Cronaca Nera
Garlasco, spunta una nuova testimonianza: «Potrebbe riscrivere la storia dello scontrino»
Una nuova persona è stata ascoltata dagli inquirenti sul delitto di Chiara Poggi e secondo la difesa di Alberto Stasi potrebbe cambiare tutto: «I carabinieri sanno molto di più». Intanto l’avvocato di Andrea Sempio attacca: «Niente più collaborazione, è guerra con la Procura».

Il caso Garlasco torna a infiammarsi. Dopo anni di silenzi e sentenze, ecco spuntare una nuova testimonianza che, secondo l’avvocato di Alberto Stasi, potrebbe «riscrivere la storia dello scontrino», ovvero uno dei punti chiave dell’alibi di Andrea Sempio, già attenzionato in passato ma mai formalmente indagato. La rivelazione è arrivata durante la trasmissione Ore 14 su Rai 2, dove il legale di Stasi, Antonio De Rensis, ha commentato le ultime mosse investigative: «Ritengo che i carabinieri abbiano molto ma molto di più di quanto possiamo immaginare al momento», ha dichiarato, lasciando intendere che il quadro potrebbe essere ben diverso da quello ormai cristallizzato nei fascicoli processuali.
Secondo quanto trapelato, la madre di Sempio, convocata in caserma lunedì scorso, avrebbe fatto riferimento a una persona nuova, già sentita dagli inquirenti, prima di essere colta da un malore. Un dettaglio che alimenta i sospetti su un possibile cambio di scenario, tanto da spingere De Rensis ad affermare: «Ora andremo a vedere se è vero quello che ci hanno raccontato. Non abbiamo interesse a spostare dalla scena Stasi, ma forse chi indaga aggiungerà altri nomi. E forse allora tutto sarà più chiaro».
Nel frattempo, l’altra sponda si barrica. Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, intervenuto telefonicamente durante la trasmissione, ha annunciato la rottura totale con gli inquirenti: «Non ci fidiamo più della Procura né dell’Arma dei carabinieri di Milano. Ci sono state scorrettezze e procedure anomale». Il riferimento è all’invito, pare telefonico e informale, a presentarsi per il rifacimento delle impronte digitali: «Dovevano avvertirmi, scrivermi. Non si convocano le persone così, con una telefonata. È una modalità che non accettiamo più», ha dichiarato infuriato.
La polemica si è fatta via via più accesa, fino alla dichiarazione definitiva: «Le prossime mosse saranno tutte volte a controbattere le richieste. Non c’è più alcuna collaborazione, è guerra all’ultimo sangue. Presenteremo tutte le eccezioni possibili, a partire dall’inutilizzabilità delle impronte, vecchie e nuove».
Dietro le schermaglie legali, però, resta l’omicidio irrisolto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007. Un delitto che, nonostante una condanna definitiva per Alberto Stasi, continua a dividere l’opinione pubblica e ad alimentare dubbi e interrogativi. L’avvocato De Rensis, parlando del contesto investigativo, si è lasciato sfuggire un accenno inquietante: «Questa testimonianza nuova potrebbe rivelare dettagli chiave su quella mattinata. E se così fosse, ci troveremmo davanti a una narrazione completamente diversa».
Per ora, però, il contenuto delle dichiarazioni resta riservato. Si sa soltanto che, come accaduto troppe volte in questa lunga e dolorosa vicenda, un nome, una frase, un dettaglio possono ribaltare tutto. Oppure rivelarsi solo un’ombra tra le tante.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Cronaca Nera
Il killer, il film fantasma e il ministero che stacca assegni a occhi chiusi
Con l’identità di un regista inventato e una casa di produzione inesistente, ha ottenuto 863.595 euro di tax credit dal Ministero della Cultura. Il progetto non è mai partito. Ma i soldi sono spariti. E nessuno ha mai controllato.

