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Cronaca

A Pomeriggio 5 Antonio Capranica vuota il sacco sulla morte di Elisabetta II

Un giornalista esperto di questioni britanniche come Antonio Capranica – vero e proprio “royal watcher” fa il punto sullo stato di salute di Re Carlo III.

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    Un 76esimo compleanno che si è scolto giovedì scorso e che il sovrano non scorderà tanto facilmente. Al posto di festeggiamenti sfarzosi si è dovuto accontentare di una giornata assolutamente tranquilla, condizionata da varie preoccupazioni: la sua salute, quella per l’amata nuora – la principessa di Galles, Kate Middleton – e i rapporti non facili con il figlio, il principe Harry.

    Un vero esperto di questioni made in UK

    Una situazione generale che pare stia progressivamente migliorando, come ha spiegato il giornalista Antonio Caprarica, per anni corrispondente Rai da Londra. Il regno dell’attuale sovrano è fatto, come si può immaginare, di luci e ombre. L’esperto in faccende british è stato ospite a Pomeriggio 5, dove le ha raccontate col suo stile impeccabile, rivelando anche ai telespettatori Mediaset la presunta bugia che è stata detta dai reali in merito alla morte della compianta regina Elisabetta II.

    Un Paese che si poggia sul consenso dei sudditi

    «Il suo regno è fatto da luci e ombre» ha detto Caprarica a Myrta Merlino, spiegando: «Le luci sono il carattere positivo che ha il sovrano. Lui è stato molto bravo nel mantenere la dignità della corona, la popolarità della monarchia. Non era una cosa scontata dopo la scomparsa di una regina così amata come Elisabetta. Adesso la monarchia si poggia sul sessanta per cento del consenso dei sudditi e questo è un dato importante. Che cosa c’è però di negativo? Quest’anno è cominciato orrendamente, sembra stia finendo meglio, però, ha una spada di Damocle sulla testa. Poi ci sono le condizioni generali cambiate: lo scandalo della chiesa anglicana ad esempio ha toccato la monarchia. Perché il re è anche il capo della chiesa anglicana e, quindi, è collegato. Questo scandalo ha scalfito la dignità morale della monarchia. A questo si aggiunge una disaffezione una buona parte dei sudditi del Commonwealth».

    La verità su Elisabetta

    La sua partecipazione al programma si è fatta poi ancora più interessante per la spiegazione che ha offerto sulla compianta regina Elisabetta II, scomparsa l’8 settembre 2022. Soprattutto del vero motivo della sua morte: «Come mai hanno detto che Elisabetta era morta per l’età avanzate e non di tumore? Elisabetta aveva 96 anni e ha governato per settant’anni in modo dignitoso. Informare i sudditi dello stato di salute di un sovrano ha senso ma, in questo caso, si trattava di un mieloma dal lungo decorso che non andava a intaccare sulle facoltà mentali e che non l’avrebbe allontanata dal suo incarico».

    Perchè la malattia è stata tenuta nascosta

    Il giornalista è preciso anche su questo aspetto nodale: «Comunicarlo avrebbe significato ricevere continue pressioni per avere notizie sulle sue condizioni. Nel caso di Carlo e Kate era diverso, loro hanno dovuto rinunciare agli impegni reali. Poi, è chiaro che rivelare un’informazione del genere avrebbe indebolito la corona, con un trono che in questi anni è già vacillante proprio per la doppia malattia del re e della principessa di Galles».

    E comunque sia… Dio salvi il Re!

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      Mistero

      “Mummia urlante”, ecco il volto della donna egiziana morta urlando 3.500 anni fa

      Ricostruito il volto della “Donna Urlante”, la mummia ritrovata a Deir Elbahari, che racconta una morte misteriosa e tragica. Grazie a una combinazione di tecniche avanzate, gli scienziati hanno riportato in vita le sembianze di una donna che morì in agonia, offrendo uno sguardo senza precedenti sulla mummificazione e la cultura dell’antico Egitto.

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        Per la prima volta in 3.500 anni, il mondo può osservare il volto della misteriosa “Donna Urlante”, una mummia egizia scoperta nel 1935 a Deir Elbahari, in Egitto. La ricostruzione, realizzata dal grafico brasiliano Cicero Moraes, offre un’immagine sorprendente di una donna che, secondo gli scienziati, morì in preda a un dolore straziante. Questa mummia, unica nel suo genere, fu ritrovata con la bocca spalancata in un’espressione di urlo, che per lungo tempo si pensò fosse il risultato di un errore degli imbalsamatori.

