Benessere
Sesso? Anche no! Perché l’astinenza può diventare un’arma di seduzione (e di autoconoscenza)
Dal boom delle ricerche online sul “celibato volontario” ai consigli per rendere più intrigante un periodo “in bianco”: a ogni età, l’astinenza non è più un segno di disinteresse, ma un modo per riscoprire il piacere in tutte le sue forme — fisiche, emotive e mentali.

Una volta era sinonimo di mancanza, oggi è diventata una scelta. L’astinenza sessuale — temporanea o prolungata — non è più solo una condizione imposta dalle circostanze, ma un esperimento di consapevolezza. Le ricerche su Google della parola “celibato” sono cresciute del 90%, segno che sempre più persone stanno rivalutando il valore del non-sesso.
C’è chi lo fa per liberarsi dallo stress delle app di dating, chi per rimettere in ordine i sentimenti, chi semplicemente per ritrovare il contatto con sé stesso. E persino nelle coppie consolidate, un periodo di pausa può diventare una forma di “riaccensione”: l’assenza, a volte, è il più potente afrodisiaco.
A vent’anni, evitare l’automatismo dell’avventura fugace può aiutare a capire cosa si desidera davvero. Quando si è molto giovani, la novità di un nuovo partner basta a confondere i sensi e a far dimenticare il proprio piacere personale. Meglio concedersi un mese di sospensione e scoprire il potere dell’immaginazione: leggere narrativa erotica, guardare film sensuali, comunicare fantasie senza doverle subito mettere in pratica.
A trent’anni, la corsa tra lavoro, figli e relazioni stabili trasforma il sesso in un linguaggio di servizio. Invece di cercare la riconciliazione sotto le lenzuola, è utile riscoprire il dialogo e i gesti di attenzione: un complimento, un regalo, un’uscita solo per due. È il momento per scoprire il “linguaggio dell’amore” del partner — che non è sempre fisico — e nutrirlo in modi diversi.
Per i single trentenni, l’astinenza può essere una palestra di selezione. Rinunciare alla fretta di “testare la compatibilità” permette di creare un legame più autentico. Anche un semplice bacio può dire molto: l’intimità rallentata fa emergere emozioni, complicità, curiosità reciproca.
Dai quaranta in su, la vita di coppia è spesso dominata dalla routine. Qui la sospensione del sesso può essere una strategia per restituire mistero e desiderio. “Due settimane sì e due no” è la regola di alcuni terapisti: privarsi per un po’ aumenta la dopamina, la chimica dell’attesa. Ritrovarsi dopo una pausa rende ogni gesto più intenso. Un appuntamento settimanale, come suggeriscono gli esperti John e Julie Gottman, è il segreto per mantenere viva la connessione emotiva.
Per i single di questa età, invece, l’astinenza diventa un filtro utile. Le relazioni occasionali offrono gratificazioni rapide, ma rischiano di distrarre dalla ricerca di un legame più profondo. Concentrarsi sull’intesa mentale — una serata al cinema, un quiz, una partita a bowling — può sorprendere più di una notte di passione.
Dopo i cinquanta, paradossalmente, il sesso può migliorare proprio grazie a un po’ di astinenza. Con il corpo che cambia e la mente più libera, l’intimità si fa più lenta, consapevole, esplorativa. Alcuni terapisti suggeriscono la pratica del “Sensate Focus”: sospendere i rapporti completi per concentrarsi sul tatto, sulle sensazioni e sull’ascolto reciproco. Non è rinuncia, ma un modo per riscoprire la curiosità dell’inizio.
Anche i single maturi, contrariamente agli stereotipi, non rinunciano al desiderio. Ma imparano a guidarlo: più che corpi, cercano affinità. Mostrarsi sinceri, raccontare le proprie emozioni e i propri limiti diventa più attraente di qualsiasi seduzione.
In fondo, l’astinenza non è una condanna. È una parentesi che può rendere tutto più vero, più intenso, più nostro. Perché il piacere non sta solo nell’atto, ma nella capacità di desiderare.
