertà: danza provocante e sorpresa social

In un video condiviso su Instagram, la popstar si mostra in body trasparente e stivali alti, il tutto poco dopo la pubblicazione di clip che avevano preoccupato i fan per il suo stato d’animo.

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Britney Spears applaude la propria libertà: danza provocante e sorpresa social

    Britney Spears torna sotto i riflettori, non per un nuovo album, ma per un video postato su Instagram che ha lasciato il pubblico senza parole. La popstar appare in un body trasparente e stivali di pelle alti fino al ginocchio, muovendosi con audacia su ritmi energici, smaccando il lato B e accarezzando il petto. Il montaggio è accompagnato dalle note di “Say It Right” di Nelly Furtado e “I Like It” di Cardi B.

    Nel video, Britney gira su se stessa, coprendo il petto con un’emoji a forma di fiore giallo. Sul capo sfoggia un cappello rosso, completato da un collare nero in stile choker. “🗡️🌹🗡️”, recita la breve didascalia con cui accompagna il post.

    Non è la prima volta che Britney utilizza il suo corpo per comunicare online. Appena il mese scorso, ha pubblicato uno scatto in cui indossava soltanto stivali con tacco, coprendosi con una rosa come fosse un sipario. In passato, addirittura, ha condiviso clip di sé mentre faceva il bagno nuda nell’oceano, scherzando sul suo lato B con battute provocatorie.

    Tuttavia, questa serie di contenuti ha anche suscitato preoccupazione. Alcuni fan l’hanno accusata di sembrare “confusa” o “in difficoltà”, specialmente dopo che, nelle scorse settimane, è apparsa in un video in casa disordinata, cantando stonata e suscitando allarme sul suo benessere emotivo.

    Il quadro si arricchisce se si considera il recente passato dell’artista: per oltre 13 anni Britney è stata sotto tutela legale (conservatorship), un sistema che ha controllato ogni aspetto della sua vita. La tutela si è conclusa nel novembre 2021, evento che lei stessa ha definito “traumatico” ma necessario per riprendere la propria autonomia.

    Questi nuovi video sembrano esprimere una Britney più libera che decide di affermare il proprio corpo e la propria narrazione pubblica, nel bene e nel male. Tra chi la esalta per la sua spregiudicatezza e chi teme sia segno di fragilità, il confronto resta acceso.

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      Musica

      Angelina Mango torna sul palco dopo il ritiro: mano nella mano con Olly e il pubblico esplode all’Ippodromo

      All’Ippodromo di Milano tifo da stadio per Angelina Mango, che dopo il lungo stop ha scelto di tornare a cantare al fianco di Olly. Mano nella mano con l’amico e collega, ha ritrovato il calore della folla con la loro hit estiva.

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        È stata una sorpresa che nessuno si aspettava: Angelina Mango, dopo mesi lontana dalla scena e dai riflettori, è tornata a cantare. Ha scelto un momento speciale per farlo: il concerto di Olly all’Ippodromo di Milano, in una serata che si è trasformata in una festa collettiva.

        La cantante, reduce da un lungo periodo di silenzio e riflessione personale, è salita sul palco accolta da un boato. Al suo fianco proprio Olly, con cui ha inciso la hit “Due come noi”. L’esibizione, carica di energia e di emozione, è stata sottolineata da un gesto tenero: lui le ha preso la mano, accompagnandola durante tutta la performance.

        Un segnale forte, quello della giovane artista: dopo la pausa, tornare in un contesto così importante significava affrontare anche la prova del pubblico. E il pubblico non si è fatto attendere: cori, applausi, entusiasmo da tifo da stadio, in un clima che ha restituito ad Angelina l’abbraccio che forse le era mancato.

        La serata ha segnato così un nuovo capitolo. Non un semplice featuring, ma un vero ritorno alle origini, al contatto con chi la segue e la sostiene. Per lei, che ha deciso di prendersi del tempo lontano dalle luci, il rientro è stato mano nella mano, con la musica e con l’amicizia.

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          Musica

          Alfa, dal latino copiato in bagno ai sogni di moglie e figli: «Sono single ma voglio innamorarmi»

          «Ho l’immagine del bravo ragazzo che fa musica, ma è limitante», dice il 25enne che ha duettato con Vecchioni. Nel ricordo della scuola, tra versioni copiate col telefono e la nostalgia per la disciplina, spunta la voglia di futuro: amore, figli e la porta socchiusa per il Festival.