Il titolo l’aveva scelto bene: Stelle della notte. Suonava misterioso, prometteva noir. Ma non è mai diventato un film. Perché Rexal Ford, il regista, non esiste. Dietro quel nome si nasconde Francis Kaufmann, cittadino americano, 46 anni, oggi in carcere in Grecia, accusato di aver ucciso la compagna Anastasia Trofimova e la figlia Andromeda. I corpi sono stati ritrovati a Villa Pamphili, in un orrore che da giorni domina le cronache. Ma c’è un’altra storia, parallela, ancora più assurda: nel 2020, l’Italia ha finanziato Kaufmann con 863mila euro. Soldi pubblici. Per un film mai esistito.
La scoperta è di Open. Un’indagine tra i documenti del Ministero della Cultura ha svelato il decreto 2872 del 27 novembre 2020. Firma: Nicola Borrelli, allora direttore generale cinema. Ministro: Dario Franceschini. Governo: Conte bis. Beneficiario: Tintagel Films Llc, casa di produzione con sede fittizia a Malta. Dietro, ovviamente, c’era sempre lui: Kaufmann, alias Ford, che ha presentato un progetto dettagliato con tanto di passaporto americano – falso – oggi agli atti dell’inchiesta.
Ma da solo non ce l’avrebbe fatta. Il tassello italiano è fondamentale: la società Coevolutions, con sede a Roma, ha formalmente presentato la domanda. A guidarla Marco Perotti, co-produttore vero. Così la truffa è diventata credibile: produzione internazionale, set a Roma, budget realistico, burocrazia impeccabile. Mancava solo il film.
Il ministero ha approvato. Nessun controllo reale. Il tax credit è stato poi ceduto a una banca, che ha dato via libera. I soldi sono stati erogati. Ma il progetto, ovviamente, mai partito. Perché la legge, all’epoca, non imponeva di dimostrare l’avvenuta realizzazione. Bastava la carta.
Oggi, a danno compiuto, il Ministero annuncia verifiche e possibile revoca. Ma resta la domanda: com’è stato possibile che nessuno si accorgesse di nulla? Quando l’arte diventa pretesto e la cultura un alibi, forse serve più di una scusa.
Cronaca Nera
Case degli orrori: quando tragedie e crimini diventano un affare immobiliare
Da hotel di lusso a semplici abitazioni, le case degli orrori si trasformano in opportunità di guadagno. Il confine tra business e rispetto per le vittime.

Le case legate a eventi tragici o crimini violenti, definite spesso “case degli orrori”, hanno da sempre esercitato un fascino macabro su pubblico e mercato immobiliare. Dalla leggendaria villa di Gianni Versace a Miami, teatro del suo omicidio nel 1997, alla villetta di Cogne, dove fu commesso il delitto del piccolo Samuele Lorenzi nel 2002, queste proprietà diventano spesso oggetto di compravendite milionarie e trasformazioni redditizie.
La villa di Gianni Versace: dal crimine al lusso
A Miami, la “Casa Casuarina”, luogo dell’omicidio dello stilista Gianni Versace, rappresenta un caso emblematico. Nel 2013, la villa è stata venduta all’asta per 41,5 milioni di dollari e successivamente trasformata in un hotel di lusso. Nonostante il suo passato oscuro, l’immobile è oggi una destinazione turistica e un simbolo di glamour, dimostrando che il fascino del macabro può generare profitti nel settore immobiliare.

La villetta di Cogne: l’orrore all’asta
Anche in Italia il fenomeno si ripete. La villetta di Cogne, teatro di uno dei delitti più discussi della cronaca italiana, è stata recentemente messa all’asta con un prezzo base di circa 800.000 euro. L’abitazione, pignorata su richiesta dell’avvocato Carlo Taormina per onorari non pagati da Annamaria Franzoni, continua ad attirare interesse, confermando che il passato non sempre scoraggia gli acquirenti.

