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Benessere

Caldo, afa, sudorazione… come contenerla

La gestione della sudorazione e dei cattivi odori richiede un approccio multifattoriale che comprende igiene, alimentazione, scelta degli indumenti e trattamenti specifici. Consultare un medico per una diagnosi accurata e trattamenti personalizzati può fare la differenza. Implementare questi consigli pratici può aiutarti a sentirti più sicuro e a tuo agio nella vita quotidiana.

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    Perché si suda

    La sudorazione è un meccanismo fisiologico essenziale per regolare la temperatura corporea. Secondo il dottor Pietro Locantore, sudiamo quando la temperatura corporea aumenta per diverse ragioni, come l’attività fisica, la febbre o l’aumento della temperatura ambientale. Il sudore aiuta a disperdere il calore e mantenere la temperatura corporea costante.

    Le cause dell’ipersudorazione

    Il medico spiega che ci sono due tipi di ipersudorazione. Quella più generica può essere causata da condizioni organiche come ipertiroidismo, squilibri ormonali, obesità o ansia.
    Quella parcellare di solito non ha cause organiche ed è spesso una condizione costituzionale individuale.

    Quali sono i trucchi per non sudare (o sudare meno)

    Per prima cosa serve curare di più l’alimentazione iniziando a limitare alcolici, caffè e cibi piccanti che causano eccessiva vasodilatazione. Meglio evitare anche cibi dall’aroma intenso come aglio e cipolla.

    Ma come faccio a detergere quando colo…?

    I consigli sembrano troppo semplici ma vanno applicati in maniera costante. Per esempio è indispensabile lavarsi il viso con detergenti delicati e applicare idratanti leggeri dopo la detersione. Lavarsi regolarmente con detergenti delicati per rimuovere la sudore inoltre aiuta a prevenire possibili infezioni e acne. Un altro accorgimento è quello di utilizzare il talco. Dopo la detersione, asciugare bene la pelle e applicare una spolverata di talco per assorbire l’umidità.

    Come scegliere il deodorante giusto

    E’ consigliabile utilizzare deodoranti su pelle pulita e asciutta. Preferire prodotti delicati e senza sostanze irritanti. E naturalmente meglio indossare abiti in fibre naturali come cotone e lino che favoriscono la traspirazione. Indossa calzature aperte in estate e fare frequenti pediluvi con sale grosso o bicarbonato. Qualcuno inoltre per contenere l’eccessiva sudorazione estiva anche di rimuovere i peli che faciliterebbe anche la pulizia.

    C’è anche un problema psicologico: come gestire l’ansia

    Per tenere sotto controllo la sudorazione è consigliabile, inoltre, praticare attività rilassanti come yoga o pilates. In caso di ansia severa, considera la consulenza di uno psicologo. La gestione della sudorazione e dei cattivi odori richiede un approccio multifattoriale che comprende igiene, alimentazione, scelta degli indumenti e trattamenti specifici. Se poi si manifesta in modo eccessivo è consigliabile, come sempre, consultare un medico per una diagnosi accurata e trattamenti personalizzati può fare la differenza. Implementare questi consigli pratici può aiutarti a sentirti più sicuro e a tuo agio nella vita quotidiana.

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      Benessere

      Mangiare per calmare lo stress: gli alimenti che aiutano a ridurre il cortisolo

      Alcuni cibi – dal cioccolato fondente all’avena – possono aiutare a riequilibrare i livelli ormonali e favorire il rilassamento in modo naturale.

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      gli alimenti che aiutano a ridurre il cortisolo

        In un mondo che corre, anche il nostro corpo accelera. Lo stress cronico è ormai una condizione diffusa e spesso silenziosa, capace di influenzare non solo l’umore, ma anche la salute fisica. A farne le spese è soprattutto il cortisolo, l’ormone prodotto dalle ghiandole surrenali che, in condizioni normali, ci aiuta a reagire alle situazioni di emergenza.
        Quando però rimane alto per troppo tempo, il cortisolo diventa un nemico: aumenta la pressione arteriosa, favorisce l’accumulo di grasso addominale, altera il sonno e indebolisce il sistema immunitario.

        La buona notizia? Anche la tavola può diventare un’alleata per riequilibrare questo ormone.

        Come il cibo influisce sul cortisolo

        Secondo l’Harvard Medical School, ciò che mangiamo può modulare la risposta del corpo allo stress. Una dieta ricca di alimenti integrali, fibre, vitamine del gruppo B e magnesio aiuta a tenere stabile la glicemia, prevenendo i picchi che stimolano la produzione di cortisolo.
        Il meccanismo è semplice: quando il cervello percepisce uno “stress metabolico” – come la fame o un calo improvviso di zuccheri – attiva il rilascio dell’ormone per compensare.

        “Un’alimentazione regolare e bilanciata è il primo passo per ridurre il carico di stress fisiologico”, spiega la nutrizionista Francesca Branca, direttrice del Dipartimento Nutrizione dell’OMS. “Il corpo riconosce la stabilità come sicurezza, e questo si riflette anche sui livelli ormonali”.

        Gli alimenti amici dell’equilibrio ormonale

        Diversi studi confermano che alcuni alimenti hanno proprietà benefiche nel controllo del cortisolo:

        • Cioccolato fondente (almeno 70%) – Contiene flavonoidi e magnesio, minerali che riducono la tensione e migliorano l’umore stimolando la serotonina. Una piccola porzione al giorno può aiutare ad abbassare i livelli di stress percepito.
        • Avena e cereali integrali – Ricchi di fibre solubili e vitamine del gruppo B, stabilizzano la glicemia e favoriscono il rilascio graduale di energia.
        • Frutta secca e semi – Mandorle, noci e semi di zucca contengono magnesio e acidi grassi omega-3, utili per il sistema nervoso e per la riduzione dei processi infiammatori legati allo stress cronico.
        • Pesce azzurro – Tonno, sgombro e salmone sono fonti naturali di omega-3, che riducono la produzione di cortisolo e migliorano la capacità di gestione dello stress mentale.
        • Tè verde e tisane rilassanti – Il tè verde contiene teanina, un amminoacido che favorisce la concentrazione senza causare agitazione, mentre infusi di camomilla, melissa e valeriana aiutano a calmare il sistema nervoso.
        • Verdure a foglia verde – Spinaci, bietole e cavoli sono ricchi di magnesio e antiossidanti. Studi pubblicati sul Journal of the American College of Nutrition mostrano come un adeguato apporto di magnesio sia associato a una riduzione dei livelli di cortisolo nel sangue.
        • Yogurt e kefir – I probiotici favoriscono l’equilibrio del microbiota intestinale, che a sua volta comunica con il cervello attraverso l’asse intestino-cervello, riducendo ansia e stress.

        I cibi da limitare

        Allo stesso modo, ci sono alimenti che favoriscono l’aumento del cortisolo: zuccheri raffinati, snack industriali, caffeina in eccesso e alcol. Questi stimolano il rilascio di adrenalina e cortisolo, creando un circolo vizioso che peggiora la tensione e l’insonnia.
        Ridurre questi elementi non significa privarsi di tutto, ma imparare a consumarli con equilibrio.

        Lo stile di vita conta più della dieta

        La gestione del cortisolo non passa solo dal piatto. Dormire almeno 7 ore per notte, praticare attività fisica moderata e respirare consapevolmente sono abitudini che aiutano a mantenere costanti i livelli ormonali.
        “La combinazione di movimento, nutrizione e rilassamento è la chiave per il benessere duraturo”, afferma la Mayo Clinic, che raccomanda di inserire nella routine quotidiana brevi momenti di pausa mentale, anche solo cinque minuti di respirazione profonda o stretching.

        Non esistono supercibi in grado di cancellare lo stress, ma un’alimentazione equilibrata e consapevole può fare la differenza.
        Integrare nella dieta alimenti naturali, ricchi di nutrienti e poveri di zuccheri raffinati, aiuta non solo a ridurre il cortisolo, ma anche a migliorare la qualità del sonno, la concentrazione e il tono dell’umore.
        In altre parole, mangiare bene non serve solo a nutrire il corpo, ma anche a calmare la mente.

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          Vitamina D senza lattosio: cosa mangiare quando l’organismo è in carenza

          Dai pesci grassi ai funghi trattati con luce UV, fino ai prodotti fortificati senza lattosio: le alternative esistono, ma non sostituiscono il ruolo chiave dell’esposizione solare e del parere medico.

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          Vitamina D senza lattosio

            La vitamina D non è soltanto un nutriente: è un vero regolatore dell’organismo. Contribuisce alla salute delle ossa favorendo l’assorbimento del calcio, sostiene il sistema immunitario e partecipa alla funzione muscolare. In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, una quota significativa della popolazione presenta livelli inferiori a quelli raccomandati, soprattutto nei mesi invernali e tra gli anziani. Chi è intollerante al lattosio spesso teme di avere ancora meno fonti alimentari a disposizione, ma la realtà è meno limitante di quanto sembri.

            Il mare come principale risorsa

            I pesci ricchi di grassi restano la fonte alimentare più abbondante di vitamina D3, la forma maggiormente utilizzabile dal corpo umano. Salmone, sgombro, aringa e sardine ne contengono quantità significative: una porzione di salmone cotto può fornire tra i 10 e i 20 microgrammi, avvicinandosi al fabbisogno giornaliero per gli adulti (circa 15 microgrammi secondo i LARN italiani). Anche l’olio di fegato di merluzzo, se indicato da un professionista sanitario, è una fonte concentrata. Per chi non consuma pesce con regolarità, le alternative animali sono più modeste ma utili: il tuorlo d’uovo e il fegato apportano piccole quantità che possono sommarsi nella dieta settimanale.

            Funghi e luce: una combinazione efficace

            Spesso sottovalutati, i funghi rappresentano una delle poche fonti vegetali di vitamina D, soprattutto se esposti alla luce UV. L’irradiazione permette di aumentare il contenuto di vitamina D2, una forma meno potente rispetto alla D3 ma comunque utile. Alcune catene di distribuzione commercializzano funghi già trattati, indicandolo in etichetta. Consumati regolarmente, possono integrare la dieta di chi segue un’alimentazione senza lattosio o a base vegetale.

            Bevande vegetali e alimenti fortificati senza lattosio

            Il fatto di non tollerare il lattosio non impedisce di assumere vitamina D attraverso prodotti arricchiti. In commercio esistono latte delattosato e yogurt senza lattosio fortificati, così come bevande vegetali a base di soia, avena o mandorla arricchite con vitamina D e calcio. La fortificazione è regolata e consente di colmare una parte del fabbisogno, soprattutto per chi consuma questi prodotti quotidianamente. È importante, però, leggere le etichette: non tutte le alternative vegetali lo sono.

            Il ruolo del sole e quando chiedere aiuto

            Per quanto l’alimentazione sia utile, la principale fonte di vitamina D resta la sintesi cutanea: l’esposizione moderata al sole permette all’organismo di produrla in autonomia. Durante inverno, scarsa esposizione o in presenza di fattori di rischio (pelle molto scura, età avanzata, obesità, uso di creme schermanti costante), il medico può valutare un’integrazione. Gli esperti ricordano che assumere supplementi senza controllo può essere rischioso: la vitamina D è liposolubile e l’eccesso può dare effetti indesiderati.

            Chi è intollerante al lattosio non deve rinunciare alla prevenzione: pesce azzurro, uova, funghi trattati e alimenti fortificati offrono una base solida. La chiave resta l’equilibrio tra dieta, luce e monitoraggio clinico. Perché la vitamina D non è una moda alimentare, ma un tassello essenziale della salute di tutti.

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              Quando ogni sforzo sembra vano: come risvegliarsi dal torpore motivazionale

              Dal ripensare gli obiettivi all’agire consapevole, passando per la cura della salute mentale e del benessere: ecco le strategie più efficaci validate dalla psicologia per uscire dal blocco motivazionale.

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              motivazione

                Ci sono momenti in cui ci si sveglia e ogni cosa appare gravosa: anche le azioni più semplici sembrano prive di significato, e quella spinta interiore che prima guidava, all’improvviso sfuma. Il cronico «tutto sembra inutile» può rivelarsi più comune di quanto pensiamo, ma è anche un campanello d’allarme che merita attenzione. In molti casi, questa stasi non segna un fallimento personale, ma una fase in cui mente, corpo e circostanze sono in disallineamento. A questo punto, chiedersi cosa fare non è pigrizia: è accorgersi che qualcosa va cambiato.

                Riscoprire la direzione cambiando l’azione

                La mancanza di motivazione spesso nasce non dalla totale assenza di desiderio, ma dalla direzione mancata o dall’obiettivo ormai lontano. Come suggeriscono gli esperti di Verywell Mind, può essere utile «agire come se fossimo motivati»: vestirsi, attivarsi, avviare anche piccoli compiti e cogliere come l’azione generi, a sua volta, motivazione.
                Un altro approccio efficace è la regola dei “dieci minuti”: impegnarsi per un tempo molto breve, finalmente iniziare, e da lì verificare se si continua o si cambia.
                Infine, prendersi una pausa dal perfezionismo e accettare di rifare meno, ma meglio, può liberare energie.

                Compiti più piccoli, gentilezza verso sé stessi

                Quando si affronta un blocco motivazionale, aiutarsi con strategie delicate può cambiare il corso. La Mental Health Foundation segnala l’importanza di spezzare il lavoro in blocchi ridotti, riconoscere anche i piccoli successi e essere gentili con sé stessi: non tutte le giornate possono essere brillanti, e va bene così.
                Gestire la lista delle cose da fare riducendo le priorità e semplificando l’agenda aiuta a rimettere in moto la spinta. Anche concedersi del «me time» e accettare la propria condizione come momento transitorio – anziché segno di cedimento – rappresenta un grande passo verso una nuova motivazione.

                Verifica salute, stimola il corpo, chiedi aiuto

                La motivazione non è solo mentale: corpo, orologio biologico e salute giocano un ruolo fondamentale. Fischbach su Harvard Business Review richiama l’attenzione sui tempi in cui il corpo manda segnali: stanchezza, deficit di sonno, nutrizione carente possono mandare in tilt la motivazione.
                Un controllo medico, una valutazione del sonno, dell’alimentazione e dell’attività fisica sono tutti elementi da considerare. Inoltre, quando la motivazione manca da settimane e si accompagna a sintomi come apatia persistente o isolamento, è opportuno rivolgersi a uno specialista.

                La motivazione persa non è una condanna; è un segnale che invita al cambiamento. Ridurre lo sforzo, iniziare subito, celebrare i piccoli progressi, ascoltare il corpo e dare spazio alla cura di sé: sono passi concreti e reali. Riscoprire significato non significa ritrovare subito “la voglia di sempre”, ma avviare piccole azioni che riconnettano con ciò che conta e che può tornare a muovere.

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