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            Dall’aula di liceo con il telefono nascosto in bagno fino ai palchi più ambiti della musica italiana. Alfa, 25 anni compiuti da poco, non perde la voglia di raccontarsi senza filtri. Al Corriere della Sera ha ammesso: «Sono single, ma mi piacerebbe un sacco innamorarmi. Vorrei avere una moglie e dei figli. Sanremo? Non credo. Ora quando fai la canzone dell’estate automaticamente devi andare a vincere il Festival, ma sono stanco e non vorrei forzare. Però se mi capita la canzone giusta è chiaro che tengo la porta aperta».

            L’artista, protagonista di questa estate musicale, aveva già calcato il palco dell’Ariston nella serata delle cover insieme al suo idolo Roberto Vecchioni, con cui ha reinterpretato Sogna, ragazzo, sogna. E proprio Vecchioni torna nel suo racconto di studente modello: «Andavo bene in tutte le materie, forse solo il latino non mi piaceva tanto. Però copiavo: lasciavamo il telefono in bagno per vedere le versioni».

            Alfa ammette di avere ancora un conto aperto con la scuola: «Ho questa immagine di bravo ragazzo… Ne sono orgoglioso ma anche un po’ no, perché temo a volte di essere percepito come bidimensionale, come “il bravo ragazzo che fa musica”. Probabilmente non l’ho ancora dimostrato, ma toccherà alle mie canzoni future».

            E non nasconde una certa nostalgia: «Mi manca la ritualità scolastica. Da un po’ di tempo patisco il fatto di aver abbandonato l’università per il successo: ho mantenuto i contatti con i miei compagni ma le nostre vite sono molto diverse. Nel mio piccolo cerco di leggere il più possibile. Per scrivere l’ultimo album ho letto Fromm, Crepet, persino il Simposio di Platone che al liceo mi era sembrato noioso».

            Un ragazzo sospeso tra passato e futuro, con i piedi piantati nei ricordi della scuola e lo sguardo verso un domani che immagina fatto di musica, amore e famiglia. «Ai ragazzi dico: godetevi gli anni dell’istruzione, perché entrare nel mondo del lavoro non sarà per niente facile».

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              La guerra di Piero… Pelù: “Bimbi muoiono a Gaza e la Meloni parla solo di chiese colpite”

              Bandiera palestinese al collo, Pelù attacca la premier: “Il nostro governo è subalterno alle lobby economiche e non ha il coraggio di opporsi all’occupazione illegale di Netanyahu. La politica non è più politica, ma serva degli interessi forti”

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                Piero Pelù non si limita a presentare un documentario: a Venezia si è trasformato in tribuna politica. Venerdì mattina, per l’anteprima fuori concorso di Piero Pelù. Rumore dentro, l’ex frontman dei Litfiba è arrivato con una bandiera palestinese e parole pesanti come macigni.

                “La politica di oggi dimostra nella maggior parte dei casi di non essere più politica ma di essere al servizio delle lobby economiche – ha detto – ed è chiaro come anche il governo italiano non sappia opporsi in maniera chiara e netta come hanno fatto i governi spagnolo e belga contro l’occupazione illegale di Netanyahu nei territori palestinesi, che va avanti dal 1945”.

                Un affondo diretto, che Pelù lega alla memoria storica: “C’è chi sta cercando di riscrivere la storia e noi non ci possiamo stare. Dai libri abbiamo letto come sono iniziati e poi degenerati regimi come fascismo, nazismo e lo stesso comunismo di Stalin”.

                Poi l’attacco personale a Giorgia Meloni, accusata di indifferenza selettiva: “Oggi si vedono bambini morire di fame sotto le bombe, mentre l’unica frase della nostra premier è stata quando hanno colpito delle chiese cristiane. Una discriminazione insopportabile”.

                Il rocker non si nasconde dietro il microfono, ma rivendica il suo ruolo civile: “Noi dobbiamo essere cittadini attivi e rivendico il fatto di essere prima cittadino e poi cantante. Non amo le rockstar che si chiudono nel loro mondo”.

                Parole destinate a far discutere, che Pelù lega anche al senso del documentario: un autoritratto tra musica e impegno, rumore dentro e fuori dal palco.

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