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Spettacolo

Rocco Ritchie inaugura la sua mostra a Londra e riunisce Madonna e Guy Ritchie: l’arte come ponte tra passato e presente

Londra fa da cornice a un evento che va oltre l’arte e diventa inevitabilmente racconto familiare. All’inaugurazione della mostra di quadri di Rocco Ritchie si sono infatti rivisti insieme i suoi genitori, Madonna e Guy Ritchie. Un’immagine rara, che ha immediatamente attirato l’attenzione ben oltre le pareti della galleria, trasformando l’esordio espositivo in un momento carico di significati simbolici.

Rocco Ritchie, ormai sempre più deciso a camminare con le proprie gambe nel mondo dell’arte, non ignora il peso del cognome che porta. Lo dice apertamente, senza cercare scorciatoie: “È ovvio perché alcune persone possono giudicarmi, e io non li biasimo. Comunque sono orgoglioso di quello che sono, ma sono ancora più orgoglioso di avere i miei due genitori insieme in una stanza a sostenermi”. Parole che mettono subito un punto fermo su cosa conti davvero in questa fase della sua vita.

Il debutto che fa notizia
La mostra londinese rappresenta per Rocco Ritchie un passaggio importante. Non solo per l’esposizione dei suoi quadri, ma per la volontà di presentarsi al pubblico come artista e non semplicemente come “figlio di”. L’attenzione mediatica è inevitabile, ma il messaggio è chiaro: il lavoro deve parlare da sé, senza filtri e senza sconti, anche quando lo sguardo su di lui è inevitabilmente più severo.

Madonna e Guy Ritchie, insieme per il figlio
Vedere Madonna e Guy Ritchie di nuovo insieme, seppur per un’occasione pubblica legata al figlio, ha un peso che va oltre la curiosità. Nessun proclama, nessuna dichiarazione eclatante, solo una presenza che racconta sostegno e normalità in un contesto spesso osservato con la lente del gossip. La loro partecipazione all’inaugurazione è diventata, volenti o nolenti, parte integrante della narrazione dell’evento.

Tra giudizi e consapevolezza
Rocco non si sottrae al tema dei giudizi, anzi lo affronta di petto. Sa che il suo percorso verrà analizzato con maggiore attenzione rispetto a quello di molti altri artisti emergenti. Ma rivendica una consapevolezza che passa dall’orgoglio personale e dal riconoscimento di chi gli è accanto. Non una sfida lanciata al pubblico, piuttosto una richiesta implicita di guardare alle opere prima che al cognome.

Quando l’arte diventa racconto
Alla fine, la serata londinese si muove su due binari paralleli. Da un lato l’arte, i quadri, il tentativo di costruire un’identità autonoma. Dall’altro la famiglia, che per una sera si ricompone attorno a un obiettivo comune. In mezzo c’è Rocco Ritchie, consapevole dello sguardo puntato addosso, ma deciso a lasciare che siano le tele, e non la sua storia personale, a occupare il centro della scena.

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Madonna

    Londra fa da cornice a un evento che va oltre l’arte e diventa inevitabilmente racconto familiare. All’inaugurazione della mostra di quadri di Rocco Ritchie si sono infatti rivisti insieme i suoi genitori, Madonna e Guy Ritchie. Un’immagine rara, che ha immediatamente attirato l’attenzione ben oltre le pareti della galleria, trasformando l’esordio espositivo in un momento carico di significati simbolici.

    Rocco Ritchie, ormai sempre più deciso a camminare con le proprie gambe nel mondo dell’arte, non ignora il peso del cognome che porta. Lo dice apertamente, senza cercare scorciatoie: “È ovvio perché alcune persone possono giudicarmi, e io non li biasimo. Comunque sono orgoglioso di quello che sono, ma sono ancora più orgoglioso di avere i miei due genitori insieme in una stanza a sostenermi”. Parole che mettono subito un punto fermo su cosa conti davvero in questa fase della sua vita.

    Il debutto che fa notizia
    La mostra londinese rappresenta per Rocco Ritchie un passaggio importante. Non solo per l’esposizione dei suoi quadri, ma per la volontà di presentarsi al pubblico come artista e non semplicemente come “figlio di”. L’attenzione mediatica è inevitabile, ma il messaggio è chiaro: il lavoro deve parlare da sé, senza filtri e senza sconti, anche quando lo sguardo su di lui è inevitabilmente più severo.

    Madonna e Guy Ritchie, insieme per il figlio
    Vedere Madonna e Guy Ritchie di nuovo insieme, seppur per un’occasione pubblica legata al figlio, ha un peso che va oltre la curiosità. Nessun proclama, nessuna dichiarazione eclatante, solo una presenza che racconta sostegno e normalità in un contesto spesso osservato con la lente del gossip. La loro partecipazione all’inaugurazione è diventata, volenti o nolenti, parte integrante della narrazione dell’evento.

    Tra giudizi e consapevolezza
    Rocco non si sottrae al tema dei giudizi, anzi lo affronta di petto. Sa che il suo percorso verrà analizzato con maggiore attenzione rispetto a quello di molti altri artisti emergenti. Ma rivendica una consapevolezza che passa dall’orgoglio personale e dal riconoscimento di chi gli è accanto. Non una sfida lanciata al pubblico, piuttosto una richiesta implicita di guardare alle opere prima che al cognome.

    Quando l’arte diventa racconto
    Alla fine, la serata londinese si muove su due binari paralleli. Da un lato l’arte, i quadri, il tentativo di costruire un’identità autonoma. Dall’altro la famiglia, che per una sera si ricompone attorno a un obiettivo comune. In mezzo c’è Rocco Ritchie, consapevole dello sguardo puntato addosso, ma deciso a lasciare che siano le tele, e non la sua storia personale, a occupare il centro della scena.

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      Televisione

      Red Carpet accende Prime: Federica Nargi, Alba Parietti, Pamela Prati, Giulia Salemi e Flavia Vento diventano vip da proteggere

      Federica Nargi, Alba Parietti, Pamela Prati, Giulia Salemi e Flavia Vento sono le protagoniste della nuova edizione di Red Carpet su Prime. Al loro fianco, nei panni di bodyguard decisamente fuori dagli schemi, arrivano Gli Autogol e una squadra di comici pronti a trasformare la protezione in spettacolo.

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        Il tappeto rosso si trasforma in un percorso a ostacoli e la parola “protezione” assume contorni decisamente ironici. Dal 23 gennaio su Prime torna Red Carpet con una nuova squadra di vip pronte a mettersi in gioco e una scorta che promette più risate che sicurezza. A sfilare sotto i riflettori saranno Federica Nargi, Alba Parietti, Pamela Prati, Giulia Salemi e Flavia Vento, cinque nomi molto diversi tra loro ma accomunati dalla voglia di sorprendere.

        Il format gioca proprio su questo: prendere volti iperconosciuti e affidarli a bodyguard improbabili, capaci di trasformare ogni ingresso scenografico in uno show a metà tra performance, gag e imprevisto. Il tappeto rosso diventa così un terreno narrativo dove tutto può succedere, e spesso succede davvero.

        Cinque vip, cinque stili diversi
        Federica Nargi porta con sé l’immagine glamour costruita tra moda e televisione. Alba Parietti è l’esperienza, il carisma e la battuta pronta. Pamela Prati resta una figura iconica, capace di catalizzare l’attenzione anche solo con un passo. Giulia Salemi rappresenta il presente social e televisivo, mentre Flavia Vento aggiunge quella componente imprevedibile che rende ogni scena potenzialmente virale. Insieme, il mix è studiato per far parlare.

        Bodyguard fuori controllo
        A occuparsi della loro “sicurezza” arrivano Gli Autogol, Alessandro Betti, Valentina Cardinali, Alessandro Ciacci, Scintilla, Antonio Ornano e Giulia Vecchio. Una squadra che ha poco a che fare con la serietà delle scorte tradizionali e molto con il mondo della comicità. Il risultato è una protezione che diventa spettacolo puro, fatta di dialoghi surreali, momenti slapstick e situazioni che sfuggono rapidamente di mano.

        Il tappeto rosso come palcoscenico
        In Red Carpet non conta solo arrivare a destinazione, ma come lo si fa. Ogni ingresso è costruito come un piccolo evento, con i bodyguard che diventano coprotagonisti e i vip chiamati a reagire, improvvisare e giocare con la propria immagine pubblica. È qui che il format trova la sua forza, ribaltando le aspettative e trasformando il red carpet in un vero set comico.

        Prime punta sullo show leggero
        Con il debutto fissato al 23 gennaio, Prime scommette su un intrattenimento leggero, pop e ad alto tasso di condivisione. Red Carpet si candida a essere uno di quei programmi che vivono anche fuori dallo schermo, tra clip, commenti e momenti pronti a rimbalzare sui social.

        Vip da proteggere, bodyguard improbabili e un tappeto rosso che promette di non essere mai una semplice passerella. Il gioco è tutto qui.

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          Televisione

          Erica Martinelli e Rosa Chemical a Bella Ma: “D’Urso e La Rocca sopravvalutati”, risposta confusa e stoccata a Magnini

          Erica Martinelli e Rosa Chemical accendono lo studio di Bella Ma con commenti diretti e poco allineati. Barbara d’Urso e Pasquale La Rocca definiti “sopravvalutati”, poi una risposta che spiazza tutti e la frecciata a Filippo Magnini, accusato di essere “un po’ rosicone”.

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          Rosa Chemical

            A Bella Ma il clima si fa leggero solo in apparenza, perché basta una domanda per far partire una sequenza di dichiarazioni che lasciano il segno. Erica Martinelli e Rosa Chemical non girano intorno ai giudizi e, parlando delle coppie rimaste in gara, indicano senza troppi filtri Barbara d’Urso e Pasquale La Rocca come “la coppia più sopravvalutata”.

