Connect with us

Cronaca

Ultima ora: Chico Forti esce dal carcere negli Usa

Dopo anni di battaglie legali Chico Forti tornerà presto in Italia. Oggi, in attesa del trasferimento, ha ufficialmente lasciato il carcere dove era detenuto.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Chico Forti, il 65enne imprenditore trentino condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike, ha lasciato il carcere di Miami e si trova attualmente trattenuto dall’Agenzia statunitense per l’immigrazione in attesa del trasferimento in Italia. Il rientro nel suo paese d’origine è previsto entro due o tre settimane.

    Forti è stato detenuto negli Stati Uniti per 24 anni e si è sempre dichiarato innocente. Recentemente ha siglato un accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia. L’autorizzazione al trasferimento è stata annunciata dalla premier Giorgia Meloni durante una visita a Washington. Secondo fonti vicine a Forti, la media di attesa per la consegna è di 4-5 mesi dopo la sentenza di riconoscimento italiana, ma si spera che nel suo caso il processo sia più rapido.

    Nella scheda del Florida Department of Correction, alla data di inizio custodia del 7 luglio 2000, è stata aggiunta quella di ieri come data del rilascio. Nel frattempo, Forti è trattenuto dall’Immigration and Customs Enforcement.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Cronaca

      Ucciso per finta dal Tg1: il deepfake su Bassetti è agghiacciante e pericoloso

      Matteo Bassetti “morto ammazzato” da una conduttrice del Tg1 che non sa di averlo detto. Il video gira su WhatsApp, TikTok e Telegram. E il medico esplode: “Ma nessuno riesce a fermare questa follia?”

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Non è uno scherzo, non è satira, non è nemmeno un goffo fotomontaggio: è un finto telegiornale Tg1 realizzato con l’intelligenza artificiale che annuncia la morte violenta del dottor Matteo Bassetti. Una messinscena orribile, costruita con cura maniacale per sembrare autentica: voce clonata, volto riprodotto digitalmente, tono professionale e perfino una finta intervista al medico, in stile “confessione premonitrice”. Una morte annunciata che non è mai avvenuta. Una fake news che sembra verità. Un deepfake inquietante che tocca un nuovo livello di pericolosità.

        Nel video, una conduttrice che riproduce fedelmente i tratti e la voce della giornalista Valentina Bisti apre un’edizione speciale del Tg1: «Tragedia spaventosa a Roma. Stamattina il dottor Matteo Bassetti è stato mortalmente colpito con colpi d’arma da fuoco». Le immagini sono fluide, le parole sembrano vere, il montaggio impeccabile. Tutto falso. La notizia non esiste. Ma chi la vede – magari scorrendo velocemente i social o ricevendola su WhatsApp – può facilmente cascarci.

        A denunciare l’accaduto è lo stesso Bassetti, che su Instagram ha postato il video fake accompagnato da uno sfogo amaro: «Io non ho più parole. Continuano a falsificare la mia voce, a minacciarmi, a dire che sono morto. Ora addirittura che mi hanno sparato. Che brutto mondo! Possibile che la polizia postale e la magistratura non siano in grado di fermare tutto questo?».

        Volto noto durante la pandemia, spesso ospite in trasmissioni tv e bersaglio preferito di negazionisti e complottisti, Bassetti non è nuovo alle campagne di odio, ma stavolta l’escalation supera i limiti della tollerabilità. Perché non si tratta più di meme, insulti o bufale di quart’ordine, ma di una sofisticata macchina della disinformazione che usa l’intelligenza artificiale per creare mondi paralleli indistinguibili dal reale.

        Nel finto servizio, oltre all’annuncio della morte, viene mandata in onda una “intervista esclusiva” a Bassetti. Anche questa completamente falsa, ovviamente generata con strumenti di intelligenza artificiale. In quella clip costruita ad arte, il medico parlerebbe di verità scottanti sul sistema sanitario, alimentando il sospetto che fosse stato messo a tacere per ciò che sapeva. È il meccanismo classico del complottismo: prima inventare un eroe scomodo, poi immaginare il suo martirio.

        Il video, benché rimosso da alcune piattaforme, continua a circolare in ambienti borderline. Gruppi Telegram, account su TikTok e pagine social lo rilanciano tra i sorrisini e i commenti indignati di chi crede – o finge di credere – che “ce lo vogliono nascondere”.

        Il problema è che ormai siamo entrati nell’era in cui la verità è negoziabile. Dove vedere non basta più per credere. Dove chiunque può diventare autore – o vittima – di una realtà alternativa generata da un algoritmo. Il caso Bassetti è emblematico, ma potrebbe succedere a chiunque abbia una minima notorietà. Basta una foto, un video, una voce campionata e la farsa è servita.

        Bassetti chiede a gran voce un intervento delle autorità: «Non può essere tollerato che si permetta a chiunque di creare la notizia della mia morte e diffonderla come se fosse vera. Qual è il prossimo passo? Farsi giustizia partendo da una fake news?».

        Intanto, la notizia vera – l’unica vera – è che Matteo Bassetti è vivo. Ma la verità, oggi, ha bisogno di essere confermata. Anche quando dovrebbe essere ovvia.

          Continua a leggere

          Cronaca

          Papa Leone XIV e le reazioni internazionali: Donald Trump inneggia al patriottismo

          L’elezione di ieri pomeriggio del nuovo pontefice Robert Prevost ha segnato un momento storico per la Chiesa cattolica, suscitando reazioni in tutto il mondo, tra leader politici, istituzioni religiose e osservatori internazionali. La nomina di Leone XIV ha acceso l’interesse globale, scatenando una vasta gamma di commenti, analisi e auguri, in particolare dagli Stati Uniti, dove Donald Trump ha espresso in modo diretto – cosa abituale per lui – il suo punto di vista.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            “Un Papa forte è ciò di cui il mondo ha bisogno”: tra le prime reazioni giunte da oltreoceano, quella di Donald Trump si è distinta per il tono deciso e mediaticamente incisivo. In un comunicato diffuso attraverso i social, il presidente ha dichiarato:

            “Congratulazioni a Papa Leone XIV. È tempo che la Chiesa Cattolica torni forte. Con un leader determinato, morale e patriottico, possiamo riportare ordine nel mondo.”

            Il commento ha immediatamente attirato l’attenzione dei media, non solo per l’approccio diretto e politicamente carico, ma anche per l’utilizzo del termine “patriottico”, che ha sollevato interrogativi sull’interpretazione americana del ruolo del Papa nel contesto internazionale.

            Reazioni in Europa e America Latina

            In Europa, i leader politici hanno accolto con favore l’elezione del nuovo Pontefice, sottolineando il desiderio di collaborazione sui grandi temi globali come la pace, il cambiamento climatico e la giustizia sociale. Il presidente francese Macron ha parlato di “un ponte tra tradizione e rinnovamento”, mentre il cancelliere tedesco Merz ha espresso “fiducia in un dialogo franco tra la Santa Sede e l’Europa moderna”. In America Latina, continente a forte maggioranza cattolica, l’elezione di Leone XIV è stata salutata con grande entusiasmo, con celebrazioni festanti in piazze e cattedrali. Diversi vescovi hanno lodato il nuovo Papa per il suo profilo spirituale e la sua attenzione ai poveri e agli emarginati, segno di continuità questo con il pontificato di Papa Francesco.

            La posizione della diplomazia internazionale

            Le Nazioni Unite hanno rilasciato una nota ufficiale in cui si evidenzia “la continuità dell’impegno del Vaticano per i diritti umani e la mediazione nei conflitti”. Anche la Casa Bianca ha rilasciato un commento istituzionale più moderato rispetto a quello di Trump, augurandosi “una collaborazione proficua con il Vaticano su questioni umanitarie e globali”.

            Una figura già al centro dell’attenzione

            L’ascesa di Papa Leone XIV ha dunque generato una vasta gamma di reazioni che riflettono il peso ancora determinante della Chiesa Cattolica nello scacchiere geopolitico mondiale. Se da un lato le parole di Trump polarizzano il dibattito, dall’altro si conferma il ruolo del Pontefice come figura simbolica e concreta al centro dei grandi temi globali.

              Continua a leggere

              Cronaca

              Leone XIV, il Papa dei ponti: “Aiutateci a costruire una pace disarmata e disarmante”

              Saluta il mondo con parole di pace e tenerezza, parla di dialogo, carità e sinodalità, rivendica l’appartenenza agli agostiniani e ringrazia Papa Francesco: Leone XIV comincia il suo pontificato con un invito a non temere, e a restare uniti “mano nella mano con Dio”.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                «La pace sia con tutti voi». Non è solo una formula rituale. È un’invocazione, un manifesto, forse già una dichiarazione di stile. Leone XIV ha scelto di iniziare il suo pontificato con un gesto semplice, eppure radicale: rivolgersi al mondo con le parole stesse del Risorto. Non ha parlato di potere, né di autorità. Ha parlato di pace. Una pace che non pretende, non impone, non divide. Ma una pace “disarmata e disarmante”, che – ha detto con voce tremante ma decisa – nasce da un Dio che ci ama incondizionatamente.

                Il nuovo Papa è apparso visibilmente commosso affacciandosi dalla loggia centrale della Basilica Vaticana. Il suo primo discorso non ha avuto nulla della teatralità o della retorica enfatica che spesso accompagna i momenti solenni. È stato un discorso mite, tutto incentrato sulla tenerezza di Dio, sul cammino della Chiesa e sull’urgenza di restare uniti. Una parola dopo l’altra, Leone XIV ha tracciato già la traiettoria del suo pontificato. Un pontefice che vuole costruire, non dominare. Che chiede aiuto, non inchini.

                Il riferimento a Papa Francesco non è mancato. Anzi, è stato uno dei passaggi più intensi: «Conserviamo nelle nostre orecchie quella voce coraggiosa che benediva Roma e il mondo. Quella mattina di Pasqua. Voglio dare seguito a quella benedizione». C’è un filo che lega il pontificato appena concluso a quello appena iniziato. E Leone XIV ha scelto di non reciderlo. Ha scelto, invece, di custodirne il senso, prolungarne l’eco.

                Non si è limitato alla gratitudine. Ha subito marcato un’impronta. «Sono un figlio di Agostino», ha detto. Una frase che sa di confessione e identità. Come a voler dire: il Vescovo di Roma oggi è anche un agostiniano, e porterà nel cuore e nella mente il peso e la grazia di quel pensiero che ha fatto della ricerca inquieta, della grazia, della prossimità ai poveri e della comunità viva i suoi cardini. L’ha detto con fierezza, come se volesse rassicurare chi teme un pontificato incerto: “so da dove vengo, so dove voglio andare”.

                La sua idea di Chiesa è uscita subito chiara. Una Chiesa aperta, dialogante, non rinchiusa nei palazzi ma immersa nella storia. «Una Chiesa che cammina, una Chiesa sinodale, una Chiesa di pace», ha ripetuto. Parole che parlano di uno stile, non solo di una strategia. La Chiesa che sogna Leone XIV è quella che non si stanca di ascoltare, di ricucire, di stare accanto a chi soffre. Ha evocato gli ultimi, i dimenticati, e ha invitato a pregare per “la pace della Chiesa in tutto il mondo”. Non ha usato il linguaggio del potere spirituale, ma quello dell’umiltà operosa.

                Nel suo saluto alla diocesi di Chiclayo, pronunciato in spagnolo, ha svelato il legame mai spezzato con il Perù, terra che l’ha accolto, formato, amato. Ha mostrato che la sua Chiesa non è solo romana, ma anche latinoamericana. Non solo dottrinale, ma profondamente pastorale. Un pontefice che porta nel cuore più mappe geografiche e più lingue del mondo.

                E poi la devozione alla Madonna di Pompei, ricordata non per folclore, ma come figura viva e presente nella quotidianità dei fedeli. Leone XIV ha voluto chiudere il suo discorso con una preghiera, non con un proclama. Ha invocato Maria non da teologo, ma da figlio. Un gesto che dice molto sul tono spirituale che intende mantenere. E forse anche sulla centralità che vorrà restituire alla dimensione popolare della fede, quella fatta di gesti semplici, parole essenziali, cuori che cercano.

                Il nuovo Papa ha già fatto capire che sarà un pastore più che un principe. Che parlerà con le mani tese, non con l’indice alzato. Che crede in una Chiesa che non domina, ma accompagna. Che non giudica, ma accoglie. Il suo primo discorso è stato questo: una carezza, un abbraccio, un appello a non avere paura. E a camminare insieme, senza lasciarsi dividere dal rumore o dal sospetto.

                La storia è appena cominciata. Ma Leone XIV ha già lasciato il segno.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù