Animali
Piante e animali domestici: quando la bellezza può diventare pericolo
Oleandro, stella di Natale, ficus e persino aloe vera: specie diffuse nelle case italiane possono causare sintomi gravi se ingerite dagli animali. Ecco come scegliere piante sicure e convivere con il verde in tranquillità.
Una casa piena di piante regala colore, freschezza e armonia. Tuttavia, per chi vive con cani o gatti, il verde domestico può nascondere insidie inaspettate. Molte specie ornamentali, pur bellissime alla vista, contengono sostanze tossiche in grado di provocare disturbi anche gravi se ingerite o, in alcuni casi, semplicemente toccate.
Secondo i dati dell’ASPCA Animal Poison Control Center, ogni anno migliaia di segnalazioni riguardano avvelenamenti accidentali causati da piante comuni. In Italia, anche l’ENPA e il Centro Antiveleni di Milano ricordano che i sintomi possono variare da semplici irritazioni a crisi respiratorie potenzialmente fatali.
Fiori belli ma pericolosi
Tra i principali “veleni verdi” presenti nei giardini italiani spiccano oleandro, rododendro e ciclamino. L’oleandro (Nerium oleander), in particolare, contiene glicosidi cardiaci, sostanze che possono alterare il battito cardiaco e risultare letali anche in piccole quantità. Anche il rododendro e l’azalea rilasciano tossine capaci di causare salivazione eccessiva, vomito e debolezza muscolare.
Attenzione anche alle piante con bacche, spesso decorative: tasso, vischio e agrifoglio possono sembrare innocui ma contengono alcaloidi e saponine pericolose per il sistema nervoso e gastrointestinale degli animali.
Pericoli dentro casa
Non serve un giardino per incorrere in rischi. Anche molte piante da appartamento diffuse nei salotti e negli uffici possono essere dannose. Il ficus benjamina, ad esempio, se masticato, può provocare irritazioni orali e gastriche. La monstera deliciosa, molto di moda per il suo aspetto tropicale, contiene ossalati di calcio che causano bruciore alla bocca e gonfiore alla lingua di cani e gatti.
Persino alcune piante grasse, considerate generalmente innocue, meritano attenzione: l’aloe vera, benefica per l’uomo, può causare vomito, tremori e diarrea negli animali.
Durante il periodo natalizio, poi, il rischio aumenta: stella di Natale, vischio e agrifoglio sono tra le principali cause di intossicazione stagionale. Tutte contengono sostanze irritanti che, se ingerite, possono portare a vomito, ipersalivazione e, nei casi più gravi, convulsioni.
Segnali da non ignorare
Quando un animale entra in contatto con una pianta tossica, i sintomi possono comparire in pochi minuti o dopo alcune ore. Tra i più comuni: vomito, diarrea, salivazione eccessiva, difficoltà respiratorie, tremori o apatia. In presenza di questi segnali, è fondamentale contattare subito il veterinario o un centro antiveleni veterinario, portando, se possibile, un campione della pianta ingerita per facilitarne l’identificazione.
Come scegliere piante sicure
Fortunatamente, esistono moltissime alternative sicure per chi ama il verde ma non vuole mettere a rischio la salute dei propri animali. Tra le specie consigliate ci sono felci, palme areca, piante ragno (chlorophytum), calatee e violette africane, tutte non tossiche secondo le linee guida ASPCA.
Un’altra buona abitudine è posizionare le piante pericolose fuori dalla portata degli animali, magari su mensole alte o in spazi inaccessibili. In giardino, invece, si possono delimitare aree “animal friendly” con varietà innocue e resistenti.
Un equilibrio possibile
Con un po’ di attenzione e informazione, è possibile godersi la bellezza delle piante senza correre rischi. Prima di acquistare una nuova specie, è sempre utile verificare la sua compatibilità con gli animali domestici: bastano pochi minuti di ricerca per evitare situazioni potenzialmente gravi.
Proteggere i nostri compagni a quattro zampe non significa rinunciare al verde, ma scegliere con consapevolezza. Le piante rendono la casa più accogliente, ma la loro bellezza non deve mai mettere in pericolo la salute di chi ci vive accanto — persone o animali che siano.
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Animali
Albero di Natale e gatto: missione possibile senza rinunce
Tra palline scintillanti e rami tentatori, l’albero di Natale può trasformarsi in una calamita irresistibile per i felini di casa. Con qualche accorgimento, però, è possibile vivere le feste in sicurezza.
L’albero di Natale, simbolo indiscusso delle feste, rappresenta per molti gatti un vero parco giochi: rami da scalare, luci da inseguire e decorazioni che oscillano come prede. Secondo veterinari e comportamentalisti felini, questa attrazione non è casuale ma legata all’istinto naturale del gatto, curioso e predatore. Proteggere l’albero, quindi, non significa solo evitare disastri domestici, ma anche garantire la sicurezza dell’animale.
La prima scelta strategica riguarda il tipo di albero. Quelli artificiali sono spesso preferibili perché più stabili e meno “odorosi” rispetto agli abeti veri, che possono stimolare ulteriormente l’interesse del gatto. In caso di albero naturale, è importante sapere che alcune piante sempreverdi possono risultare irritanti se ingerite. Inoltre, l’acqua nel sottovaso non dovrebbe contenere fertilizzanti, potenzialmente tossici per gli animali.
Fondamentale è la stabilità. Un albero ben fissato riduce il rischio che cada durante un tentativo di arrampicata. Gli esperti consigliano di utilizzare una base pesante o di ancorare il tronco con fili trasparenti al muro o al soffitto, una soluzione discreta ma efficace.
Anche la disposizione degli addobbi fa la differenza. Meglio evitare decorazioni fragili o troppo leggere nella parte bassa dell’albero, privilegiando palline infrangibili e fissate saldamente. Le luci dovrebbero essere certificate e con cavi rinforzati, perché mordicchiarli può comportare seri rischi elettrici. Quando l’albero è spento o la casa è vuota, scollegare le luci resta una buona abitudine.
Esistono poi piccoli trucchi per rendere l’albero meno attraente. I gatti hanno un olfatto molto sensibile e tendono a evitare alcuni odori: scorze di agrumi, cannella o spray repellenti naturali specifici per animali possono aiutare, purché non aggressivi. È invece sconsigliato l’uso di rimedi fai-da-te potenzialmente nocivi, come oli essenziali puri.
Non va dimenticato il ruolo del comportamento. Spesso il gatto sale sull’albero per noia o per attirare attenzione. Arricchire l’ambiente con giochi, tiragraffi e momenti di interazione quotidiana può ridurre l’interesse verso le decorazioni natalizie. Premiare il gatto quando ignora l’albero e non sgridarlo in modo brusco aiuta a mantenere un clima sereno.
In definitiva, convivere con un gatto e un albero di Natale è possibile. Con prevenzione, materiali sicuri e un pizzico di pazienza, le feste possono trascorrere senza incidenti, permettendo a tutta la famiglia – umani e felini compresi – di godersi l’atmosfera natalizia in tranquillità.
Animali
Prima di adottare un uccello domestico: tutto ciò che devi davvero sapere
Dalla scelta della specie alle cure veterinarie, passando per alimentazione, socializzazione e sicurezza domestica: ecco perché adottare un uccello non è mai una decisione da prendere alla leggera.
Scegliere un uccello come animale domestico è un gesto che attira sempre più persone, complici le dimensioni contenute e l’apparente facilità di gestione. In realtà, i volatili sono tra gli animali da compagnia più delicati, e richiedono cure specifiche, un ambiente sicuro e una buona conoscenza delle loro esigenze etologiche. Prima di accoglierne uno in casa, è indispensabile capire cosa comporti davvero conviverci.
Capire la specie che si adotta
Non esiste “l’uccellino facile”. Ogni specie ha caratteristiche, bisogni e livelli di socialità molto diversi tra loro. I pappagallini ondulati, ad esempio, sono più interattivi e vivono mediamente 8–10 anni; i calopsitti possono arrivare a 15–20 anni; le specie più grandi, come gli amazzoni o i cacatua, superano spesso i 40–50 anni. Una decisione che può durare una vita. È quindi fondamentale informarsi tramite allevatori certificati, veterinari aviari o associazioni riconosciute.
Ambiente e benessere: non basta una gabbietta
Uno dei principali errori è credere che una gabbia standard sia sufficiente. In realtà, tutti gli uccelli necessitano di spazi ampi, posatoi naturali, giochi sicuri e soprattutto tempo fuori dalla gabbia per volare e muoversi. Secondo veterinari e ornitologi, molte patologie – dal piumaggio rovinato allo stress cronico – derivano proprio dalla mancanza di stimoli e libertà di volo.
La casa, inoltre, deve essere resa sicura: niente finestre aperte senza protezioni, piante tossiche, teflon potenzialmente letale se surriscaldato, o fonti di rumore e stress.
Alimentazione varia e controllata
La dieta non può basarsi solo sui semi. I volatili hanno bisogno di un’alimentazione bilanciata che comprenda mangimi estrusi, frutta e verdura adatte alla specie, e un controllo delle quantità per evitare obesità o carenze nutrizionali. Molti problemi di salute derivano proprio da alimentazioni monotone. E alcuni cibi comuni – come avocado, cioccolato, alcol o sale – sono per loro tossici.
Richiedono tempo, interazione e pazienza
Alcune specie sono fortemente sociali e, in natura, vivono in grandi gruppi. Questo significa che un uccello domestico isolato rischia di sviluppare stress, vocalizzazioni eccessive o comportamenti distruttivi. Non si tratta di animali “ornamentali”: hanno bisogno di interazione quotidiana, stimoli cognitivi, giochi e contatto sociale. Adottarli richiede tempo costante, soprattutto per i pappagalli più intelligenti.
Impegno economico e veterinario
La salute dei volatili deve essere seguita da un veterinario esperto in animali aviari, non sempre facile da trovare. Le visite periodiche, gli esami e l’alimentazione corretta comportano un impegno economico non trascurabile. Inoltre, un volatile può vivere decenni: significa pianificare a lungo termine.
Adozione consapevole
Molti esperti ricordano che gli uccelli non sono animali “semplici” o adatti a chi vuole un compagno silenzioso. Alcuni possono essere molto rumorosi, altri timidi e sensibili ai cambiamenti ambientali. Prima di adottarne uno, è fondamentale chiedersi: Ho abbastanza tempo? Lo spazio è adeguato? Posso garantire cure costanti per molti anni?
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Fumo e animali domestici: la salute di cani e gatti è in pericolo anche a casa
Respirano ciò che respiriamo noi, ma con un rischio maggiore: i pet vivono a stretto contatto con le superfici contaminate dal fumo e ne pagano le conseguenze sulla salute.
La casa non è un rifugio quando c’è una sigaretta
Per chi convive con un cane o un gatto, la casa è un mondo di coccole e sicurezza. Ma se tra quelle mura si fuma, per loro diventa un luogo a rischio. Gli animali non hanno la possibilità di allontanarsi volontariamente dal fumo come farebbe un essere umano: restano dove siamo noi e respirano tutto ciò che produciamo.
Il fumo passivo contiene migliaia di sostanze nocive, molte delle quali cancerogene. A differenza delle persone, cani e gatti sono più vicini alle superfici — tappeti, divani, cuscini — dove si deposita il cosiddetto fumo di terza mano, quello che resta impregnato negli oggetti e viene ingerito o inalato nel tempo.
Conseguenze rilevate dai veterinari
Negli ultimi anni numerosi studi hanno confermato che gli animali esposti al fumo hanno un’incidenza più alta di malattie respiratorie e forme tumorali.
Nei cani
- Maggior rischio di tumore nasale, soprattutto nelle razze con muso lungo: le particelle tossiche restano intrappolate nelle cavità nasali.
- Aumento dei casi di tumore ai polmoni nei cani che vivono con fumatori abituali.
- Irritazioni a livello di gola, tosse cronica e peggioramento dei sintomi in animali con bronchite o patologie cardiache.
Nei gatti
- Il fumo si deposita sul pelo: mentre si puliscono, ingeriscono scorie tossiche.
- Collegamenti scientificamente documentati con linfoma felino, una forma aggressiva di tumore del sistema immunitario.
- Conjuntiviti e problemi respiratori ricorrenti.
Anche altri animali soffrono
Uccelli da compagnia, roditori e persino rettili possono riportare danni, perché i loro sistemi respiratori sono particolarmente sensibili alle sostanze chimiche inquinanti.
Il fumo di “terza mano”: un pericolo silenzioso
Non basta aprire la finestra o fumare in un’altra stanza. Le particelle del tabacco si depositano ovunque: sul pavimento, sui tessuti, nelle cucce. Per un gatto che si lecca il pelo o un cane che si rotola su un tappeto, l’esposizione è continua, anche quando la sigaretta è spenta da ore. Questo tipo di contaminazione è oggi al centro delle preoccupazioni di ricercatori e veterinari, perché gli effetti si accumulano nel tempo.
I segnali da non ignorare
Se un animale vive in un ambiente con fumatori, può iniziare a mostrare:
- starnuti frequenti
- occhi arrossati e lacrimazione
- tosse o affanno
- ridotta tolleranza allo sforzo
Sono sintomi comuni anche ad altre patologie, ma la prima domanda che il veterinario farà sarà: c’è qualcuno che fuma in casa?
Proteggere chi ci vuole bene
La soluzione più efficace è semplice — ma richiede impegno: non fumare in presenza di animali domestici. Se non si riesce a smettere, ecco alcune precauzioni utili:
- fumare solo all’aperto, lontano dall’ingresso di casa
- lavare le mani e cambiare la maglia dopo aver fumato, soprattutto prima di accarezzare gli animali
- ventilare spesso gli ambienti
- pulire e aspirare regolarmente tessuti e superfici
Non sono misure sufficienti a eliminare completamente il rischio, ma riducono l’esposizione.
Un motivo in più per smettere
Molti proprietari trovano nella tutela dei loro animali la motivazione giusta per dire addio alle sigarette. Gli amici a quattro zampe non giudicano e non chiedono nulla — se non di stare al nostro fianco. Sapere che il fumo può far loro del male aiuta a fare una scelta di salute che vale per tutti i membri della famiglia, umani e non.
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