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Beauty

Il dramma del primo costume: quando lo specchio della cabina è più cattivo di tua suocera

Arriva giugno e con lui l’annuale rito del martirio da camerino. Entri fiducioso, esci demolito. Il costume non mente, lo specchio nemmeno. E la luce al neon? Un sadico complice. Storia semiseria dell’impatto frontale con l’autostima estiva.

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    Ci sono tre stagioni in Italia: l’inverno, l’estate e il momento in cui provi il primo costume dell’anno. E no, non è mai indolore. Altro che cambio dell’armadio: qui si parla di crisi di identità.

    Funziona così: entri in cabina, stringi tra le mani un bikini taglia ottimistica o un boxer che ti pareva simpatico in vetrina, ignaro di quello che ti aspetta. Poi chiudi la tendina, ti spogli con fiducia, ti giri verso lo specchio… ed ecco l’apparizione. Non sei tu. Sei la versione sbagliata di te. Sei il riflesso di un inverno passato a “consolarti” con carboidrati e serie TV.

    La luce della cabina è crudele come una ex in cerca di vendetta. Proietta ombre che neanche l’espressionismo tedesco, evidenzia cedimenti che prima non c’erano (o meglio: c’erano, ma tu e il maglione avevate un patto di silenzio). Il costume, quel pezzetto di stoffa insignificante, si trasforma nella più spietata delle verità. E tu, nel più vulnerabile degli imputati.

    Il cervello, nel frattempo, ti rema contro: paragoni automatici con corpi Instagrammati, flashback del tuo metabolismo a vent’anni, visioni mistiche di una te perfetta che vive solo nei ricordi. Il dramma non è il costume in sé: è tutto quello che ci proietti sopra.

    Eppure, ogni anno ci ricaschiamo. Perché il costume è anche una promessa: la spiaggia che ci aspetta, le risate in acqua, il sole in faccia, la libertà del corpo che non deve piacere a nessuno tranne che a noi. Siamo fatti così: un po’ insicuri, un po’ masochisti, ma anche capaci di guardare quel riflesso e dirci: “Vabbè, almeno le gambe me le ha fatte carine”.

    Poi, una volta fuori dalla cabina, l’epifania: tutte le altre persone hanno lo stesso sguardo spaurito. Non siamo soli. Non siamo perfetti. Ma siamo pronti a entrare in mare con dignità. O almeno con un pareo strategico.

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      Salute

      Covid, la variante Stratus (XFG) supera il 50% dei casi in Italia: cosa sappiamo davvero

      Secondo gli esperti, la sottovariante di Omicron non sembra più grave delle precedenti, ma si diffonde velocemente. In Europa la prevalenza stimata supera il 60%, a livello globale oltre il 65%

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        La curva dei contagi da Covid in Italia torna a salire, complice l’arrivo di una nuova variante che si sta rapidamente imponendo sulle altre. Si chiama Stratus (XFG), appartiene al ceppo Omicron ed è stata individuata per la prima volta tra la primavera e l’estate 2025.

        Secondo quanto spiegato all’Adnkronos dal virologo Mauro Pistello, direttore del laboratorio di Virologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Pisana, «oggi oltre la metà delle infezioni da Covid nel nostro Paese è attribuibile a Stratus». Una crescita che riflette l’andamento internazionale: l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) stima che la variante abbia superato in estate il 60% delle sequenze rilevate in Europa, mentre l’Oms indica una prevalenza globale superiore al 65% nelle analisi di agosto.

        Una variante sotto osservazione, non più pericolosa

        Al momento non ci sono segnali che facciano pensare a un aumento della gravità clinica rispetto alle altre mutazioni di Omicron. Per questo l’Oms ha inserito Stratus nella categoria delle Variant Under Monitoring (VUM), cioè varianti da monitorare con attenzione ma a rischio aggiuntivo considerato basso.

        La principale criticità riguarda la rapida capacità di diffusione, che porta Stratus a sostituire velocemente le linee precedenti. Gli esperti ribadiscono però che i vaccini in uso restano efficaci nel prevenire le forme gravi di malattia, pur senza eliminare il rischio di infezione.

        Dove circola di più

        Oltre all’Italia, dove ormai è già dominante, Stratus si è affermata in gran parte d’Europa e negli Stati Uniti. Le rilevazioni mostrano una diffusione uniforme sul territorio nazionale, mentre le altre varianti di Omicron appaiono in netto calo.

