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Benessere

Proteggi il tuo stomaco dal freddo: i segreti per una digestione serena in inverno

In inverno il freddo rallenta la digestione, favorisce la produzione di succhi gastrici e può causare disturbi come acidità e reflusso. Con qualche accorgimento quotidiano e una dieta equilibrata, puoi proteggere lo stomaco e migliorare il benessere intestinale.

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    Le temperature rigide non colpiscono solo la pelle o le articolazioni, ma possono avere un impatto significativo anche sulla digestione. Durante i mesi invernali, il nostro corpo tende a consumare più energia per mantenere il calore interno, e questo influenza il modo in cui elaboriamo il cibo. Il freddo può provocare una vasocostrizione dei vasi sanguigni, riducendo il flusso di sangue agli organi digestivi e rallentando il metabolismo gastrico. Il risultato? Pesantezza, gonfiore, acidità e talvolta reflusso gastroesofageo.

    Uno dei problemi più comuni è l’aumento della secrezione di succhi gastrici, che può portare a fastidi come bruciore di stomaco e reflusso, soprattutto se si consumano cibi troppo ricchi o si resta esposti al freddo subito dopo aver mangiato. Per evitare questi disturbi, è importante adottare alcune buone abitudini che aiutano a proteggere lo stomaco e favorire una digestione più efficiente.

    La prima regola è scegliere cibi caldi e facili da digerire. Le temperature basse possono rendere più difficile la scomposizione degli alimenti, quindi è meglio optare per piatti leggeri ma nutrienti, come zuppe, vellutate, riso, pesce e verdure cotte. Evitare pasti troppo abbondanti aiuta a ridurre lo stress sullo stomaco, così come preferire cotture semplici e poco grasse.

    Anche le bevande possono fare la differenza. In inverno si tende a bere meno acqua, ma una corretta idratazione è fondamentale per la digestione. Meglio prediligere tè, tisane e infusi che, oltre a riscaldare, hanno proprietà digestive e rilassanti. Il tè allo zenzero è particolarmente efficace perché stimola la produzione di enzimi digestivi, mentre la camomilla e la melissa aiutano a calmare eventuali irritazioni gastriche.

    Attenzione poi agli sbalzi termici: il freddo eccessivo può causare contrazioni della muscolatura gastrica, peggiorando i disturbi digestivi. Dopo i pasti è consigliabile evitare di uscire subito al gelo e, se possibile, indossare indumenti caldi che proteggano l’addome, come una maglia termica o una sciarpa avvolta intorno alla vita.

    Infine, anche il movimento gioca un ruolo importante. Fare una passeggiata dopo i pasti aiuta a stimolare la digestione, ma senza esagerare con l’attività fisica intensa, che potrebbe sottrarre sangue allo stomaco e rallentare il processo digestivo.

    Prendersi cura dello stomaco in inverno non significa rinunciare ai piaceri della tavola, ma ascoltare il proprio corpo e adottare piccoli accorgimenti che possono fare la differenza. Con un’alimentazione equilibrata, bevande calde e qualche attenzione in più, è possibile affrontare i mesi freddi senza pesantezza e fastidi digestivi.

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      Benessere

      Vita troppo sedentaria? Ecco gli alimenti da scegliere secondo gli studi

      Le ricerche scientifiche mostrano che uno stile di vita sedentario impone delle scelte nutrizionali precise: più verdure, legumi e cereali integrali, meno carne rossa e fritti. Ecco cosa mangiare per proteggersi.

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      Vita troppo sedentaria

        Stare seduti per buona parte della giornata non è solo una cattiva abitudine: è un fattore di rischio reale. Una recente ricerca condotta su quasi 90.000 partecipanti del UK Biobank ha evidenziato che oltre 10 ore al giorno trascorse in attività sedentarie (tv, scrivania, spostamenti in auto) possono aumentare il rischio di insufficienza cardiaca del 40 %.
        In questo contesto, emerge che la dieta può giocare un ruolo protettivo: se si è poco attivi, gli alimenti scelti possono mitigare alcuni danni associati alla sedentarietà.

