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Beauty

Antonella Clerici senza trucco incanta i fan: «Sei meravigliosa, sembri una ragazzina»

Dopo aver criticato l’estate e le temperature torride, Antonella Clerici si è concessa una pausa tra le colline piemontesi, condividendo uno scatto senza trucco che ha conquistato i follower: «Che splendore al naturale». Un post intimo e autentico che ha superato i 20 mila like.

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    Antonella Clerici ha detto la sua sull’estate, e senza mezzi termini: «Una stagione terribile, a meno che tu non abbia 20 anni e sia in riva al mare». Una frase condivisa sui social qualche giorno fa, tra l’autoironia e il malumore per l’afa insopportabile che da settimane attanaglia l’Italia. E in effetti, dopo una breve incursione sulle spiagge liguri, la conduttrice ha scelto di rifugiarsi nella sua amata casa nel bosco, ad Arquata Scrivia, tra le colline del Piemonte, dove ritrova silenzio, fresco e libertà.

    Ed è proprio qui, lontana dalle luci degli studi televisivi e dal clamore dei social, che Antonella si è mostrata in una veste del tutto naturale. Il compagno Vittorio Garrone l’ha immortalata in alcuni scatti semplici ma significativi: jeans corti, maglietta nera, occhiali da vista e un libro tra le mani. Niente trucco, niente filtri. Solo lei, immersa nella quiete del suo rifugio verde. Il post, accompagnato dalla didascalia “Letture estive in compagnia”, ha generato un’onda di entusiasmo tra i fan.

    A colpire, più ancora del contesto idilliaco, è stata proprio la spontaneità di Clerici. I commenti si sono moltiplicati in pochi minuti: «Sei ancora più bella senza trucco», «Sembri una ragazzina», «La tua semplicità ti rende unica», «Che splendore al naturale». Un vero e proprio coro di affetto e ammirazione, che ha spinto il post a superare i 20 mila like in poche ore.

    Non è la prima volta che Antonella si mostra senza trucco: è una scelta consapevole, che riflette la sua filosofia di vita fatta di normalità e trasparenza. Da sempre, del resto, è uno dei volti più amati della televisione proprio per il suo essere “una di noi”, senza filtri, senza costruzioni. Anche sul piccolo schermo, tra pentole e ricette, la Clerici ha fatto della sincerità il suo tratto distintivo. E ora, anche sui social, quel messaggio di autenticità continua a raccogliere consensi.

    Lontana dalle spiagge affollate e dalle mode estive, Antonella Clerici ha scelto la via della semplicità e della quiete. Un libro, un bosco, e la libertà di essere se stessa. E in un mondo che rincorre sempre più l’apparenza, il suo “no make-up” è una piccola rivoluzione gentile.

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      Benessere

      Kefir, l’antico elisir del benessere: cosa dice la scienza sulla bevanda fermentata più amata del momento

      Dalle montagne del Caucaso alle nostre tavole, il kefir è tornato protagonista delle diete salutiste. Non solo moda: i fermenti vivi che contiene possono davvero migliorare la salute intestinale e il benessere psicofisico.

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      Kefir

        Dalle origini antiche al successo moderno

        Il kefir non è una novità. Questa bevanda fermentata a base di latte affonda le sue radici nelle regioni montuose del Caucaso e del Tibet, dove veniva considerata un dono sacro, capace di garantire longevità e salute.
        Oggi, complice l’attenzione crescente verso l’alimentazione “viva”, il kefir è tornato di moda anche in Occidente, dove viene apprezzato per il suo gusto leggermente acidulo e per i numerosi benefici sull’intestino e sul microbiota.

        Come spiega il dottor Manuele Biazzo, direttore scientifico del Centro Toscano Microbiota, “il kefir è un alimento probiotico a tutti gli effetti: contiene una comunità di microrganismi vivi che lavorano in simbiosi per migliorare l’equilibrio intestinale e sostenere il sistema immunitario”.