        Sintomi tipici: la “gola a rasoio” e non solo

        Le manifestazioni cliniche di Stratus sono simili a quelle già note, ma con alcune caratteristiche distintive. Tra i sintomi più segnalati c’è la raucesine con forte irritazione alla gola, descritta dai pazienti come “gola a rasoio”. In diversi casi si registra anche un ritorno di anosmia e ageusia – la perdita dell’olfatto e del gusto – che sembravano meno frequenti nelle ultime ondate. Restano diffusi i disturbi più comuni: febbre moderata, tosse secca, stanchezza e dolori muscolari.

        L’autunno e le raccomandazioni degli esperti

        Con l’arrivo della stagione autunnale, virologi e autorità sanitarie invitano alla prudenza, in particolare per anziani, immunodepressi e persone con patologie croniche. La nuova campagna vaccinale, che prevede richiami aggiornati, è considerata il principale strumento di prevenzione. «Ci attendiamo nuove ondate e picchi sostenuti dalle varianti emergenti» ha dichiarato il virologo Fabrizio Pregliasco, «ma non ci sono indicazioni di maggiore gravità: il rischio maggiore riguarda i numeri assoluti e la pressione sulle strutture sanitarie».

        Cosa fare in caso di sintomi

        In presenza di segnali sospetti – mal di gola intenso, raucedine persistente, perdita di gusto e olfatto – gli esperti raccomandano di effettuare un test diagnostico e, in caso di positività, rispettare le indicazioni di isolamento. Restano valide le misure di buon senso: uso della mascherina nei luoghi affollati, igiene delle mani, attenzione ai contatti con soggetti fragili.

        La sfida dell’autunno, spiegano gli specialisti, sarà conciliare la convivenza con il virus senza abbassare la guardia. Perché, anche se Stratus non appare più aggressiva, il Covid resta una malattia che non può essere sottovalutata.

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          Benessere

          Il segreto di Gua Sha, un rituale dell’antica medicina cinese

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            Il Gua Sha è una pratica antica della medicina tradizionale cinese che risale a migliaia di anni fa. È una tecnica di massaggio e raschiamento della pelle utilizzata per migliorare la circolazione sanguigna, alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione. Il termine “Gua Sha” deriva da due parole cinesi: “Gua”, che significa strofinare o raschiare, e “Sha”, che si riferisce alla stasi del sangue nella superficie del corpo.

            Durante una sessione di Gua Sha, un terapeuta o un individuo utilizza uno strumento appositamente progettato, solitamente realizzato in pietra, giada o quarzo, per eseguire movimenti di raschiamento sulla pelle. Lo strumento viene applicato sulla pelle oliata o idratata, e con movimenti decisi e controllati, viene raschiato lungo i meridiani o le zone del corpo interessate.

            I benefici del Gua Sha includono:

            1. Miglioramento della circolazione sanguigna: Il movimento di raschiamento del Gua Sha aiuta a stimolare la circolazione sanguigna, aumentando il flusso di sangue e linfa nella zona trattata. Questo può contribuire a ridurre il gonfiore, migliorare l’ossigenazione dei tessuti e favorire il recupero muscolare.
            2. Alleviamento del dolore: Il Gua Sha può aiutare a ridurre il dolore muscolare e articolare, nonché il disagio associato a tensioni muscolari e infiammazioni. I movimenti di raschiamento possono rompere aderenze e tensioni nei tessuti molli, riducendo così la sensazione di dolore.
            3. Detossificazione della pelle: Il raschiamento della pelle con lo strumento del Gua Sha può aiutare a rimuovere le tossine accumulate nei tessuti e negli strati superficiali della pelle. Questo processo può migliorare l’aspetto della pelle e favorire una maggiore luminosità e chiarezza.
            4. Rilassamento muscolare: Il Gua Sha può avere un effetto rilassante sui muscoli tesi e contratti, aiutando a promuovere un senso generale di rilassamento e benessere. Questo può essere particolarmente utile per coloro che soffrono di tensioni muscolari croniche o stress fisico.
            5. Promozione del flusso di energia: Secondo la medicina tradizionale cinese, il Gua Sha aiuta a sbloccare i canali energetici del corpo, noti come meridiani, e a promuovere il flusso armonioso di energia vitale, o “Qi”. Questo può contribuire a riequilibrare il corpo e a migliorare la salute generale.

            Il Gua Sha è diventato sempre più popolare nel mondo occidentale come pratica di benessere e bellezza, con molte persone che lo utilizzano come parte della loro routine di cura personale per migliorare la salute della pelle, alleviare il dolore e promuovere il rilassamento.

            Ecco una guida passo-passo su come utilizzare il Gua Sha:

            Passo 1: Preparazione della pelle Assicurati che la pelle sia pulita e idratata. Puoi applicare un olio viso, una crema idratante o qualsiasi altro prodotto che preferisci per favorire il movimento dello strumento Gua Sha sulla pelle.