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Benessere
Sniffy: la polvere bianca legale che scuote l’Europa e rischia di diventare una moda pericolosa
Sniffy è una polvere bianca legale ed energizzante, difatti è un integratore, che ricorda inquietantemente la cocaina e sta conquistando i giovani transalpini, destando preoccupazioni crescenti per la salute e la dipendenza.

Venduta liberamente nelle tabaccherie e online, Sniffy promette un boost di energia immediato che dura circa mezz’ora con un semplice gesto: una sniffata!
Ma dietro la sua facile accessibilità e l’aspetto innocuo si nascondono rischi potenzialmente gravi. Sniffy è composta da sostanze legali come caffeina, taurina e creatina, attira l’attenzione soprattutto per il suo metodo di assunzione, che imita quello delle droghe illegali. I colori sgargianti e i sapori fruttati utilizzati nei diversi gusti la rendono ancora più accattivante per i giovani.
La facilità con cui si può ottenere Sniffy, unita al suo prezzo accessibile, ne fa un prodotto a portata di mano per molti ragazzi, alimentando il timore di un abuso diffuso.
L’associazione tra Sniffy e le droghe illegali, unita al suo effetto energizzante di breve durata, potrebbe spingere i giovani verso comportamenti a rischio e dipendenze più gravi.
L’integratore che preoccupa
Sniffy, è un prodotto pubblicizzato come integratore alimentare, ma sta destando preoccupazione tra gli esperti del settore sanitario, si presenta come una polvere bianca da inalare attraverso una cannuccia per ottenere un effetto energizzante immediato.

Immagini dell’integratore Sniffy e del metodo di assunzione
Tuttavia, la sua composizione e il metodo di assunzione hanno fatto scattare l’allarme. La somiglianza con le droghe illegali e i rischi per la salute non ancora del tutto chiari spingono gli operatori sanitari a chiedere maggiore cautela e controlli più stringenti.
Quali sono quindi i dubbi?
La formulazione esatta di Sniffy non è completamente divulgata, creando incertezza sugli effetti a lungo termine e sui potenziali rischi per la salute; inalare la polvere comporta il rischio di irritazioni respiratorie, danni ai polmoni e persino sovradosaggi; l‘aspetto e il metodo di assunzione di Sniffy richiamano da vicino le droghe d’abuso, creando un’associazione pericolosa e aumentando il rischio di dipendenza.
Le autorità invitano alla prudenza
Il ministero della Salute francese ha espresso preoccupazione per Sniffy e ha invitato a evitare la sua assunzione. Si richiede inoltre maggiore chiarezza sulla composizione del prodotto e controlli più rigorosi sulla sua vendita.
Danni seri alla salute
L’integratore alimentare che promette un’energia immediata, ma nasconde potenziali rischi per la salute, preoccupa medici e biochimici che lanciano l’allarme sui possibili danni alla mucosa nasale e problemi respiratori derivanti dal suo metodo di inalazione.
Quali sono i pericoli?
Lesioni al setto nasale: L’inalazione della polvere di Sniffy, come spiega il dottor Guillaume Grzych, biochimico medico presso il CHU di Lille, “induce un rischio di lesioni al setto nasale”, la struttura che separa le due narici.
Problemi respiratori: L’inalazione di qualsiasi sostanza estranea nei polmoni può causare irritazioni, infiammazioni e, in casi gravi, danni permanenti.
Ipertensione: Uno studio ha collegato un consumo eccessivo di Sniffy a un aumento del rischio di ipertensione, una condizione medica grave che può portare a malattie cardiache e ictus.
Chi la produce
Huibuy è un’azienda francese con sede a Marsiglia, che si occupa principalmente della produzione e vendita di integratori alimentari, con un focus particolare sui prodotti energetici e stimolanti. Il loro prodotto più conosciuto è Sniffy, che si assume per via inalatoria attraverso una cannuccia.