        Come nasce il kefir

        Il processo di fermentazione del kefir è ciò che lo rende unico.
        “Si ottiene inoculando nel latte i cosiddetti granuli di kefir, composti da un insieme di batteri e lieviti in equilibrio tra loro”, spiega Biazzo.
        Questa doppia fermentazione – lattica e alcolica – conferisce alla bevanda il suo sapore fresco e leggermente frizzante.

        Il kefir può essere preparato anche in casa, ma è fondamentale rispettare la catena del freddo, poiché i fermenti sono organismi vivi. “Il kefir deve essere conservato in frigorifero e consumato fresco – precisa l’esperto – perché la temperatura controllata evita la proliferazione di batteri indesiderati e mantiene attiva la flora benefica.”

        Latte o acqua? Le due versioni del kefir

        Esistono due principali varianti:

        • Kefir di latte, ricco di proteine, calcio e vitamine, ideale per chi non è intollerante al lattosio;
        • Kefir d’acqua, fermentato con acqua e zucchero, più leggero e adatto a vegani e intolleranti al lattosio.

        Entrambi apportano fermenti vivi che supportano la digestione e contribuiscono alla diversità del microbiota intestinale, considerata oggi un indicatore chiave di salute generale.

        I benefici scientificamente riconosciuti

        Il kefir è apprezzato non solo per il suo profilo nutrizionale ma anche per i benefici clinicamente documentati.
        Tra i principali:

        • Migliora la digestione del lattosio: i batteri lattici forniscono gli enzimi necessari (come le beta-galattosidasi) per digerire lo zucchero del latte, rendendolo più tollerabile.
        • Regolarizza l’intestino: grazie alla sua azione sul microbiota, può essere utile a chi soffre di stitichezza cronica.
        • Supporta le difese immunitarie: diversi studi hanno mostrato che la modulazione del microbiota da parte del kefir può aiutare a contrastare infezioni, inclusa quella da Helicobacter pylori, un batterio associato alla gastrite.
        • Effetto antinfiammatorio e psicobiotico: alcuni metaboliti prodotti durante la fermentazione, come l’acido gamma-amminobutirrico (GABA), influenzano l’asse intestino-cervello, con effetti positivi su ansia, umore e stress.

        “In sostanza – sottolinea Biazzo – il kefir non agisce solo sul piano digestivo, ma ha un impatto sistemico che coinvolge anche la sfera psicologica e immunitaria.”

        Come inserirlo nella dieta quotidiana

        Il kefir può essere consumato da solo o integrato in ricette dolci e salate.
        Una porzione giornaliera consigliata è di circa 200-250 ml, come indicano diversi studi internazionali.
        Si può gustare a colazione con frutta fresca, avena o miele, oppure come base per smoothie, frullati e salse. Anche nelle versioni vegetali o d’acqua, resta un’ottima alternativa agli yogurt industriali.

        Le controindicazioni da conoscere

        Nonostante i suoi benefici, il kefir non è adatto a tutti.
        Essendo un alimento fermentato:

        • Può avere un effetto lassativo se consumato in eccesso, soprattutto in chi non soffre di stitichezza.
        • È sconsigliato agli allergici alle proteine del latte, che dovrebbero orientarsi sulle versioni vegetali o d’acqua.
        • In persone con sistema immunitario compromesso – come pazienti oncologici o con HIV – è bene evitarlo, poiché i ceppi probiotici vivi possono rappresentare un rischio.
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          Benessere

          L’era dei cibi proteici: moda del momento o nuova frontiera del benessere alimentare?

          Il boom dei cibi proteici riflette una società più attenta alla forma fisica e alla salute, ma anche sempre più influenzata dalle tendenze social e dal culto della performance. Gli esperti invitano alla prudenza: “Non è il contenuto proteico a fare la differenza, ma l’equilibrio generale della dieta”.

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          cibi proteici

            Negli ultimi anni, il mondo dell’alimentazione ha assistito a una vera e propria rivoluzione: accanto ai prodotti “senza” (zuccheri, lattosio, glutine, grassi), sono comparsi quelli “con”, arricchiti di vitamine, collagene e soprattutto proteine. La domanda cresce di anno in anno: secondo un report di NielsenIQ, le vendite di alimenti proteici in Italia sono aumentate di oltre il 20% tra il 2020 e il 2024.

            Sui banchi dei supermercati si trovano oggi gelati, yogurt, biscotti, pasta e perfino acque aromatizzate “high protein”, pensati per un pubblico che punta al benessere quotidiano e alla forma fisica. Ma, al di là delle mode, quanto c’è di scientificamente fondato dietro questa tendenza?

            Il ruolo delle proteine: tra necessità e moda

            Le proteine sono nutrienti fondamentali per l’organismo: contribuiscono alla costruzione e al mantenimento dei muscoli, ma anche alla produzione di enzimi, ormoni e anticorpi. In media, un adulto ha bisogno di circa 0,8-1,2 grammi di proteine per ogni chilo di peso corporeo al giorno (fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità).

            “Per chi pratica sport regolarmente o segue una dieta ipocalorica, può essere utile aumentare leggermente l’apporto proteico”, spiega un esperto in nutrizione sportiva. “In questi casi, snack o pasti arricchiti possono aiutare a raggiungere il fabbisogno giornaliero, ma non bisogna pensare che più proteine significhi automaticamente più salute o più muscoli.”

            Secondo l’esperto, molti consumatori confondono i cibi proteici con quelli dietetici, credendo che aiutino a dimagrire. “In realtà — sottolinea — un prodotto proteico può contenere comunque zuccheri, grassi o calorie elevate. È fondamentale leggere bene le etichette.”

            Come scegliere i prodotti giusti

            Non tutte le proteine sono uguali. Quelle del latte (whey e caseina), ad esempio, hanno un alto valore biologico e vengono assorbite rapidamente, rendendole ideali per chi pratica sport. Tuttavia, chi segue un’alimentazione vegetale può orientarsi verso proteine da legumi, avena o soia, anch’esse valide alternative.

            Attenzione, però, ai prodotti confezionati: molti contengono dolcificanti artificiali, addensanti e oli raffinati. “La scelta migliore resta sempre quella di privilegiare alimenti naturali e semplici,” spiega. “Yogurt greco, uova, formaggi stagionati come il Parmigiano Reggiano, legumi o carne bianca offrono proteine di qualità senza necessità di formule industriali.”

            Le barrette proteiche: praticità o illusione?

            Tra i prodotti più popolari, le barrette proteiche rappresentano un simbolo di questa tendenza. Un’indagine della piattaforma di e-commerce alimentare Everli ha rivelato che sono tra gli articoli più acquistati nel comparto “fitness food”: pratiche, tascabili e sempre pronte.

            Tuttavia, non tutte le barrette sono uguali: alcune contengono più zuccheri che proteine, altre includono grassi saturi o additivi poco salutari. L’ideale è scegliere quelle con almeno 15-20 grammi di proteine per porzione e meno di 5 grammi di zuccheri.

            Tra cultura del benessere e marketing

            Il successo dei prodotti proteici è anche una questione di immaginario collettivo. Social network, influencer e pubblicità hanno trasformato il concetto di “alto contenuto proteico” in una sorta di garanzia di salute, spesso senza un reale riscontro scientifico.

            “Il rischio è ridurre l’alimentazione a una formula matematica,” osserva. “Le proteine sono importanti, ma non devono far dimenticare l’equilibrio tra carboidrati, grassi buoni, fibre e micronutrienti. Nessun singolo alimento può garantire da solo il benessere.”

            Conclusione: equilibrio prima di tutto

            Il boom dei prodotti proteici riflette una nuova consapevolezza alimentare, ma anche la continua ricerca di soluzioni rapide in una società che ha poco tempo per cucinare. Se utilizzati con criterio, possono essere un valido supporto per sportivi e persone attive, ma non sostituiscono una dieta bilanciata.

            Come ricordano i nutrizionisti, la vera forza non sta nel numero di grammi di proteine sulla confezione, ma nella qualità delle scelte quotidiane. Perché, alla fine, la salute non si costruisce in palestra o al supermercato, ma a tavola, ogni giorno.

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              Beauty

              Techno Aging: quando smartphone e PC accelerano l’invecchiamento della pelle

              Dalla postura scorretta alla luce blu: ecco cosa sapere sul fenomeno del techno aging e come prevenirlo

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              Techno Aging

                L’invecchiamento digitale esiste, e riguarda tutti. Si chiama techno aging e descrive quell’insieme di effetti che l’uso prolungato – e spesso inconsapevole – di smartphone, tablet e computer provoca sul nostro corpo, in particolare sulla pelle. In un’epoca in cui passiamo sempre più ore online, il confine tra benessere e abuso tecnologico diventa sottile. Ed è proprio in quella zona grigia che insorgono nuovi disturbi posturali, difficoltà di addormentamento e un’accelerazione dell’invecchiamento cutaneo.

                Siamo sempre più dipendenti dagli schermi

                Secondo il Digital Report 2025 di We Are Social e Meltwater, il 90% degli italiani utilizza regolarmente Internet e trascorre in media quasi sei ore al giorno online. Quasi metà di questo tempo è occupato dallo smartphone. Un dato che aiuta a spiegare perché condizioni prima rare – come la sindrome del “collo da smartphone” – siano ormai comuni.

                La cosiddetta postura “a testa china”, mantenuta per lunghi periodi, genera tensione a collo, spalle e schiena, cefalee e perfino intorpidimento degli arti superiori. Nel tempo questa posizione accelera la comparsa delle rughe del collo, uno dei segni più tipici del techno aging.

                Luce blu: cosa fa davvero alla pelle

                Oltre ai problemi posturali, l’uso intensivo dei device implica un’esposizione prolungata alla luce blu, emessa dagli schermi. La ricerca dermatologica ha dimostrato che questa componente dello spettro luminoso:

                • penetra in profondità nell’epidermide
                • favorisce la formazione di radicali liberi
                • può danneggiare il DNA cellulare
                • accelera la degradazione di collagene ed elastina
                • può stimolare iperpigmentazione nelle pelli più scure

                Il risultato? Colorito spento, perdita di elasticità e segni del tempo che compaiono prima del previsto.

                A questo si aggiunge un ulteriore effetto: la luce blu influisce sul ritmo circadiano, riducendo la produzione di melatonina e rendendo più difficoltoso addormentarsi. Dormire male, si sa, è un fattore che incide direttamente sull’invecchiamento della pelle.

                La luce blu non è solo un nemico

                Prima di demonizzarla, è importante ricordare che la luce blu ha anche applicazioni benefiche. Non a caso è utilizzata nella fototerapia dermatologica per:

                • acne
                • dermatite atopica
                • psoriasi
                • infiammazione cutanea

                Il problema non è quindi la luce blu in sé, ma l’esposizione prolungata e incontrollata.

                Come proteggersi dal techno aging

                Prevenire l’invecchiamento digitale è possibile con accorgimenti semplici ma efficaci:

                1. Limitare il tempo davanti agli schermi

                Ridurre le ore di utilizzo è la strategia più immediata, soprattutto la sera.

                2. Attivare filtri e modalità “luce notturna”

                Molti dispositivi integrano sistemi che riducono l’emissione di luce blu.

                3. Usare filtri fisici nei prodotti solari

                Ingredienti come ossido di zinco e ossidi di ferro sono gli unici capaci di schermare anche la luce visibile.

                4. Correggere la postura e fare pause regolari

                La regola 20-20-20 (ogni 20 minuti, guardare qualcosa a 20 metri per 20 secondi) aiuta anche gli occhi.

                5. Fare esercizi per il collo e massaggi quotidiani

                Supportano la tonicità muscolare e prevengono cedimenti.

                6. Curare la skincare del collo

                Sieri con antiossidanti, peptidi e retinoidi possono contrastare la perdita di elasticità.

                Il techno aging non è una moda, ma una conseguenza diretta dello stile di vita moderno. Non serve rinunciare alla tecnologia, ma imparare a usarla con maggiore consapevolezza. Proteggere la pelle – e il corpo – da posture scorrette, luce blu e ore davanti agli schermi è il primo passo per un invecchiamento più sano, lento e naturale.

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