Connect with us

Cronaca Nera

Il serial killer delle escort: «Ho ucciso anche Ana Maria. E ora cerco di ricordare quante altre»

Vasile Frumuzache, la guardia giurata che ha strangolato e decapitato Denisa Paun, confessa un secondo omicidio: Ana Maria Andrei, 27 anni, scomparsa nel luglio 2023. Trovati i resti dove aveva già abbandonato Denisa. Le indagini si allargano in Toscana e in Sicilia: si sospettano altri casi.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Non si ferma l’orrore attorno a Vasile Frumuzache, la guardia giurata romena di 32 anni che ha confessato l’omicidio di Denisa Paun, la connazionale di 30 anni strangolata e decapitata il 15 maggio scorso in un residence di Prato. Messo alle strette, Frumuzache ha confessato un secondo omicidio: quello di Ana Maria Andrei, 27 anni, anche lei escort e sua connazionale, scomparsa misteriosamente a fine luglio 2023.

    Una rivelazione che conferma i sospetti più foschi: Denisa non era stata la prima vittima. Il killer ha ammesso di aver colpito un anno fa, nello stesso campo a Montecatini Terme dove ha abbandonato il corpo di Denisa: «Abbiamo discusso, l’ho accoltellata», ha detto. I carabinieri, grazie a un’intuizione durante i sopralluoghi nella proprietà dell’assassino a Monsummano Terme, hanno trovato una Bmw scura con tracce di vernice rossa, come l’auto che Ana Maria guidava prima di sparire. E non solo: dal cellulare della ragazza partì una telefonata verso quello di Frumuzache pochi minuti prima che Denisa venisse uccisa. «Non so perché l’ho fatta – ha detto lui – avevo bruciato il suo telefono ma conservato la scheda».

    Gli investigatori hanno ritrovato resti di Ana Maria, insieme a una parrucca proprio nel punto indicato dal killer. E adesso, mentre proseguono le ricerche nella zona, si allarga la lente degli investigatori coordinati dal procuratore Luca Tescaroli. La nuova pista? Possibili altri delitti. Si indaga su decine di denunce di scomparsa in Toscana negli ultimi sette anni e nella provincia di Trapani, dove Frumuzache ha vissuto prima di trasferirsi nel Pistoiese.

    L’uomo sembra aver seguito una sorta di rituale macabro: lo stesso coltello da cucina che avrebbe usato nel primo omicidio, lo ha portato con sé anche la notte dell’assassinio di Denisa. «Non l’ho usato», ha detto. Ma gli inquirenti sospettano che fosse un simbolo della sua violenza seriale.

    La confessione di Frumuzache apre scenari cupi. Mentre la cronaca si popola di dettagli inquietanti, i carabinieri scavano nel passato dell’uomo e nelle ombre di una vita apparentemente normale: padre di due figli e impiegato come guardia giurata. Eppure, dietro la facciata, si cela una spirale di violenza che potrebbe aver lasciato altre vittime.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Cronaca Nera

      Il mistero del pc di Chiara Poggi: foto intime, siti porno e ricerche inquietanti

      Nel computer della vittima, oltre 4000 accessi a siti per adulti e una cartella segreta con video privati. Tra i frequentatori del pc, anche amici del fratello Marco: c’era pure Andrea Sempio?

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Nel 2007, quando Chiara Poggi fu trovata senza vita nella villetta di Garlasco, i carabinieri del Ris sequestrarono tutto quello che poteva parlare per lei. A cominciare dal suo computer. Un oggetto quotidiano diventato improvvisamente cruciale. Dentro, più di 4000 accessi a siti pornografici, alcuni dei quali specializzati in “donne mature”.

        Una quantità impressionante. Ma davvero appartenevano a Chiara? Secondo i legali della famiglia Poggi, la ragazza era al lavoro in molte delle fasce orarie in cui venivano effettuate quelle ricerche. La tesi è che a usare il computer fossero stati il fratello Marco e alcuni amici, tra cui anche Andrea Sempio, nome oggi tornato sotto i riflettori con forza.

        Chiara, raccontò la madre, si era accorta che qualcuno stava usando il suo pc per navigazioni “strane”. E aveva confidato il disagio. Il dettaglio che agita più di una coscienza, però, è un altro: il gruppo di ragazzi aveva accesso anche alla cartella “Tatina”, dove la giovane custodiva foto intime e tre video privati girati con il fidanzato Alberto Stasi.

