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Benessere

Pesce e mercurio: come proteggere la salute senza rinunciare ai benefici

Ricco di proteine e omega-3, il pesce resta un alimento fondamentale per una dieta equilibrata. Ma la presenza di mercurio in alcune varietà obbliga a fare scelte consapevoli: ecco quali pesci preferire e come ridurre i rischi.

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    Il pesce è considerato uno degli alimenti più preziosi per la salute: fonte di proteine di alta qualità, vitamine e soprattutto acidi grassi omega-3, fondamentali per il benessere del cuore e del cervello. Tuttavia, negli ultimi anni si è acceso un campanello d’allarme: la presenza di mercurio in alcune specie ittiche.

    Un recente documento del Consiglio Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA), in linea con gli avvertimenti già lanciati dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), invita i consumatori a un approccio più prudente, soprattutto nel caso di donne in gravidanza, bambini e anziani.

    Il tema non è nuovo: nel 2022 l’Unione Europea ha aggiornato i limiti massimi consentiti di mercurio nel pesce con il Regolamento (UE) 2022/617, segno della crescente attenzione verso i rischi collegati a questo metallo pesante.

    I pesci più a rischio

    La presenza di mercurio non è uguale in tutte le specie. I livelli più alti si registrano nei grandi predatori marini, come pesce spada, tonno (soprattutto pinna gialla e rossa), squalo e marlin. Questi animali si trovano in cima alla catena alimentare e accumulano mercurio nutrendosi di altri pesci più piccoli, in un processo chiamato bioaccumulazione. Inoltre, la loro lunga aspettativa di vita favorisce un accumulo maggiore.

    Diversa la situazione per pesci di piccola e media taglia, come sardine, alici, sgombri, trote, orate e spigole, che tendono a contenere quantità molto più basse di mercurio.

    Le categorie più vulnerabili

    Secondo le autorità sanitarie, le persone più a rischio sono:

    • Donne incinte e in allattamento, perché il mercurio può attraversare la placenta e influenzare lo sviluppo neurologico del feto.
    • Bambini, il cui sistema nervoso è ancora in formazione.
    • Anziani, che possono risentire dell’accumulo a lungo termine di metalli pesanti.

    Per questi gruppi, le raccomandazioni sono più stringenti: meglio ridurre o evitare i pesci ad alto contenuto di mercurio.

    Controlli e casi recenti

    In Italia la sicurezza alimentare è garantita da un sistema di controlli rigorosi, come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Tuttavia, episodi di superamento dei limiti non mancano: negli ultimi anni alcuni lotti di pesce spada sono stati ritirati dal mercato per valori oltre la norma.

    Un’indagine condotta da Altroconsumo ha inoltre confermato che specie di grossa taglia vendute sul mercato nazionale possono talvolta presentare concentrazioni superiori ai limiti fissati dalla legge.

    Come consumare pesce in sicurezza

    Nonostante le preoccupazioni, gli esperti sono concordi: il pesce non deve essere eliminato dalla dieta. È sufficiente adottare alcune semplici accortezze:

    • Variare le scelte, privilegiando pesci piccoli e medi.
    • Limitare il consumo dei grandi predatori, evitando di mangiarli con frequenza.
    • Informarsi sulla provenienza e scegliere prodotti da filiere controllate.
    • Considerare l’acquacoltura sostenibile, che può ridurre i rischi di contaminazione.

    In conclusione, il pesce rimane un alleato della salute, ma come spesso accade la chiave è l’equilibrio. Con scelte consapevoli e informate è possibile continuare a godere dei suoi benefici, riducendo al minimo i rischi legati al mercurio.

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      Benessere

      Burro di arachidi, buono e salutare: ecco quando fa bene e quando no

      Dalla colazione in ufficio agli snack in palestra, il burro di arachidi è amato in tutto il mondo. Ma attenzione agli ingredienti nascosti nei barattoli: solo quello 100% naturale può essere davvero considerato un alleato della salute.

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        Croccante o cremoso, tradizionale o speziato: oggi sugli scaffali troviamo decine di versioni di burro di arachidi. Una crema che da semplice spuntino americano è diventata un alimento comune anche in Italia, capace di conquistare sportivi, studenti e chi cerca uno snack veloce e nutriente. Ma la domanda resta: oltre a essere gustoso, fa davvero bene alla salute?

        Quali tipi di burro di arachidi esistono

        Un tempo le scelte erano poche: barattoli di marche storiche e la versione “smooth” oppure “crunchy”, cioè liscia o con i pezzi di arachide. Oggi, invece, l’offerta è molto più ampia: burro di arachidi 100% vegetale, varianti arricchite con proteine, ricette speziate con peperoncino o dolcificate con miele. Un ventaglio di gusti che risponde alle mode alimentari e alle esigenze di chi pratica sport.

        Qual è il più salutare

        Gli esperti di nutrizione sono chiari: il burro di arachidi più sano è quello composto al 100% da arachidi, senza zuccheri, oli vegetali o sale aggiunti. Gli altri tipi non sono necessariamente “cattivi”, ma spesso contengono ingredienti che ne abbassano la qualità nutrizionale. Zucchero e grassi aggiunti, ad esempio, ne aumentano le calorie senza portare reali benefici.

        Una bomba calorica, ma con grassi buoni

        Il burro di arachidi, anche nella sua versione naturale, resta comunque un alimento molto calorico. In 100 grammi ci sono circa 600 calorie: per questo va consumato con moderazione. La buona notizia è che si tratta per lo più di grassi insaturi, gli stessi che aiutano a ridurre il colesterolo “cattivo” e proteggono cuore e arterie. Diversi studi hanno confermato che il consumo regolare e controllato di arachidi può avere effetti positivi sul profilo lipidico.

        Effetti possibili sulla salute

        Oltre al cuore, alcune ricerche suggeriscono che le arachidi possano avere proprietà antinfiammatorie o favorire il benessere intestinale. Tuttavia, queste teorie non sono ancora del tutto dimostrate. In ogni caso, resta importante distinguere tra arachidi al naturale e creme industriali, spesso ricche di zucchero o grassi idrogenati.

        Quanto mangiarne al giorno

        La dose consigliata per mantenere l’equilibrio è di circa 25 grammi al giorno, pari a una fetta di pane spalmata. In questo modo si ottengono i benefici delle arachidi senza rischiare eccessi calorici. Meglio abbinarlo a pane integrale, che aumenta il senso di sazietà e bilancia l’apporto nutrizionale.

        La risposta alla domanda

        Dunque, il burro di arachidi può far parte di una dieta sana, purché si scelga quello al 100% naturale e non se ne abusi. È un alimento energetico, pratico e gustoso, che fornisce proteine vegetali, fibre e grassi “buoni”. Ma proprio perché è molto calorico, deve restare una piccola concessione quotidiana e non trasformarsi in un’abitudine senza limiti.

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          Benessere

          Svapare aumenta il rischio di insufficienza cardiaca

          Secondo i ricercatori, chi utilizza le e-cig ha un rischio maggiore del 19% di sviluppare insufficienza cardiaca. Il pericolo cresce ancora di più se si alternano sigarette tradizionali e svapo.

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            Il dibattito sulle sigarette elettroniche si arricchisce di un nuovo capitolo, e non porta buone notizie. Un ampio studio osservazionale condotto negli Stati Uniti ha evidenziato un legame tra l’uso delle e-cig e un aumento del rischio di insufficienza cardiaca. I dati parlano chiaro: chi svapa ha un rischio superiore del 19% rispetto a chi non lo fa.

            L’insufficienza cardiaca è una condizione grave in cui il cuore non riesce più a pompare sangue in modo efficace. I sintomi più comuni sono affaticamento, fiato corto e gonfiore a gambe e caviglie. Questa patologia può ridurre notevolmente la qualità della vita e, nei casi più gravi, diventare fatale.

            I meccanismi del rischio

            Secondo i ricercatori, il problema potrebbe essere collegato all’azione della nicotina e di altre sostanze contenute nei liquidi delle e-cig. L’inalazione provoca un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, oltre a un restringimento delle arterie. Tutti questi fattori mettono sotto sforzo il cuore.

            Lo studio suggerisce anche che il vaping possa causare irrigidimento e infiammazione del muscolo cardiaco, due condizioni che favoriscono lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Non è ancora stata provata una relazione diretta di causa-effetto, ma la correlazione statistica è significativa e preoccupante.

            Quando lo svapo si somma al fumo

            I dati diventano ancora più allarmanti se si guarda a chi alterna le sigarette elettroniche a quelle tradizionali. In questo caso, il rischio di insufficienza cardiaca aumenta addirittura del 60%. Un segnale forte che conferma come i due comportamenti, invece di compensarsi, sommino i rispettivi danni.

            Un fenomeno in crescita tra i giovani

            Le sigarette elettroniche sono nate come alternativa al fumo tradizionale, e spesso vengono pubblicizzate come meno dannose. Tuttavia, negli ultimi anni lo svapo si è diffuso anche tra chi non ha mai fumato. Questo è particolarmente vero tra i giovani, attratti da gusti e aromi e dall’idea che sia un’abitudine meno rischiosa.

            Gli esperti avvertono che questo trend potrebbe aprire la strada a nuove generazioni con una salute cardiovascolare compromessa già in giovane età.

            L’appello dei ricercatori

            “Il nostro studio mostra un chiaro segnale di pericolo. È fondamentale scoraggiare il vaping, soprattutto tra i non fumatori”, hanno dichiarato gli autori della ricerca. Anche se gli scienziati sottolineano che si tratta di uno studio osservazionale, quindi senza la certezza di un rapporto diretto causa-effetto, le evidenze raccolte bastano per invitare alla prudenza.

            Le associazioni mediche ricordano che l’unico modo sicuro per proteggere il cuore è evitare sia le sigarette tradizionali che quelle elettroniche.

            Conclusione

            Le e-cig non sono prive di rischi. Al contrario, sempre più dati scientifici mostrano che possono avere effetti negativi sul cuore e sulla salute in generale. La speranza dei ricercatori è che questi risultati aiutino le persone a riflettere e, soprattutto, a non iniziare a svapare pensando che sia una scelta innocua.

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              Esaurimento nervoso: cinque passi per ritrovare equilibrio e serenità

              L’esaurimento nervoso non è una semplice stanchezza, ma una condizione complessa che può derivare da stress prolungato, ansia, traumi o periodi di forte pressione emotiva. Non è inserito come diagnosi ufficiale nei manuali medici, ma il termine viene usato per descrivere un insieme di sintomi che richiedono attenzione e cura.

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              Esaurimento nervoso

                Negli ultimi anni psicologi e medici hanno osservato un aumento significativo dei casi di persone che si rivolgono agli specialisti con segnali riconducibili a quello che comunemente viene definito “esaurimento nervoso”: insonnia, difficoltà di concentrazione, irritabilità, calo di energia, ma anche sintomi fisici come mal di testa, tensioni muscolari e disturbi digestivi.

                Se non trattata, questa condizione rischia di compromettere la qualità della vita e le relazioni personali. Ecco quindi cinque passi fondamentali per iniziare a riprendersi.

                1. Riconoscere i segnali

                Il punto di partenza è ammettere che qualcosa non va. Spesso si tende a ignorare i campanelli d’allarme, attribuendo i sintomi alla semplice stanchezza. Accettare di avere bisogno di aiuto è invece un atto di forza, non di debolezza.

                2. Chiedere supporto professionale

                Parlare con uno psicologo, uno psichiatra o un counselor permette di comprendere le cause profonde del malessere. In alcuni casi, lo specialista può consigliare anche un supporto farmacologico, da valutare insieme al percorso di psicoterapia. L’autogestione dei sintomi senza supervisione medica è sconsigliata.

                3. Ritrovare il contatto con il corpo

                Il benessere mentale passa anche attraverso quello fisico. Attività leggere come camminare, praticare yoga o fare esercizi di respirazione possono aiutare a ridurre lo stress e a regolare il sistema nervoso. Anche una corretta alimentazione e un sonno regolare giocano un ruolo chiave.

                4. Ridefinire le priorità

                Spesso l’esaurimento deriva da un carico eccessivo di responsabilità. Imparare a dire di no, stabilire limiti chiari e concedersi pause è fondamentale. Non si tratta di egoismo, ma di un passo necessario per preservare la propria salute.

                5. Coltivare attività rigeneranti

                Leggere, ascoltare musica, dipingere, passare del tempo nella natura: ogni persona può trovare la propria “valvola di sfogo”. Dedicare tempo a ciò che fa stare bene riduce l’ansia e favorisce un recupero emotivo.

                Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi legati allo stress sono tra le principali cause di assenteismo dal lavoro e impattano fortemente sulla qualità della vita. Ecco perché parlarne senza tabù è essenziale.

                L’esaurimento nervoso non si supera dall’oggi al domani, ma con un percorso graduale fatto di consapevolezza, supporto e piccoli gesti quotidiani. Recuperare non significa tornare come prima, bensì costruire un equilibrio nuovo e più sano.

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