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Benessere

Otto regole vincenti per rimanere magri davanti a un buffet!

Le strategie per evitare di ingrassare durante le vacanze e godersi il relax senza rimetterci in salute e forma. Scopriamo come mantenere un approccio equilibrato al cibo durante le ferie senza rinunciare al godimento delle vacanze. Mantieni una routine di esercizio, controlla le porzioni, e ascolta il tuo corpo per mantenere la forma fisica.

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    È una vera e proprio sfida, ma è possibile pianificare di non ingrassare neanche un etto durante le vacanze. Seguendo queste 8 strategie, possiamo mantenere un approccio equilibrato ai buffet e possiamo godere delle vacanze senza mettere a repentaglio gli obiettivi raggiunti di salute e di forma fisica faticosamente raggiunti.

    Le tentazioni del buon cibo!
    Durante le vacanze, molti di noi tendono a stravolgere dalla routine quotidiana abituale, inclusi gli orari dei pasti e l’attività fisica. Questi cambiamenti possono influenzare il metabolismo e portare a un aumento di peso. Le vacanze spesso sono associate ad abbondanza di cibo e occasioni per mangiare fuori. Questo può portare a un eccessivo consumo di pasta, dolci e fritti, specialmente se ci si tuffa a capofitto su pietanze grasse e succulente, per poi abbandonarsi a una scarsa attività fisica preferendo una sdraio sulla quale spalmarsi in panciolle senza contribuire a un bilancio energetico positivo, favorendo sin da subito un accumulo di peso.

    C’è anche lo stress da viaggio!
    Inoltre, è possibile anche che le vacanze possono pesare per alcune persone, specialmente se ci sono viaggi, orari, riunioni di famiglia a coinvolgerci, pianificando le giornate con attività stancanti, per cui lo stress può influenzare il comportamento alimentare e portare a non saper scegliere il cibo, ma mangiando di tutto. Per di più, le feste e le celebrazioni in vacanza offrono una varietà esagerata di dolci e fritti, accompagnati da bevande alcoliche che danno i loro risultati da subito con gonfiore e flatulenze. Tuttavia, è importante ricordare che le vacanze sono anche un momento per rilassarci e godere il tempo con amici, familiari e l’obiettivo non dovrebbe essere evitare completamente il cibo o privarci delle gioie delle festività, ma piuttosto trovare un equilibrio tra godimento e moderazione.

    Mantieni una routine di esercizio
    Anche durante le vacanze, cerca di dedicare del tempo all’attività fisica per bruciare calorie in eccesso e mantenere il metabolismo attivo.

    Controlla le Porzioni
    Sì alle porzioni più piccole per evitare eccessi calorici, specialmente con pietanze grasse e dolci tipici delle festività.

    Bevi Molta Acqua
    Mantieni l’idratazione bevendo molta acqua, che può aiutare a controllare l’appetito e a evitare l’eccesso di cibo.

    Spuntini Controllati
    Controlla l’appetito con spuntini salutari tra i pasti principali per evitare di abbuffarti dalla fame.

    No alle extra porzioni
    Evita le tentazioni di prendere extra porzioni durante i pasti, optando invece per la moderazione.

    Pianifica i pasti
    Organizza quando mangiare per evitare di abbuffarti dalla fame e per mantenere un controllo consapevole sul consumo alimentare.

    Tempo per Rilassarsi
    Approfitta del tempo guadagnato per rilassarti e rigenerarti, riducendo lo stress che può influenzare il comportamento alimentare.

    Ascolta il Tuo Corpo
    Sii consapevole degli impulsi di fame e di sazietà del tuo corpo e ascolta le sue esigenze, evitando di mangiare in modo eccessivo.

    Mantenere un equilibrio tra godimento e moderazione durante le vacanze è fondamentale per evitare l’aumento di peso e preservare il benessere generale. Seguendo queste semplici regole, è possibile godersi il relax senza rimetterci in salute e forma fisica. Ecco svelato come mantenere un approccio equilibrato al cibo durante le ferie, senza rinunciare al godimento delle vacanze.

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      Benessere

      Stacca, respira, cammina: il potere della lentezza in un mondo che corre

      Psicologi e coach lo ripetono da mesi: serve rallentare. E per stare meglio, a volte basta fare meno, dormire di più e concedersi una passeggiata senza meta

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        Siamo entrati nell’estate con i nervi a pezzi. Dicono che sia la stagione del relax, delle pause, della leggerezza. Ma per molti – troppi – è solo un altro capitolo di un libro già faticoso: quello del burnout permanente. Lavoro da finire prima di partire, figli da gestire h24, vacanze da organizzare come un evento aziendale. E quando si arriva finalmente al mare, o in montagna, o anche solo al weekend, si è talmente stanchi da non sapere nemmeno più cosa voglia dire “rilassarsi”.

        Eppure, il nostro corpo lo sa. Il nostro cervello lo sa. Ce lo chiede da tempo, con segnali che ignoriamo finché non diventano mal di testa, insonnia, irritabilità o quella stanchezza che non se ne va neanche dopo dieci ore di sonno. Perché non è il corpo ad essere sfinito, è la mente. E l’unica vera cura – ormai lo dicono anche le neuroscienze – è rallentare. Ma sul serio.