        Non solo: in quella stessa memoria sono state trovate ricerche inquietanti su pedofilia e abusi. Chi le ha fatte? E perché dal computer di Chiara?

        In una mail indirizzata a una collega, la ragazza accennava a una crisi nella relazione con Alberto, scrivendo: “Stanno vivendo un periodo di stasi. Il mio piccione è…”. Una frase spezzata che oggi suona quasi come un indizio lasciato a metà.

        Il materiale raccolto nel 2007 venne archiviato, ma mai del tutto chiarito. Oggi, nel nuovo clima investigativo che ruota attorno al caso, quel pc torna a far parlare di sé.

        Forse è lì, tra file dimenticati e accessi condivisi, che si nasconde una verità mai raccontata.

          Continua a leggere

          Cronaca Nera

          Garlasco, l’ombra di una nuova impronta: il delitto di Chiara Poggi diventa un enigma senza fine

          La misteriosa impronta sarebbe apparsa sul primo gradino della cantina, rilevata grazie a tecnologie avanzate mai usate prima. Il legale di Sempio, l’unico indagato, parla di un sogno “rivelatore” e accusa: «Ci trattano come Don Chisciotte contro i mulini a vento».

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, il delitto di Garlasco continua a generare colpi di scena degni di un thriller. E stavolta non si tratta di suggestioni mediatiche, ma di una nuova impronta di scarpa, mai repertata prima, che riapre interrogativi profondi sul giorno dell’assassinio.

            A darne notizia è Il Tempo, che riporta gli esiti dell’ultima ricognizione scientifica dei Ris di Cagliari e del Racis di Roma, intervenuti sulla scena del crimine con tecnologie d’avanguardia: laser scanner 3D e intelligenza artificiale per una nuova mappatura dei luoghi. Sul primo gradino che porta alla cantina — lo stesso lassassino ha colpito Chiara a morte il 13 agosto 2007 — sarebbe stata rilevata un’orma dalle linee geometriche: tre segni paralleli e regolari, distanti tra loro in modo simmetrico. Una traccia mai rilevata, mai fotografata, mai descritta nei verbali di allora.

            La professoressa Luisa Regimenti, medico legale dell’Università di Tor Vergata, interpellata dal quotidiano romano, ha definito quella forma «un’immagine figurata lasciata da un agente esterno», forse compatibile con un’impronta lasciata sul sangue ancora fresco. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe mettere in discussione tutto l’impianto accusatorio, o quanto meno suggerire la presenza di un’altra persona sulla scena del delitto.

            Nel frattempo, alla vigilia del maxi incidente probatorio previsto per lunedì 17 giugno, Andrea Sempio — amico di Chiara e da mesi al centro di nuove indagini — torna nell’occhio del ciclone. Il suo legale, l’avvocato Massimo Lovati, continua a denunciare l’assurdità dell’impianto investigativo: «Noi siamo come Don Chisciotte contro i mulini a vento», ha detto ai giornalisti fuori da Quarto Grado. «Questa è un’inchiesta insidiosa, e il presunto concorso nell’omicidio di Chiara è solo una diavoleria creata per rilanciare accuse infondate».

            Poi, con tono che oscilla tra ironia e sfida, ha lanciato un’altra frecciata: «Ho sognato che nel Fruttolo c’era il dna del mio assistito. Poi ognuno può interpretare come vuole». Un riferimento surreale, ma tutt’altro che irrilevante: proprio un vasetto di Fruttolo, ritrovato nella cucina della villetta, è tra i reperti analizzati nel nuovo incidente probatorio. La procura vuole vederci chiaro: tracce biologiche, impronte, dettagli che per anni sono rimasti in ombra ora saranno passati al microscopio.

            Tutta la casa di via Pascoli sarà ricostruita in digitale, metro per metro. L’obiettivo è uno solo: stabilire la compatibilità tra la scena del crimine e le nuove ipotesi avanzate dagli investigatori. E in quel quadro, ogni nuova traccia — soprattutto se mai rilevata prima — può diventare un elemento destabilizzante.

            Intanto, resta l’enigma di un delitto che sembra non voler trovare pace. Mentre l’unico condannato in via definitiva, Alberto Stasi, sconta la sua pena, l’ombra lunga di una verità forse mai davvero emersa si allunga di nuovo su Garlasco. E quella misteriosa impronta potrebbe diventare il simbolo stesso di un processo infinito.