        Tuttavia, recenti studi guidati da Sahar Saleem dell’Università del Cairo hanno rivelato che questa espressione era dovuta a uno spasmo cadaverico, segno di una morte atroce. La mummia fu ritrovata con i suoi organi interni intatti, contrariamente alla pratica comune dell’epoca, e imbalsamata con materiali costosi come ginepro e incenso, indicativi di uno status elevato.

        La ricostruzione del volto

        La ricostruzione del volto è avvenuta utilizzando avanzate tecniche di imaging e dati raccolti da scansioni TC. Moraes ha creato diverse versioni del volto: una più oggettiva, con gli occhi chiusi e in scala di grigi, e un’altra che la ritrae come poteva apparire in vita, con colori vividi e indossando la parrucca con cui fu sepolta. Un’ulteriore versione cattura l’urlo che congelò il suo volto per l’eternità.

        Svelati i segreti della morte

        La mummia, descritta come una “capsula del tempo,” non solo svela i segreti della sua morte ma offre anche preziose informazioni sulle tecniche di mummificazione e sulla cultura dell’antico Egitto. I ricercatori hanno scoperto che il corpo fu trattato con attenzione, contraddicendo l’idea che la mancata rimozione degli organi fosse indice di una mummificazione di bassa qualità.

        La questione del colore della pelle della mummia ha sollevato dibattiti, con Moraes che ha scelto un approccio scientifico basato su pubblicazioni e dati locali per evitare controversie culturali e politiche.

        La “Donna Urlante” rimane un enigma, ma grazie a queste tecniche moderne, il suo volto è tornato alla luce, offrendo una nuova prospettiva sulla vita e la morte nell’antico Egitto.

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          Italia

          Villa Crespi sotto la lente: tra eccellenza in cucina e dettagli di sala che dividono i clienti

          Un paradiso del gusto premiato con 3 stelle Michelin, simbolo della cucina di Antonino Cannavacciuolo. Ma una recente recensione su TripAdvisor apre un dibattito: quando le aspettative sono altissime, anche un bicchiere in più sul tavolo può diventare un caso.

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          Antonino Cannavacciuolo
          Villa Crespi sotto la lente: tra eccellenza in cucina e dettagli di sala che dividono i clienti

            Villa Crespi non ha bisogno di presentazioni. Situata sulle sponde del lago d’Orta, la dimora moresca che ospita il ristorante di Antonino Cannavacciuolo è da anni un tempio della gastronomia internazionale, consacrato con le tre stelle Michelin. La cucina dello chef campano, capace di unire tradizione partenopea e tecnica francese, è un marchio di qualità riconosciuto in tutto il mondo. Eppure, anche in un luogo che vive di perfezione, può accadere che un piccolo dettaglio sollevi discussioni.

            È quello che emerge da una recensione pubblicata su TripAdvisor, che nelle ultime ore ha fatto discutere gli appassionati di alta cucina. L’ospite, pur esprimendo grande entusiasmo per i piatti e la loro straordinaria armonia, ha segnalato qualche ombra nel servizio di sala. Nulla di clamoroso: non una protesta urlata, ma la registrazione di sfumature che, in un contesto da tre stelle, diventano significative.

            Il nodo del servizio

            La recensione racconta di una tavola rimasta troppo a lungo affollata da calici usati e bicchieri d’acqua, di tovaglioli non cambiati con la prontezza attesa e persino di piatti ritirati mentre un commensale stava ancora mangiando. Osservazioni che, in un ristorante tradizionale, potrebbero passare inosservate, ma che in una cornice come Villa Crespi assumono tutto un altro peso.

            «Il livello gastronomico è stato memorabile», ha sottolineato l’utente, chiarendo di non voler mettere in discussione il lavoro della cucina. L’accento, piuttosto, è stato posto sull’orchestrazione della sala, dove la precisione e la delicatezza nei gesti sono parte integrante dell’esperienza.

            Aspettative da tre stelle

            Il punto è proprio questo: in un ristorante insignito con il massimo riconoscimento della Michelin, il cliente non si aspetta solo piatti impeccabili, ma anche un servizio al millimetro. Ogni gesto, ogni tempistica, ogni attenzione diventa parte del racconto. È la differenza tra un’ottima cena e un’esperienza indimenticabile.

            E allora, la domanda si ripropone: siamo di fronte a una serata storta, a un dettaglio ingigantito da un ospite particolarmente attento, o a una crepa che merita una riflessione più profonda?

            Reazioni e riflessioni

            Non è la prima volta che i grandi ristoranti si trovano a dover fare i conti con l’“effetto lente d’ingrandimento”: più alta è la reputazione, più severe diventano le valutazioni. In questo senso, il caso Villa Crespi si inserisce in un dibattito più ampio sul rapporto tra aspettative e realtà nell’alta ristorazione.

            Un bicchiere dimenticato o un piatto ritirato con troppa fretta non intaccano certo la grandezza di un ristorante come quello di Cannavacciuolo, ma ci ricordano come l’esperienza gastronomica sia fatta di un equilibrio delicato tra cucina e sala.

            E chissà se, alla prossima visita, quel cliente troverà tutto al posto giusto: i calici lucidi, i tovaglioli freschi e la stessa cucina che, ancora una volta, riesce a lasciare senza parole.

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              Storie vere

              Jessica Cox: la pilota senza braccia che ha deciso di conquistate i cieli

              Questa storia è un promemoria potente per tutti noi su come le avversità possano trasformarsi in trampolini di lancio per nuove imprese.

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                Ci sono persone che nascono per infrangere limiti e riscrivere le regole. Jessica Cox, nata senza braccia, è una di queste. La sua storia è quella di una donna che ha scelto di volare più in alto di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare. Oggi è la prima donna al mondo a pilotare un aereo usando soltanto i piedi, un’impresa straordinaria che continua ad affascinare e ispirare persone in tutto il mondo.

                Un’infanzia di determinazione e resilienza

                Cresciuta in Arizona, Jessica Cox ha rifiutato fin da bambina di essere definita dalla sua disabilità. Grazie al supporto della sua famiglia, ha appreso una lezione fondamentale: “Non è ciò che hai o che ti manca che conta, ma ciò che fai con quello che hai.” Con una forza di carattere fuori dal comune, Jessica ha imparato a fare tutto con i piedi: mangiare, scrivere, lavarsi i denti, guidare un’auto e persino pettinarsi. La sua determinazione l’ha portata a rompere ogni stereotipo, affrontando con un sorriso e un’immensa sicurezza i pregiudizi che spesso accompagnano le disabilità. Jessica rappresenta una lezione di vita. Un esempio di come l’intraprendenza possa trasformare le sfide in opportunità.

                Per Jessica Cox un sogno è diventato realtà

                Il desiderio di volare non è stato casuale. A 22 anni, durante un’esperienza di volo su un piccolo aereo, Jessica ha scoperto la passione per l’aviazione. Quello che per molti è un hobby inaccessibile, per lei è diventato una missione. Pilotare un aereo senza braccia è stato un grattacapo tecnico e normativo, ma Jessica non si è fermata. Dopo tre anni di intenso addestramento, nel 2008 ha ottenuto la licenza di pilota sportivo. Jessica vola su un Ercoupe, un aereo dotato di comandi accoppiati che possono essere gestiti interamente con i piedi. La sua abilità nel manovrare comandi, pedali e radio con una precisione incredibile è una vera coreografia di destrezza e adattamento.

                Più di una pilota, Jessica è una voce che promuove l’inclusione

                Jessica non ha solo conquistato i cieli, ma anche i cuori. È diventata una speaker motivazionale, condividendo il suo messaggio di inclusione e accettazione in tutto il mondo. Con energia e carisma, dimostra che non esiste un unico “normale” e che accettare se stessi è il primo passo per superare qualsiasi limite. Jessica celebra la diversità e l’autodeterminazione, mostrando al mondo che ogni ostacolo può essere superato con creatività e forza di volontà. Ogni sua azione è un esempio di resilienza: invece di lamentarsi delle difficoltà, reinventa continuamente il suo approccio alla vita con una creatività instancabile.

                Una vita senza limiti

                Oltre a essere una pilota, Jessica è cintura nera di taekwondo, tuffatrice, suona il pianoforte e guida un’auto. È sposata, vive con entusiasmo e continua a esplorare nuovi territori. La sua energia sembra alimentata da un mix unico di determinazione, libertà e gioia di vivere. Ogni volo che intraprende è un manifesto che grida: “I limiti sono fatti per essere superati.” Jessica vola non solo per se stessa, ma per tutti coloro che si sono sentiti dire “Non è possibile.”

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