Benessere
Addio punturine: la dieta mima-digiuno di Valter Longo promette di ringiovanire il corpo (e la mente) in soli cinque giorni
Niente iniezioni, niente digiuno estremo: solo un metodo calibrato per perdere peso, ridurre i rischi cardiovascolari e migliorare le funzioni vitali. “Il vero segreto è allenare il corpo a vivere meglio e più a lungo.”

Altro che punturine miracolose. Valter Longo, 57 anni, biochimico e ricercatore di fama mondiale, da anni studia un modo naturale per dimagrire e vivere più a lungo. Il suo protocollo, la dieta mima-digiuno, è ormai un caso internazionale: cinque giorni di alimentazione controllata che “ingannano” il corpo, simulando gli effetti del digiuno senza rinunciare completamente al cibo.
«Il piatto principale, a pranzo e cena, è una zuppa a scelta tra funghi, pomodoro o minestrone quinoa», spiega Longo. «Come spuntini ci sono cracker al kale, barrette di cioccolato, olive salate o all’aglio. Infine, drink all’arancia. Dura cinque giorni e può essere ripetuta ogni tre o sei mesi».
Un piano tanto semplice quanto rigoroso, nato per rallentare l’invecchiamento cellulare e non per inseguire l’ossessione della bilancia. «L’obiettivo non è la perdita di peso — chiarisce — ma ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e oncologiche». Gli effetti collaterali? «Un po’ di mal di testa o stanchezza verso il quarto giorno, ma sono segnali di adattamento del corpo».
Dai laboratori alle vite reali, i risultati hanno stupito anche la comunità scientifica. «Con La Sapienza abbiamo studiato pazienti affetti da malattie renali croniche e, dopo la dieta mima-digiuno, si è verificata una riduzione della proteinuria», racconta il professore. «Abbiamo osservato un restart generale: fegato, muscoli, pancreas e sistema nervoso. Dopo tre cicli, l’età biologica risultava più giovane di due anni e mezzo rispetto a quella anagrafica».
Nel frattempo, molti inseguono soluzioni rapide come i farmaci iniettabili a base di agonisti GLP-1. Longo mette in guardia: «Dovrebbero essere usati solo quando tutto il resto ha fallito. Causano perdita di massa muscolare fino al 40%, pancreatiti, problemi gastrointestinali e disturbi dell’umore. Quando si smette, si tende a riprendere il doppio del peso perso».
Il suo approccio, invece, si basa sulla logica del buon senso: il cibo come medicina, non come nemico. «Non serve rinunciare alla felicità — dice sorridendo —. Tre bicchieri di vino alla settimana sono concessi, a meno che non ci sia familiarità con il tumore al seno. E due caffè al giorno fanno bene: riducono il rischio di Alzheimer e Parkinson».
E lo sport? Nessuna ossessione da palestra: «Un’ora al giorno tra camminata e bicicletta basta. E non prendo mai l’ascensore».
Nel suo nuovo libro, Il peso della longevità, Longo scrive che «allenare il corpo alla sobrietà alimentare è la forma più alta di prevenzione». E aggiunge: «Chi segue la dieta mima-digiuno con regolarità migliora la funzione dei mitocondri, rigenera le cellule e stabilizza i livelli ormonali».
Alla base c’è una filosofia chiara: rallentare per vivere meglio. Il pranzo tipo di Longo è una frisella integrale di Altamura con crema di cioccolato fatta in casa a base di cacao e mandorle; la sera, pesce e 70 grammi di pasta con legumi. «Il corpo va educato alla varietà e al ritmo», spiega. «Siamo progettati per alternare abbondanza e scarsità, non per mangiare in modo costante e disordinato».
Quanto agli eccessi, il professore non ha dubbi: «Le proteine animali non fanno dimagrire. Studi di Harvard dimostrano che chi ne consuma troppe rischia di ingrassare e sviluppare diabete». E sui luoghi comuni dell’idratazione chiarisce: «Un litro e mezzo d’acqua al giorno è sufficiente».