Un mercato in espansione: il fenomeno del “murderabilia”
Questi casi si inseriscono nel più ampio fenomeno del murderabilia, l’interesse per oggetti o proprietà legati a crimini violenti. Dalla vendita di memorabilia appartenuti a serial killer fino alle case di famosi omicidi, il murderabilia rappresenta un mercato controverso e in crescita.
Non mancano le critiche: monetizzare tragedie personali può essere percepito come una mancanza di rispetto verso le vittime e le loro famiglie. Allo stesso tempo, c’è chi sostiene che queste proprietà abbiano il diritto di essere reintegrate nel mercato e utilizzate.
Questioni etiche e il turismo macabro
La commercializzazione di immobili legati a tragedie pone inevitabilmente interrogativi etici. Da un lato, c’è l’opportunità economica; dall’altro, il rischio di alimentare un turismo macabro che potrebbe ulteriormente traumatizzare le comunità colpite.
Nel caso della villetta di Cogne, ad esempio, le polemiche sulla vendita si intrecciano con la memoria di un evento che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. A Miami, invece, la villa di Versace è riuscita a trasformare il proprio passato oscuro in un simbolo di lusso e raffinatezza.
Il confine tra business e rispetto
Se il mercato immobiliare dimostra che anche le proprietà con un passato oscuro possono trovare acquirenti, resta da capire dove tracciare il confine tra guadagno e rispetto. Come bilanciare la monetizzazione di queste case con la memoria delle vittime e il rispetto per le comunità coinvolte?
Mentre queste proprietà continuano a circolare, il dibattito su etica e profitto rimane aperto, dividendo chi vede in queste transazioni un’opportunità e chi, invece, le percepisce come una speculazione sul dolore umano.
Cronaca Nera
Il mistero del pc di Chiara Poggi: foto intime, siti porno e ricerche inquietanti
Nel computer della vittima, oltre 4000 accessi a siti per adulti e una cartella segreta con video privati. Tra i frequentatori del pc, anche amici del fratello Marco: c’era pure Andrea Sempio?

Nel 2007, quando Chiara Poggi fu trovata senza vita nella villetta di Garlasco, i carabinieri del Ris sequestrarono tutto quello che poteva parlare per lei. A cominciare dal suo computer. Un oggetto quotidiano diventato improvvisamente cruciale. Dentro, più di 4000 accessi a siti pornografici, alcuni dei quali specializzati in “donne mature”.
Una quantità impressionante. Ma davvero appartenevano a Chiara? Secondo i legali della famiglia Poggi, la ragazza era al lavoro in molte delle fasce orarie in cui venivano effettuate quelle ricerche. La tesi è che a usare il computer fossero stati il fratello Marco e alcuni amici, tra cui anche Andrea Sempio, nome oggi tornato sotto i riflettori con forza.
Chiara, raccontò la madre, si era accorta che qualcuno stava usando il suo pc per navigazioni “strane”. E aveva confidato il disagio. Il dettaglio che agita più di una coscienza, però, è un altro: il gruppo di ragazzi aveva accesso anche alla cartella “Tatina”, dove la giovane custodiva foto intime e tre video privati girati con il fidanzato Alberto Stasi.
Non solo: in quella stessa memoria sono state trovate ricerche inquietanti su pedofilia e abusi. Chi le ha fatte? E perché dal computer di Chiara?
In una mail indirizzata a una collega, la ragazza accennava a una crisi nella relazione con Alberto, scrivendo: “Stanno vivendo un periodo di stasi. Il mio piccione è…”. Una frase spezzata che oggi suona quasi come un indizio lasciato a metà.
Il materiale raccolto nel 2007 venne archiviato, ma mai del tutto chiarito. Oggi, nel nuovo clima investigativo che ruota attorno al caso, quel pc torna a far parlare di sé.
Forse è lì, tra file dimenticati e accessi condivisi, che si nasconde una verità mai raccontata.
-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera11 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Olimpiadi 202411 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Gossip11 mesi fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza