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Musica

“Mi potete proprio succhiare il ca**o”: lo sfogo di Damiano David infiamma il concerto di Milano

Davanti a 12 mila persone, Damiano parla anche della sua pausa dalla band: «Qualcosa dentro di me si era rotto. Non c’entrano gli altri, dovevo risolvere da solo. La mia vita era perfetta, ma non la mia idea di perfezione». Un momento catartico tra rabbia, verità e rock.

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    Milano, Unipol Forum gremito, pubblico in delirio. Damiano David sale sul palco, ma stavolta non è solo la voce a parlare. È il cuore, con tutta la rabbia accumulata in mesi di critiche e giudizi. E quando si lascia andare al microfono, non risparmia nessuno: «Sui social mi hanno preso per il culo per questa canzone. Ora che faccio un tour mondiale vi piace tutti… mi potete proprio succhiare il ca**o!».

    Un’esplosione di sincerità, o forse di stanchezza, quella del frontman dei Måneskin, che da mesi porta in giro per il mondo il suo primo progetto solista. E proprio a Milano, nella sua città, ha deciso di spogliarsi di ogni filtro, parlando apertamente del periodo buio che lo aveva spinto a prendersi una pausa dalla band.

    «Tutto è stato gigantesco, velocissimo, super emozionante – ha detto sul palco –. Per tantissimo tempo è stata la parte più bella della mia vita. Poi, un giorno, qualcosa si è rotto dentro di me. Sentivo di non essere capito in quello che volevo trasmettere».

    Un discorso lungo, maturo, in cui Damiano ha voluto chiarire che la crisi non aveva nulla a che fare con gli altri membri del gruppo: «Non è che l’amore fosse finito o che ci odiassimo, come dicono in tanti. Era un problema mio, e dovevo risolverlo io. La mia vita era perfetta, ma non era la mia idea di vita perfetta».

    Il pubblico ascolta in silenzio, poi esplode in un applauso liberatorio. Il concerto prosegue come una festa, ma anche come un atto di liberazione personale. Per Damiano, quello di Milano è il gran finale della leg europea del tour, tutto esaurito da mesi: 6.000 spettatori a Londra, 15.000 a Madrid, 9.000 a Parigi, 8.000 a Bruxelles. Numeri che confermano il suo status di performer globale, ma anche la fragilità di un artista che non ha paura di mostrarsi per quello che è.

    Sul finale, tra le luci che si abbassano e la chitarra che si spegne, Damiano ringrazia il pubblico e sorride. «Ora sto bene. E soprattutto, sto tornando a divertirmi».

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      Con 550 sterline a notte ti puoi sentire come George Michael

      La lussuosa casa della star, prematuramente scomparsa, si trova a Goring-on-Thames nell’Oxfordshire. Recentemente è stata resa disponibile per tutti i turisti su AirBnB alla cifra di 550 sterline a notte. Nel frattempo l’ex compagno negli Wham! persa di farlo rivivere digitalmente.

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        Se sei un fan dell’artista scomparso il giorno di Natale del 2016, da oggi potrai concederti l’emozione di una vacanza (lunga o breve sta alle dimensioni del tuo portafoglio) nella casa dell’indimenticabile cantante.

        Dormendo dove ha dormito lui

        La lussuosa casa della star, prematuramente scomparsa a Natale del 2016, si trova a Goring-on-Thames nell’Oxfordshire. Disponibile per tutti i turisti su AirBnB alla modica cifra di 550 sterline a notte. Come si legge sul quotidiano The Sun, la proprietà, che risale al XVI secolo, è composta da una camera da letto ed è collegata alla casa principale. Nella tenuta ci sono degli splendidi giardini e una piscina e si trova vicino a una chiesa del X secolo. Una fonte vicina alla faniglia della popostar ha affermato che: “È stato molto apprezzato dai fan del cantante che sono grati dell’opportunità di vivere in prima persona la casa di George”.

        Un’operazione simile a quella di Abba Voyage

        Nel frattempo stanno girando voci su un ritorno di George Michael sul palco in versione ologramma. La società Nobby’s Hobbies Holdings, che gestisce l’eredità di Michael, ha dichiarato che “L’attività del gruppo si amplierà nei prossimi tre anni per includere esibizioni pubbliche dal vivo”.

        Michael virtuale sul palco con l’ex compagno Andrew?

        Il compagno di band degli Wham!, Andrew Ridgeley, lo scorso anno confidò che gli sarebbe piaciuto rivedere il gruppo sul palco in uno spettacolo in stile Abba Voyage, ma questo avrebbe sollevato questioni di genere etico: “Il mio pensiero sarebbe: ‘Fantastico!’ Avere gli Wham! al loro massimo splendore, suonare dal vivo. Certo, esistono questioni etiche. Quella decisione sarebbe da prendere da me e da chi gestisce l’eredità di George, se mai si dovesse realizzare. Io non posso parlare per loro, non so come si sentirebbero al riguardo. Ma penso che si potrebbe fare, e penso che potrebbe essere fatto eccezionalmente bene. Pagherei per vederlo!”.

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          Musica

          Finiti i “cuoricini”, restano i soldini: i Coma Cose si separano e devono dividersi casa, conti e società

          Una casa da 600 mila euro in periferia milanese, una società per gestire i diritti musicali e un conto corrente da quasi 150 mila euro: il patrimonio della coppia non supera il milione, ma basta per rendere la separazione dei Coma Cose una questione più economica che romantica.

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            Finiti i cuoricini, restano solo i soldini. Dopo l’annuncio della separazione personale e professionale, i Coma Cose devono affrontare l’inevitabile: la divisione dei beni accumulati in oltre dieci anni di carriera condivisa.

            La coppia formata da Fausto Zanardelli (Fausto Lama) e Francesca Mesiano (California) — protagonisti di brani cult come Fiamme negli occhi e più volte sul palco di Sanremo — si era sposata nel 2022 e viveva in un appartamento nella periferia sud di Milano, in zona Vigentino. L’abitazione, sette vani e mezzo con posto auto e cantina, è intestata a entrambi in parti uguali e ha un valore stimato di circa 600 mila euro.

            Il resto della separazione sarà un po’ più tecnico. Per gestire i diritti e gli introiti musicali, la coppia aveva costituito la Comandanti srl, una società con sede a Milano in cui Fausto detiene il 51% delle quote e Francesca il 49%. Nell’ultimo bilancio depositato, però, i numeri non sono brillanti: gli incassi si sono fermati a 227.518 euro, quasi la metà rispetto ai 406.287 del 2023.

            L’utile netto, paradossalmente, è cresciuto: 42.944 euro, contro i 37.541 dell’anno precedente. Merito, spiega la relazione finanziaria, di una drastica riduzione dei costi di produzione e dei servizi esterni. La società non ha dipendenti, e dunque almeno su questo fronte la divisione non presenterà complicazioni.

            Sul conto corrente aziendale, acceso presso Intesa Sanpaolo, restano 146.781 euro di liquidità, mentre il patrimonio netto complessivo ammonta a 124.780 euro, frutto di accantonamenti per progetti futuri che ora difficilmente vedranno la luce insieme.

            In totale, tra beni mobili, immobili e liquidità, il patrimonio condiviso dei Coma Cose non arriva al milione di euro. Una cifra lontana dai grandi divorzi dello showbiz, ma sufficiente per rendere questa separazione un piccolo caso anche economico.

            Il romanticismo, insomma, è finito tra le note di Cuoricini. Ora restano le carte, i conti e le percentuali. Anche l’amore, a volte, va a bilancio.

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              Gli eredi della popstar Prince: questo docufilm non s’ha da fare

              Bloccata dagli eredi la messa in onda di una serie di 6 ore dedicata alla vita e alle opere di Prince Rogers Nelson, personalità musicale di indiscusso valore, compositore, arrangiatore, produttore e cantante. Noto per la sua attività pionieristica sia in campo artistico che commerciale, essendo stato fra i primi a sfruttare il web per la promozione e la vendita online sul suo sito web.

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                Un documentario in sei parti su Prince pensato per Netflix diretto da Ezra Edelman è stato bloccato, dopo che i rappresentanti del patrimonio del defunto artista hanno dichiarato che una prima versione del film era piena di “drammatiche” inesattezze fattuali e di rappresentazioni “sensazionalizzate” di alcuni eventi della sua vita. Lo riporta l’autorevole testata Variety.

                La proprietà dei diritti blocca l’operazione

                Edelman, noto soprattutto per il documentario O.J.: Made in America, ha lavorato in silenzio al film per quattro anni e si dichiaro “devastato” dal problema. Sebbene l’accordo per il documentario preveda una serie di sei ore, Edelman ne ha consegnate nove. Una violazione dell’accordo che presumibilmente ha permesso alla proprietà di non autorizzare l’uso dei diritti musicali. D’altronde un documentario su Prince senza la sua musica si troverebbe di fronte a ostacoli scoraggianti, rendendo privo di valore l’intero prodotto.

                La droga non c’entra

                L’accordo originale per il documentario, mai annunciato ufficialmente ma riportato in esclusiva sempre da Variety nel 2018, era stato sottoscritto tra Netflix e i rappresentanti della Comerica Bank, l’esecutore provvisorio del patrimonio del genietto di Minneapolis. Edelman, arrivato in corsa per sostituire la regista originale Ava DuVernay, ha potuto godere di un ampio accesso agli archivi di Prince. Realizzando una versione del film che è stata proiettata di recente per gli addetti ai lavori. I dettagli precisi sulle inesattezze che conterrebbe non sono stati chiariti. Una fonte misteriosa ha insistito che “non si tratta di rivelazioni sull’uso di droghe o di cose sessuali”.

                Il regista proprio non ci sta

                La proprietà avrebbe invece ritenuto che alcuni eventi siano stati “sensazionalizzati” e non adeguatamente verificati. Affermazioni che non incontrano il parere del regista: “Come puoi dire la verità su qualcuno visto che, quando parli con le persone, hanno tutte cose diverse da dire? Come puoi dire la verità su qualcuno che non ha mai detto la verità su se stesso?”

                Un patrimonio che fa gola a molti e che divide

                Il patrimonio di Prince è stato ed è oggetto di parecchi interessi da quando il cantante è morto nel 2016 senza che venisse ritrovato un testamento. I riscontri commerciali sono ottimi da quando i diritti, dei quali godono i sei eredi nominati dal tribunale, sono stati divisi in due campi. Da una parte tre dei sei eredi del musicista, precedentemente rappresentati dall’avvocato ed ex manager di Prince L. Londell McMillan, sotto la Prince Legacy; dall’altra la Primary Wave Music, che ha acquisito le quote degli altri tre beneficiari.

                Nuovi progetti, sia al cinema che a Broadway

                In sintesi, il documentario prodotto da Netflix non lo vedremo mai. Anche se nuove iniziative si muovono sulla sua immagine. Universal Pictures ha avviato la produzione di un film musicale su di lui: il progetto vede coinvolti il già regista di Black Panther Ryan Coogler e lo sceneggiatore Bryan Edward Hill. Novità anche dal mondo del teatro: si parla di una prossima riduzione di Purple Rain, pellicola cinematografica del 1984 che vedeva come protagonista proprio il cantante, performer e compositore in persona.

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