        Le abitudini alimentari e la sedentarietà

        Uno studio polacco pubblicato su Nutrients ha esaminato il legame tra schemi dietetici e comportamenti sedentari in 1.000 adulti. Gli autori hanno identificato diversi profili alimentari: uno orientato a frutta e verdura, uno ai cereali integrali e uno alla carne e ai prodotti animali. Il profilo “carne & derivati” era associato a un aumento del 73 % della probabilità di guardare la tv ogni giorno, rispetto ad un professionista con abitudini più attive.
        Un secondo studio pubblicato su Nutrients ha confermato che il consumo abituale di frutta è inversamente correlato all’indice di massa corporea, anche tenendo conto del tempo trascorso da seduti, mentre fritti e carne rossa risultano positivamente correlati con grasso corporeo e circonferenza vita, indipendentemente dal livello di attività fisica.

        Quali cibi preferire

        Se lo stile è meno attivo del desiderato, gli esperti suggeriscono di adottare queste buone abitudini alimentari:

        • Privilegiare verdure fresche e di stagione (es. broccoli, cavoli, carote, barbabietole): ricche di fibre, antiossidanti e nutrienti che aiutano a contrastare lo stress metabolico.
        • Optare per cereali integrali (farro, avena, riso integrale, segale) al posto di quelli raffinati: garantiscono un rilascio energetico più lento e stabile, importante quando l’attività fisica è limitata.
        • Integrare legumi e proteine magre: fagioli, lenticchie, ceci, uova, pesce azzurro. In uno stile di vita sedentario è fondamentale mantenere massa muscolare e metabolismo attivo.
        • Limitare il consumo di carne rossa, alimenti fritti, snack industriali e bevande zuccherate: questi alimenti risultano fortemente associati a comportamenti sedentari, aumento della circonferenza vita e peggioramento del profilo metabolico.
        • Mantenere una buona idratazione: bere almeno 1,5–2 litri di acqua al giorno aiuta a mantenere attivo il metabolismo anche quando l’attività fisica è ridotta.

        Un’alleanza tra tavola e movimento

        Mangiare bene non basta – ma è un passo fondamentale. Gli studi evidenziano che sedersi troppo per lungo tempo annulla in parte i benefici dell’attività fisica regolare: persino chi si allena rischia se poi resta molte ore immobile.
        Di conseguenza, la strategia più efficace per chi conduce una vita statica è una doppia azione: migliorare l’alimentazione e ridurre il tempo seduto (alzarsi ogni 30–60 minuti, camminare un breve tratto, usare la scrivania in piedi).

        Un piano concreto

        Ecco una proposta semplice:

        • Prima colazione: porridge di avena con frutti di bosco e mandorle.
        • Pranzo: farro con legumi, verdure arrosto e un filetto di salmone.
        • Spuntino: yogurt naturale con semi di chia o una frutta + 20 g di noci.
        • Cena: verdure al vapore, patata dolce e una fetta di tacchino o tofu marinato.
        • Togliere bibite zuccherate, snack salati e piatti pronti industriali.
        • Ogni 45 minuti alzarsi, fare 2 minuti di stretching o camminata.

        In sintesi: se la vita ti porta a stare molto seduto, non devi rassegnarti. Scegliere bene cosa mettere nel piatto può attenuare il danno silenzioso della sedentarietà. Le verdure, i cereali integrali, i legumi e le proteine magre diventano alleati preziosi. E se adotti anche piccole pause attive, stai mettendo le basi per una salute migliore.

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          Benessere

          Cioccolato fondente, alleato del cuore e della salute

          Non solo golosità: il cacao aiuta a ridurre il colesterolo cattivo e a migliorare il benessere generale. Ma attenzione alle quantità.

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          cioccolato

            Quando si pensa al cioccolato, la prima immagine è spesso legata alla dolcezza e al piacere del gusto. Ma negli ultimi anni numerosi studi hanno mostrato che il cioccolato fondente, se assunto con moderazione, può essere un prezioso alleato della salute. Non si tratta solo di un alimento sfizioso, ma di un vero concentrato di benefici grazie al cacao, la sua componente principale.

            Perché il cioccolato fondente fa bene

            Il cacao è ricco di flavonoidi, sostanze naturali che hanno effetti positivi sul cuore e sulla circolazione. Secondo Carlo Selmi, docente all’Università degli Studi di Milano, «fra gli alimenti capaci di modulare il sistema immunitario c’è proprio il cacao, presente nel cioccolato fondente. Più alta è la percentuale di cacao, maggiori sono i benefici».

            Il professore sottolinea anche che il cacao sembra aiutare a proteggere il fegato dalla steatosi epatica, una malattia legata spesso a cattive abitudini alimentari, abuso di alcol o diabete. Inoltre, può migliorare la sensibilità all’insulina nelle persone in sovrappeso, contribuendo così a ridurre il rischio di diabete di tipo 2.

            Effetto antinfiammatorio e antistress

            Il cioccolato fondente non si limita a favorire il cuore: ha anche proprietà antinfiammatorie. Consumare piccole dosi regolarmente può ridurre l’incidenza di malattie croniche come aterosclerosi, tumori e degenerazioni dell’apparato cardiovascolare.

            Ma i benefici non si fermano qui: gli studiosi della Loma Linda University in California hanno scoperto che il cacao migliora anche le funzioni cerebrali. «Maggiore è la concentrazione di cacao, maggiore è l’impatto positivo sulle capacità cognitive, sulla memoria, sull’umore e sul sistema immunitario», spiega Lee S. Berk, docente e ricercatore dell’ateneo americano.

            Un aiuto contro il colesterolo alto

            Uno degli effetti più interessanti riguarda il colesterolo. Secondo diverse ricerche, i flavonoidi del cacao possono abbassare i livelli di LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo”, e aumentare quelli di HDL, il “colesterolo buono”. Questo equilibrio è fondamentale per la salute del cuore e delle arterie.

            Come spiega ancora Selmi, «una piccola quantità di cioccolato due volte al giorno per un paio di mesi può ridurre la pressione arteriosa e lo stress ossidativo in persone con colesterolo elevato». Non serve quindi esagerare: la chiave sta nella moderazione.

            Quanto e quale scegliere

            Gli esperti consigliano di preferire cioccolato fondente con almeno il 70% di cacao, che contiene meno zuccheri e più sostanze benefiche. La porzione ideale va dai 20 ai 30 grammi al giorno, l’equivalente di due o tre quadratini.

            È importante ricordare che, pur avendo tanti effetti positivi, il cioccolato resta un alimento calorico. Consumarlo in eccesso può far aumentare di peso, annullando i benefici sul cuore e sulla salute.

            Il cioccolato fondente può essere un piccolo grande alleato del benessere: protegge il cuore, sostiene il cervello, riduce lo stress e contribuisce a tenere sotto controllo il colesterolo. Ma, come sempre, il segreto sta nella misura: gustarlo con equilibrio permette di godersi il piacere del gusto e i vantaggi per la salute.

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              La tua nuova vita senza lattosio: come cambiare abitudini senza rinunciare al gusto

              Dai sostituti vegetali alle strategie per leggere correttamente le etichette, ecco come affrontare l’intolleranza al lattosio senza stress e senza rinunciare ai piaceri della tavola.

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              vita senza lattosio

                Quando il corpo dice “stop” al lattosio

                Scoprire di non tollerare il lattosio – lo zucchero naturale contenuto nel latte e in molti derivati – può inizialmente sembrare una piccola rivoluzione quotidiana. Secondo i dati dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), fino al 70% della popolazione mondiale presenta una ridotta capacità di digerirlo. In Italia la prevalenza varia tra il 40 e il 50%, con valori più alti al Sud.

                Il problema nasce da una ridotta produzione di lattasi, l’enzima che scinde il lattosio in glucosio e galattosio. Quando l’enzima è scarso, il lattosio non digerito fermenta nell’intestino, provocando gonfiore, crampi, meteorismo e in alcuni casi diarrea.

                «Ricevere una diagnosi di intolleranza al lattosio non è la fine del mondo – spiega la nutrizionista Dott.ssa Chiara Rossi – ma l’inizio di un nuovo equilibrio alimentare. Oggi esistono alternative sicure e gustose che consentono di mantenere una dieta varia e completa».

                Cosa eliminare (e cosa no)

                La prima reazione, dopo la diagnosi, è spesso quella di bandire completamente latte e formaggi. In realtà, la questione è più sfumata.

                «Non tutte le persone intolleranti reagiscono allo stesso modo – sottolinea Rossi –. Alcuni tollerano piccole quantità di lattosio, soprattutto se assunte insieme ad altri alimenti o in prodotti fermentati». Yogurt e kefir, ad esempio, contengono fermenti lattici che predigeriscono parte del lattosio, rendendoli più digeribili.

                Anche i formaggi stagionati, come Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino, contengono quantità minime di lattosio e possono essere consumati in moderazione.

                Leggere le etichette: la regola d’oro

                Il lattosio si nasconde dove meno ce lo aspettiamo: in prodotti da forno, salse pronte, salumi, farmaci e integratori. Imparare a leggere le etichette è quindi fondamentale.

                Sulle confezioni, la dicitura “senza lattosio” indica che il contenuto è inferiore allo 0,1%. Se invece compare la scritta “delattosato”, significa che il lattosio è stato scomposto in zuccheri semplici per facilitarne la digestione.

                «Consiglio di tenere un piccolo diario alimentare nelle prime settimane – suggerisce la nutrizionista –. Aiuta a individuare eventuali alimenti “a rischio” e a capire la propria soglia di tolleranza personale».

                Le alternative vegetali e le nuove abitudini in cucina

                Il mercato oggi offre un’ampia gamma di bevande e prodotti vegetali a base di soia, avena, mandorla, cocco o riso, spesso arricchiti di calcio e vitamina D per compensare l’assenza di latte vaccino.

                «Il segreto – spiega Rossi – è variare le fonti vegetali e preferire prodotti non zuccherati. In cucina si possono usare per preparare frullati, besciamelle, dolci o caffè, senza perdere gusto».

                Anche nei dolci fatti in casa, burro e panna possono essere sostituiti da oli vegetali o margarine naturali. E per chi ama il cappuccino? Basta scegliere un latte vegetale con una buona cremosità, come quello d’avena o di soia, che monta facilmente e regala la stessa soddisfazione della versione classica.


                Equilibrio e benessere: la chiave sta nella consapevolezza

                Seguire un’alimentazione lactose free non significa privarsi di tutto, ma imparare a conoscere il proprio corpo e adattare le scelte quotidiane.

                «L’obiettivo è mantenere un buon apporto di calcio, proteine e vitamine – conclude Rossi –. Se necessario, il nutrizionista può consigliare integratori o piani alimentari personalizzati».

                In molti casi, con una dieta bilanciata e una gestione consapevole, i disturbi si riducono drasticamente e il benessere intestinale migliora.

                Una nuova normalità possibile

                Accettare l’intolleranza al lattosio significa semplicemente imparare un nuovo modo di mangiare, più attento e consapevole. Dopo qualche settimana di adattamento, la vita “senza lattosio” non appare più una limitazione, ma una scelta salutare che aiuta a sentirsi meglio e più leggeri.

                Con un po’ di pazienza e curiosità, si scopre che anche un cappuccino con latte d’avena o un dolce con crema di mandorla possono diventare piccoli piaceri quotidiani.

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