            Passo 2: Preparazione dello strumento Prendi il tuo strumento, che può essere realizzato in pietra, giada, quarzo o altri materiali simili. Assicurati che sia pulito e che non ci siano schegge o spigoli taglienti che potrebbero irritare la pelle.

            Passo 3: Movimenti di raschiamento Inizia con movimenti leggeri e delicati per abituare la pelle allo stimolo. Posiziona lo strumento Gua Sha sulla pelle e, con una leggera pressione, muovilo in direzione ascendente e verso l’esterno lungo la zona da trattare. I movimenti dovrebbero essere fluidi e controllati, evitando di applicare troppa pressione che potrebbe causare dolore o irritazione.

            Passo 4: Direzione dei movimenti Segui i meridiani del corpo o le linee di tensione muscolare mentre utilizzi lo strumento. Puoi trovare diagrammi online che mostrano i percorsi dei meridiani per aiutarti a guidare i tuoi movimenti. Assicurati di raschiare solo in direzione ascendente, evitando movimenti in avanti e indietro che potrebbero danneggiare la pelle.

            Passo 5: Intensità e pressione Regola la pressione in base alla tua sensibilità e comfort. È normale che la pelle diventi rossa durante il trattamento, ma assicurati di non applicare troppa pressione o di raschiare troppo vigorosamente per evitare irritazioni o lividi.

            Passo 6: Zone da trattare Puoi utilizzare il Gua Sha su diverse parti del corpo, tra cui viso, collo, spalle, schiena, braccia e gambe. Assicurati di adattare la tecnica e la pressione in base alla zona trattata e alle esigenze della tua pelle.

            Passo 7: Pulizia dello strumento Dopo l’uso, pulisci lo strumento con acqua calda e sapone delicato per rimuovere eventuali residui di olio o prodotto. Asciugalo bene e conservalo in un luogo fresco e asciutto per mantenere la sua integrità e pulizia.

            Seguendo questi passaggi e praticando con cura e attenzione, puoi sperimentare i benefici del Gua Sha per la tua pelle e il tuo benessere generale. Ricorda sempre di ascoltare il tuo corpo e di interrompere il trattamento se provi dolore o disagio. Se hai dubbi o preoccupazioni, consulta un professionista.

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              Benessere

              Più grande è l’abbuffata, più scatta la voglia di letto: lo studio che lega donne, sesso e stomaco pieno

              Il desiderio femminile sembra avere un alleato insospettabile: il pranzo. Un esperimento condotto su venti donne ha dimostrato che, a stomaco pieno, le aree cerebrali della ricompensa si accendono più facilmente di fronte a immagini romantiche. Tradotto: dopo una buona cena, il cervello femminile è più reattivo agli stimoli sessuali.

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                Dimenticate le diete punitive prima dell’appuntamento romantico: se volete conquistare il cuore – e forse il letto – di una donna, la chiave potrebbe essere… la cena. Lo suggerisce uno studio della Drexel University, che ha messo sotto la lente il legame tra alimentazione e desiderio femminile, arrivando a una conclusione tanto sorprendente quanto gustosa: le donne sono più predisposte all’eros a stomaco pieno.

                L’esperimento, condotto dall’equipe guidata dalla ricercatrice Alice Ely, ha coinvolto venti volontarie. Prima fase: otto ore di digiuno, durante le quali le partecipanti sono state sottoposte alla visione di immagini romantiche e neutre, con il cervello monitorato da uno scanner. Poi, il test è stato ripetuto dopo un pasto da 500 calorie. Il risultato? A stomaco pieno, le aree cerebrali legate alla ricompensa si sono illuminate con maggiore intensità davanti alle foto romantiche.

                In parole semplici, il cervello femminile sembra interpretare il cibo come un carburante emotivo: prima si soddisfa la fame, poi arriva la disponibilità agli stimoli amorosi. «Mangiare rende le donne più sensibili a stimoli differenti dal cibo» ha spiegato la Ely, sottolineando come le stesse reti neuronali coinvolte nella gratificazione alimentare si attivino anche in risposta agli impulsi sessuali.

                Il meccanismo, secondo gli studiosi, sarebbe legato a un’antica strategia biologica: il corpo, quando percepisce abbondanza di energia, abbassa le difese e si apre ad altri piaceri, compreso quello erotico. Il desiderio femminile, insomma, non è solo questione di ormoni o romanticismo: una buona cena può essere il più efficace afrodisiaco.

                Morale per i partner in ascolto: se volete fare colpo, dimenticate le insalate tristi. Meglio una carbonara o una pizza fumante: la scienza dice che il dopocena potrebbe essere molto più interessante.

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