        La buona notizia è che rallentare non significa scomparire nel deserto per settimane. Né fuggire su un’isola greca con il cellulare spento (anche se, diciamolo, sarebbe magnifico). A volte basta molto meno. Bastano micro-pause consapevoli: una passeggiata lenta senza auricolari. Un pranzo senza scrollare lo smartphone. Un bagno caldo senza interruzioni. Un pomeriggio sul divano senza sensi di colpa. O anche solo cinque minuti per chiudere gli occhi e respirare, davvero, come se ogni respiro fosse un atto di cura.

        Le chiamano “vacanze mentali”, e sono diventate un’ancora di salvezza per chi non può permettersi un mese alle Maldive ma ha urgente bisogno di recuperare lucidità e benessere. I terapeuti lo spiegano chiaramente: il cervello ha bisogno di vuoto. Di tempi morti, di riposo attivo. Di attività lente, ripetitive, prive di scopo. Una camminata in mezzo al verde. Un puzzle. Lavorare a maglia. Annaffiare le piante. Fare il pane. Piccoli riti che sembrano inutili ma nutrono la mente.

        Ecco perché sempre più persone scelgono vacanze diverse, in luoghi silenziosi, magari senza connessione. O si regalano ritiri di meditazione, soggiorni in agriturismi senza Wi-Fi, persino weekend in silenzio totale. Non per moda, ma per necessità. Per sentire di nuovo la propria voce interiore, soffocata dai mille stimoli di ogni giorno.

        Secondo uno studio dell’Università di Harvard, le persone che praticano consapevolmente la lentezza – anche solo per 30 minuti al giorno – ridimensionano l’ansia del 40%, migliorano la qualità del sonno e aumentano la capacità di concentrazione. Non serve diventare asceti o esperti di mindfulness: basta iniziare da piccoli gesti. Spegnere le notifiche. Uscire senza meta. Dire qualche “no” in più. E smettere di credere che la produttività sia l’unico metro con cui misurare il nostro valore.

        L’estate, con il suo sole impietoso e le sue aspettative altissime, può diventare una trappola. Ma può anche essere un’occasione. Un momento per fare pace con la lentezza, quella vera. Perché fermarsi non è fallire. È respirare, ricentrarsi, tornare a sé.

        E magari scoprire che non serve cambiare continente per ritrovare un po’ di serenità. A volte basta camminare piano, in una strada familiare, senza fretta. Guardare le cose che ci sono sempre state. Lasciar andare quello che ci pesa. E concedersi il lusso – raro, prezioso, rivoluzionario – di non fare nulla.

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          Benessere

          Camminare tra i boschi fa bene al corpo e alla mente: perché le passeggiate in montagna sono il rimedio estivo perfetto

          Fare trekking o anche solo camminare lentamente tra alberi e ruscelli non è solo un passatempo estivo, ma un vero alleato per il benessere psico-fisico. Ecco perché ogni passo in montagna ci fa sentire subito meglio.

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            C’è chi sogna la spiaggia, chi il silenzio delle vette. E chi ha capito che, d’estate, le passeggiate in montagna sono il modo più semplice per ritrovare se stessi. Camminare tra pini, faggi, prati fioriti e sentieri che si arrampicano dolcemente verso l’azzurro fa bene. Non solo perché si bruciano calorie, ma perché si sciolgono i pensieri, si regolarizza il sonno e si ricaricano le batterie interiori.

            I benefici di camminare in montagna sono molteplici e immediati. Primo: si abbassa la pressione, si migliora la circolazione e si tonificano gambe e glutei. Secondo: si stimola la produzione di endorfine, gli ormoni del buonumore. Terzo: ci si riconnette con la natura, quella vera, che non urla, non lampeggia e non vibra in tasca.

            Bastano 40 minuti di camminata nei boschi, secondo uno studio dell’Università di Kyoto, per ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. E chi prova l’esperienza del “forest bathing”, l’immersione consapevole tra gli alberi, racconta una sensazione di leggerezza difficile da spiegare.

            In più, camminare all’ombra degli abeti è un’ottima alternativa per chi soffre il caldo: a mille metri, la temperatura può scendere anche di dieci gradi rispetto alla città. E mentre i muscoli si muovono, la mente si quieta. Perché il sentiero non impone risultati, ma offre orizzonti. E insegna che il vero traguardo è il tragitto.

            Che sia una camminata lenta tra i larici, un’escursione con bastoncini da nordic walking o una semplice salita al rifugio per un piatto caldo e una vista mozzafiato, poco importa: la montagna fa bene. E d’estate, è l’antidoto più naturale contro stress, sedentarietà e temperature che non danno tregua.

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              Benessere

              Quello che fai il giorno del tuo compleanno racconta molto della tua infanzia

              C’è chi lo aspetta per mesi e chi vorrebbe cancellarlo dal calendario. Ma dietro al modo in cui vivi il tuo compleanno si nasconde, spesso, una ferita emotiva irrisolta.

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                Il giorno del compleanno. Per alcuni è il momento più atteso dell’anno, per altri una data da ignorare come fosse un lunedì qualsiasi. In mezzo, una miriade di sfumature emotive: entusiasmo, disagio, indifferenza. Ma secondo la terapeuta francese Laetitia André, il modo in cui scegliamo di celebrare (o evitare) questa ricorrenza parla chiaro: ci dice qualcosa sulla nostra infanzia, sulle mancanze, sulle ferite, sugli amori condizionati. È una data che non segna solo il tempo, ma anche i solchi più profondi della memoria.

                Se organizzi tutto nei minimi dettagli

                Se per te il compleanno è un evento sacro, lo pianifichi mesi prima e metti in moto un’intera macchina organizzativa – tra inviti su WhatsApp, evento privato su Facebook, tovaglie delle grandi occasioni e bicchieri in cristallo ereditati dalla nonna – allora potresti non essere semplicemente un’anima festaiola. Forse stai colmando un vuoto. Forse cerchi, ogni anno, di riscrivere un finale diverso per quel giorno che da bambino non è mai stato come lo volevi.

                La terapeuta spiega che questo desiderio quasi ossessivo di perfezione può nascondere una delusione antica: la sensazione che, se non ti ci metti tu, nessuno si prenderà la briga di festeggiarti davvero. E magari, in fondo al cuore, sogni ancora di entrare in casa e trovare amici saltare fuori da dietro il divano, con cappellini a punta e trombette dorate. Ma non succede, quindi prendi il controllo. Ti trasformi nell’organizzatore del tuo stesso tributo. Perché sentirsi celebrati, per una volta, ti fa sentire importante.

                Se quel giorno ti mette a disagio

                All’estremo opposto ci sono quelli che, più che soffiare sulle candeline, vorrebbero soffiar via direttamente la data dal calendario. Ricevere troppi messaggi li imbarazza, una festa li stanca, e l’arrivo del dolce davanti a tutti è il momento peggiore: guance rosse, sguardo basso, voglia di scomparire sotto il tavolo. Preferiscono qualcosa di intimo, essenziale. Un caffè con pochi amici, o nulla del tutto.

                Anche qui, non è solo una questione di carattere. Spesso il disagio nasce da un passato costellato di aspettative deluse, compleanni rovinati da litigi in famiglia, promesse mai mantenute, regali dimenticati. E allora oggi, da adulti, si prova una sorta di allarme emotivo ogni volta che si avvicina quella data. Non perché non si voglia essere amati, ma perché non ci si sente mai completamente al sicuro, nemmeno nel giorno in cui si dovrebbe brillare.

                Se lo ignori del tutto

                Poi ci sono i più radicali. Quelli che odiano il proprio compleanno. Che evitano sistematicamente sorprese, si tengono lontani dalle chat di auguri e non rispondono nemmeno ai messaggi affettuosi. “Non festeggio mai, è una sciocchezza commerciale” – dicono. Ma spesso dietro questo disincanto si nasconde qualcosa di più profondo. Un meccanismo di difesa, un tentativo di anestetizzare il dolore legato a quel giorno.

                Forse da piccoli erano trasparenti, o trascurati. Forse hanno vissuto promesse non mantenute, feste improvvisate e mal riuscite, o – peggio – nemmeno quello. E allora, da grandi, scelgono l’indifferenza come armatura emotiva. È il loro modo di non rischiare di essere delusi, ancora una volta.

                Se adori festeggiare quelli degli altri (ma non il tuo)

                C’è un’altra categoria silenziosa, quella delle anime generose. Quelle che per gli altri organizzano party, trovano il catering perfetto, preparano decorazioni a mano, scelgono la musica giusta. Sono i registi delle feste altrui, sempre con il sorriso. Ma quando arriva il loro turno? Spariscono. “No dai, non serve… facciamo un brindisi e basta”.

                Secondo Laetitia André, anche questo atteggiamento può affondare le radici nell’infanzia. In un’educazione in cui non si è mai stati messi al centro, in cui celebrare sé stessi sembrava un lusso da non concedersi, un gesto “egoista”. Chi cresce con questa idea, impara a farsi da parte, a credere di non meritare le luci della ribalta. Preferisce donare, che ricevere. Eppure, in fondo, ha solo bisogno di sentirsi visto.


                Quindi, cosa fare?

                La buona notizia è che il rapporto col proprio compleanno non è una condanna scritta nella pietra. È uno specchio, sì. Ma anche un’occasione per conoscersi meglio. Ogni volta che arriva quella data, puoi provare a riscriverla. Non per adeguarti a ciò che “si dovrebbe fare”, ma per onorare la persona che sei diventato.

                Un piccolo rito in solitudine, una festa rumorosa, un picnic con chi ami. Non importa il formato, importa il significato. Il compleanno può tornare a essere una cosa tua. Un’occasione per dirti – anche sottovoce – che conti. Che sei qui. E che non hai bisogno di essere perfetto per meritarti una torta.

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