              Continua a leggere

              Cronaca Nera

              «Nel Fruttolo c’è il DNA di Andrea Sempio»: l’incubo inquietante dell’avvocato Lovati

              Mentre l’incidente probatorio sui vecchi reperti entra nel vivo, l’avvocato di Andrea Sempio scuote l’opinione pubblica: “Ho sognato che nel Fruttolo c’era il DNA del mio assistito”. Un incubo? Forse. Ma dietro quella frase, una teoria alternativa all’omicidio di Chiara Poggi riemerge con forza.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                «Nel Fruttolo c’è il DNA di Andrea Sempio». Parole pronunciate con voce bassa ma netta da Massimo Lovati, l’avvocato del ragazzo che, a distanza di quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, è oggi l’unico nuovo indagato nell’inchiesta. A pronunciarle non è stato un consulente tecnico né un perito in laboratorio. Ma un sognatore. O, come lui stesso ha voluto precisare, un uomo tormentato da un incubo.

                Lovati ne ha parlato durante l’ultima puntata di Quarto Grado, dove è tornato a riflettere pubblicamente sul caso Garlasco. Una vicenda che sembrava conclusa con la condanna definitiva di Alberto Stasi, ma che negli ultimi mesi ha ricominciato a pulsare sotto la cenere: nuove indagini, nuovi reperti, nuove piste. E sogni. «Ho sognato che nel Fruttolo c’era il DNA del mio assistito – ha detto Lovati – poi uno lo può interpretare come vuole».

                Una frase che, di per sé, non ha valore probatorio. Ma il suo peso sta tutto nell’immaginario: quello di un vasetto di yogurt rimasto intatto per quasi vent’anni, ora al centro di un incidente probatorio. Un oggetto banale, che però rischia di trasformarsi in un simbolo. Quello di una verità rimasta a lungo chiusa, come quel coperchio ancora sigillato.

                Il Fruttolo era stato trovato nella villetta di via Pascoli, dove Chiara fu uccisa la mattina del 13 agosto 2007. È uno dei reperti su cui, su disposizione del gip di Pavia Daniela Garlaschelli, si stanno ora concentrando gli accertamenti irripetibili, affidati ai periti Denise Albani e Domenico Marchigiani. La loro analisi potrebbe stabilire se su quell’oggetto si celino davvero tracce biologiche significative. E se tra queste, ipotesi al momento non dimostrata, possa esserci anche il DNA di Andrea Sempio.

                Sempio, amico del fratello di Chiara e frequentatore della casa, è stato iscritto nel registro degli indagati dopo che una nuova consulenza genetica, voluta dalla difesa Stasi, aveva evidenziato un’impronta palmare compatibile con la sua mano. Un dato già noto, ma oggi rivalutato alla luce di un’impostazione investigativa completamente diversa: quella del possibile concorso in omicidio.

                Per Lovati, questa ricostruzione non regge. E lo dice senza mezzi termini: “C’era una sola persona sulla scena. Oggi si parla di concorso solo perché era l’unico modo per riaprire il caso. Ma il processo a Stasi non si può rifare”. E allora l’incubo, il Fruttolo, il sogno. Che diventa racconto televisivo e insieme metafora di un dubbio che continua a mordere.

                Secondo il legale, la pista alternativa porterebbe non a un nuovo colpevole isolato, ma a una rete di segreti. «Chiara – ha detto – potrebbe aver scoperto qualcosa di molto grave. E potrebbe essere stata uccisa non da Stasi, ma da qualcuno che lui conosceva. Un sicario, forse. E Stasi, per paura o per ricatto, potrebbe aver coperto quella verità».

                Una teoria che ribalta completamente la narrazione ufficiale. E che, finora, non ha trovato riscontro nei fascicoli processuali. Ma in un momento in cui l’intero castello probatorio viene rimesso in discussione, anche il racconto di un sogno ha il potere di insinuarsi nel dibattito pubblico. Come una crepa. Come un’allusione.

                Intanto la giustizia va avanti. Il 12 giugno, nella caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano, i reperti sono stati ufficialmente consegnati ai periti, alla presenza di tutti i consulenti delle parti. Tra loro anche Luciano Garofano e Marzio Capra, incaricati dalla famiglia Poggi. Il 17 giugno è fissata l’apertura dei sigilli e l’inizio degli esami scientifici. Quelli veri. Quelli che non parlano per immagini oniriche, ma per sequenze genetiche.

                Eppure, in attesa di quei risultati, il Fruttolo resta lì. Ancora chiuso. Ancora innocente. In bilico tra scienza e suggestione. In attesa di dire la sua.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù