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Con la musica viaggi ovunque, visitando città del mondo… rimanendo in poltrona!

Le città, a prescindere dalle loro dimensioni, possiedono tutte una loro complessità intrinseca. Che passano attraverso stratificazioni culturali, stili ed eventi storici che ne hanno plasmato nel tempo la struttura fisica e la composizione sociale. Svariati testi di urbanistica, sociologia urbana o geografia possono spiegare bene queste dinamiche, incluse le trasformazioni attualmente in divenire nei contesti urbani e i problemi che li affliggono, spesso di vecchia origine.
Scritti che però molto difficilmente sono in grado di raccontare i dettagli, i piccoli frammenti di vita e le atmosfere che contribuiscono a rendere unico il loro mosaico urbano. Cinema, letteratura e musica – oggetto di questa playlist – hanno invece saputo cogliere al meglio queste sfaccettature, spesso attraverso storie considerate “minori” che le animano.
Eccovi quindi un itinerario, volutamente disordinato (che potrete mettere in ordine in una sorta di viaggio ideale) ed accompagnato da una colonna sonora ad hoc. Un viaggio attraverso paesaggi sonori e urbani che raccontano bellezze, storie, tic e storture del pianeta che abitiamo.
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Una ricerca universitaria ha generato la playlist della gioia: ecco i 10 brani per sentirsi più vivi che mai

Qualche giorno fa vi abbiamo descritto come un certo Jacob Jolij, ricercatore dell’Università di Groningen, abbia realizzato una classifica delle canzoni più gioiose di sempre, tenendo conto di alcune variabili quali ritmo, accordi e testi. Il primo posto spetta ai Queen con un brano che incarna energia e libertà – Don’t Stop Me Now – ma la top ten include anche successi intramontabili come Dancing Queen degli ABBA e Good Vibrations dei Beach Boys.
La canzone al primo posto
Capitano a tutti quei momenti in cui si sprizza gioia da ogni poro, per qualche avvenimento speciale oppure anche senza saperse spesso il perché… ma ci si sente semplicemente così, senza volersi per forza domandare il vero motivo. Esattamente come canta Freddie Mercury in Don’t Stop Me Now, brano famosissimo scritto da lui per Jazz, il settimo album dei Queen uscito nel 1978 per la EMI Records, prodotto da Roy Thomas Baker. Una vera e propria carica di energia, un’esortazione all’abbandono tra le braccia della follia e dell’euforia più pure, alla voglia di pensare a viversi il presente a fondo senza preoccuparsi del domani e di ciò che è stato.
Quello che in pochi sanno
Il testo del brano nasconde la descrizione di uno dei maggiori periodi di eccessi del celebre frontman dei Queen. Ricorda Brian May, infatti, che Freddie stava perdendo la testa dietro droghe e rapporti sessuali multipli con più uomini anche durante la stessa notte. Nonostante ciò, non aveva alcuna intenzione di fermarsi…
Schiacciate il tasto play…
Comunque sia… ecco tutte e dieci le canzoni, pronte per essere ascoltate… e per farvi sentire super-felici!
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Una playlist da ascoltare… appesi alla cornetta
La nostra nuova playlist riguarda canzoni che hanno a che fare col telefono

Ti telefono o no, ti telefono o no…
ho il morale in cantina
mi telefoni o no, mi telefoni o no…
chissà chi vincerà…
Così cantava Gianna Nannini in Fotoromanza nel 1984, una delle tante citazioni dell’invenzione di Antonio Meucci che ci ha cambiato la vita. La nostra nuova playlist comprende, appunto, tutte canzoni che hanno a che fare col telefono. Per esempio… da Se telefonando, testo scritto da Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo e musica del Maestro Ennio Morricone, portata al successo da Mina… a Buonasera Dottore, qui nella versione originale di Claudia Mori ma anche nella rilettura – a ruoli ribaltati – di Claudio Baglioni con Sabina Ciuffini.
Una telefonata emozionante
Su un brano in particolare voglio spendere qualche parola in più. Si tratta di Martha di Tom Waits, estratta dall’album d’esordio di questo straordinario artista. Nel testo, Tom telefona a Martha, una donna di cui era innamorato in giovane età. Ma lei non è un semplice amore, è l’amore ancora vivo nonostante sia finito da tanti anni. Quella persona indimenticabile, che non potremmo dimenticare neanche a volerlo. Sono passati decenni (“Cause it’s been forty years or more, now Martha please recall”) e Tom allora si domanda se lei si ricorderà di lui, e se riconoscerà la sua voce.
Dal punto di vista di un uomo anziano
É curioso come Tom Waits, ventiquattrenne al momento di Closing Time, uno dei suoi album più intimi, canti questa canzone dal punto di vista di un uomo anziano. Un aspetto che contribuisce a fare di Martha una canzone triste: la consapevolezza dell’età avanzata e la grande distanza tra loro (“And I am calling long distance”) non giocano in favore di Tom. Perché Martha è felice e vive con la sua famiglia. Marito, bambini, forse la vita tranquilla e serena di chi ha tutto quello che serve. Dal tono e dal senso delle parole si intuisce che invece Tom è stato sposato (“You know that I got married too”) ma non lo sia più. É facile immaginarlo da solo, in una stanza di casa sua, con un whisky in mano, affogato nei suoi ricordi.
Tom chiede come stanno il marito e i figli, anche per cercare conferma che il suo cuore sia sempre di un altro uomo; con le parole “Lucky that you found someone to make you feel secure” insinua che lei non ami veramente suo marito, ma resti con lui solo per la sicurezza che riesce a garantirle. Quella sicurezza che Tom, impulsivo e orgoglioso, non riusciva a darle, visto che amava Martha ma, cosa più importante, amava sentirsi un uomo
“And I was always so impulsive, I guess that I still am
And all that really mattered then was that I was a man
I guess that our being together was never meant to be”
Martha è una delle più belle dichiarazioni d’amore che un musicista abbia mai scritto. Vuol dire continuare ad avere nel cuore una persona, sempre e comunque. E avere bisogno di parlarne, di farglielo sapere, semplicemente dirglielo. Per questo credo che, scavando bene, ognuno di noi possa trovare una “Martha” dentro di sé.
Dediche al telefono
Rimanendo in tema, esiste anche una piattaforma digitale innovativa, Canzoni al telefono, ideata il cantautore e artista torinese Didie Caria, che consente agli utenti di inviare canzoni personalizzate eseguite dal vivo ai propri cari, direttamente al telefono e ovunque nel mondo. Un servizio unico che combina la comodità del digitale con il fascino della musica dal vivo, creando esperienze memorabili e cariche di emozione. Unendo tecnologia e arte, viene offerta una modalità di comunicazione nel modo più personale e toccante: attraverso una performance musicale dal vivo al telefono. Che risulta essere, per gli artisti coinvolti, una nuova opportunità di guadagno, permettendo loro di esibirsi dal vivo utilizzando solo il telefono.
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Quando una canzone cerca di cambiare il mondo

Una compilation espressamente dedicata alla rivolta, al “no, non ci sto”, al non girarsi dall’altra parte. Nel 106 l’artista Beyoncé ha detto: «Sta a noi prendere posizione e pretendere che smettano di ucciderci». Quando una delle più grandi pop star al mondo inizia a parlare come un’attivista, ci troviamo senza dubbio di fronte a un cambiamento epocale.
Non solo pop
E in effetti il pop – e in special modo l’R&B e l’hip hop – in questi ultimi anni è stato terreno fertile per le canzoni di protesta. Molti artisti hanno alzato la voce contro – per esempio – la presidenza di Donald Trump e gli omicidi a sfondo razziale della polizia, denunce che sono poi confluite nell’ascesa del movimento Black Lives Matter. Senza dimenticare il soul, il reggae e il punk degli anni ’70, il rap militante degli anni ’80 e il punk femminista delle riot grrrl degli anni ’90.
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