            La frase rimbalza subito in studio, ma è quello che arriva dopo a trasformare il momento in un piccolo caso televisivo. Alla richiesta di spiegare meglio, Martinelli prova a ritrattare, o forse a correggere il tiro, con una risposta che finisce per confondere più che chiarire: “Io non me ne intendo di ballo, non capisco niente, sopravvalutati non lo so? Boh“.

            La risposta che spiazza anche Diaco
            Una replica che suona talmente fuori asse da diventare protagonista del momento. Tanto che lo stesso Pierluigi Diaco non resiste e glielo fa notare, con una battuta che diventa immediatamente virale: “Questa risposta è più paraguro di me e ce ne vuole eh, è pazzesco“. Lo studio ride, ma il non sense resta lì, sospeso tra ironia e imbarazzo.

            Il risultato è un giudizio lanciato e subito ritirato, come se la parola “sopravvalutati” fosse uscita prima del ragionamento. Una dinamica che in tv funziona sempre: dire, correggere, smentire senza smentire davvero.

            Rosa Chemical e il capitolo Magnini
            A rimettere benzina sul fuoco ci pensa Rosa Chemical, che sposta il mirino su un altro nome. Per lui, il concorrente più “rosicone” sarebbe Filippo Magnini. “Non si accontenta delle cose, è un po’ lamentoso”, dice senza mezzi termini. Ma subito dopo arriva la precisazione che smussa il colpo: “Io sono sempre dalla sua parte, anche io sono un po’ rosicone“.

            Una critica che si trasforma in autocritica, rendendo il giudizio meno tagliente e più complice. Il classico commento che sembra una frecciata, ma prova a restare sul terreno della simpatia.

            Giudizi sparati e parole che restano
            Tra risposte confuse, battute fulminanti e commenti che si correggono da soli, Bella Ma si conferma il luogo perfetto per questo tipo di momenti. Opinioni espresse di getto, ripensamenti immediati e quella sensazione costante che, una volta dette, le parole inizino a camminare da sole.

            In studio si ride, fuori si commenta, e i nomi citati finiscono inevitabilmente al centro del chiacchiericcio. Perché in tv, anche quando si prova a fare un passo indietro, la frase detta resta sempre un passo avanti.

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              Cinema

              George Clooney dice stop ai baci al cinema dopo i 60 anni: “Non bacerò più una ragazza”, ma il pubblico resta perplesso

              George Clooney ha deciso di dire addio alle scene di baci e romanticismo nei film. Lo ha spiegato al Daily Mail, raccontando di una scelta maturata dopo aver compiuto 60 anni e parlata con la moglie Amal. Una decisione ispirata a Paul Newman che divide pubblico e addetti ai lavori.

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                L’ultimo bacio di George Clooney non è stato sulle labbra di una donna, ma su una dichiarazione che fa discutere. L’attore ha raccontato al Daily Mail di aver deciso di chiudere definitivamente con le scene romantiche e i baci nei film. Una scelta personale, maturata dopo aver compiuto 60 anni e dopo una conversazione con la moglie Amal. Parole che hanno immediatamente acceso il dibattito.

                “Ho cercato di seguire la strada di Paul Newman. Ok, bene, non bacerò più una ragazza”, ha spiegato Clooney, lasciando intendere che il romanticismo sullo schermo, a un certo punto, può diventare fuori tempo massimo. Un’uscita che sorprende, soprattutto detta da uno degli attori più iconici del cinema romantico degli ultimi decenni.

                La conversazione con Amal e la soglia dei 60
                Il punto di svolta arriva con l’età e con la vita privata. Clooney racconta di averne parlato apertamente con Amal, scegliendo una linea che separa in modo netto il lavoro dalla sfera sentimentale. Non un addio al cinema, ma a un certo tipo di ruoli, quelli che prevedono baci e relazioni amorose sullo schermo. Una decisione che lui stesso presenta come naturale, quasi inevitabile.

                L’ombra lunga di Paul Newman
                Il riferimento a Paul Newman non è casuale. Newman aveva scelto, con il passare degli anni, di allontanarsi dai ruoli romantici tradizionali, privilegiando personaggi più asciutti e complessi. Clooney sembra voler seguire quella traiettoria, rivendicando una maturità artistica che non passa più dal bacio cinematografico. Il paragone, però, pesa: Newman era Newman, e non tutti sono pronti a riconoscere lo stesso percorso come automatico.

                Tra fascino iconico e ruoli che cambiano
                La reazione del pubblico è divisa. Da un lato c’è chi apprezza la coerenza e la consapevolezza di un attore che decide di non forzare la mano su ruoli che non sente più suoi. Dall’altro, resta la sensazione di una rinuncia che sa di autocensura, soprattutto considerando che il cinema è pieno di storie d’amore raccontate a tutte le età. Clooney, piaccia o no, resta per molti un simbolo di fascino senza data di scadenza.

                La sua decisione non cambia ciò che è stato, né cancella decenni di scene diventate iconiche. Ma apre una domanda che rimbalza tra spettatori e addetti ai lavori: smettere di baciare sullo schermo è davvero un segno di eleganza, o solo un limite che il cinema non ha mai davvero riconosciuto?

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