Alla domanda su quale sia la sua debolezza, sorride: «Il panettone. Ma la trasgressione, una volta ogni tanto, serve all’anima». Poi si lascia andare a una riflessione più ampia: «Il mio obiettivo è arrivare a 120 anni, ma con dignità e lucidità. Credo che la longevità non sia solo una questione di cellule, ma di curiosità. Bisogna voler restare vivi davvero».
Benessere
I cibi amici della memoria: cosa mangiare per mantenere il cervello giovane
Mangiare bene non serve solo a mantenere il corpo in salute, ma anche a proteggere il cervello dal decadimento cognitivo. Ecco gli alimenti che gli esperti consigliano per stimolare la memoria e favorire la concentrazione.

Un cervello che si nutre bene
Il nostro corpo ha bisogno di nutrienti per funzionare al meglio, e il cervello non fa eccezione. Alcuni alimenti possono aiutare a migliorare memoria e concentrazione, oltre a ridurre il rischio di malattie neurodegenerative. La dieta mediterranea, ricca di pesce, frutta, verdura, olio d’oliva e legumi, è considerata una delle migliori per la salute cerebrale.
Il pesce e gli omega-3
Quando i genitori dicevano “mangia pesce, così ti ricordi le cose”, non avevano tutti i torti. Non è il fosforo, come si credeva un tempo, ma gli acidi grassi omega-3 a rendere il pesce un alleato della memoria. Questi nutrienti sono fondamentali per il buon funzionamento del cervello: favoriscono la concentrazione e riducono il rischio di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative. I pesci più ricchi di omega-3 sono salmone, tonno, sgombro, sardine, aringhe e trote.
Frutta e verdura: vitamine e antiossidanti
Frutta e verdura restano sempre indispensabili, ma alcune varietà sono particolarmente utili al cervello. I frutti rossi, come mirtilli e fragole, sono ricchi di antiossidanti che proteggono le cellule nervose. Le arance apportano vitamina C, utile al sistema immunitario e alla circolazione. Tra le verdure, invece, broccoli e spinaci migliorano l’apporto di ferro e aiutano a combattere stanchezza e cali di attenzione.
Anche la frutta secca gioca un ruolo importante: noci, mandorle e nocciole contengono acidi grassi sani, vitamina E e antiossidanti che proteggono le cellule cerebrali e aiutano a mantenere la memoria attiva.
Olio extravergine di oliva: solo a crudo
L’olio extravergine di oliva non è solo un condimento. Usato a crudo, aiuta la circolazione sanguigna del cervello e riduce l’infiammazione dei neuroni. È uno dei pilastri della dieta mediterranea e contribuisce al benessere generale, ma va consumato senza cottura per mantenere intatte le sue proprietà.
I legumi: energia per la mente
Ceci, lenticchie, fagioli, piselli e fave sono alimenti semplici ma preziosi. Contengono acido folico, fibre e proteine che favoriscono il funzionamento del cervello e aiutano la memoria. Inserirli più volte alla settimana nella dieta è una scelta salutare ed economica.
Cioccolato fondente: un piacere che fa bene
Non tutti i dolci sono nemici della salute: il cioccolato fondente, con almeno l’85% di cacao, è un alleato della memoria. Contiene flavonoidi, sostanze antiossidanti che migliorano la circolazione e hanno un effetto positivo sul cervello. La quantità consigliata è di 20-30 grammi al giorno, da gustare senza sensi di colpa.
La memoria non dipende solo dallo studio o dall’esercizio mentale, ma anche da ciò che portiamo in tavola. Scegliere alimenti ricchi di nutrienti come pesce, verdura, frutta, olio d’oliva, legumi e cioccolato fondente può fare la differenza. Non si tratta di diete drastiche o complicate, ma di piccoli gesti quotidiani che aiutano a mantenere il cervello giovane e pronto ad affrontare le sfide di ogni giorno.
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